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Autore: Will P    22/09/2012    7 recensioni
"Quel mercoledì, Phil Coulson è intravisto a mensa con un tutore al polso. Il gossip esplode."
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agente Maria Hill, Agente Phil Coulson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Se fossero miei ve ne sareste accorti, credetemi.
Note: Ispirata da una storia vera, un'ode agli agenti della SHIELD.



Gossip mill

Nel mondo delle agenzie segrete dedite alla protezione dell’umanità dagli attacchi di forze terrestri e non, il mercoledì è, in genere, il giorno più tranquillo della settimana.

Il lunedì tornano tutti al lavoro, non solo i supereroi, e il fine settimana è sempre occupato a sventare i tentativi di conquista del mondo di quegli scienziati pazzi e signori della guerra convinti che di domenica mattina i buoni dormano fino a mezzogiorno.

(Per la cronaca, non c’è niente di meno buono di un supereroe costretto a saltare il suo giorno di riposo.)

Il mercoledì si trova esattamente tra gli ultimi strascichi dei disastri del lunedì e i nuovi colpi di scena del giovedì, e salvo improvvise invasioni di robot assassini o piogge di meteoriti è un giorno tutto sommato poco impegnativo.

Se per gli agenti in prima linea significa avere tempo di riprendere fiato tra una quasi fine del mondo e l’altra, per i novellini ancora inchiodati alla base tra scartoffie e addestramento è una vera tortura. Il mercoledì è il giorno in cui non succede nulla, niente, nada, in cui nemmeno il polpettone misterioso della mensa sembra così misterioso e persino il gossip sembra languire.

Quel mercoledì succedono tre cose insolite:

- viene stabilito un nuovo record giù al poligono di tiro (primato di Hawkeye escluso);

- per un disguido dell’ufficio rifornimenti che alcuni ancora considerano un piano malvagio ben congeniato finiscono tutte le provviste di caffè;

e, cosa più importante

- Phil Coulson è intravisto a mensa con un tutore al polso.

Il gossip esplode.

*

«Avete sentito?»

Nina Kovač alza un bicchiere con dentro tre bustine di tè, ma Ben la accantona con un gesto impaziente della mano. «Non il caffè, Coulson

Tutti i presenti si guardano furtivamente alle spalle. La sala ristoro degli agenti dei gradi inferiori assomiglia in tutto e per tutto a uno sgabuzzino, fatta eccezione per la presenza di tre sedie ed un tavolo con una macchina del caffè sopra, ma non si può mai essere sicuri di non essere spiati. Coulson ha l’inquietante abitudine di comparire dietro la gente nei momenti meno opportuni, e tutti sanno che a Hawkeye piace strisciare per il sistema di ventilazione quando si annoia.

«Non si è ferito in palestra?» dice un ragazzino con la faccia da dodicenne che potrebbe chiamarsi Harrison o Barry o qualcosa che inizia per T. Ben non è mai stato granché attento alle matricole. «L’ho sentito dalle signore della mensa.»

Ben lo guarda con compassione. «L’hai mai visto in palestra?» Il ragazzino si acciglia e apre bocca per replicare ma lui gli parla sopra. «No, sentite, me l’ha detto uno dell’infermeria, è successo in missione.»

«Ma Coulson non va in missione da settimane.»

«Esatto!» Ben batte le mani eccitato e Kovač alza gli occhi al cielo, ma chissenefrega. È mercoledì, spettegolare è la cosa più divertente che accadrà fino a sera. «Quindi doveva essere una missione segreta

«Magari gli si è rotto il computer e ha scritto troppo a mano,» mormora Kovač. L’intera sala la ignora, sovrastando le sue parole con un brusio concitato.

«Dici per l’Iniziativa?» chiede una bella ragazza che Ben non conosce ma dovrà assolutamente rimediare, buttando una più che generosa dose di zucchero nel proprio tè (una bustina, come le persone normali, non tremila come quella caffeinomane disperata della Kovač).

«L’Iniziativa non è un progetto attivo,» dice qualcuno, e si sente rispondere da una serie di grugniti e risatine. Che l’Iniziativa Avengers sia viva e vegeta è il segreto peggio conservato della SHIELD.

«Ho sentito che volevano reclutare Ant-man.»

«E come si sarebbe rotto un polso contro Ant-man?»

«No, scusate - vogliono reclutare Ant-man

Ben conquista una sedia e si butta nella speculazione con passione. Ha ancora undici minuti di pausa prima di dover tornare in palestra ad allenarsi (fare da punching-ball per l’agente Carter), e ha intenzione di sfruttare quegli undici minuti fino all’ultimo gossip.

*

«Groenlandia.»

«La meta delle tue vacanze?»

Bill odia Alex Sisko. Non solo è una compagna di laboratorio insopportabile perché occupa sempre il microscopio confocale e non si ricorda mai di spegnere le luci, non gli dà nemmeno corda quando vuole fare conversazione. Sul serio, potrebbe almeno alzare gli occhi dal computer quando le parla. «No, dove Coulson si è ferito al polso.»

A questo alza gli occhi, e anche un sopracciglio. «Ancora con questa storia?»

«Cosa significa “ancora”, chi te ne ha parlato, cosa sai che io non so, quando sei uscita di qui a parlare con altra gente

Sisko gli dedica il suo sguardo da perché-c’è-un-pazzo-nel-mio-laboratorio, uno sguardo che Bill è abituato a vedersi puntare addosso più di quanto sia giusto, soprattutto da parte di una donna che tiene il pranzo nel frigo del laboratorio accanto tra le colture di batteri. «Ne parlano tutti,» dice, con un gesto debole che dovrebbe significare “tutti”. «Dicono che ha sventato una rapina in banca.»

Oh, che sciocchezze. «Oh, che sciocchezze, è una storia ridicola.»

«…Groenlandia, dicevi?.»

«Sì, Groenlandia! L’ho sentito da uno di Ricerca & Sviluppo.» Quelli di R&S sono sempre i più informati, parlano tutto il giorno con gente che lavora sul campo. Non come loro, chiusi sottoterra a controllare che ogni pulcioso microrganismo dell’universo non sia un nuovo virus alieno destinato ad annientare l’umanità. «Stanno cercando Capitan America.»

«E cosa gli avrebbe rotto un polso in Groenlandia, una foca?»

«Che idiozia,» dice, facendo schioccare la lingua. «Ha salvato la vita di Fury da un orso, ovviamente.»

*

Ronny ama il suo lavoro. Quando si allenava a sparare ai barattoli di latta nel cortile di casa col fucile di suo padre non avrebbe mai immaginato di finire a fare l’istruttore di tiro per un’agenzia come la SHIELD, ma non può lamentarsi. La paga è buona, l’assicurazione sanitaria è spettacolare, le attrezzature superano anche i suoi sogni più sfrenati e ha l’occasione di lavorare ogni giorno con tante persone così diverse, ma tutte accomunate da voglia di imparare e una determinazione incrollabile (niente a che vedere con i piantagrane con cui aveva a che fare quando insegnava qualche corso al piccolo poligono vicino casa).

Qualcuno pensa che sia troppo severo (o un bastardo senza pietà, dipende a chi viene chiesto) ma pretende sempre il duecento per cento perché sa quanto sia importante in quel lavoro imparare a sparare dritto e veloce, e i suoi ragazzi hanno il più alto tasso di sopravvivenza sul campo dell’agenzia. C’è anche chi va a ringraziarlo, dopo tanti anni, di essere stato un tale bastardo senza pietà.

Ronny ama il suo lavoro, davvero.

Quello che non sopporta sono i passacarte che arrivano puntualmente, ogni settembre, per l’annuale valutazione obbligatoria delle prestazioni fisiche, e invece di prendere una dannata pistola in mano e allenarsi come dovrebbero occupano il suo poligono per spettegolare.

«Tony Stark?»

«Giuro, stanno ancora cercando di convincerlo! Me l’ha detto un amico pilota che conosce la sua segretaria.»

«Pepper Potts?!»

«No, non- la segretaria di Coulson.»

«Ma con o senza armatura?»

«Pfff, con, pensi che senza avrebbe qualche possibilità contro Coulson?»

Dio, quanto non li sopporta.

«Signori,» sbotta, provando del piacere perverso nel vedere quella manica di scansafatiche sobbalzare e guardarsi intorno impauriti. «Meno chiacchiere e più lavoro. Non se ne andrà nessuno finché non riuscirete tutti a fare dieci centri perfetti di fila.»

*

«Hai sentito, Coulson ha fatto a braccio di ferro con Hulk!»

«Barton, sta' zitto e corri

«Non sei più divertente come una volta, Nat.»

*

Doris lavora alla SHIELD da trentanove anni.

Nessuno degli agenti più giovani sa che esista e anche ai piani alti sono pochi quelli che la conoscono, e ancor meno quelli che hanno il permesso di chiamarla per nome, ma ciò non significa che il suo lavoro non sia importante, solo che lo fa bene.

Doris si occupa delle pulizie della SHIELD da quando aveva diciannove anni.

Chiunque dica che il suo è un lavoro da poco chiaramente non ha mai visto come un’invasione di cavie geneticamente modificate può ridurre una stanza.

Per tenere pulita un’agenzia della portata della SHIELD naturalmente ci vogliono dozzine e dozzine di persone, ma Doris ha sempre pensato che il suo compito fosse un po’ speciale. Niente a che vedere con quello che fa la sua cara amica Lizzy, direttrice delle pulizie da trentacinque anni e forza della natura da sessantatre, ma comunque un lavoro di un certo livello: Doris si occupa del primo piano, quello degli uffici degli agenti anziani.

Ci sono un bel po’ di cose strane che non si vedono altrove, al primo piano, e dentro quegli uffici succedono cose così segrete che sembra di infrangere qualche legge solo mettendo piede nel corridoio principale. Doris è sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle, riservata e capace di tenere la bocca chiusa; non pensava che qualcuno l’avesse notata finché Lizzy non l’aveva chiamata nel suo ufficio con un sorriso malcelato per darle la bella notizia e farle firmare una montagna di documenti dove assicurava che mai, per nessuna ragione al mondo, avrebbe rivelato le notizie top secret di cui sarebbe potuta venire a conoscenza durante i suoi turni.

Da quel momento nella sua camminata c’era stato un pizzico di baldanza in più.

Doris è eccellente in quello che fa, e gli agenti di questo piano la rispettano per questo. Maria le cede sempre il passo quando ci incontrano, Nicholas le chiede sempre notizie di sua figlia (studia a Boston, la sua Lori, massimo dei voti in ogni materia e già un paio di offerte di lavoro da un paio di studi, peccato solo per quel perdigiorno che continua a frequentare) e nelle giornate più leggere non è mai troppo tardi per offrirle una tazza di tè; Doris lavora alla SHIELD da più tempo di tutti loro, e loro non se lo scordano mai.

Quel mercoledì è stato particolarmente frenetico, tra l’esaurimento delle scorte di caffè e le discussioni interminabili sugli orari dei nuovi turni, per cui trovarsi a tarda sera all’inizio del corridoio del primo piano è come fare un sospiro di sollievo. È rilassante passeggiare per il palazzo a quest’ora, pacifico quasi; non c’è mai nessuno e può canticchiare tranquillamente senza ricevere brutte occhiate infastidite. C’è ancora, però, una luce accesa nell’ufficio di Philip.

Philip le piace. È un tipo strano, tutto impettito e inamidato quando deve sgridare qualche agente scapestrato (sa il cielo quanto quei ragazzi ne abbiano bisogno), contento come un ragazzino quando resta solo e può aggiornare la sua collezione di figurine o rilassarsi mettendo su un po’ di musica. Nonostante quella sua faccia troppo seria è una persona gentile e disponibile, e fa spesso le ore piccole quasi quanto lei - è un po’ come se le facesse compagnia.

Qualche ora più tardi, mentre è impegnata a pulire il piccolo bagno in fondo al corridoio - niente a che vedere con i disastri dei piani inferiori; almeno gli agenti anziani hanno imparato a non farla per terra - vede passare Maria con un plico di cartelline sotto braccio. La ragazza la saluta con un sorriso prima di andare a bussare alla porta di Philip.

«Avanti.»

«Sono arrivati i dossier su Emil Blonsky.»

«Lasciali qui, grazie.»

«Coulson, hai una faccia terribile. Vai a casa.»

È una brava ragazza, Maria. È sempre così seria e diretta, ma ha un cuore d’oro; le ricorda un po’ sua figlia. Sicuramente andrebbero d’accordo.

«Quando avrò finito con questi.»

«Non ti hanno ancora aggiustato il computer?»

Doris si acciglia. Il computer di Philip è rotto da domenica, possibile che non l’abbiano ancora accomodato? I ragazzi dell’assistenza informatica stanno proprio battendo la fiacca, ultimamente. Povero Philip, chissà quanti rapporti avrà dovuto compilare a mano.

Si merita proprio una tazza di tè, decide Doris. Se Nicholas è ancora in ufficio potrebbe pure convincerlo ad unirsi a lui e portare il suo ingrediente segreto per dargli quel pizzico di sapore in più (Doris non è una bevitrice, di solito, ma riconosce anche lei i poteri di una buona tazza di tè corretto). Oh, e del ghiaccio. Conoscendolo, quello sconsiderato non avrà ancora messo niente su quel polso.

Ah, cosa farebbero senza di lei.





Note bis: - Harrison è il piccolo agente coraggioso di Catvengers, qui fresco fresco di assunzione. Oh, povero Harrison. Tua madre te l'aveva detto di ereditare l'officina di famiglia.
- L'agente Carter è la Sharon Carter alias Agente 13 dei fumetti. Naturalmente non c'è nei film, ma mi serviva qualcuno di badass per usare Ben come tirapugni.

   
 
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