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Autore: Naky94    22/09/2012    4 recensioni
I pensieri della "Nonnina" più famosa del mondo sui rapporti dei coinquilini del 221B...
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mrs. Hudson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Doyle li crea e Mrs. Hudson li accoppia

 

 

 
Cominciò tutto grazie ad un mio “sì”.
In seguito alla morte del mio povero marito, dopo aver osservato tre anni di lutto, decisi di affittare alcune stanze della mia casa in Baker Street.
Chiesi dunque alla mia cuoca di mettere un’inserzione su tutti i giornali, nella quale vi erano indicati gli orari e i giorni in cui mi era più congeniale che gli aspiranti coinquilini si presentassero.
Non so perché decisi proprio di affittare le camere a Mr. Holmes: Forse acconsentii per la sua aria così disadattata, o forse perché avevo solo bisogno di un po’ di compagnia e lui fu l’unico ad ispirarmi una sensazione positiva. So solo che col senno di poi abbi più volte modo di ricredermi riguardo alla mia impressione iniziale.
Tanto per cominciare aveva la malsana abitudine di fare strani esperimenti in casa, riempiendo di fumi nauseabondi tutte le stanze.
Poi la notte, si dilettava a sparare, alle ore più inopportune, svegliando tutto il vicinato ed impedendomi di dormire. E sì che all’età di sessanta anni avevo bisogno di riposo.
Inoltre delle volte usciva di casa per poi tornare solo a notte fonda, ricoperto di lividi e ferite, oppure completamente zuppo dell’acqua del Tamigi.
Stavo quasi per mandargli la lettera di sfratto, ormai esasperata dalle sue abitudini, quando mi comunicò che aveva deciso di cercare un coinquilino con cui dividere l’affitto.
Inizialmente non accolsi la sua idea con buona disposizione d’animo, ma poi decisi di dargli una possibilità. Nel peggiore dei casi avrei sfrattato entrambi.
Ma , evidentemente, il Buon Dio volle premiarmi per la mia infinita pazienza nei confronti di quello scalmanato, poiché la scelta di Holmes ricadde sulla persona più buona che abbia mai conosciuto.
Il Dottor John Watson.
Non so cosa portò Holmes a sceglierlo, ma ringrazio che la scelta ricadde su di lui e non qualcun altro.
Il buon dottore, inizialmente, non dava alcun fastidio e a dire la verità lo vedevo solo per i pasti, dacché passava la maggior parte del suo tempo nella sua camera a riposare.
Poi una mattina, mentre servivo la colazione, lo trovai a parlare con Holmes di non so quale articolo sul giornale, e si può dire che da lì partì la collaborazione fra i due coinquilini.
Nel corso degli anni, posso dire di aver più volte avuto modo di osservarli, e di veder crescere e trasformarsi il loro rapporto. Infatti quello che inizialmente cominciò come un semplice rapporto di collaborazione divenne un’amicizia solidissima, e forse qualcosa di più, oserei dire.
Ricordo ancora il giorno in cui, al suo ritorno dal giro di visite pomeridiane, pregai il dottore di convincere Holmes ad uscire dalle sue stanze.
Il detective era caduto in un ennesimo attacco di apatia, dovuto alla fine di un caso: si era rinchiuso ormai da giorni e non mi permetteva di entrare a servirgli i pasti o a farmi dare una ripulita alle camere. Così pensai che forse il suo amico e camerata sarebbe riuscito a farlo uscire.
Il dottore mi rassicurò e andrò a parlare con Holmes. Non so cosa gli disse o cosa fece ma quella sera quando mi ritirai potei vedere la camera di Holmes con la porta aperta.
Immaginate quindi il mio stupore, la mattina dopo, quando, andando a controllare se tutto fosse al suo posto, trovai la camera di Holmes completamente vuota.
Subito mi precipitai dal dottore per svegliarlo e chiedergli del suo amico, ma con mia sorpresa li ritrovai tutti e due che dormivano nel letto, completamente svestiti, ma coperti unicamente da un lenzuolo.
Quel giorno seppi con certezza che sotto il mio stesso tetto vivevano due uomini che andavano contro la legge. Ciononostante, non li denunciai. Ci fu qualcosa nel loro aspetto, che mi convinse a non chiamare la polizia.: i loro volti irradiavano serenità e gioia, e non me la sentì di distruggere tutta quella felicità.
Fu così che da quel momento in poi Holmes diventò più accondiscendente riguardo ad alcune cose; ma ovviamente l’unico che riuscisse a “comandarlo” era il dottore.
Tutto andò bene per alcuni anni, finché un giorno il dottore mi venne a comunicare che avrebbe lasciato Baker Street per convivere con la futura moglie.
Non so se fu più la gioia di vedere un buon uomo come lui finalmente sistemato, o il dispiacere che ci lasciasse, costringendomi a rimanere di nuovo da sola con Mr. Holmes.
Supponevo che avrebbe ripreso con le sue eccentricità, ma mai avrei potuto immaginare quello che accadde.
Dopo che il dottore si trasferì, Holmes si buttò anima e corpo nel suo lavoro. Usciva la mattina prestissimo, e  si ritirava solo a notte fonda. Lo sentivo sempre rientrare dalla mia camera al piano terra. Per di più si nutriva pochissimo ed era visibilmente dimagrito.
Una notte lo sentii rientrare, ma, a differenza delle altre volte, lo sentii sbattere più volte contro il tavolino posto all’entrata.
Mi diressi verso di lui per vedere se avesse bisogno d’aiuto, e ciò che mi si parò davanti agi occhi mi lasciò stupefatta.
Il detective era visibilmente ubriaco e quando mi avvicinai a lui per sostenerlo notai che aveva la faccia rigata dalle lacrime.
Mi si strinse il cuore a vederlo così. Non sapevo il motivo per cui il dottore avesse deciso di abbandonare questa casa. Forse qualcuno aveva cominciato a sospettare qualcosa. Tuttavia era chiaro che da quando l’amico lo aveva lasciato, Mr. Holmes si fosse abbandonato a tutti quei vizi che mettevano in pericolo la sua salute.
Fu con mia enorme sorpresa che, il giorno prefissato per le nozze del dottore, mi ritrovai davanti casa sua intenta a bussare.
Volevo solo fargli sapere che il suo amico non stava bene, ma quando lo misi a parte delle pessime condizioni del detective, lo vidi prendere la prima carrozza di passaggio per dirigersi subito a Baker Street, con la promessa di ritornare in tempo per il matrimonio.
Passai il resto della giornata in compagnia della signoria Morstan, in attesa che il Dottore tornasse,  ma di lui non si vide neanche l’ombra.
Decisi quindi di tornare anche io a Baker Street, sapendo che se Watson non era stato capace di lasciare Holmes quel giorno, probabilmente non lo sarebbe stato mai.

 

 

 

 
FINE

 

 

 

 
N.d.a
E ora direte, ma questa non aveva appena finito di pubblicare una mini long?
Avete perfettamente ragione, ma vedete, ho finito di scrivere Vendetta prima che cominciasse la scuola.
Ora sono passate due settimane dall’inizio della suddetta, e già mi hanno interrogato una volta e fissato il primo compito di latino dell’anno. Capirete quindi che sono già abbastanza stressata, ragion per cui è uscita fuori questa piccola idiozia ma che ci da la possibilità di gettare uno sguardo sui pensieri della nostra nonnina preferita.
Spero di avervi fatto passare almeno un paio di piacevoli minuti, e........ niente!

 
Ps.  Ringrazio Bethesda per aver gentilmente rivisto e corretto la shot

 
Alla prossima.
Baci!!!

 

   
 
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