Disclaimer: i personaggi di questa storia li ho usati per puro diletto, ma appartengono a JKR o a chi ne detiene i diritti.
Nota: questo è un prequel, di Freddo e Truth, ma si può leggere da solo. Per chi ha già letto gli altri, vorrei solo dire che forse i personaggi vi sembreranno leggermente diversi, ma a questo rispondo che lo sono, perché non hanno ancora sperimentato i risultati dovuti alle loro scelte, gli orrori di una guerra. Detto questo, auguro a tutti una
Buona Lettura
Faith
La biblioteca era immersa nella
penombra silenziosa. Dalle
enormi vetrate s’intravedeva il cielo scuro, dove nuvole
incupite passavano
brontolando davanti alla luna rossa. Eppure, ancora qualche studente si
attardava fra gli scaffali polverosi. Per la precisione, erano due, del
settimo
anno.
I passi di Hermione Granger
rimbombavano nella stanza, e
mentre portava al suo tavolo una pila di tomi voluminosi, sentiva su di
sé uno
sguardo che la seguiva attento. Da un angolo, il taciturno Blaise
Zabini stava
osservando la chioma cespugliosa della ragazza muoversi lungo il
corridoio
angusto, il mento appoggiato su una mano, un libro dimenticato sul
tavolo.
Finalmente, lei alzò lo
sguardo su di lui, con aria
interrogativa. Non vedendo alcuna reazione, sospirando andò
a sedergli di
fronte, le mani incrociate sul tavolo. In quella fioca luce, poteva
vedere
marcati i suoi lineamenti esotici, mentre la pelle aveva assunto un
colore
incredibilmente ambrato. Lei, invece, pareva uno spettro. Da mesi,
ormai,
dormiva poco o male. Probabilmente da quando i suoi due migliori amici
avevano
deciso di partire per una ricerca lunga e disperata, convincendola
però a
restare ad Hogwarts. Questa mancanza era evidente nel viso scarno e
nella
profondità degli occhi, cerchiati di rosso. Tuttavia,
conservava un certo
fascino, di potente e morbosa lucidità.
Continuarono a fissarsi a lungo, fino
a quando lei non
sbottò. “Vuoi dirmi qualcosa, Zabini?”
chiese.
“Credo di
sì,” rispose lui, enigmatico. “Stavo
solo
riflettendo, pensieri casuali da notte inoltrata”.
“E allora perché
mi seguivi, con lo sguardo?”
Lui fece spallucce. “
Perché sei l’unica persona qui dentro,
e i tuoi passi mi stavano distraendo”.
“Scusa,”
ribatté lei alzandosi. “Cercherò di
fare più
piano”.
Una mano la bloccò e la
voce roca del ragazzo la sorprese.
“Le mie riflessioni riguardano anche te”.
Lei si voltò, allibita.
“Che cosa vuoi?” chiese, in una nota
di isterismo.
Lui sorrise rassicurante, facendole
segno di accomodarsi.
Quando si fu seduta, rispose, pacato. “Stavo pensando proprio
a quello. A cosa
voglio. Poi ti sei alzata, intromettendoti nelle mie elucubrazioni;
allora mi
sono chiesto che cosa potessi cercare tu".
Lei s’irrigidì.
“Cosa intendi?”
“Cosa cerchi, tu, nella
vita?”
Lei si soffermò un attimo
a pensare. “Ciò che cercano tutti,”
rispose dopo un po’. “La felicità, ma
anche la conoscenza. Perché?”
Lui sorrise ermetico. “Come
ti dicevo, solo una curiosità.”
Si fermò. "Anche io cerco la conoscenza. La conoscenza
dà il potere".
Fece un'altra pausa, per permetterle di assimilare le implicazioni
della sua
ammissione.
Infatti lei lo squadrò
sorpresa. “Potere? E cosa pensi di
farci con il potere della conoscenza?”
“Quello che ho sempre
fatto.” Il suo sguardo era
impenetrabile. “Stare sullo sfondo, a guardare e controllare
le azioni
altrui".
“Hai ragione, dietro si sta
più comodi,” mormorò lei. “Ma
credo comunque che sia importante anche la prima linea. Non basta la
strategia,
non è sufficiente a raggiungere i propri scopi. Se vuoi
arrivare a qualcosa,
devi sudare in prima persona; devi essere tu a combattere, non qualcun
altro".
“Carina la metafora sulla
guerra,” sogghignò. “È così che pensi
di raggiungere la tua
felicità? Combattendo?”
In lei, si presentò
l’immagine di un ragazzo dai capelli
rossi. Del suo
ragazzo dai capelli rossi. La sua voce un po’ sbiadita che le
ricordava Stai
fraternizzando col nemico. Non vi badò.
Annuì. Rispose.
“Esattamente. Sconfiggendo V-v-voldemort”.
Blaise inarcò un
sopracciglio, mantenendo tuttavia la sua
posizione disinteressata. “Sei sicura? Non credi che anche il
signore oscuro
possa trovare un modo per renderti felice, per lasciarti esercitare le
tue
capacità, le tue conoscenze?” chiese, una piccola
fiamma d’interesse sincero
negli occhi viola.
“Sinceramente?”
“Sinceramente”.
Lei sospirò.
Perché si stava confidando con Zabini?
Non lo sapeva, ma sentiva di doversi sfogare,
per trovare rassicurazione fra le sue stesse parole. “Ebbene.
Non credo che
Voldemort” e disse il nome con più sicurezza,
“sia proprio la persona giusta per
scoprire le mie qualità. Lui è solo un tiranno. O
almeno è quello che vorrebbe
essere.” Di questo era convinta, il suo tono era sicuro.
“Ma non sono forse proprio
i tiranni a circondarsi delle
persone più capaci?”
"Immagino di sì, ma credo
che come minimo debbano
condividere l’ideologia”.
Occhi marroni e occhi viola si
sorrisero complici.
“Hai ragione, Granger.
Allora perché sei così convinta che
il Signore Oscuro sia il male? Perché credi che una volta
sconfittolo ci sarà
la pace, la felicità?”
“Tu non credi?”
chiese lei al ragazzo che le sedeva di
fronte.
Uno scheletro di luna
gettò sui due ragazzi la sua luce.
L’intera scena assunse allora i toni del sogno,
dell’irreale.
“No." negò lui.
"Sappiamo benissimo entrambi che
non basta sconfiggere un
cattivo; il male è radicato nell'uomo, la ricerca del
potere è più diffusa di quanto tu non creda. Non
ci sarà mai la pace che
cerchi, ed è la storia stessa ad insegnarcelo. Ci saranno
sempre guerre da
combattere, sacrifici da compiere, amori da perdere.” Si
fermò, Per osservare
la reazione a quelle parole.
Ma lei sorrise, per la prima volta in
quei mesi. Un sorriso
che sapeva un po’ di follia, di ossessione. Si
infervorò, e le sue gote
imporporate stridevano al contrasto con la sua carnagione lunare.
“Forse hai ragione,
ma ti spingi troppo avanti. Se sconfiggeremo Voldemort e i suoi
seguaci, allora
avrò la pace che cerco, ed è in questo che credo,
questo che spinge a
continuare la ricerca di una via, un modo per realizzarmi. È
per questo che
consumo le mie energie, per questo che soffro ora, o che Harry ha
sacrificato
tanto. Perché sono convinta che siano di più
quelli che cercano la pace,
rispetto a coloro che aspirano al potere. Lottiamo e lotteranno
perché vogliamo
imparare dalla storia, evitare che ciclicamente si ripeta, come ha
fatto
finora.”
S’interruppe per prendere
fiato e lui non disse nulla.
Voleva veramente capire; sul suo viso era dipinta
un’espressione attenta, la
sua mente lavorava. Lei sapeva come usare le parole.
“Forse ti
sembrerà un’utopia, Blaise,” lo
guardò con
tenerezza mista a comprensione. “E forse hai ragione. Ma
almeno abbiamo
qualcosa per cui vivere, non soffriamo invano. È tutta una
questione di fede”.
Lui annuì. Si erano capiti.
Nel silenzio che seguì la
sua affermazione, improvvisamente
il sogno di quel dialogo s’interruppe. Si riscossero, colpiti
entrambi da
stanchezza. Lui fu il primo ad alzarsi. Prese il suo libro, che era
rimasto
aperto e inosservato tutto il tempo, lo mise in borsa e poi
spostò nuovamente
la sua attenzione sulla ragazza, che nel frattempo non si era mossa.
“Buona ricerca, Hermione Granger” mormorò, e con eleganza uscì dalla biblioteca.
Nota: Un grazie particolare a FrancyBlack (la mia Beta) e a mio fratello, che per la prima volta ha apprezzato una mia storia!! Inoltre, ringrazio tutti quelli che leggeranno e recensiranno.