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Autore: Ladym    07/04/2007    4 recensioni
Nella biblioteca silenziosa, occhi marroni e occhi viola s'incontrano e si scontrano in un futuro pieno o privo di fede.
prequel di Freddo e Truth, ma può essere letto singolarmente.
attenzione piccolo spoiler 6°libro.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi di questa storia li ho usati per puro diletto, ma appartengono a JKR o a chi ne detiene i diritti.

 

Nota: questo è un prequel, di Freddo e Truth, ma si può leggere da solo. Per chi ha già letto gli altri, vorrei solo dire che forse i personaggi vi sembreranno leggermente diversi, ma a questo rispondo che lo sono, perché non hanno ancora sperimentato i risultati dovuti alle loro scelte, gli orrori di una guerra. Detto questo, auguro a tutti una

Buona Lettura

 

 

Faith

 

La biblioteca era immersa nella penombra silenziosa. Dalle enormi vetrate s’intravedeva il cielo scuro, dove nuvole incupite passavano brontolando davanti alla luna rossa. Eppure, ancora qualche studente si attardava fra gli scaffali polverosi. Per la precisione, erano due, del settimo anno.

I passi di Hermione Granger rimbombavano nella stanza, e mentre portava al suo tavolo una pila di tomi voluminosi, sentiva su di sé uno sguardo che la seguiva attento. Da un angolo, il taciturno Blaise Zabini stava osservando la chioma cespugliosa della ragazza muoversi lungo il corridoio angusto, il mento appoggiato su una mano, un libro dimenticato sul tavolo.

Finalmente, lei alzò lo sguardo su di lui, con aria interrogativa. Non vedendo alcuna reazione, sospirando andò a sedergli di fronte, le mani incrociate sul tavolo. In quella fioca luce, poteva vedere marcati i suoi lineamenti esotici, mentre la pelle aveva assunto un colore incredibilmente ambrato. Lei, invece, pareva uno spettro. Da mesi, ormai, dormiva poco o male. Probabilmente da quando i suoi due migliori amici avevano deciso di partire per una ricerca lunga e disperata, convincendola però a restare ad Hogwarts. Questa mancanza era evidente nel viso scarno e nella profondità degli occhi, cerchiati di rosso. Tuttavia, conservava un certo fascino, di potente e morbosa lucidità.

Continuarono a fissarsi a lungo, fino a quando lei non sbottò. “Vuoi dirmi qualcosa, Zabini?” chiese.

“Credo di sì,” rispose lui, enigmatico. “Stavo solo riflettendo, pensieri casuali da notte inoltrata”.

“E allora perché mi seguivi, con lo sguardo?”

Lui fece spallucce. “ Perché sei l’unica persona qui dentro, e i tuoi passi mi stavano distraendo”.

“Scusa,” ribatté lei alzandosi. “Cercherò di fare più piano”.

Una mano la bloccò e la voce roca del ragazzo la sorprese. “Le mie riflessioni riguardano anche te”.

Lei si voltò, allibita. “Che cosa vuoi?” chiese, in una nota di isterismo.

Lui sorrise rassicurante, facendole segno di accomodarsi. Quando si fu seduta, rispose, pacato. “Stavo pensando proprio a quello. A cosa voglio. Poi ti sei alzata, intromettendoti nelle mie elucubrazioni; allora mi sono chiesto che cosa potessi cercare tu".

Lei s’irrigidì. “Cosa intendi?”

“Cosa cerchi, tu, nella vita?”

Lei si soffermò un attimo a pensare. “Ciò che cercano tutti,” rispose dopo un po’. “La felicità, ma anche la conoscenza. Perché?”

Lui sorrise ermetico. “Come ti dicevo, solo una curiosità.” Si fermò. "Anche io cerco la conoscenza. La conoscenza dà il potere". Fece un'altra pausa, per permetterle di assimilare le implicazioni della sua ammissione.

Infatti lei lo squadrò sorpresa. “Potere? E cosa pensi di farci con il potere della conoscenza?”

“Quello che ho sempre fatto.” Il suo sguardo era impenetrabile. “Stare sullo sfondo, a guardare e controllare le azioni altrui".

“Hai ragione, dietro si sta più comodi,” mormorò lei. “Ma credo comunque che sia importante anche la prima linea. Non basta la strategia, non è sufficiente a raggiungere i propri scopi. Se vuoi arrivare a qualcosa, devi sudare in prima persona; devi essere tu a combattere, non qualcun altro".

“Carina la metafora sulla guerra,” sogghignò. “È  così che pensi di raggiungere la tua felicità? Combattendo?”

In lei, si presentò l’immagine di un ragazzo dai capelli rossi. Del suo ragazzo dai capelli rossi. La sua voce un po’ sbiadita che le ricordava Stai fraternizzando col nemico. Non vi badò. Annuì. Rispose. “Esattamente. Sconfiggendo V-v-voldemort”.

Blaise inarcò un sopracciglio, mantenendo tuttavia la sua posizione disinteressata. “Sei sicura? Non credi che anche il signore oscuro possa trovare un modo per renderti felice, per lasciarti esercitare le tue capacità, le tue conoscenze?” chiese, una piccola fiamma d’interesse sincero negli occhi viola.

“Sinceramente?”

“Sinceramente”.

Lei sospirò. Perché si stava confidando con Zabini?  Non lo sapeva, ma sentiva di doversi sfogare, per trovare rassicurazione fra le sue stesse parole. “Ebbene. Non credo che Voldemort” e disse il nome con più sicurezza, “sia proprio la persona giusta per scoprire le mie qualità. Lui è solo un tiranno. O almeno è quello che vorrebbe essere.” Di questo era convinta, il suo tono era sicuro.

“Ma non sono forse proprio i tiranni a circondarsi delle persone più capaci?”

"Immagino di sì, ma credo che come minimo debbano condividere l’ideologia”.

Occhi marroni e occhi viola si sorrisero complici.

“Hai ragione, Granger. Allora perché sei così convinta che il Signore Oscuro sia il male? Perché credi che una volta sconfittolo ci sarà la pace, la felicità?”

“Tu non credi?” chiese lei al ragazzo che le sedeva di fronte.

Uno scheletro di luna gettò sui due ragazzi la sua luce. L’intera scena assunse allora i toni del sogno, dell’irreale.

“No." negò lui. "Sappiamo benissimo entrambi che non basta sconfiggere un cattivo; il male è radicato nell'uomo, la ricerca del potere è più diffusa di quanto tu non creda. Non ci sarà mai la pace che cerchi, ed è la storia stessa ad insegnarcelo. Ci saranno sempre guerre da combattere, sacrifici da compiere, amori da perdere.” Si fermò, Per osservare la reazione a quelle parole.

Ma lei sorrise, per la prima volta in quei mesi. Un sorriso che sapeva un po’ di follia, di ossessione. Si infervorò, e le sue gote imporporate stridevano al contrasto con la sua carnagione lunare. “Forse hai ragione, ma ti spingi troppo avanti. Se sconfiggeremo Voldemort e i suoi seguaci, allora avrò la pace che cerco, ed è in questo che credo, questo che spinge a continuare la ricerca di una via, un modo per realizzarmi. È per questo che consumo le mie energie, per questo che soffro ora, o che Harry ha sacrificato tanto. Perché sono convinta che siano di più quelli che cercano la pace, rispetto a coloro che aspirano al potere. Lottiamo e lotteranno perché vogliamo imparare dalla storia, evitare che ciclicamente si ripeta, come ha fatto finora.”

S’interruppe per prendere fiato e lui non disse nulla. Voleva veramente capire; sul suo viso era dipinta un’espressione attenta, la sua mente lavorava. Lei sapeva come usare le parole.

“Forse ti sembrerà un’utopia, Blaise,” lo guardò con tenerezza mista a comprensione. “E forse hai ragione. Ma almeno abbiamo qualcosa per cui vivere, non soffriamo invano. È tutta una questione di fede”.

Lui annuì. Si erano capiti.

Nel silenzio che seguì la sua affermazione, improvvisamente il sogno di quel dialogo s’interruppe. Si riscossero, colpiti entrambi da stanchezza. Lui fu il primo ad alzarsi. Prese il suo libro, che era rimasto aperto e inosservato tutto il tempo, lo mise in borsa e poi spostò nuovamente la sua attenzione sulla ragazza, che nel frattempo non si era mossa.

“Buona ricerca, Hermione Granger” mormorò, e con eleganza uscì dalla biblioteca.

Nota: Un grazie particolare a FrancyBlack (la mia Beta) e a mio fratello, che per la prima volta ha apprezzato una mia storia!! Inoltre, ringrazio tutti quelli che leggeranno e recensiranno.

 

 

 

 

  
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