Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: JunoEFP    22/09/2012    5 recensioni
"Lui le mette una mano sulla spalla, facendola sussultare. Poi anche l’altra, ed infine, senza che lei si accorga di nulla, si ritrova stretta al suo petto, in un abbraccio pieno di preoccupazione e affetto. L’ha fatto per calmarla, ma ad Hinata viene da piangere ancora di più. Si stringe a lui, e singhiozza, sempre più forte.
Perché in quell’abbraccio c’è affetto, ma non c’è amore. Poi Naruto allenta la presa, e la guarda negli occhi. Lei sostiene il suo sguardo, ma proprio non ce la fa a smettere di piangere. Sembra preoccupato, e questo la rende ancora più triste.
Perché è sempre un peso per lui?"
_______________________________________________

Un altro esperimento, in questi giorni sono in vena di cose nuove. Questa volta però, mi sono cimentata in qualcosa di più deprimente.
NaruHina, di nuovo.♥ [Leggermente OOC, Hinata più di tutti]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Anata no egao, watashi no ai

-Il tuo sorriso, il mio amore.-

 

Hinata non era una bambina particolarmente vivace, non lo era mai stata, in realtà.

Ricordava molto poco le rare volte in cui faceva i capricci, o giocava con dei bambini che non facessero parte del suo clan, o rideva con loro. Quando questo avveniva, era magari perché essendo il giorno del suo compleanno, o più semplicemente una giornata di festa, suo padre chiedeva esplicitamente alle mamme se i loro bambini potessero giocare con lei.
Lei non lo aveva mai saputo, ma dopo tutto se lo immaginava. Ogni volta che bisognava fare un gioco e venivano formate le squadre, Hinata era sempre l’ultima ad essere scelta; oppure quando dovevano rincorrersi, era sempre lei a dover acchiappare i bambini.
All’accademia, se ne stava sempre in disparte, a leggere un libro, a prendere appunti, o magari anzi che ascoltare la lezione, a farsi gli affari suoi. Non era mai stata un’ottima studentessa, se la cavava, era nella media, ma non eccelleva in niente, nemmeno nei test scritti. Con i Kunai era un vera frana, si vedeva che se la cavava meglio con lo studio, ma un buon ninja deve saper usare delle armi, altrimenti è inutile diventarlo. Tuttavia, nessun maestro si era mai permesso di scoraggiarla ulteriormente, e si complimentavano sempre con lei alla fine delle lezioni.
Che lo facessero per la sua appartenenza al prestigioso clan Hyuuga? Forse avevano paura che l’ira di suo padre di abbattesse su di loro? Hinata non aveva mai trovato una risposta a quelle domande, ma in fondo nemmeno le importava. Perché da quando c’era lui all’accademia, tutto quello che la preoccupava, non le interessava minimamente. Tutto ciò che voleva, era farsi notare da lui, riuscire a parlargli, e magari che lui le dedicasse uno di quei sorrisi che tanto amava.

 

«N-naruto-kun! P-posso se-sedermi accanto a… te? I-i banchi s-sono tutti occupati.»
«Certo, fa pure! Emh… Com’è che ti chiami?»
Sorrise, lui. Quel sorriso che amava tanto, era per lei?
«H-hinata… Hinata Hyuuga.»
Che fosse iniziato tutto da lì?

 
Hinata sapeva bene che per Naruto lei non era altro che un’amica, ma che problema c’era se lei continuava ad amarlo anche così? In fondo, nessuno le vietava di ammirare le persone di nascosto, di stare dietro ad un albero ad osservarlo, sostenendolo silenziosamente in tutto quello che faceva. Sempre.
Anche se era cresciuta, i suoi sentimenti per lui erano ancora come quelli di anni, ed anni prima, o forse, erano addirittura più forti. Perché in fondo, come fa a non piacere, Naruto? Come si poteva non amare Naruto-kun? Tutto quello che faceva, per lei era la cosa giusta, quella migliore. Ogni sua parola era perfetta per la conversazione, ed ogni suo sguardo, ogni sua espressione, era magnifica.
Naruto. Forse anche il suo nome era perfetto, chissà.
 

“Naruto-kun… è davvero bellissimo, il nome perfetto”
Su quelle altalene, i due bambini stavano in silenzio, chi per vergogna, chi perché sovrappensiero.
«Ti va una caramella?»
Lei sussultò, ed arrossendo annuì. Mentre lui sorrideva. Di nuovo.
«Perfetto. Choji?! Le caramelle!»
Anche quella volta, quel sorriso, era per lei?

 
* * *
 
Ormai Hinata è una giovane donna, e chi più, chi meno, hanno riconosciuto tutti la sua grande forza di volontà, e la sua tenacia. Naruto è sempre stato la sua guida, un esempio da seguire, ed è proprio grazie ai suoi insegnamenti che Hinata ora è quella che è.
Perché lui era la sua meta da raggiungere, i suoi incubi ed i suoi sogni. Naruto è tutto, adesso.
E mentre Hinata guarda fuori dalla finestra la pioggia che cade, non può fare a meno di pensare che non vede l’ora che spunti il sole, di rivederlo. In fondo per lei, Naruto è come il sole, quando lui arriva manda via la pioggia e le giornate grigie. Con i suoi sorrisi, la sua risata. Tutto di lui è positivo, è migliore.
Hinata guarda la pioggia, l’ammira, e lui invece è là fuori da qualche parte, e combatte. Combatte per il villaggio, per portare a termine la sua missione. Magari è quello che dovrebbe fare anche lei, cercare in tutti i modi di ricostruire il villaggio, è tutto quello che ci si aspetta da una konoichi sopravvissuta ad una guerra, ma Hinata non lo fa. Non ci riesce proprio, il suo pensiero è costantemente per lui, ogni suo gesto, ogni sua parola.
Per te, Naruto-kun.
 

«Hinata-chan! Dove eri finita… ti ho cercata dappertutto!»
Naruto era evidentemente stanco, era tutto sudato e faceva fatica a parlare.
Lei però non rispose, e facendo oscillare sul viso la graziosa frangetta scura, abbassò lo sguardo.
Naruto non era affatto arrabbiato, ma lei si sentiva lo stesso in colpa.
«Hinata-chan, ti va di farmi un favore? Sakura-chan ha accettato di uscire con me!»
Forse a dodici anni, Hinata deve pazientare ancora un pochino. Magari un giorno…

 
Si alza, Hinata. E passandosi una mano tra i capelli, nota che ormai sono molto più lunghi di quand’era una ragazzina. Forse dovrebbe tagliarli. Ma no, non lo farà.
I suoi capelli sono un ricordo di lui, se li è fatti crescere apposta, era sicura che l’avrebbe notata prima o poi se fosse stata diversa. Sakura-chan invece li taglia ancora, si è affezionata al taglio corto, ormai. E poi, adesso lei ha il suo Sas’ke, non ha più bisogno di fare colpo, anche se solo davanti ad una lapide.
Hinata si chiede come abbia fatto alla fine ad ucciderlo. Proprio Sakura, che un tempo –e forse ancora adesso- lo amava alla follia. Forse è stata proprio la follia a spingerla ad un’azione tanto disperata. Uccidere Sasuke, mai si sarebbe aspettata una cosa simile dalla sua amica.
Naruto aveva insistito così tanto per convincere il nuovo Hokage –Shikamaru, che dopo varie proteste aveva acconsentito, al posto del padre, ormai caduto in guerra.- ad organizzargli un funerale, ed alla fine aveva accettato. Non poteva certo negarglielo; per Naruto, Sasuke era ancora il suo migliore amico, un fratello. E’ da quel funerale, Naruto e Sakura non si erano più parlati.
Hinata credeva che avrebbe avuto un occasione in più, ma era un pensiero troppo egoista, il suo. Adesso invece si domandava come avrebbe potuto approfittare di una cosa simile. Non era proprio da lei un atteggiamento così meschino. Non lo fece, infatti, nemmeno quella volta era riuscita a farsi avanti.
Si siede nuovamente, poi si alza ancora, ed infine esce. Non porta una giacca con sé, non le interessa proteggersi dalla pioggia. Non prende nemmeno le chiavi, non hanno importanza, non adesso. Cammina per le strade del villaggio, ed assapora l’odore umido della pioggia.
 

«Hinata-chan, Sakura-chan non si è presentata all’appuntamento, dice che aveva da fare.»
Lui abbassò lo sguardo, ed inconsapevolmente Hinata sorrise.
Era un gesto crudele da parte sua, Naruto aveva appena ottenuto una delusione d’amore, ma per quanto si sforzasse, non riuscì a farne a meno.
Lo prese per mano, e lui rialzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi chiari come due perle preziose.
Poi sorrise anche lui. «Ti va di uscire con me, Hinata?»
In fondo, non tutto è perduto.

 

* * *

 
Sono passati giorni, e giunge la notizia che Naruto è finalmente tornato. Hinata è a casa, e piange. E’ felice, può finalmente rivederlo, ma ormai non ce la fa più a guardarlo normalmente, non riesce a perdonarlo. E’ arrabbiata con lui, ma non ne conosce il motivo.
Non ci vuole parlare, ma deve vederlo, assolutamente. Esce, questa volta prende la giacca e le chiavi, e sa esattamente dove deve andare. Piove ancora, ma questa volta la pioggia non le fa pensare che presto finirà, perché stranamente non vuole più che smetta. La pioggia ha colmato l’assenza di Naruto nella sua vita, la pioggia adesso è fondamentale, per lei.
La porta di legno color ciliegio è davanti a lei. Chiusa, come volesse mandarla via, ma non a chiave. Non bussa, e non chiede permesso. Entra e basta, e si guarda attorno, cercandolo con lo sguardo. Poi lo chiama. «Naruto-kun!» La voce è bassa, ma se è in casa l’ha sentita.
Sente un tonfo che proviene sicuramente dal bagno, l’unica stanza ad avere una porta, e si dirige a passo svelto verso di essa. Bussa impaziente, e chiama il nome del ragazzo, poi questo apre.
«Hinata! Cosa ci fai qui?» Lei arrossirebbe sicuramente visto che lui ha solamente i pantaloni, e mostra noncurante i muscoli scolpiti da anni di allenamento, ma non lo fa. Però, tutta la strana ed inspiegabile rabbia che provava fino a poco prima, adesso è svanita, e Hinata viene completamente rapita da quegli occhi azzurri, e da quello sguardo profondo ed ingenuo.
E adesso piange, di nuovo. Ora ha capito perché era arrabbiata: lui l’ha lasciata sola, non l’ha salutata, non l’ha avvertita. Ma infondo è tutto normale, perché mai avrebbe dovuto? L’unica cosa che riesce a fare adesso, è piangere, stringendo i pugni contro la gonna di stoffa che le arriva al ginocchio.
Lui le mette una mano sulla spalla, facendola sussultare. Poi anche l’altra, ed infine, senza che lei si accorga di nulla, si ritrova stretta al suo petto, in un abbraccio pieno di preoccupazione e affetto. L’ha fatto per calmarla, ma ad Hinata viene da piangere ancora di più. Si stringe a lui, e singhiozza, sempre più forte.
Perché in quell’abbraccio c’è affetto, ma non c’è amore. Poi Naruto allenta la presa, e la guarda negli occhi. Lei sostiene il suo sguardo, ma proprio non ce la fa a smettere di piangere. Sembra preoccupato, e questo la rende ancora più triste.
Perché è sempre un peso per lui?
 

«Hinata, adesso è guerra, ed anche se è per proteggere me, io non permetterò che tu ti faccia male. Anche io ti proteggerò, insieme a tutti gli altri Shinobi. Non permetterò che ci siano delle vittime innocenti.»
Naruto sorrise, ma Hinata no. Non ce la faceva proprio.
Era guerra, sì. E probabilmente non si sarebbero rivisti mai più. «Buona fortuna, Naruto-kun.»
Sorrise di nuovo lui, e questa volta anche Hinata lo fece.
Buona fortuna, davvero.

 
Hinata si toglie le mani del giovane ninja dalle spalle, e si volta. Mentre si asciuga le lacrime, sente il suo sguardo puntato sulla schiena, e si chiede perché tutti quegli sguardi che le lancia non significhino nulla per lui. Perché non la guarda mai in quel modo quando ne ha bisogno? Perché è sempre lei a guardarlo così profondamente?
Gli occhi di Naruto vagano sul suo corpo, scrutandola. Cosa cerca? Pensa di riuscire a capirla guardandola dentro, forse? Hinata non lo sa, ma vuole soltanto che la smetta. Tutta quella preoccupazione la irrita, non ce la fa più ad essere preda della sua pietà.
Si volta ancora, e lo guarda. Lentamente alza una mano verso il suo viso, e gli dà uno schiaffo. Lo guarda mentre lentamente si porta delicatamente anche lui la mano sul volto, e si massaggia la parte dolorante, guardandola ancora con quegli occhi. Si era accorto delle sue intenzioni, e nonostante questo, non l’ha fermata.
Hinata è stanca di tutto questo, e va via correndo per le strade; si ferma poi, al suo campo d’addestramento. Quello del Team 7.
Quella di Naruto non è mai stata una squadra unita, non facevano altro che litigare, e quando Sasuke è andato via, nessuno è più riuscito a capire cosa fosse il Team 7. Se lo chiedevano tutti, ancora; forse Sakura-chan  lo aveva capito, ma non aveva poi molta importanza, non per lei, almeno.
Si siede a terra, sull’erba, ed osserva attentamente i tre pali di legno messi in fila davanti a lei. Questa volta non piange, ormai non ne vale più la pena. In seguito, guarda la mano con cui l’ha colpito, e la stringe con frustrazione in un pugno. Possibile che l’amore faccia così male? Prima vuoi bene a qualcuno, e subito dopo lo odi con tutto il cuore. O forse non era odio quello che provava per Naruto?
Si avvicina ad uno dei tronchi, quello al centro, e lo prende a calci. Tira pugni, Juuken, ed urla. Urla il suo nome, ed impreca contro di lui. Cattive sono le parole che escono dalla sua bocca, ma deve assolutamente sfogarsi, non può continuare così. Vorrebbe che ci fosse lui al posto di quel tronco, proprio lui: Naruto-kun. O forse, è meglio dire solamente Naruto.
Piove ancora, e la pioggia non sembra intenzionata a fermarsi. Naruto-kun, dov’è il tuo sole?
Hinata ormai è quasi arrivata a casa. Prende le chiavi dalla giacca, e le infila nella toppa della porta in acero. La apre, e non si accorge nemmeno del biglietto che vi è infilato sotto. Lo calpesta involontariamente, e si butta sul divano del piccolo salone. Le piace molto quella casa, è tranquilla, a differenza della tenuta che possedeva suo padre prima di morire. Per fortuna, una volta che Hanabi è diventata capo clan, l’ha venduta e si sono trasferiti tutti in una villetta più piccola.
Ormai il quartiere Hyuuga non esiste più, ed in un certo senso, Hinata ne è sollevata. E’ da molto che non vede la sorella, ma non ha voglia di andarla a trovare. Probabilmente, le chiederebbe nuovamente di unirsi al clan, ma ormai per Hinata il suo posto non è più quello. Non lo è mai stato, del resto.
 

Hinata stava seduta su una panchina, e pensava, assorta.
Cosa poteva fare per essere apprezzata finalmente dal padre? Lui le voleva bene, questo lo sapeva, ma ciò non toglie che preferisse mille volte sua sorella Hanabi come successore.
Sospirò rassegnata, e tornò a contemplare un piccolo sassolino, situato esattamente accanto al suo piede.
«Hinata-chan, cosa fai qui da sola?» una voce la fece sobbalzare. Quella voce.
Non si mosse, ed il ragazzo si sedette accanto a lei. «Sai, ormai abbiamo sedici anni, possibile che non abbiamo ancora qualcuno con cui stare?»Lei si morse il labbro. Da quando si era dichiarata durante lo scontro con Pain, lui non sembrava nemmeno considerarla.
Che non l’avesse sentita mentre gli parlava? «Naruto-kun, mi piaci.»
Poi la guerra. Non è mai il momento giusto, allora?

 
Hinata si alza dal letto. Non riesce a dormire, sente che deve scusarsi. E’ buio, ma non ha voglia di accendere la luce, non le sembra necessario. E’ vicina all’ingresso ormai, ma inciampa su qualcosa, e la sua mano finisce sopra qualcosa che struscia sul pavimento. E’ completamente sdraiata a terra, ma non si alza. Lo afferra, è un foglietto di carta, ma non riesce a leggere quello che c’è scritto. Allora accende la luce, e va a sedersi sul tavolo.
Ha i brividi, il pavimento era gelido, e adesso anche lei ha freddo. La scrittura che attraversa il candido foglio bianco è davvero difficile da comprendere, non riesce a capire cosa ci sia scritto. Legge la parola “Nata” o forse è “Irata” ma non capisce il resto e non riesce a decifrare il foglietto. C’è solo quella parola, così prova a girarlo. Questa volta la grafia non è la stessa, è molto più leggibile e l’inchiostro con cui è scritta è rosa, e profuma di pesca.
E’ la scrittura di Sakura, ne è sicura. Sospira, cosa vorrà mai da lei? Poi legge il biglietto. “Cara Hinata, Naruto mi ha raccontato che sei andata a casa sua ed hai pianto, cosa ti è successo? Mi ha rivolto la parola solo per questo, devo dedurre che sia importante. Ti aspetto da Ichiraku, così mi racconti.   Sakura”
Hinata stringe i denti, non osa immaginare cosa deve aver pensato di lei Naruto, al punto di chiedere aiuto a Sakura. Si stringe nelle spalle, non ha nemmeno scritto quando devono vedersi. Sospira, ed esce, dimenticandosi ancora la giacca e le chiavi.
Piove, ormai ci hanno fatto tutti l’abitudine, ed Hinata teme che presto smetta. La pioggia comincia veramente a piacerle, quasi la preferisce al solito sole cocente che illumina spesso Konoha. La pioggia è più fresca, ti permette di abbracciarti nel cappotto caldo; di stare beati dentro al proprio letto di domenica, quando non si fanno missioni, e fuori senti il freddo che sbatte alla finestra ed il leggero picchiettare delle gocce d’acqua sul davanzale, a fare da colonna sonora.
Adesso è dentro il locale, ma questo è vuoto, e Hinata è sicura che dovrà aspettare molto. Chissà da quanto quel biglietto si trovava sotto la sua porta, magari Sakura era già andata all’appuntamento, e stufa di aspettarla se ne era andata a casa. Aveva fatto decisamente bene, se così era andata. Si siede, ed attende impaziente. «Vuole qualcosa, signorina? Oh, sei tu, Hinata! Come stai, tu e Naruto vi siete finalmente messi insieme?» Teuchi si azzittisce improvvisamente, non aveva mai ricevuto un’occhiata tanto glaciale dalla ragazza, e questo lo spaventa.
Hinata ordina un’aranciata, e la beve a piccoli sorsi, cercando di frenare l’impazienza e la curiosità. Muore dalla voglia si sapere cos’ha detto Naruto a Sakura, ma allo stesso tempo ha paura, perché potrebbero venir fuori verità schiaccianti. Attende ancora per qualche ora, e finalmente, Sakura fa capolino dalla tenda del ristorante.
«Hinata, è da molto che spetti?» Alza le spalle, Hinata, ma dalla sua espressione, Sakura capisce subito che è annoiata e che vuole farla finita in fretta. Si siede sicura accanto alla corvina, ed ordina una ciotola di Ramen fumante. Rimangono in silenzio, e quando la ragazza viene servita, finalmente Hinata si decide a fare la sua domanda: «Sakura-san, cosa ti ha detto di preciso, Naruto-kun?»quel “San” a Sakura sembra quasi un insulto, ma non fa nessun commento al riguardo, e si limita a fissare Hinata con stizza.
Assapora la sua ciotola di Ramen, e poi sospira, voltandosi nuovamente verso l’altra ragazza. «Hinata, quel ragazzo, Naruto, è un vero baka, dovresti saperlo.» ride nostalgica, ma poi torna improvvisamente seria, come se le qualcosa le fosse appena venuto in mente. «Tu sei ancora innamorata di lui, no?» Hinata non si muove, quella è sicuramente una domanda retorica, anche se il tono con cui è stata fatta non le fa affatto giustizia.
Sakura prende un respiro profondo, e poi parla. Il tono serio e dispiaciuto, ma in fondo, a Sakura non importa assolutamente nulla di Hinata e di quello che prova. Lo fa per Naruto, cerca di riconquistarsi la sua amicizia, ma non ha alcuna intenzione di ricominciare a stare con lui, vuole  soltanto lasciarli un bel ricordo. «Lui non è innamorato di te, Hinata. Prova qualcosa nei tuoi confronti, ma non sa cosa. Posso solo dirti che non è amore, perciò rassegnati. Quando mi ha chiamato, era disperato, e non riusciva a capire il motivo del tuo comportamento. Gli devi delle spiegazioni, Hinata. E delle scuse.»
Sakura sta per alzarsi, ma Hinata la blocca prendendola per un braccio. Questa volta è il suo turno. «Sakura, per me anche è complicato, cosa credi? Non voglio chiedergli scusa, ma è vero, ha diritto a delle spiegazioni. Ma tu dimmi una cosa: per lui io sono un’amica, giusto? Quindi… mi vuole bene?» E’ speranzosa, si percepisce dal tono ansioso che ha assunto. Sakura non ha mai considerato Hinata un’amica, ma non vuole mentirgli e procurargli altri dispiaceri, ha sofferto abbastanza. Annuisce chiudendo gli occhi, e poi va via, lasciando Hinata completamente sola.
Di nuovo, come è sempre stato e sarà sempre.
 

Hinata camminava lentamente, non è mai andata di fretta, il perfetto opposto di Naruto.
«Hinata, andiamo ad allenarci? Oh, guarda, c’è Naruto!»
Kiba somigliava molto a Naruto, solo che era molto meno ottuso, ed era un suo caro amico.
Annuì pensierosa, e lui le diede una pacca affettuosa sulla schiena.
«Tranquilla, gli opposti si attraggono, riuscirai a conquistarlo. Vedrai!»
Kiba aveva sempre delle belle parole per lei, e la consolava ogni volta che era triste.
Forse l’amicizia, vale più dell’amore…

 

* * *

 

Hinata è stanca, non ha dormito per tutta la notte, e non riesce a mandare giù nemmeno un boccone di quello che gli ha preparato Kiba. Stare da lui, quella notte era stato un bene, casa sua le ricordava troppo Naruto.
Era stato subito gentile con lei, non aveva esitato ad ospitarla, e non aveva nemmeno accennato all’argomento, nonostante sapesse benissimo il motivo diquell’inaspettata visita. Lui parla, racconta di quello che ha fatto il giorno prima con Shino, che si allenano costantemente, e che hanno quasi finito di ricostruire l’ala nord del villaggio, quella dove si trova il palazzo dell’Hokage. Ma Hinata non lo ascolta, perde continuamente il filo del discorso, ed annuisce senza saperne il motivo.
Kiba continua a raccontare, anche se sa che lei non lo sta minimamente a sentire. E’ normale, la sua mente è occupata da altro, ma se si mettesse a consolarla e a parlarne, la farebbe solo sentire peggio, è molto meglio limitarsi a distrarla. Ad un certo punto, Hinata sorride dolcemente, e si alza dal tavolo. Lo saluta, e poi sparisce fuori dalla porta di casa.
Lui lancia un occhiata al piatto della ragazza: immacolato. Deve stare proprio male, dannato baka! Guarda triste la porta chiusa, e pensa, augurandole tutto il bene possibile. “Hinata-chan, buona fortuna, vedrai che passerà anche questa, sarai di nuovo felice. Un giorno.”


* * *

 
Naruto non riesce a darsi pace, Hinata piangeva, lo abbracciava e non spiegava nemmeno il motivo. Forse aveva bisogno solo di un po’ di affetto? Comprensione? Forse stava attraversando un momento difficile della sua vita e aveva chiesto aiuto implicitamente in quel modo? Scuote la testa violentemente, non poteva essere così, era quasi impossibile.
Era un motivo troppo banale, doveva esserci sicuramente dell’altro. Sakura non aveva detto nulla, probabilmente nemmeno lei sapeva, visto che non aveva mai parlato con Hinata seriamente in tutta la sua vita, sicuramente non le interessava nemmeno come si sentisse adesso. Già, Sakura adesso non era più la Sakura-chan di un tempo. Da quando aveva ucciso Sasuke, era tutta un’altra persona, per questo non le aveva più rivolto la parola.
Sbuffa, e sbatte un pugno contro il muro. Poi esce correndo, ha deciso, la farà finita una volta per tutte. Hinata-chan, aspettami.
 
Anche Hinata corre, gli darà delle spiegazioni, e si metterà il cuore in pace. Naruto non la ama, a questo punto non vale la pena nemmeno rimanere ad essere sua amica. Corre ancora più forte, e chiude gli occhi. Non si accorge nemmeno di aver urtato qualcuno, fin quando non sente un dolore atroce sul fondoschiena e alla nuca. Si massaggia il capo, e poi apre gli occhi, pentendosene subito dopo. Li spalanca, e dischiude le labbra, peccato che la voce non ne voglia sapere proprio di uscire.
Naruto sembra stia per ridere, ma non lo fa. Si alza, e le tende la mano per aiutarla. L’afferra titubante, ma non si fa aiutare ulteriormente per alzarsi, e lo fa da sola, stringendo solo un poco la mano del ragazzo. «Ti sei fatta male?» scuote la testa, e le fa male, ma non ci pensa, cercando di guardarlo negli occhi come meglio può.
«Ascoltami Hinata, io devo dirti una cosa importante.» Lo guarda ancora, poi aggiunge lei:«Anche io, e se mi permetti, vorrei parlare per prima.» Sembra stupito, ma la lascia fare, e con un cenno della mano la incita a cominciare. Hinata prende un bel respiro e chiude gli occhi, poi le parole escono da sole, una dopo l’altra senza che lei possa farci nulla.
«Ti devo delle spiegazioni immagino, ebbene ascoltami, perché non te lo ripeterò una seconda volta. O forse, è meglio dire una quarta… » Naruto sembra non capire, ma non osa interromperla. Stranamente nota che non arrossisce e non balbetta, come fa di solito, e questo un po’ gli dispiace, ma non riesce a spiegarsi il motivo. La fissa attento, non vuole perdersi nemmeno una parola di quello che sta per dirgli. «Quando sono venuta da te, ero arrabbiata. Mi sono sentita messa da parte, abbandonata. volevo che mi parlassi, e mi sentivo sola. Naruto-kun, te lo dirò questa volta, e poi non avremmo più nulla da dirci.»
Naruto fa un passo verso di lei, ed istintivamente Hinata indietreggia. Rimane sorpreso lui, e anche tremendamente dispiaciuto. Cosa sente lui per Hinata? Cos’è questa sensazione che prova solo con lei? Perché, dannazione! «Naruto, io sono innamorata di te, lo capisci o no?» La voce le trema, e Naruto non può fare a meno di notarlo. Spalanca gli occhi quando capisce a pieno la frase appena pronunciata dalla giovane.
Scoppia inaspettatamente in una fragorosa risata, e per la prima volta, Hinata vorrebbe che la smettesse immediatamente. Quella risata che lei tanto amava, aveva qualcosa di diverso, un non so ché di derisorio. «Ma dai Hinata, cosa stai dicendo? Non scherzare, su!» Stringe i pugni, Hinata, e vorrebbe tanto spaccargli la mandibola con un pugno in modo da impedirgli di ridere. Poi però, arrossisce di vergogna, e vorrebbe non averglielo mai detto.
Dannato Naruto-kun. Anzi, dannato Naruto!
 

Naruto era steso a terra, le braccia e le gambe gli facevano male. Poi una voce, era di una ragazza, di Hinata. Sì, era la sua voce.
Alzò lo sguardo, e la vide davanti a sé. Lei disse qualcosa.  Non riuscì a capire cosa, tutto era confuso, ma distinse delle parole. Disse: «Perché, Naruto-kun... io ti amo!»
Poi rosso. Rosso sangue.

 
Smette improvvisamente di ridere, ed osserva Hinata. Lei sta piangendo, di nuovo. Si sente un idiota, e si maledice mentalmente, non poteva davvero essere così. «Hinata, non può essere così… Tu sei-» e lei corre via, mentre Naruto vorrebbe solamente morire. Lei soffriva, sì, ma la colpa era soltanto sua. «Hinata-chan, ti chiedo scusa, sono un vero idiota Ma le sue parole si perdono nel vento, e probabilmente lei non le sentirà mai.
Ti amo anche io, Hinata. Davvero.
 
 

E la pioggia cade forte, scroscia sulle porte e sulle finestre, battendo sui tetti e scivolando giù per le tubature.
Il tuo sole si è spento, Naruto-kun?

 
 
 
 

Note dell’autrice:
Emh… ciao a tutti, come va? *Si nasconde dietro alle parole scritte in inchiostro per evitare i pomodori e le bucce di banana(?)”
Beh, cosa dire di questa One-shot così deprimente? Non ci credo che alla fine non li ho fatti mettere insieme, sono un vero mostro! D:
Però, devo dire che almeno si amano entrambi, perciò non è poi così male… (Si, si, come no) A parte questo, devo dire che scrivere questa storia mi è piaciuto molto, è stato un esperimento anche questo, perché è la prima volta che scrivo al presente (Mamma mai, sono fiera di me! u.u.) e anche la prima volta che faccio una fic. simile, non mi ero mai cimentata in cosa così, è un’esperienza nuova per me. :)
Cos’altro dire, ci sono rimasta malissimo, perché all’inizio, ho cominciato questa storia convinta che avrei fatto un finale degno di nota e felice, invece mi ritrovo con questo… Però, stranamente questa fic. Mi soddisfa, e devo ammettere che sono felice del risultato.
Beh, che altro dire, spero sia piaciuta anche a voi, e che mi scriviate cosa ne pensate, le recensioni fanno sempre piacere a tutti, anche quelle negative.
Un grazie a tutti quelli che hanno trovato il coraggio di leggerla e di arrivare alla fine, mi fate veramente felice! Un bacione. Kiss <3
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: JunoEFP