Doyle
li crea e Mrs.
Hudson li accoppia
Cominciò
tutto grazie ad un mio “sì”.
In seguito
alla morte del mio povero marito, dopo aver
osservato tre anni di lutto, decisi di affittare alcune stanze della
mia casa
in Baker Street.
Chiesi dunque
alla mia cuoca di mettere un’inserzione su
tutti i giornali, nella quale vi erano indicati gli orari e i giorni in
cui mi
era più congeniale che gli aspiranti coinquilini si
presentassero.
Non so
perché decisi proprio di affittare le camere a Mr.
Holmes: Forse acconsentii per la sua aria così disadattata,
o forse perché
avevo solo bisogno di un po’ di compagnia e lui fu
l’unico ad ispirarmi una
sensazione positiva. So solo che col senno di poi abbi più
volte modo di
ricredermi riguardo alla mia impressione iniziale.
Tanto per
cominciare aveva la malsana abitudine di fare strani
esperimenti in casa, riempiendo di fumi nauseabondi tutte le stanze.
Poi la notte,
si dilettava a sparare, alle ore più
inopportune, svegliando tutto il vicinato ed impedendomi di dormire. E
sì che
all’età di sessanta anni avevo bisogno di riposo.
Inoltre delle
volte usciva di casa per poi tornare solo a
notte fonda, ricoperto di lividi e ferite, oppure completamente zuppo
dell’acqua del Tamigi.
Stavo quasi
per mandargli la lettera di sfratto, ormai
esasperata dalle sue abitudini, quando mi comunicò che aveva
deciso di cercare
un coinquilino con cui dividere l’affitto.
Inizialmente
non accolsi la sua idea con buona disposizione
d’animo, ma poi decisi di dargli una possibilità.
Nel peggiore dei casi avrei
sfrattato entrambi.
Ma ,
evidentemente,
il
Buon Dio volle premiarmi per la mia infinita pazienza nei confronti di
quello
scalmanato, poiché la scelta di Holmes ricadde sulla persona
più buona che
abbia mai conosciuto.
Il Dottor John
Watson.
Non so cosa
portò Holmes a sceglierlo, ma ringrazio che la
scelta ricadde su di lui e non qualcun altro.
Il buon
dottore, inizialmente, non dava alcun fastidio e a
dire la verità lo vedevo solo per i pasti, dacché
passava la maggior parte del
suo tempo nella sua camera a riposare.
Poi una
mattina, mentre servivo la colazione, lo trovai a
parlare con Holmes di non so quale articolo sul giornale, e si
può dire che da
lì partì la collaborazione fra i due coinquilini.
Nel corso
degli anni, posso dire di aver più volte avuto
modo di osservarli, e di veder crescere e trasformarsi il loro
rapporto.
Infatti quello che inizialmente cominciò come un semplice
rapporto di
collaborazione divenne un’amicizia solidissima, e forse
qualcosa di più, oserei
dire.
Ricordo ancora
il giorno in cui, al suo ritorno dal giro di
visite pomeridiane, pregai il dottore di convincere Holmes ad uscire
dalle sue
stanze.
Il detective
era caduto in un ennesimo attacco di apatia,
dovuto alla fine di un caso: si era rinchiuso ormai da giorni e non mi
permetteva di entrare a servirgli i pasti o a farmi dare una ripulita
alle
camere. Così pensai che forse il suo amico e camerata
sarebbe riuscito a farlo
uscire.
Il dottore mi
rassicurò e andrò a parlare con Holmes. Non so
cosa gli disse o cosa fece ma quella sera quando mi ritirai potei
vedere la
camera di Holmes con la porta aperta.
Immaginate
quindi il mio stupore, la mattina dopo, quando,
andando a controllare se tutto fosse al suo posto, trovai la camera di
Holmes
completamente vuota.
Subito mi
precipitai dal dottore per svegliarlo e chiedergli
del suo amico, ma con mia sorpresa li ritrovai tutti e due che
dormivano nel
letto, completamente svestiti, ma coperti unicamente da un lenzuolo.
Quel giorno
seppi con certezza che sotto il mio stesso tetto
vivevano due uomini che andavano contro la legge. Ciononostante, non li
denunciai. Ci fu qualcosa nel loro aspetto, che mi convinse a non
chiamare la
polizia.: i loro volti
irradiavano serenità
e gioia, e non me la sentì di distruggere tutta quella
felicità.
Fu
così che da quel momento in poi Holmes diventò
più
accondiscendente riguardo ad alcune cose; ma ovviamente
l’unico che riuscisse a
“comandarlo” era il dottore.
Tutto
andò bene per alcuni anni, finché un giorno il
dottore
mi venne a comunicare che avrebbe lasciato Baker Street per convivere
con la
futura moglie.
Non so se fu
più la gioia di vedere un buon uomo come lui
finalmente sistemato, o il dispiacere che ci lasciasse, costringendomi
a
rimanere di nuovo da sola con Mr. Holmes.
Supponevo che
avrebbe ripreso con le sue eccentricità, ma
mai avrei potuto immaginare quello che accadde.
Dopo che il
dottore si trasferì, Holmes si buttò anima e
corpo nel suo lavoro. Usciva la mattina prestissimo, e si
ritirava solo a notte fonda. Lo sentivo
sempre rientrare dalla mia camera al piano terra. Per di più
si nutriva
pochissimo ed era visibilmente dimagrito.
Una notte lo
sentii rientrare, ma, a differenza delle altre
volte, lo sentii sbattere più volte contro il tavolino posto
all’entrata.
Mi diressi
verso di lui per vedere se avesse bisogno
d’aiuto, e ciò che mi si parò davanti
agi occhi mi lasciò stupefatta.
Il detective
era visibilmente ubriaco e quando mi avvicinai
a lui per sostenerlo notai che aveva la faccia rigata dalle lacrime.
Mi si strinse
il cuore a vederlo così. Non sapevo il motivo
per cui il dottore avesse deciso di abbandonare questa casa. Forse
qualcuno
aveva cominciato a sospettare qualcosa. Tuttavia era chiaro che da
quando
l’amico lo aveva lasciato, Mr. Holmes si fosse abbandonato a
tutti quei vizi
che mettevano in pericolo la sua salute.
Fu con mia
enorme sorpresa che, il giorno prefissato per le
nozze del dottore, mi ritrovai davanti casa sua intenta a bussare.
Volevo solo
fargli sapere che il suo amico non stava bene,
ma quando lo misi a parte delle pessime condizioni del detective, lo
vidi
prendere la prima carrozza di passaggio per dirigersi subito a Baker
Street,
con la promessa di ritornare in tempo per il matrimonio.
Passai il
resto della giornata in compagnia della signoria
Morstan, in attesa che il Dottore tornasse,
ma di lui non si vide neanche l’ombra.
Decisi quindi
di tornare anche io a Baker Street, sapendo
che se Watson non era stato capace di lasciare Holmes quel giorno,
probabilmente non lo sarebbe stato mai.
FINE
N.d.a
E
ora direte, ma questa non
aveva appena finito di pubblicare una mini long?
Avete perfettamente ragione,
ma vedete, ho finito di scrivere Vendetta prima che cominciasse la
scuola.
Ora sono passate due
settimane dall’inizio della suddetta, e già mi
hanno interrogato una volta e
fissato il primo compito di latino dell’anno. Capirete quindi
che sono già
abbastanza stressata, ragion per cui è uscita fuori questa
piccola idiozia ma
che ci da la possibilità di gettare uno sguardo sui pensieri
della nostra
nonnina preferita.
Spero di avervi fatto
passare almeno un paio di piacevoli minuti, e........ niente!
Ps. Ringrazio
Bethesda per aver gentilmente
rivisto e corretto la shot
Alla prossima.
Baci!!!