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Autore: Gia August    06/04/2007    4 recensioni
Un litigio tra Bo e Luke dà il via ad una serie di eventi che entrambi rimpiangeranno. I capitoli sono scritti alternativamente secondo il punto di vista di Bo e di Luke.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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E’ con infinito orgoglio che mi appresto a farvi conoscere questa storia: “A shot in the dark”. La bravissima autrice risponde al nome di Gia August e mi ha dato l’onore di poter tradurre la sua splendida opera.

Anche se questa storia non è ancora conclusa, posso anticiparvi già che è avvincente ed originale ed io mi fido a tal punto dell’autrice, da sapere che la fine non mi deluderà affatto.

Spero questa mia traduzione vi piaccia e mi auguro che abbiate voglia di commentarla.

Questo il link alla storia originale: http://www.fanfiction.net/s/3429688/1/

 

 

A Shot in the Dark

(Uno sparo nel buio)

By Gia August

Traduzione di Lella Duke

 

 

Capitolo uno: Un po’ di sensi di colpa sono una buona cosa

 

Luke

 

Rimpiango tutto quello che ho detto; ero consapevole di ciò che stavo asserendo, tuttavia non mi sono fermato. Ero troppo arrabbiato. Sapevo che le mie parole ferivano ed erano false, ma ho continuato a vomitargliele addosso. E, ad essere onesto, quella era la ragione per cui proseguivo. Il fatto che fossi fuori di me per la preoccupazione però, non era una buona giustificazione.

Il dolore che ho visto negli occhi di Bo è stato presto rimpiazzato dalla rabbia. E una volta che abbiamo iniziato ad insultarci l’un l’altro, niente ci ha più fermati. Finché zio Jesse non si è messo tra di noi minacciando di prenderci entrambi sulle sue ginocchia e rimproverandoci fintanto che non avessimo smesso. Come solito il suo intervento era stato sufficiente per porre fine alla nostra discussione. Molte volte in passato era ricorso a quell’espediente e non ho mai dubitato che lo avrebbe fatto sul serio se lo avessimo irritato abbastanza. E’ qualcosa che non sopporterei davvero. Sarebbe troppo umiliante. Almeno però ha spronato il mio buonsenso ed ho chiuso la bocca.

Stranamente Bo ha mostrato lo stesso mio buonsenso ed ha ascoltato zio Jesse senza controbattere. Eravamo in piedi uno di fronte all’altro finché Bo non si è precipitato fuori, sbattendo la porta della cucina dietro di sé. Zio Jesse mi ha lanciato uno dei suoi soliti sguardi facendomi capire quanto fosse deluso da me. Ho abbassato gli occhi e mi sono nascosto le mani nelle tasche dei pantaloni. E’ incredibile che riesca ancora a farmi sentire come un bambino cattivo. Non “cattivo” nel vero senso della parola però; ci ha sempre detto infatti che non eravamo cattivi se non quando facevamo cose cattive. E’ tuttavia la parola più appropriata per descrivere il modo in cui mi ha fatto sentire quello sguardo: colpevole e pieno di vergogna. Ha scosso il capo con disapprovazione e poi è uscito fuori senza dire nient’altro. Zio Jesse è uno di quegli uomini che comunica molto di più con i suoi silenzi piuttosto che con le parole.

Ero rimasto da solo  in cucina ed avevo il morale a terra. Bo era arrabbiato con me. Zio Jesse era deluso da me. L’unica che non ce l’aveva con me era Daisy, ma soltanto perché non era in casa. Non le era mai piaciuto esser costretta a scegliere da che parte stare nei litigi miei e di Bo e sapevo che non sarebbe stata contenta di me quando avrebbe saputo del mio comportamento. Inoltre ero arrabbiato e deluso di me stesso. Forse sarebbe stato meglio andare a cercare Bo e chiarire subito tutto. Avevo bisogno di chiedergli scusa per tutto ciò che gli avevo detto.

Prima ancora di oltrepassare la soglia del portico, ho sentito il rombo del motore del Generale Lee. Ho sceso di corsa gli scalini giusto in tempo per vedere le luci posteriori del Generale ed una nuvola di polvere avvolgerlo completamente a causa di un’accelerazione. Quello era Bo: andava sempre via di corsa dopo una discussione. Non era mai stato tipo da rimanere e sistemare subito le cose. Aveva bisogno di un po’ di tempo da solo per riflettere sull’accaduto. Fosse stato per me avremmo continuato a litigare finché non fossimo arrivati ad un punto d’incontro, ma mio cugino in questo era sempre stato diverso.

Quando ho visto zio Jesse nel campo, gli ho urlato: “prendo il furgone e corro dietro a Bo!”

Mentre stavo salendo al posto di guida però, zio Jesse mi ha afferrato per il braccio. Mi ha detto: “non vai da nessuna parte ragazzo. Lascia che Bo si calmi prima. Non voglio sapervi a discutere di nuovo senza che io sia presente per intervenire!”

“Non ho nessuna intenzione di litigare ancora con lui zio Jesse. Voglio solo scusarmi per quello che gli ho detto.”

“E’ una buona cosa!” Mi ha risposto. “Sono felice di sapere che sei tornato in te, ma penso comunque sia meglio dargli un po’ di tempo per calmarsi. Bo è fatto così. Puoi essere dispiaciuto, ma questo non cancella ciò che hai detto, Luke.”

Mi sono preso la testa tra le mani per la vergogna rendendomi conto che zio Jesse aveva ragione. Quando si è accorto di quanto fossi avvilito, è stato colto dalla tenerezza. Ha sorriso lievemente e dolcemente mi ha detto: “questo non significa che non ti perdonerà perché lui lo farà. Ti ama e ti amerà sempre!”

Quando si è reso conto che ero rimasto con gli occhi bassi, mi ha stretto forte a sé e di quel gesto gliene sono stato riconoscente. Debolmente gli ho restituito l’abbraccio. Mi ha detto: “avere un po’ di sensi di colpa è una buona cosa Lukas, ma non lasciare che ti divorino. Sistema le cose con Bo e poi buttati tutto dietro le spalle.”

“Sissignore, lo farò!” Ho risposto con sincera determinazione.

“Bravo ragazzo! Io mi stavo dirigendo verso il furgone e per poco mi hai battuto sul tempo. Ho promesso alla signora Jacobson che sarei andato da lei nel pomeriggio per sistemarle una porta. E’ dura per lei stare da sola. Tornerò presto. Aspettando che Bo torni a casa, riprendi i tuoi lavori.”

“Sissignore!” Ho replicato di nuovo.

Il vecchio furgone bianco non alzava tanta polvere quanta il Generale Lee, ma in fin dei conti zio Jesse non andava di corsa. Appena scomparso dalla mia vista, mi sono messo a sedere sui gradini del portico, i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani. Mi auguravo che Bo non sarebbe stato via tanto a lungo. Non mi era mai piaciuto litigare con lui. Sono rimasto seduto per molto tempo ripensando a come le cose erano rapidamente precipitate.

 

 

To be continued…

  
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