Libri > Il diario del vampiro
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Autore: immy    22/09/2012    6 recensioni
La premessa per leggere questa storia è che vi dimentichiate tutto ciò che ha scritto la Smith sui protagonisti... sono tutti umani innanzitutto e siamo ai nostri tempi.
Giuseppe chiede ad Elena di sposarlo, Damon naturalmente ci mette lo zampino di mezzo e combina un disastro che finirà per deudere molto la sua "sorellina" Bonnie.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il piccolo studio da falegname, dove tutto era interamente fatto in legno, accoglieva come sempre Giuseppe McCullough mentre scolpiva su una lastra di legno provando a ritrarre Bonnie, sua figlia, prendendo spunto da una sua foto. In quel momento la giovane figlia del miliardario in camera sua, si stava sistemando i lunghi capelli ricci per uscire, si accorse che erano cresciuti molto dall’ultima volta che li aveva tagliati, infatti le arrivavano quasi al fondo schiena.

A Bonnie erano sempre piaciuti i suoi capelli ricci e rossi, ma ogni volta che li tagliava si gonfiavano moltissimo, finendo per sembrare una palla di fieno, per questo un anno prima si decise a farseli crescere, infatti appesantendosi, non si sarebbero gonfiati più del dovuto e facendo mezzo giro su se stessa, in modo da guardarli meglio allo specchio si rese conto che aveva fatto bene, ora infatti adorava i suoi capelli, non aveva più niente di cui lamentarsi. Dopo essere tornata sulla terraferma andò verso la portafinestra, alle spalle del suo letto per aprire le tende, che impedivano alla luce del sole di illuminare la stanza. Dopo averlo fatto, infatti, la stanza con la moquette e le pareti bianche rifletterono la luce sui mobili in legno e sull’armadio con un'anta a specchio facendoli sembrare più luminosi, la sua camera sembrava splendere di luce propria.

Aperte le tende e anche la portafinestra Bonnie procedette con il cambio delle lenzuola, sapeva che lo potevano fare i numerosi domestici che aveva in casa, ma non le sembrava giusto buttargli addosso anche il peso della sua camera da riordinare, Bonnie non lasciava mai mettere in ordine la sua camera a nessuno. Perché far rimettere in ordine ai poveri domestici la camera che usava soltanto lei e che quindi era lei a disordinare? Loro avevano già abbastanza da fare per conto loro, quindi alle faccende che riguardavano lei o la sua camera se li sbrigava da sola.

La Rossa, quel mattino era particolarmente di buon umore, per ciò decise di stendere sul suo letto matrimoniale delle lenzuola bianche, come il resto della stanza, ma che facevano contrasto con il rosso della testata del letto e in fine per dare un po’ di colore al tutto mise sopra al letto una copertina rossa, dopo aver dato un ultima occhiata alla stanza uscì, per andare a dare il buongiorno al fratello minore.

La camera di Matt era disordinatissima, come al solito, era arredata a regola d’arte per un bambino, tutti i mobili erano rigorosamente in legno, ma con la facciata blu, il letto disfatto e tutti i giochi sparsi per terra, la camera era piccola e per questo ogni minima cosa fuori posto la faceva sembrare sottosopra; con Matt c’era anche la loro tata, Denise, una giovane donna francese, che in quel momento lo stava aiutando a mettere una felpa.

<< Bonjour Mademoiselle. >> la salutò Bonnie.

<< Bonjour. >> risposero al saluto Matt e la tata.

Denise, da quanto ricordava Bonnie era sempre stata con loro, sua madre, infatti l’aveva presa a lavorare non appena aveva scoperto di essere incinta. La tata era una persona buonissima, quel genere di persona che dà senza mai pretendere, lo si poteva vedere dai suoi dolci occhi castani, la donna infatti aveva lineamenti molto delicati e proporzionati; non era troppo alta, ma neanche troppo bassa, un naso piccolo e dritto, zigomi alti e dei lunghi e liscissimi capelli castano scuri. Da quando Abbie, la madre di Bonnie, era morta dieci anni prima Denise si era presa cura sia di lei che di Matt come fossero figli suoi.

<< Fai il tuo letto Matt. Hai buttato il tuo pigiama per terra dopo averlo tolto anche oggi. >> lo rimproverò Bonnie, scherzosamente.

La tata lo guardò per pochi secondi, dopodiché lo fece girare verso il letto. << Coraggio … metti a posto. >> gli intimò.

<< Dopo colazione! >> si lamento il piccolo di casa, seguendo la sorella al piano inferiore, ma la mademoiselle lo fermò << No, adesso. >> gli disse scompigliandogli i capelli affettuosamente.

La risposta di Matt fu un sonoro sbuffo e il ritorno nella sua camera da letto sbattendo i piedi per terra, con fare scocciato.

Bonnie, nel frattempo, di buon umore si diresse attraverso il lungo corridoio, che ospitava le varie stanze, anche qui il colore predominante era il bianco. I muri erano ricoperti da una pregiata carta da parati, bianca con motivi florali di colore dorato, la larghezza del corridoio poi permise ai padroni di casa di appendere foto di famiglia qua e là lungo il suddetto, il pavimento poi era ricoperto da una moquette, sempre bianca, decorata con arabeschi dorati come in tutta la casa, verso la fine del corridoio Bonnie vide che la porta della stanza di suo padre era chiusa, segno che non era in camera, per cui la Rossa tirò dritto, e sempre saltellando scese le ampie scale accarezzando il corrimano in legno lucidato.

<< Camille, non dimenticare di innaffiare le piante! >> sentì urlare una delle domestiche.

<< Sì! >> rispose la ragazza che stava già salendo le scale con un innaffiatoio in mano.

<< Camille, ho già innaffiato quella nella mia stanza. >> la avvisò Bonnie scendendo gli ultimi gradini della scala.

<< Grazie. >> le disse Camille imbarazzata, era una ragazza molto timida, infatti arrossiva per qualsiasi cosa, e ciò la rendeva tenera agli occhi della Rossa, le piaceva, trovava i suoi grandi occhi marroni molto sinceri e adorava i suoi lunghi capelli color mogano, aveva una bocca piccola, ma carnosa e ogni volta che sorrideva le si formavano delle belle fossette sulle guance.

Bonnie, dopo averla salutata aprì la grande porta bianca della cucina, a pochi passi dalle scale, dopodiché si appoggiò allo stipite della porta sorridendo ai domestici, indaffarati a preparare la colazione per tutta la casa.

<< Buongiorno. >> disse attirando la loro attenzione.

<< Buongiorno signorina. >> risposero i domestici, affettuosi solo come un genitore poteva esserlo con i propri figli.

Bonnie si diresse verso Jebediah, un grande e anziano signore , anche lui in cucina ad aiutare la moglie, stampandogli un dolce bacio sulla guancia.

<< Ma buongiorno cara. Ogni giorno diventi più bella. >> disse come ogni mattina, facendo nascere un bellissimo sorriso sul volto della giovane, ma facendola anche arrossire.

Jeb, assomigliava molto a sua figlia, Camille, anche lui infatti aveva capelli scuri, che con il tempo si erano ricoperti di tanti piccoli fili d’argento e grandi occhi maroni.

Dopo averlo ringraziato, ancora rossa, Bonnie si diresse spedita verso l’uscita della cucina, ma alla porta andò quasi a sbattere contro una domestica che stava uscendo dalla cucina per portare una torta sul tavolo del giardino, dove avrebbero fatto colazione.

<< Attenta! >> la avvisò, Sue, la domestica in questione bonariamente.

Bonnie fece uno sguardo allarmato a mò di scusa e alzò le braccia in segno di resa ridacchiando.

<< Porta anche il the. >> intervenne la signora Flowers nonché moglie di Jeb.

La domestica dovette tornare in dietro a prendere il the e Bonnie, approfittando di quel momento scappò in giardino che non era altro che una grandissima distesa di erba che contornava l’intera villa ( Bonnie, infatti, una volta si ritrovò a domandarsi se un campo da calcio era più piccolo o meno, non invidiava affatto i poveri Jeb e Stefan che dovevano prendersene cura ) dove erano piantati molti fiori a delimitarne il perimetro.

Nel giardino c’era anche un piccolo labirinto fatto di cespugli, siepi ed arbusti che portavano allo studio privato di Giuseppe, dove era solito armeggiare con il legno.

Il giardino, o forse “giardino” non era il termine adatto, magari "parco" avrebbe reso meglio l’idea, era provvisto anche di una serra; Giuseppe ci teneva molto ad averla sempre curata perché prima della sua morte Abbie passava intere giornate a leggere libri sui fiori sognando un giorno di poterli vedere quasi tutti dal vivo, il marito così le fece costruire una serra e ci fece mettere tutti i fiori preferiti dalla moglie, poi lei la aggiornò comprandone sempre di nuovi, mai uguali a quelli che aveva già. La serra così conteneva quasi tutti i fiori e le piante che Abbie aveva visto sui suoi libri. In giardino, poi avevano anche una bella piscina, che Stefan e Jeb si occupavano periodicamente di pulire e cambiare l’acqua se necessario. Mentre Bonine passeggiava lentamente per il giardino, senza fretta godendosi la giornata e il profumo di fresco, quello dell’erba appena falciata, pensò a quanto suo padre era cambiato rispetto a quando Abbie era appena morta.

Bonnie era molto contenta, che suo padre avesse superato il lutto. Era finalmente tornato a sorridere. Continuò ad andare avanti pian piano finché non di affacciò alla porta aperta dello studio, che poi tanto “studio” non era. Sembrava più che altro una piccola casetta di legno, come quelle che si possono trovare in montagna piena di attrezzi da falegname appesi al muro poi in un angolo in disparte c’erano tutte le cose che Giuseppe aveva creato, che non sapeva ancora dove mettere, si partiva da un banale portapenne fino ad arrivare a portagioie, divanetti, poltroncine e varie altre cose poi in un altro posto in disparte, sotto una grande finestra c’era la scrivania che Giuseppe usava per creare piccole cose, come stava facendo in quel momento, con martello e scalpello, sembrava concentrato con quello che stava facendo, Bonnie se ne accorse dalla ruga che gli increspava la fronte; la ruga, infatti, faceva capolino ogni volta che Giuseppe era concentrato, o irritato.

 

Scolpire nel legno era l’Hobby preferito di Giuseppe, lo rilassava e, a volte, lo usava per sfogarsi nei momenti di rabbia.

Bonnie, da diversi minuti era appoggiata allo stipite della porta a guardare suo padre mentre scolpiva, felice di vederlo spensierato. Da tempo, il padre dimostrava anche più dei suoi effettivi 56 anni, la ruga che di solito aveva in fronte quando era in preda a stati d'animo negativi, non lo abbandonava più, i suoi capelli mori stavano pian piano sbiancando e... sì suoi occhi marroni, li aveva ereditati da lui e in quel momento erano luminosi e fissi su di lei. Dopo la morte della madre si erano tutti un po’ spenti con lei, solo da pochi anni, in casa, era tornata la spensieratezza di un tempo.

<< Buongiorno papà. >> salutò Bonnie, richiamando l’attenzione del padre, per poi dagli un bacio sulla guancia.

<< Buongiorno dolcezza. >> ricambiò il saluto, ma non prima di aver nascosto il ritratto scolpito di Bonnie, non lo aveva ancora finito e non voleva che la ragazza lo vedesse incompiuto.

<< Me lo fai vedere oggi? Ti prego! >> erano giorni che la Rossa era curiosa di vedere quello che il padre stava scolpendo, ma lui glielo aveva sempre negato.

<< No. Quando sarà finito. >> rispose Giuseppe sicuro di sé, glielo avrebbe fatto vedere una volta finito, per farle una sorpresa.

<< Mi dici almeno che cos’è? >> lo pregò Bonnie.

<< Sto cercando di scolpire un tuo ritratto, ma direi che sono ancora molto lontano dal riuscire a farlo simile a te. >> le rivelò il padre facendo il muso.

<< Andiamo. >> rispose Bonnie tirando il padre per un braccia mentre ridacchiava.

Lui si alzò, la circondò con entrambe le braccia e abbracciati si diressero verso il giardino dove avrebbero fatto colazione tutti insieme, d'estate avevano l’abitudine di mangiare sempre in giardino.

<< Dove sono Matt e Denise? >> domandò Giuseppe mentre passavano accanto alla piscina.

<< Matt sta rifacendo il suo letto. >> rispose Bonnie.


 

Matt era intento a sistemare il proprio letto quando all’improvviso sentì il suono di un clacson e sospettando di sapere di chi si trattasse si diresse di corsa verso il balcone della sua stanza, quando si affacciò notò che dal cancello stava entrando una macchina nera.

<< Sì! Damon è qui. >> esultò urlando.

<< Sì! È qui. Damon è qui! >> Matt rientrò urlando in camera, per poi uscirne esultando ancora.

<< Matt, calmati ti prego! >> gli disse Denise dopo aver fatto una risatina.

Intanto, Damon nel cortile dell’entrata della villa scendeva dalla Mercedes con fare teatrale, come se fosse un divo di Hollywood, mentre Stefan, il facchino nonché l’autista stava già tirando fuori le numerose valige dal portabagagli.

<< Stefan, mi porgi la valigia marrone, per cortesia? >> gli domandò Damon dopo essersi tolto gli occhiali da sole e alzato lo sguardo per guardare la villa che non vedeva da diversi mesi.

<< Ok. >> rispose il giovane educato.

<< Damon! >> urlò Matt scendendo le scale, felice di rivederlo dopo tanto tempo.

<< Hey campione! Come stai? >> urlò quest’ultimo felice anch’esso di rivedere Matt, che gli si buttò letteralmente fra le braccia. La scena dell’evidente affetto che legava i due fece sorridere Stefan intenerito.

<< Sto benissimo, tu? >> domandò Matt, ancora sorridendo, felice.

<< incredibile! >> mormorò Damon alzando Matt per guardarlo dritto negli occhi e stupendosi di quanto fosse cresciuto Matt.

<< Ma non dovevi tornare la scorsa settimana? >> domandò Matt ignorando l’esclamazione di Damon.

Nel frattempo Stefan che era finalmente riuscito a trovare la famosa valigetta marrone tra le tante altre di Damon, la passò al proprietario, che gli sorrise, grato, dopodiché riservò tutta la sua attenzione a Matt, che stava ancora aspettando una risposta.

<< Quando una giovane e bellissima donna, si mise praticamente in ginocchio, chiedendomi di rimanere, non me la sentì di tornare, deludendola, perciò ho prolungato il mio soggiorno di una settimana. >> raccontò Damon.

Il ragazzo, infatti, era il classico sciupafemmine, aveva grande fascino e grazie al suo carattere da seduttore era in grado di conquistare chiunque e la cosa peggiore è che ne era consapevole.

<< Quanto era carina? >> domandò Matt, curioso.

Damon si limitò a scompigliare i capelli al piccolo di casa, sorridendo della sua curiosità.

<< A chi assomigliava questa volta? Angelina Jolie di nuovo? >> domandò ancora, deciso più che mai a far parlare Damon.

Quest’ultimo, scoppiò in una fragorosa risata, mentre entravano in casa, ma dovette subito smettere di ridere perché Denise, davanti all’ingresso li guardava con aria fintamente rimproveratoria.

<< Vergognati Matt, non si dicono certe cose. >> disse Damon, facendo il finto scandalizzato.

<< Mademoiselle … comment allez-vous? >> domandò Damon a Denis.

<< Bentornato Damon. >> Denis gli diede il benvenuto stringendogli la mano e sorridendogli, gentile come sempre.

<< È un vero piacere rivederti. >> le disse Damon facendole il baciamano, dopodiché le diede un bacio sulla guancia imbarazzandola e lui, consapevole di averla imbarazzata e sapendo del fascino che esercitava sulle donne si lasciò scappare un sorriso.

<< Ho tante cose da dirti. Parigi era stupenda. Magnifique! >> continuò.

<< Ovviamente. >> rispose Denise sorridendo.

<< Signor Damon, bentornato. >> intervenne Camille, imbarazzata dalla sua presenza; la ragazza stava giusto scendendo dal piano superiore, dove aveva da poco finito di innaffiare le piante.

<< Come va Camille? >> rispose Damon sorridendole.

La ragazza, in risposta, abbassò lo sguardo arrossendo, facendo di nuovo sorridere il Moro.

<< C’è qualcuno in giardino? >> domandò improvvisamente Damon a Matt.

<< Sì, andiamo a fargli una sorpresa! >> disse Matt trascinando Damon per un braccio.

In quel momento Stefan stava giusto rientrando con le valigie di Damon.

<< Buongiorno. >> lo salutò una sorridente Denise, dopodiché si diresse anche lei verso il giardino.

<< Buongiorno signorina Denise. >> rispose il ragazzo educatamente.

<< Vieni che ti aiuto con i bagagli. >> disse Camille rivolgendosi a Stefan, dopodiché provò a prendere la valigia che il ragazzo aveva in mano, in modo che lui andasse a prendere le altre, ma il peso della valigia la sorprese.

<< Oddio! Ma è pesantissima! >> esclamò la ragazza.

<< Non preoccuparti, la porto su io. >> rispose Stefan per poi prendere le scale, portando le valige nella stanza di Damon.

<< Non sforzarti troppo per tirarla su, con l’andare del tempo potresti farti male. >> gli raccomandò Camille, preoccupata.


 


 

Nel frattempo in giardino, Matt corse verso Bonnie e Giuseppe che stavano facendo colazione.

<< Guardate chi c’è … guardate! >> urlò il ragazzino mentre correva dai due.

Poco dopo dietro a Matt arrivò Damon, con un grande sorriso, sventolando la mano, in modo teatrale, facendo ridere i presenti, tranne Bonnie che non appena lo dive si voltò verso il tavolo con un espressione turbata.

<< Oh è Damon. >> Mormorò Giuseppe felice, prima di alzarsi, andando verso il nuovo arrivato, per salutarlo.

<< Zio! >>

<< Dov’eri, fuggiasco?! >> lo accusò scherzosamente lo “zio”. Damon, infatti, non aveva legami di sangue con la famiglia Salvatore, ma anni prima, quando lui aveva undici anni, e Bonnie sei, i genitori di Damon, cari amici di Giuseppe, morirono improvvisamente, e l’allora ancora molto giovane, Damon, non aveva altri famigliari che lo volevano tenere con loro. Per ciò Giuseppe decise di prenderlo sotto la sua ala e trattarlo come uno dei suoi figli.

<< Le mie speranze che tu ritornassi stavano ormai barcollando, avevi anche il telefono spento. >> lo informò Giuseppe, per poi abbracciarlo.

<< Eravamo preoccupati. Potevi almeno chiamare. >> lo rimproverò bonariamente lo “zio” mentre ancora lo abbracciava.

<< Sì hai ragione zio, ti chiedo scusa. >> rispose Damon sciogliendo l’abbraccio, per poi mettere la sua valigetta marrone su una sedia, liberandosi dell’ingombro.

<< Avresti almeno potuto chiamare a nostro carico, se non avessi avuto soldi. >> intervenne Bonnie, rimproverandolo, era per quello che non si era alzata a salutarlo, erano sempre stati molto uniti e il fatto che lui non avesse chiamato l’aveva fatta preoccupare e anche che dopo essere tornato avesse liquidato la questione con un “Hai ragione, ti chiedo scusa” l’aveva fatta arrabbiare parecchio.

<< Tesoro! Che succede? >> domandò Damon, mentre faceva il giro del tavolo per avvicinarsi a lei, ma quando provò a darle un bacio sulla guancia lei si scansò, ancora arrabbiata.

<< Non! Non ci provare, vai via. >> gli intimò Bonnie.

Nascondendosi per un momento la faccia con le mani, affinché lui non pensasse di darle un bacio ugualmente.

<< Siamo di cattivo umore oggi? >> mormorò Damon, burbero, appoggiando le mani sul tavolo, in modo da chinarsi, e guardare Bonnie bene in faccia.

Giuseppe e Matt guardavano la scena sorridendo.

<< Mademoiselle ti puoi sedere vicino a me per favore? >> domandò Bonnie a Denise, in modo che Damon, non occupasse quel posto.

<< Avrei voluto che voi due non ricominciaste da subito. >> intervenne Giuseppe facendo il finto disperato, ma aveva un sorriso traditore sul volto.

<< È solo gelosa, perché io ero in vacanza e lei no. >> rispose Damon, semplicemente, cercando di stuzzicare la “sorella”.

<< Mi chiedo perché sei anche andato in vacanza, tu sei comunque in vacanza tutto l’anno. Non fai mai niente… sfaticato… >> rispose Bonnie come se la cosa fosse ovvia.

<< Bonnie … >> la riprese il padre, mentre Damon, si tirava su, come toccato dalle parole della ragazza, per poi riassumere la stessa posizione di poco prima, con un sorriso stampato in faccia, imperturbabile, come sempre.

<< …E quindi non può chiamarmi. >> continuò la Rossa incurante del piccolo rimprovero fattole dal padre; nessuno poteva rimproverarla per quello che stava dicendo, in fondo era la verità e la pensavano tutti come lei, aveva delle cose da dire, o meglio da rimproverare a Damon e l’avrebbe fatto.

<< Oh andiamo, ti stai comportando come una bambina! >> esclamò Damon facendo il finto stufo, posizionandosi alle spalle della ragazza, ancora seduta a tavola.

<< Una bambina viziata e lunatica. >> continuò, e ad ogni parola le accarezzava i capelli per finire abbracciandola, mentre lei si dibatteva cercando di liberarsi dall’abbraccio.

<< Non mi toccare! Via… >> continuava ad urlare Bonnie didattendosi.

<< Hey! Non cercare guai... >> lo avvisò Giuseppe ridacchiando.

<< Ok, ok mi dispiace. >> si scusò Damon mollando immediatamente la presa e alzando le braccia in segno di resa.

<< Matt, pensi di sederti prima o poi? >> domandò Denise.

<< Prima i regali. >> rispose lui, rivolgendosi a Damon.

<< Oh sì, giusto! >> esclamò quest’ultimo.

<< Mi hai portati dei regali? >> domandò Matt curioso, avvicinandosi, a Damon.

<< Certo che sì. >> rispose, il giovane.

<< Probabilmente ha preso quelli che danno gratis ai distributori di benzina. >> mormorò Bonnie, acida.

Giuseppe scoppiò letteralmente a ridere, seguito a ruota da Denise.

<< Esatto. Qualche problema? >> rispose Damon pazientemente, tirando fuori il regalo di Matt, proprio mentre Bonnie si girava dall’altra parte sbuffando.

<< Che bello! Grazie! >> urlò Matt, euforico.

<< Zio … >> riprese Damon, prendendo il regalo anche di Giuseppe, un libro che parlava di legno.

<< Grazie Damon! >> mormorò contento Giuseppe, prendendo il libro e cominciando a sfogliarlo.

<< Denise ... questo è per te. >> disse il ragazzo porgendole dei semi di alcuni fiori.

<< Puoi piantarli dove vuoi, qui in giardino. >> continuò Damon, dopo averle dato i semi. Sapeva che era un appassionata di giardinaggio.

<< Oh grazie mille, sei gentile. >> lo ringraziò Denise, contenta.

Bonnie intanto continuava a guardarli che aprivano i loro regali tutti contenti e si chiedeva perché loro gliel’avessero fatta passare liscia, non era possibile che non fossero anche loro arrabbiati almeno un po’.

<< E questo è per te, bimba. >> disse il ragazzo mettendosi di fronte a Bonnie.

Quando la ragazza alzò lo sguardo si accorse che le stava porgendo una bambola, ciò scatenò l’ilarità di tutti, ma la furia della Rossa.

<< L’hai fatto apposta vero? >> disse Bonnie spingendolo, arrabbiata.

<< Oh, ma non le è piaciuta! >> esclamò Damon fintamente sorpreso.

<< Fa vedere? >> domandò Matt, per poi cacciarsi a ridere quando il Moro gliela mostrò.

<< Ok, ok stavo scherzando, guarda, ti ho preso un profumo. >> disse Damon porgendole il suo vero regalo.

<< Non lo voglio. Non voglio niente da te. >> rispose Bonnie, offesa.

<< Oh, ma andiamo! >> esclamò Damon, porgendole la bambola questa volta.

<< Smettila di prendermi in giro! >> esclamò Bonnie seccata.

Damon non poté fare a meno di ridacchiare, dopodiché le rubò un bacio sul capo, andandosi poi a sedersi difronte a Bonnie che prontamente stava già cancellando il bacio spazzolandosi un po’ i capelli, come facevano i bambini. E ridacchiando cominciarono a fare colazione, insieme, come una vera famiglia.


 


 

Nel frattempo Stefan, che aveva appena finito con le valigie di Damon si presentò in cucina anche lui per la colazione.

<< Entra pure caro… >> lo invitò gentilmente la signora Flowers, una delle domestiche.

<< Sei uscito senza mangiare nulla sta mattina; siediti e metti qualcosa sotto i denti ragazzo. >> continuò l’anziana signora, appoggiata da Camille che le era seduta acconto aiutandola a pelare le patate.

<< Vuoi delle uova strapazzate? >> domandò gentilmente Jeb.

<< Non ti preoccupare Jeb, faccio da solo. >> rispose Stefan ridacchiando.

<< Ma sono ancora calde, te le impiatto e basta. >> rispose Jeb.

<< Lascia stare papà, non ti disturbare, faccio io. >> intervenne Camille, dopodiché sorrise a Stefan, che ricambiò gentile e andò a preparargli la colazione.

<< Ma perché non poteva tornare in Taxi? >> si domandò la signora Flowers riferendosi a Damon.

<< Era di nuovo al verde. >> rispose Stefan come fosse ovvio, dopodiché si mise a sedere.

<< Avrà usato ancora troppo quella povera carta di credito. >> intervenne Jeb.

<< Probabile. Mentre lo stavo portando qui si è fermato a comprare dei fiori e mi ha addirittura chiesto di prestargli dei solti per pagarli. >> commentò mezzo sconvolto di quanto il Moro era al verde Stefan.

<< A chi li ha mandati? >> domandò la Sig. Flowers, curiosa.

<< A villa Gilbert. >> rispose Stefan alzando le spalle, come se la cosa fosse all’ordine del giorno.


 


 

Intanto a villa Gilbert, il campanello aveva appena suonato e Katherine, la domestica, si affrettò ad andare ad aprire la grande porta bianca.

<< Mi è stato detto di consegnare questi alla signorina Meredith Gilbert. >> disse un giovane consegnandole delle rose rosse.

<< D’accordo. Grazie. >> rispose Katherine, che dopo aver salutalo educatamente il ragazzo, chiuse la porta e si diresse al piano superiore, salendo le scale in legno laccato, per consegnare i fiori.

In quel momento dalle scale scendeva la party planner che era indaffarata, al telefono con i fornitori.

<< No, non posso andare via. L’orchestra deve fare le prove ed essere pronta. No non possono andare in giro come se niente fosse, diglielo. Ah i fiori devono essere qui alle 17 in punto, non più presto né più tardi capito? >>

Meredith, intanto, in camera sua era appena uscita dalla doccia e si diresse subito verso manichino sartoriale che indossava il suo vestito nuziale: era bellissimo, a sirena, bianco panna, senza spalline, con il corpetto ricoperto di ghirigori in pizzo, non poté fare a meno di accarezzarlo, pensando che in serata sarebbe già stata sposata con il suo Alaric, in quel momento qualcuno bussò alla sua porta.

<< Avanti. >> disse.

Una volta che la porta fu aperta, la testa di Katherine spuntò, portandosi dietro le rose rosse.

<< Questi sono per voi, signorina. >> le comunicò Katherine.

<< Grazie. Mettili pure sul comò… >> le rispose Meredith, ancora persa nelle sue fantasie, sul suo futuro marito.

Katherine fece come le era stato detto, posando le rose sul grande comò marrone, che aveva un altrettanto grande specchio, dello stesso colore. Dopo aver messo i fiori sul comò di Meredith, vicino alla una scatola porta gioie rosa con decorazioni floreali dorate e un profumo francese, Katherine uscì dalla stanza, congedandosi educatamente.

La stanza di Meredith era grande in stile vittoriano, con pareti beige e un pavimento in parquet. Tutti i mobili erano in legno di noce e a far da protagonista era il grande letto a baldacchino situato al centro della stanza, ornato con tendaggi color mimosa. Alla destra del tetto era collocata una toeletta, alla sinistra del letto invece vi era un comodino sul quale era stata posizionata un’abajour, il lampadario della stanza invece era fatto in cristallo.

Meredith seduta sul letto a baldacchino fantasticava sulla vita che avrebbe condotto con Alaric dopo il matrimonio solo pochi minuti dopo, l’occhio le cadde sulle rose, Meredith ritornò subito alla realtà e scattò, verso il comò, temendo di sapere chi glieli mandava.

Notò che con i fiori vi era un biglietto, che si affrettò ad aprire.

Felicitazioni!

Vi era scritto.

Meredith non poté non ricordare ciò che si erano detti a Parigi, poche settimane prima.


 

*

Erano entrambi a Parigi, lui in vacanza e lei a cercare di distrarsi dai preparativi del matrimonio che la stavano stressando, si era concessa un weekend di shopping, ma per sua sfortuna Damon quella stessa mattina che lei era uscita a fare compere, volle andare in giro per negozi, quindi inevitabilmente si incontrarono nelle gallerie di LaFayette.

<< Buongiorno. >> la salutò lui, con la sua voce suadente, ma lei non ci cascò, era da tempo ormai che le sue maniere da seduttore non funzionavano più con lei.

<< Ciao. >> rispose lei fredda, tirando dritto, senza fermarsi a fare conversazione.

<< Ho letto i giornali. Ho visto che ti stai per sposare… >> incominciò a dire Damon, riscuotendo l’effetto desiderato, attirare la sua attenzione e sapere quello che voleva.

<< È vero? >> continuò lui, domandandole ciò che gli premeva sapere.

<< Sì lo è. >> rispose Meredith imperturbabile.

<< Con quel tipo? >> domandò con sguardo impenetrabile, Damon.

<< Alaric! Si con lui. >> rispose lei, cominciando ad alterarsi, sembrava che si stesse pendendo gioco addirittura del suo matrimonio, Damon, infatti, non cercò neanche di nascondere il suo ghigno.

<< Lo conosci. Ora scusami ma devo andare… >> disse Meredith cercando di svignarsela, ma Damon con un “Eh no” ridacchiando, le afferrò il polso facendola voltare verso di lui.

<< Questo matrimonio, non ti aiuterà a dimenticarmi. >> le sussurrò all’orecchio.

Ancora una volta, Meredith rimase impressionata dall’egocentrismo del ragazzo.

<< Peccato che io ti abbia dimenticato tempo fa signor Salvatore. >> sbottò la ragazza con disprezzo.

<< Scommettiamo? Ovunque ti girerai mi vedrai, Meredith, perché non mi ha dimenticato, ne mai lo farai. >> rispose il Moro ridacchiando, spavaldo.

<< Perché tu mi vuoi, miss Gilbert. >> finì dicendole, con uno sguardo malizioso.

*

<< Idiota! >> esclamò una Meredith furiosa strappando il biglietto e buttandolo a terra, fece due respiri profondi cercando di calmare la sua ira, dopodiché si vestì e poi incominciò a sistemare i suoi vestiti in valigia, perché subito dopo il matrimonio, lei e Alaric sarebbero andati a vivere insieme.


 


 

Intanto nel giardino di villa McCullough avevano appena finito di fare colazione e Damon se ne stava comodamente seduto stravaccato, sulla sedia con le mani dietro la testa facendo finta di guardare il cielo.

<< Mi è mancata Fell’s Church… >> disse il Moro, riabbassando la testa.

Bonnie continuava a guardarlo, ancora arrabbiata, ma non come prima.

<< Ti è mancata Fell’s Church, o le ragazze di Fell’s Church? >> domandò Matt con il solito sguardo birichino.

<< Shhhh… >> lo riprese Damon, facendo ridacchiare i presenti.

<< Dai tesoro, è l’ora del piano… >> intervenne Denise, richiamando Matt, subito dopo aver finito il suo caffè.

<< Oh dai… non possiamo non farla oggi? >> la pregò il piccolo.

<< Che cosa avevamo deciso? D’estate ogni giorno ci si esercita… dai! >> rispose Denise tassativa.

<< Ma, non sono ancora stato abbastanza con Damon… >>

<< Matt… non far aspettare Denise…>> intervenne il padre, che ancora sorseggiava il suo the.

<< Grazie Giuseppe… andiamo Matt su… su… su… >> Disse Denise, ridacchiando affettuosa, dopodiché prese per mano Matt, e insieme si diressero verso la stanza del pianoforte, una piccola stanza con le pareti sempre bianche, decorate con arabeschi dorati, sul pavimento invece vi era un tappeto arabo rosso, sul quale vi era un pianoforte a corda, bianco.

<< Cosa vuoi suonare oggi, piccolo… >> domandò Denise a Matt, lasciandogli la scelta del pezzo su cui esercitarsi, per una volta.

<< Il can can! >> rispose immediatamente Matt non stupendo Denise, a Matt infatti piaceva molto suonare il can can, lo divertiva, lo trovava allegro e frizzante, quanto lui.

<< Va bene, comincia tesoro… >> gli disse la tata sorridendogli.

In giardino, invece, dopo che Denise e Matt andarono nella stanza del piano, i presenti rimasero in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.

<< Sei andato dove ti ho mandato? >> domandò Bonnie a Damon, dopo che Denise li lasciò.

<< Il signor Flaubert è al servizio militare da anni. >> le comunicò Damon, sedendosi meglio sulla sedia.

<< Perché menti? Tu sicuramente non sei andato e neanche hai telefonato. >> Bonnie non voleva crederci avrebbe tanto voluto fare una sorpresa a Denise.

<< Ci sono andato. Giuro che ci sono andato. Nessun Flaubert abita più in quel vecchio palazzo. Si è trasferito e non ha nessun indirizzo. >> le disse il fratello con un'alzata di spalle.

<< No... com'è possibile, papà? >>

<< No dirlo a Denise. >> la ammonì Giuseppe. Ci sarebbe sicuramente rimasta molto male.

<< Come potrei... era talmente persa nei suoi pensieri, riguardo a lui che non si è nemmeno accorta che le avevo rubato l'indirizzo dandolo a Damon. Non le dirò nulla di quello che abbiamo scoperto.>> rispose Bonnie profondamente dispiaciuta.

<< Meglio così. >> convenne Giuseppe, prendendo un sorso dalla tazzina.

<< Allora? Vogliamo andare al matrimonio? >> Domandò Damon, spezzando il silenzio.

<< E tu ci vorresti andare? >> domandò Bonnie brusca, incrociando le braccia.

<< Beh? Che matrimonio sarebbe senza Damon? >> domandò il Moro, riferendosi a se stesso.

<< Secondo me non ci dovresti andare… figliolo. >> intervenne Giuseppe , continuando a sorseggiare il suo the da capotavola .

<< Esatto… >> lo assecondò la Rossa guardando Damon , cupa.

<< Zio! Ormai ho dimenticato questa storia anni fa ooh... >> commentò Damo mentre allargava le braccia rivolgendo i palmi verso l’alto, ridacchiando.

<< Sei mesi. >> lo interruppe Giuseppe sorridendo, più per la disperazione per quanto il ragazzo fosse cocciuto che per altro.

<< Non preoccupatevi, sono innocuo… e poi chi volete che accompagni Bonnie se non lo faccio io ? >> disse il ragazzo indicando la Rossa.

<< Ovviamente papà. >> disse Bonnie mettendo a tacere il “fratello”.

<< Certo che ci andrai piccola. >> disse Giuseppe rivolto alla figlia.

<< A dire il vero io non ho molta volta di andare al matrimonio. >> disse Bonnie al padre dicendogli con sguardo quasi supplicante di non farla andare.

La famiglia Gilbert non le era mai piaciuta, almeno da quando il signor Gilbert era morto, certo erano amici di famiglia ed era scorretto da parte sua non presenziare al matrimonio di Meredith, ma proprio non ce la faceva ad andare per vedere la signora Gilbert che ci provava spudoratamente con suo padre, non la sopportava proprio quella donna, le dava l’idea di una poco di buono, per non dire altro.

<< D’accordo… pensaci su e poi decidi cosa fare… >> le rispose Giuseppe mentre si alzava dalla sua sedia.

<< Dove vai? >> gli domandò Bonnie, curiosa.

<< Ho un po’ di lavoro da sbrigare, mi cambio e vado… a dopo… >> rispose per poi salutare Damon e dare un bacio in fronte alla figlia ed avviarsi verso la villa.

<< Ciao ciao… >> lo salutò Damon, con tanto di manina che sventolava in aria.

Non appena Giuseppe andò via Damon, rimasto solo al tavolo con Bonnie, si affrettò ad alzarsi dalla sua sedia, cambiando posto e andando a sedersi accanto alla rossa, ma sportò la sedia in modo da avere la ragazza di fronte.

<< Contenta? L’hai fatto arrabbiare… >>

<< Che ? >> domandò Bonnie sinceramente confusa.

<< Dopo tutto questo tempo ha deciso di andare ad un matrimonio, non vedi che ci vorrebbe andare? >> cominciò a dire Damon dopo essersi appoggiato con i gomiti al tavolo per cercare di stare più comodo.

Sapeva che giocare la carte del papà triste e abbandonato era un colpo basso da tirare alla Rosa, ma lui a quel matrimonio ci voleva proprio andare.

<< Lascerai andare il poveretto solo soletto? >> continuò Damon finendo per fare il broncio, facendo alzare a Bonnie gli occhi al cielo, rassegnata. Quel ragazzo non sarebbe mai cresciuto.

<< Va bene, va bene, ci vado. >> disse Bonnie arrendevole, abbassando lo sguardo.

Sapeva che Damon l’aveva fatto apposta a dire quelle cose per farla andare al matrimonio, giocandosela sul suo senso di colpa, ma non poteva fare a meno di sentirsi davvero in colpa; aveva ragione il Moro, per una volta il padre aveva deciso di andare ad un matrimonio, per svagarsi e lei gli stava per rovinare la festa.

<< Brava… vatti a preparare… sarai la più bella… >> disse Damon dopo un ghigno, che non sembrava promettere niente di buono. Bonnie aveva la vaga sensazione che il Moro si sarebbe presentato al matrimonio anche se gli era stato espressamente chiesto di non andarci, senza contare il fatto che la sua presenza non sarebbe stata gradita da Meredith né tantomeno da Alaric, che sapeva della storia fra i due.

<< Ok… vado.. >> disse Bonnie alzandosi anche lei e dirigendosi verso la casa, ma non appena voltò le spalle a Damon, quello le tirò una pacca sul sedere e naturalmente la reazione di Bonnie non si fece attendere…

<< Hey! Ti stacco braccia e gambe, le uso per picchiarti e poi ci gioco a Shanghai se ci riprovi… Attento a te! >> disse la Rossa furiosa, avvicinandosi pericolosamente a Damon, come una leonessa che si apprestava a balzare sulla sua preda.

<< Attento.. >> disse un ultima volta fulminando il ragazzo con gli occhi.

Naturalmente Damon non si fece intimidire, infatti le mandò un bacio volante, irritandola ancora di più. La ragazza dopo aver sbuffato sonoramente non poté far latro che fare dietrofront e tornare alla villa, lasciando Damon da solo al tavolo, che ridacchiava, divertito. Gli era davvero mancata Fell’s Church.

 

Intanto a casa Gilbert la signora Gilbert era appena tornata in casa.

<< Buongiorno signora. >> la salutò educatamente Katherine dopo aver aperto la porta. La signora Gilbert era una bella donna, non vecchissima, ma neanche troppo giovane aveva un paio di anni in meno del Signor Salvatore. Magnolia Gilbert, detta Maggie aveva la pelle olivastra e tratti somatici piccoli, occhi e capelli castani, il tutto in un fisico slanciato. In quel momento indossava un vestito lungo beige, con delle spalline molto sottili, abbinato a dei sandali con un tacco esagerato dello stesso colore del vestito, aveva lasciato i capelli sciolti sulle spalle quasi nude e in testa portava degli occhiali da sole.

<< Meredith si è già vestita? >> domandò Maggie a Katherine.

<< Si sta ancora riposando a dire la verità. >> rispose la domestica.

<< Oh signor… >> commentò disperata la signora.

<< Signora Gilbert! Salve… >> la salutò la Party planner, che in quel momento era nella sala da pranzo, ( anche quella in stile vittoriano e in legno di noce, come tutta la casa del resto ) con i suoi assistenti, a riguardare la posizione dei tavoli della cerimonia su una pianta.

<< Ciao… ehmmm….. >> disse Maggie cercando di ricordare come si chiamasse.

<< Grace… >> le rammentò la party planner contrariata.

<< Sì certo, come procediamo? >> domandò Maggie, fregandosene del nome di quella che stava organizzando il matrimonio di sua figlia.

<< Bene, l’orchestra sta arrivando, non appena sarà qui faranno la prova e poi andranno subito alla location dove abbiamo organizzato il matrimonio, il servizio di catering sarà sul posto tre ore prima dell’inizio del matrimonio e noi qui, adesso stiamo riguardando la disposizione dei tavoli e degli invitati… sarà tutto perfetto… >> rispose Grace, sorridente e fiera del lavoro fatto.

Per tutto il tempo, Maggie continuò a guardarla con sufficienza, come se non meritasse di trovarsi a casa sua, non all’altezza di quel privilegio, commentò con un altezzoso: << Staremo a vedere… >> dopodiché uscì dalla stanza, per poi tornarci subito, essendosi dimenticata di dire un ultima cosa alla party planner.

<< Adesso ho mal di testa, ora vado in camera mia a riposare un po’, poi vengo a vedere il vostro lavoro… >> le comunicò e mentre saliva su per le scale domandò a Katherine di prepararle il bagno e poi qualcosa per il mal di testa.


 


 

<< Prima della luna di miele c'è un matrimonio, Meredith, le valigie si preparano dopo tesoro. >> disse Maggie, aveva deciso di passare prima a vedere come procedevano i preparativi con la figlia Meredith e alzò gli occhi al cielo dopo le parole della madre.

<< Lo so mamma. >> rispose.

<< La parrucchiera e la truccatrice verranno quin, vero? >> le domandò Maggie, cercando di vedere se tutto filava per il verso giusto.

<< Sì, mamma... >> rispose Meredith con lo stesso tono che usavano i partecipanti agli incontri di alcolisti anonimi per accogliere un nuovo membro.

<< Ok perché avrai bisogno di rifarti il trucco, dopo il matrimonio, prima del ricevimento e anche prima del taglio della torta ci sarà bisogno che trucco e capelli siano a posto. >> le disse Maggie accarezzandole leggermente la guancia, cercando di sembrare affettuosa.

<< A proposito... dov'é Alaric? Non c'era neanche in hotel? Non vorrai che ci faccia sfigurare davanti a tutti gli invitati.... coraggio tesoro, chiamalo prima dell'irrimediabile. >> le disse ancora Maggie, dopodiché uscì dalla stanza di Meredith, dirigendosi verso la sua.

<< Va bene.. >> rispose Meredith, pensierosa. Era dal giorno prima che non sentiva il fidanzato e aveva paura che ci fosse qualcosa che non andava.


 


 

A casa Salzman, intanto, sul tavolino in vetro del salotto c'era un contratto prematrimoniale che aspettava solo di essere firmato e Alaric non faceva che altrnare lo sguardo fra il foglio e il padre.

<< Guai a non farglielo firmare. >> gli disse Eric, il padre, minacciosamente.

Eric Salzman era un uomo sulla cinquantina, ma che si manteneva bene, poteva essere benissimo scambiato per un trentenne, l'uomo infatto non aveva neanche un capello bianco erano ancora tutti neri, aveva anche un fisico ancora asciutto, aveva cinquant'anni e se li portava bene.

<< Ti hanno fregato, complimenti, Maggie ti ha costretto a sposare sua figlia... >> continuò a dire Eric, velenoso.

<< Papà, per favore. >> disse Alaric, stanco delle frecciatine e delle parole troppo di cattivo gusto che non risparmiava mai alla fidanzata.

<< E per non farlo scappare, si è pure fatta mettere incinta, la ragazza, furba lei... >> continuò l'uomo rivolto questa volta alla moglie. ignorando le parole del figlio.

Venne interrotto dallo squillare del telefono di Alaric, che era appoggiato sul tavolo accanto al contratto prematrimoniale.

<< Papà, ti prego, stai zitto. E' Meredith. >> disse Alaric, riferendosi a chi lo stava chiamando, preso quindi il telefono, che ancora squillava si diresse verso il terrazzo. Non voleva risponderle davanti al padre, non voleva che lui sentisse la conversazione.

<< Dille che non la sposerai se non firma. >> gli urlò dietro Eric, prima che uscisse.

<< Amore... >> rispose Alaric, non appena uscì dal salotto si casa sua.

<< Rick, dove sei? >> gli domandò Meredith, dall'altro capo del telefono.

<< Sono accupato, con alcune faccende. >> le rispose lui, non riferendole di che tipo di "faccende" si trattasse.

<< Non andrai all'hotel a controllare come vanno i preparativi? E' lì che faremo il ricevimento lo sai... >>

<< Sto controllando le cose da qui non aver paura. >>

<< Tesoro, posso richiamarti più tardi? Sono piuttosto occupato al momento, oppure sai che facciamo? Appena finisco qui vengo a vederti... >> disse cercando di chiudere la chiamata in modo da andare a cercare di convincere il padre a non farle firmare quel foglio.

<< Va bene. >> rispose lei un pò preoccupara. Le stava nascondendo qualcosa.

<< Ti amo... >>

<< Ti amo anche io. >> rispose lei prima di chiudere la chiamata.

Finita la conversazione con Meredith, Alaric si affrettò a tornare dai genitori.

<< Che ti ha detto? Hanno paura che ci tiriamo indietro? >> domandò Eric sarcasticamente, mentre se ne stava stravaccato sul divano.

<< Papà, ti avverto che se continui a parlarmi in questo modo, me ne vado immediatamente. >> disse Alaric minacciandolo.

Ne aveva abbastanza degli attacchi e degli insulti gratuiti che Meredith era continuamente costretta a subire da lui.

<< Ho detto che la ragazza deve firmare questo contratto, dopodiché puoi sparire dove vuoi, per quanto mi riguarda. Se Meredith Gilbert, non firma quel foglio, io ti rinnegherò come figlio. >> gli urlò contro Eric scattando sul divano e mettendosi a sedere più compostamente sta volta. Le sue parole facero scattare anche Allison, la madre di Alaric, che fino a quel momento era rimasta seduta a guardare.

Alaric dal canto suo non voleva più neanche sentir restirare il padre, stava superando ogni limite, quindi volle andarsene, prima di far peggiorare la situazione.

<< Rick, fermo un attimo, e ri Eric, calmati! >> disse Allison, alzandosi e andando verso il figlio, mentre il padre di famiglia se ne tornava stravaccato sul divano, con una sorriso sarcastico, mentre girava la testa dalla parte opposta, a quella dove c'erano madre e figlio, scocciato.

Allison era una donna gentile, buon e generosa, il completo opposto del marito. Era una bellissma donna. Bionda con bellissimi occhi blu, che il figlio prese da lei, aveva otto o più anni in meno del marito e anche lei, non li dimostrava affatto, era alta, ma meno del figlio, lineamenti fini, un corpo asciutto e un portamento fiero, il tutto, quel giorno, fasciato da un bellissimo miniabito beige, con spalline larghe era molto semplice, ma su di lei era di un'eleganza impressionante. Ai piedi, in quel momento, portava un paio di decoltè dello stesso colore del vestito, che le regalavano qualche centimento in più, ora era alta quando Alaric che solitamente la superava di un pò.

<< Alaric, tesoro, lo sai che non abbiamo nulla contro di lei. Sai quanto le vogliamo ben- >> cominciò a dire Allison rivolta al figlio, ma venne interrotta da Eric, che si alzava dal divano inviperito.

<< Io no! Non le voglio affatto bene. Perché ha preso in giro tuo figlio e l'ha costretto a sposarla mentre è incinta, chissà se è vero poi... >> urlò Eric, per poi finire guardando il figlio.

<< Nessuno mi costringe sono io a volerlo. E poi Meredith è veramente incinta! >> rispose urlando anche Alaric, suo padre stava proprio esagerando.

<< Ah sì? E chi mi assicura che il figlio è tuo e non di quel casanova di Salvatore? >> gli domandò retorivamente il padre, mettendolo in difficoltà.

In effetti non gli era mai passato per l'anticamena del cercavello che il figlio che Meredith aspettava non fosse suo. Sapeva che lei lo aveva tradito con Damon, quando erano ancora fidanzati, ma lei lo aveva lasciato, aveva chiesto scusa ad Alaric e si era fatta pardonare. Qualcosa gli diceva che il figlio che Meredith aspettava non era di Damon e lui ci credeva, quello che il padre diceva era solo per fargli dubitare di Meredith, non voleva pensare che il figlio in grembo a Meredith fosse di Damon.

<< Il figlio è mio! E poi sono stato io a non permetterle di abortire... >> rispose Alaric, sfidando il padre.

<< Te lo hanno fatto credere. L'idea è stata tutta di Magnolia, lo so. >> rispose Eric, prima sarcastico poi finì guardando con odio il figlio, non voleva che si imparentasse con quell'arpia di Magnolia Gilbert.

<< Papà... papà! >> urlò Alaric, non ce la faceva più a vederlo buttare fango sulla sua futura moglie.

<< Ti stanno usando e non lo sai e quando te ne sarai accorto, sarà troppo tardi, perché quelle due streghe si saranno già prese tutta la mia fortuna! >> gli disse di nuovo il padre, con astio.

Alaric a quel punto non lo resse più. Tornò a passo di carica verso il tavolino, dal quale prese malamente il contratto in mano e poi andò esattamente di fronte al padre guardandolo con odio puro.

<< Se questo verrà firmato, avrai finalmente la coscienza a posto? La finiremo con questa storia? Verrai al mantrimonio? >> gli domandò Alaric, minacciosamente, mentre gli sventolava il foglio davanti al viso.

Allison, intanto, continuava a guardarli, contrariata, dal comportamento di entrambi.

Padre e figlio, avrebbe giurato e quei due potevano anche uccidersi in quel momento e il tutto solo per i soldi. che tristezza!

<< Prima faglielo firmare, poi si vedrà... >> rispose Eric, con un ghigno malefico sul viso. Glielo avrebbe fatto firmare, sapeva di averla avuta vinta finalmente.

Alaric, si limitò ad annuire, poi usci dalla quella casa, senza salutare nessuno, troppo furioso con il padre e preoccupato per la reazione che la sua amata avrebbe potuto avere di fronte al contratto prematrimoniale.

Non appena Alaric uscì di casa, Eric si rimise seduto sul divano sospirando, appagato, per la vittoria ottenuta.

<< Sei stato troppo duro. Lo hai oppresso troppo. >> disse Allison, al marito, triste per ciò a cui aveva da poco assistito.

<< Ho dovuto! Non ho fatto tutta questa fortuna per farla spendere tutta a Magnolia Gilbert. Tuo figlio può anche essere un idiota, ma io no. Chi cerca trova. >> disse Eric alla moglie, quasi urlando.

Allison, a quel punto pensò che ogni altra parola con lui sarebbe stata sprecata, per ciò uscì dalla stanza lasciandolo solo.


 


 

Elena, vestita tutta di nero tranne che per una camicetta beige, era seduta accanto alla tomba del padre e depositava tulipani, uno per volta, sotto la lapide. Gli stava riferendo tutto quello che era successo a casa dopo la sua morte e ricordava con lui i bei tempi andati.

Poco lontano dalla tomba di John Gilbert c'era la tomba della moglie di Giuseppe McCullough, ma lui da quando aveva notato Elena che veniva tuttii giorni a vedere il padre non faceva più caso alla moglie, continuava solo a guardare la piccola Gilbert fare al padre il resoconto di quanto stesse succendendo in casa. Soffriva molto la morte del padre e si vedeva.

Giuseppe continuò a fissarla e quando lei fece per girarsi lui distolse lo sguardo, per non farsi beccare, mentre era intento a guardarla. Lei si girò, come se sintisse osservata e fu in quel momento che notò Giusepppe, che si girò a guardarla a sua volta in quel momento, sembravano due adolescenti alla prima cotta, non facevano che alzare e abbassare lo sguardo, ma finalmente, Giuseppe prese coraggio e cominciò ad avvicinarsi alla giovane, che cominciò a fare lo stesso.

<< Ci incontriamo sempre qui... >> disse Elena dorridendogli timida, non appena furono l'uno di fronte all'altra, per intavolare una discussione.

<< Che possiamo farci? >> le rispose il signor McCullough, come se la colpa non fosse la loro.

<< E' venuto a trovarla non è vero? >> chiese Elena, facendo un cenno con la testa alla tomba della signora Salvatore.

<< Sì, sta mattina... >>

<< Viene qui tutti i giorni? >> domandò lei sorridendogli ancora.

<< Sì, più o meno. >> rispose lui ricambiando il sorriso.

<< Non riesco ancora a credere che papà sia morto... >> confessò Elena improvvisamente abbassando il capo, intristita.

<< Dopo un pò ci crederai e saprai che lui ti starà sempre vicino. Lei persone a noi care rivivranno per sempre nei nostri ricordi e nei nostri cuori, hai solo bisogno di tempo per digerire la cosa. >> le rispose lui, affettuosamente, cercando di consolarla per quanto poteva.

<< Vent'otto giorni... >> gli fece presente Elena.

<< Ancora troppo presto... >> rispose Giuseppe.

E quelle parole ebbero come il potere di risvegliare Elena da un lungo sonno. Credeva di essere lei in torto. Credeva che lei fosse l'unica che non era riuscita a superare la morte del padre, ma non era vero. Era veramente troppo presto!

La cosa peggiore era che a casa sua si stava già organizzando un matrimonio.


 


 


 

A casa McCullough, intanto, Stefan era appena entrato in cucina con in mano una cassa di frutta che depositò su un mobiletto in modo che, dopo, la sigonora Flowers la depositasse dove più credeva, quando poi si voltò verso il tavolo notò che Bonnie era lì, che aiutava Camille a sbucciare piselli.

<< Il signor Damon, ha detto di lasciarlo dormire, perché si vuole riposare. >> disse Sue, una altra domestica, mentre entrava in cucina.

<< Come se ne avesse bisogno, non fa mai nulla! Perché si dovrebbe riposare? >> si domandò retorica Bonnie, facendo ridere i presenti in cucina.

<< Ha detto che vuole essere riposato per il matrimonio. >> rispose Sue, una donna sulla quarantina, bassa e paffuta, mentre ancora rideva per la battuta di Bonnie.

<< Tu che cosa ti metti? >> domandò Camille a Bonnie, continuando a sbucciare.

<< Mettiti il vestito rosso, ti sta da dio... >> le consigliò Sue con gli occhi che brillavano solo ripensando a quanto era bello il vestito in questione.

<< Con questo caldo? Vuoi che faccia i vermi? >> Le domandò Camille ridendo e facendo ridere gli altri con sè.

<< Perché non uscire con la signorina Denise a fare un pò di shopping? Almeno avrai più cose da mettere e possibilità di scelta, no? >> le domandò la signora Flowers, che in quel momento stava preparando il suo, per la pasta.

<< A dire la verità io non ho proprio voglia di andarci... >> confessò Bonnie, sospirando.

<< Meglio così! Così ceniamo insieme, poi facciamo qualcosa di divertente... >> intervenne Stefan con un pò troppa energia, facendo voltare i presenti in cucina verso di sè. Era da tanto che non trascorreva del tempo da solo con la Rossa e l'idea di passare una serata in compagnia di Bonnie non gli dispiaceva affatto.

<< ...vero Jeb? >> continuò Stefan in cludendo anche il vecchio nel progetto in modo da non farla sembrare più grossa di quello che era.

<< Certamente... >> rispose Jeb accarezzando i capelli a Bonnie, facendola sorridere, intenerita dall'affetto che l'anziano provava nei suoi confronti.

<< Se non ti va non ci andare, Bonnie, basta dirlo a tuo padre. Sono sicuro che ti dirà che puoi restare. >> le disse Stefan, cercando di convincerla a rimanere.

<< Sì, ma non vorrei neanche lasciare papà da solo... >> disse Bonnie, confusa. Non sapeva che fare.

<< Vacci, Bonnie, Cara. E' dalla morte di tua madre che il signor Giuseppe non partecipa a nessuna festa. >> le consigliò Sue.

Non l'avesse mai detto!

Bonnie infatti, venne sopraffatta dai ricordi. I suoi occhi divennero vitrei, persi nei ricordi e lucidi per le lacrime che stava cercando di trattenere. Non voleva piangere, non davanti a tutti perlo meno.

<< Già... da quando è morta mamma. >> sussurrò la Rossa, che ancora pensava alla madre.

La povera Sue non poté far altro che abbassare lo sguardo, oppressa dalle occhiatacce che tutti le lanciarono in cucina, ma anche dal proprio senso di colpa. Non avrebbe mai voluto ricordare a Bonnie, ciò che la faceva soffrire e soprattutto non era sua intenzione aprire un argomento che in quella casa anche dopo tempo, era ancora un tabù: la madre di Bonnie.

<< Vai a quel matrimonio Bonnie e ritorna con un pò di pettegolezzi, per la "compagnia della cucina"... >> disse Jeb, cercando di sdrammatizzare, per distrarla, ma lei non sembrò ascoltare.

<< Chissà come sarà il suo vestito nuziale... >> si domandò Sue pensando a Meredith.

<< Dicono che se lo sia fatto cucire da uno stilista francese. > riferì Camille.

<< Non mi interessa dove se lo sia fatto fare! Come si fa ad organizzare un matrimonio a soli 28 giorni dalla morte del proprio marito, così... senza rispetto nè vergogna? >> domandò lo signora Flowers, con rabbia.

<< Questo è vero. >> convenne Sue, che si chiedeva la stessa cosa.

<< Era proprio un brav'uomo... >> disse Jeb, mentre lo ricordava.

<< Il povero non è riuscito a reggere il tradimento di quella schifosa di sua moglie. La donna più ipocrita che avessi mai visto! Se non fosse stato per lei il povero signor Gilbert sarebbe ancora fra noi...>> disse ancora la signora Flowers, fra i denti. Non riusciva proprio a reggerla quella donna.

<< Non si dice.... >> disse Bonnie rimbeccandola, ma le scappò comunque un sorriso.

<< Che ho detto? E' solo la verità. Sapessi cos'altro dicono in giro su di lei... >>

<< No, non lo so. Cosa dicono? >> domandò ancora la Rossa sorridendole più apertamente questa volta.

<< Theophilia, cara, guarda cosa è caduto per terra... >> intervenne dicendo Jeb.

L'anziana signora, si allontanò un pò dai fornelli, guardando per terra, per poi rivolgere uno sguardo confuso al marito, quando non trovò nulla a terra.

<< La tua mascella, cara, è scanca del tuo parlare in continuazione. >> le rispose lui a metà fra il serio e il divertito.

<< Senti Jebediah..- >> cominciò a dire la signora, ma venne interrotta dallo stesso marito.

<< Non ascolta tu! Non dovresti dire certe cose di fronte alla piccola. >> disse Jeb, severamente.

<< Bonnie piccola? Ormai è una donna! >> intervenne Stefan sorridendole.

<< Grazie Stefan. >> disse Bonnie sorridendogli di rimando, felice che almeno qualcuno in quella casa la considerasse un adulta.

<< E' solo la verità. >> rispose lui come ammiccando.

Tutto questo nuovamente la gelosia della povera Camille, che non sopportando più le attenzioni che il ragazzo rivolgeva sempre a Bonnie uscì dalla cucina, verso il giardino, per prendere un pò d'aria.

<< Si accorgerà mai di me? >> si domandò Camille una volta fuori dalla cucina, con le lacrime agli occhi.

<< Bonnie tesoro, parla con tuo padre e chiedigli di non andare al matrimonio... >> disse la signora Flowers, quasi supplicandola. Ignara però di quanto la propria figlia soffrisse.

<< Oh signore... >> disse Jeb quasi disperato.

<< Zitto tu! >> lo rimbeccò la moglie.

<< Perché non ci dovrebbe andare? >> domandò Bonnie, curiosa.

<< Beh, non ne sono sicurissima, ma perso che Magnolia abbia puntato il signor McCullough. >> disse Theophilia, confessando alla ragazza i propri dubbi, ma non sapeva che le sue parole avevano anche avuto il potere di destabilizzarla, perché Bonnie non aveva mai pensato al padre con un altra donna che non fasse sua madre e neanche ci voleva pensare. E poi suo padre non si poteva sposare proprio con Maggie. La ragazza aveva una strana ed innata antipatia per quella donna, forse per ciò che aveva fatto al marito, non lo sapeva, ma sentiva solo che lei e Matt avrebbero fatto la fine di Cenerentola se il padre avesse sposato quella donna.

<< Theophilia! >> esclamò Jeb. Non poteva credere che avesse detto quelle cose e a Bonnie per giunta, che era attaccatissima al padre.

<< D-Davvero? >> domandò Bonnie balbettando. Non poteva essere!

<< Tesoro, penso proprio di sì. >> le rispose la signora Flowers con un espressione dispiaciuta.

<< Che vada al diavolo! Non può averlo! Papà poi non è interessato a... nessuna donna al momento. >> esclamò Bonnie all'imrovviso infervorava, mentre si alzava di scatto in piedi e buttava sul tavolo una buccia.

<< Non non è interessato cara. >> disse Jeb, mentre le accarezzava il braccio cercando di calmarla.

<< Lui è ancora innamorato della mamma... >> disse ancora Bonnie, sembrava stesse cercando di convincere più sè stessa che i presenti in cucina, che comunque la pensavano come la sugnora Flowers.

<< Certo che è ancora innamorato della signora. >> continuò Jeb.

<< E poi... lui non farebbe mai del male. >> disse ancora Bonnie, questa volta più convinta. Suo padre le voleva un bene immenso lei lo speva. Non l'avrebbe mai fatta soffrire portando una donna in casa, nella speranza che questa colmi il vuoto che sua madre aveva creato in quella casa, o peggio ancora nella speranza di fargliela sostituire. Non, lui sapeva che nessuno avrebbe mai potuto sostituire la sua madre e non avrebbe neanche provato a risposarsi.

<< Certo, tesoro. Non ti farebbe mai del male consapevolmente. >> le diede di nuovo ragione Jeb continuando ad accarezzarle il braccio.

<< E'... è ora che mi vada ad esercitare, prima che Denise mi chiami... >> disse all'improvviso Bonnie, che voleva uscire il prima possibile da quella stanza.

Aveva guardato le espressioni di tutti i presenti e aveva notato che erano completamente d'accordo con quello che la signora Flowers aveva detto, ma la guardavano anche con dispiacere. E lei non voleva la compassione di nessuno. Non le sembrava corretto fasciarsi la testa prima di rompersela, quindi non ci volle pensare in quel momento, voleva solo fare qualcosa per distrarsi.

<< Certamente, cara, vai pure. >> le disse nuovamente Jeb, dispiaciuto che la ragazza stesse soffrento tanto.

<< Non ci posso credere! Come hai potuto dirle certe cose? L'hai sconvolta! >> disse Jeb, quasi urlando contro la moglie, tanto era arrabbiato.

<< Ho dovuto caro. Lascia che apra gli occhi prima che perda suo padre. >> gli rispose la moglie per le rime.


 


 

A villa Gilbert intanto Magnolia dopo aver fatto il bagno ed essersi vestita con un caftano arancione, scese nella sala da pranzo a vedere come procedeva il lavoro con la wedding planner.

<< Giuseppe Salvatore verrà vero? Chiamalo per confermare. >> disse Maggie alla party planner, il matrimonio di Meredith era un ottima occasione per conoscerlo più... intimamente.

<< E' già confermato, verrà con la figlia. >>

<< Ottimo, dove si siederà? >>

<< Proprio qui... >> disse Grace mentre le feceva vedere la formazione dei tavoli sulla mappa e le indicava uno dei tavoli più all'esterno.

<< Assolutamente no, lui si deve sedere al mio tavolo, accanto a me. >> le disse Maggie, tassativa.

<< Sarà fatto... >> rispose Grace, accondiscendente.

Proprio in quel momento suonarono alla porta e Katherine si affrettò ad andare ad aprire.

<< Buongiorno signore... >> disse rivolta ad Alaric, che entrò in casa senza ricambiare il saluto, troppo arrabbiato per ricordarsi delle buone maniere.

In quel momento anche Maggie finì di fare le modifiche con Grace e gli si avvicinò.

<< Alaric, finalmente sei venuto, mi stavo giusto chiedendo se dovevo mandare un invito anche a te. >> gli disse, velenosa, come al solito.

<< Ero impegnato con delle cose per il matrimonio. >> mentì Alaric, cercando di districarsi da quella situazione.

<< E noi con cosa pensi che siamo occupati? >> gli domandò, sarcastica.

<< Meredith è su? >> domandò a Katherine, preferendo con continuare a parlare con Maggie, aveva paura che avrebbe potuto dire qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.

<< Si, è in camera sua. >> rispose Katherine educatamente.

Alaric, non se lo fece ripetere due volte, infatti salì, con un pò di paura alla reazione che avrebbe avuto Meredith, una volta saputo del contratto, ma prese comunque coraggio e bussò alla porta della stanza della sua fidanzata.

<< Avanti! >>

<< Meredith? >> la chiamò Alaric un pò preoccupato quando vide che nella stanza era aperto un separé in stile giapponese, con qualche motivo floreale.

<< Ciao amore! Sto facendo un messaggio... >> gli comunicò lei, felice di rivederlo.

<< Scusa! >> disse lui facendo per uscire, in modo da lasciarle un pò di privacy.

<< Non, non ti preoccupare... basta così grazie. >> disse poi rivolta alla ragazza che la stava massaggiando alzandosi e mettendo un caftano blu con motivi floreali.

Non appena Alaric entrò in stanza si accorse delle rose che Damon le aveva mandato.

<< E questi fiori? >> le chiese gentilmente, mentre aspettava che la massaggiatrice recuperasse tutto il suo materiale per poi uscire.

la domanda mise Meredith in seria difficoltà. Non aveva pensato a buttare i fiori prima del suo arrivo.

<< Ah... quelli... me li ha mandati una mia amica dall'ufficio, per farmi gli auguri. >> inventò sul momento.

<< Carino... >> rispose lui, non molto convinto della risposta della fidanzata.

<< Puoi andare... >> disse Meredith, alla massaggiatrice, voleva almeno cinque minuti con lui.

<< Le serve aiuto per fare qualcosa? >> domandò gentilmente la ragazza, mentre Alaric, intanto si faceva un giro per la stanza, per poi fermarsi davanti al manichino sartoriale, che aveva indosso il vestito nuziale.

<< No no grazie, vai pure. >> disse Meredith congedandola e spuntò da dietro il separé proprio mentre la massaggiatrice usciva dalla stanza.

<< Non vedo l'ora di vedertelo addosso. >> le confessò Alaric, ancora davanti al vestito, guardandola amorevolmente.

<< Solo un pò di pazienza, amore. >> rispose Meredith, andandogli incontro per poi abbracciarlo e dargli un bacio a fior di labbra.

<< Nervosa? >> le chiese lui dopo aver sciolto l'abbraccio.

<< Non sai quanto... >> rispose lei sorridendogli.

<< Il bambino? >> le domandò accarezzandole la pancia, ancora piatta.

<< Sono sicura che sta bene anche lui. >>

<< I tuoi genitori vengono al matrimonio vero? >> gli domandò poi Meredith, tornando seria.

Sapeva che suo padre era restio ad andare al matrimonio, non sapeva il perché, ma quell'uomo provava una grande antipatia nei suoi confronti ed era riuscito a convincere anche la madre di Alaric a non presentarsi.

<< Oddio, mia madre andrà fuoi di testa se non vengono! Ti prego Rick, non dirmi che non vengono.>>

<< Mi faranno impazzire... >> le confessò abbassando lo sguardo, perché sapeva che il momento in cui le avrebbe detto del contratto prematrimoniale si stava avvicinando.

<< Che è successo? >> domandò a sua volta lei, preoccupata.

<< Mi vergogno a parlartene... >> continuò a dire, con lo sguardo sempre a terra, non riusciva neanche a guardarla in faccia, senza vergognarsi per suo padre.

<< Che è successo? >> ripeté lei, sempre più preoccupata.

<< Mio padre, vuole che firmi un contratto prematrimoniale, è irremovibile... >> disse finalmente guardandola in viso, sempre peroccupato però della reazione.

Lei annuì infastidita; cosa aveva mai fatto di male a quell'uomo da volerle far firmare addirittra un contratto prematrimoniale?

<< Se lo é fatto preparare dal suo avvocato... mi ha stressato per tutta la mattinata perché ti dicesi di firmarlo. >> continuò Alaric cercando di farle capire che quella situazione non faceva piacere neanche a lui.

Proprio mentre Meredith prendeva il contratto, ne leggeva qualche riga e cercava una penna per poterlo firmare, entrò Maggie, senza bussare, come suo solito.

<< Alaric, quanti invitati dei tuoi ci sono? >> domandò Maggie facendo il suo ingresso in camera e innorvosendo i due.

<< Ho... ho già dato la lista a Grace. >> rispose il ragazzo in difficoltà, era certo che Maggie non avrebbe preso bene la storia del contratto prematrimoniale.

<< Cos'è quello? >> chiese Maggie alla figlia vedendola ancora in cerca di una penna fra i cassetti del comò.

<< Niente... Hai una penna Rick? >>

<< Fammi vedere... >> le disse Maggie, strappandole letteralmente il foglio di mano e cominciando a leggerlo.

<< Mamma! >> disse Meredith, cercando di distrarla, per non permettere che lo leggesse, invano. Sapeva che la madre sarebbe andata su tutte le furie per il contratto.

<< E questo? E ce lo porti il giorno del matrimonio, signor Alaric? >> domandò Magnolia, infervorata.

<< Io... non ho nulla a che fare con questo. Mio padre...- >> cominciò a dire Alaric, cercando di giustificarsi, ma venne interrotto dalla stessa Maggie, che gli ridava il foglio, più furiosa che mai.

<< Vai a dire a tuo padre che il suo non è altro che un insulto, non solo a mia figlia, ma a tutta la famiglia... >>

<< Mamma, ti supplico, stanne fuor- >> cominciò a dire anche Meredith, ma venne sempre interrotta dalla signora Gilbert.

<< Sei per caso stupida? Come puoi firmare una cosa del genere? Sei erede e figlia del grande John Gilbert... saremmo noi che avremmo dovuto fargli firmare un contratto prematrimoniale, non loro! >> le urlò contro la madre, mentre Meredith abbassava lo sguardo, sentendosi anche lei umiliata.

Il suo futuro suocero non si fidava di lei, credeva che volesse Rick solo per i suoi soldi, ma la ragazza era decisa a fargli cambiare idea, non solo a parole, ma con fatti concreti.

<< Che vergogna... >> continuò la donna, guardando schifata Alaric.

<< Mi dispiace.... Ma è la mia famiglia che- >>

<< Lei non lo firmerà! >> esclamò Maggie, troncando le scuse e le giustificazioni di Alaric sul nascere.

<< Ora, dal momento che hanno dimostrato che genere di persone sono, che vengano a parlare con me prima. >> continuò la donna sfidando il ragazzo.

<< Mamma, per favore... >> disse Meredith, pregandola di smetterla, prima che la stituazione degenerasse.

<< Solo perché non parlo mai, e perché sono una povera vedova, pensavano di prendermi in giro... non posso farti firmare questo foglio... se queste sono le loro condizioni per il matrimonio... >> disse Maggie, cominciando a recitare la parte della vittima, con tanto di singulti, parlando alla figlia.

<< ... lascia che ti dica che puoi anche scordarti il matrimonio allora. >> finì guardando Alaric con disprezzo, per poi riprendere il contratto prematrimoniale ed uscire dalla stanza della figlia sbattendo la porta.

Meredith, rimasta nella stanza si tappò la bocca con la mano, cercando di remprimere i singulti, disperata.

<< Mi dispiace... mi dispiace tanto... >> le disse Alaric abbracciandola, cercando di confortarla.

<< Tua madre ha ragione, non avrei neanche dovuto portare quel foglio qui. Avrei dovuto strapparlo in mille pezzi, proprio di fronte a loro. >> continuò il ragazzo dopo averle dato un tenero bacio sulla fronte, mentre lei continuava a piangere disperata stretta al suo petto.

Intanto Maggie ancora furiosa, con il foglio in mano, scendeva per le scale chiamando la sua domestica.

<< Katherine, Katherine! >>

<< Sì signora? >> arrivò quella correndo.

<< Elena non è ancora a casa? >> le urlò contro con rabbia.

<< No signora... >> rispose Katherine, spaventata dalla rabbia bruta che la donna sprizzava da tutti i pori.

<< Portami il mio cellutare... ORA! >>

La povera Katherine face un altra corsa in cerca del cellulare, mentre Maggie faceva avanti indietro per il salotto continuando a guardare il contratto prematrimoniale nel cano tentativo di incerirlo.


 


 


 

Fuori da villa Gilbert, intanto, si era appena fermata una Mercedes nera.

L'auto era di Giuseppe McCullough, che dopo aver incontrato Elena al cimitero, si era offerto di riaccompagnarla a casa.

<< Grazie mille signor Giuseppe... >> proferì Elena, mentre usciva dall'abitacolo, per prendere la borsa , che aveva lasciato sul sedile posteriore dell'auto.

<< Sono io che ringrazio te... mi hai fatto compagnia. >> rispose, anche lui uscendo dalla macchina per accompagnarla proprio di fronte al cancello della villa.

<< Lo stesso lei ha fatto con me... mi sento molto meglio da quando le ho parlato. >> disse Elena, ma venne interrotta dallo squillare del suo cellulare.

<< Mi scusi un attimo... >> disse lei, prendendo il cellulare dalla borsa, per poi guardare sul display chi fosse.

<< Ah è mia madre... >> disse lasciando suonare il telefono, non voleva risponderle.

<< Sarete molto occupati, con i preparativi del matrimonio. >>

<< Loro sono occupati, non io... >> rispose bruscamente lei e la cosa non sfuggì a Giuseppe che non poteva che essere d'accordo con lei; non si organizza un patrimonio a soli 28 giorni dalla morte del padre, o marito.

<< Lei viene? >> si informò Elena, sta volta riattaccando il telefono, per non lasciarlo suonare.

<< Maggie, è stata così gentile da venire a casa da me per invitarmi di persona, sarebbe scortese se non mi presentassi. >>

<< La vedrò quindi... >> disse la bionda sorridendogli, mentre si girava verso il cancello, con le chiavi in mano.

<< Certamente... >>

<< Arrivederci allora. >> disse lei, salutandolo con un cenno della mano, mentre entrava in giardino.

<< Ciao... >> disse lui per poi entrare in auto e ripartire.

In quel momento il cellulare di Elena tornò a squillare.

<< Che c'è? >> rispose scocciata, la bionda.

<< Dove sei? >> domandò Maggie, ignorando il tono usato dalla figlia per rivolgersi a lei.

<< Proprio di fronte alla porta, ho appena salutato il signor Giuseppe, sto entrando ora. >>

<< Giuseppe? Era qui? >> domandò Magnolia.

<< Mi ha riaccompagnato lui. >> rispose Elena, sempre poco entusiasta di parlare con la madre.

Elena poté sentire distintamente che all'altro capo del telefono, il respiro della madre si faceva affannato, mentre quest'ultima correva letteralmente fuori di casa, nella speranza di poter vedere e parlare con Giuseppe.

<< Dov'è? >> domandò Maggie ad Elena, quando uscendo di casa vide la figlia rientrare... da sola.

<< Se n'è andato. >> rispose la bionda con fare ovvio.

<< Perché non l'hai invitato ad entrare? >>

<< Non lo so, non ci avevo pensato. >> disse la ragazza, mentre entrava in casa, cercando di ignorare la madre.

<< Dove vi siete incontrati? >> domandò Magnolia seguendo la figlia dentro casa.

<< Al cimitero. >>

<< E ha anche detto che sta sera ci sarà... >> disse Elena con un sorriso, sfottendo la madre, era più che certa che Giuseppe McCullough non aveva alcun interesse in sua madre. che non si accorse della derisione della figlia perché Elena poté giurare che vide gli occhi della madre che assumevano la forma di cuoricini.

<< Te l'ha detto? Fantastico! >>

In quel momento dalle scale Scese Meredith, che ancora piangeva, seguita da un dispiaciutissimo Alaric.

<< Meredith? >> Disse Elena domandandosi il perché la sorella fosse tanto disperata il giorno del proprio matrimonio.

Meredith non le rispose e, sempre correndo, uscì dalla stanza diretta verso il giardino.

<< Ha solo bisogno di un pò d'aria fresca. >> le informò Alaric, vedendo lo sguardo confuso di Elena, che non appena il ragazzo finì di parlare si precipitò verso il giardino, cercando di capire cosa avesse la sorella.

<< Mi scuso ancora una volta... anche al costo di perderli come genitori io non abbandonerò Meredith. Non mi interessano i soldi... io voglio Meredith. E le ho detto la stessa cosa che sto dicendo ora a te. >> disse Alaric, a Maggie, guardandola in modo deciso.

<< Ma davvero? Quindi è con questo che ti hanno ricattato? Non vogliono quindi che la sposi... >> disse Maggie, finalmente consapevole.

<< Non mi interessa cosa pensano... >>

<< Vieni, che parliamo un pò ti va? >> gli disse Maggie che aveva appena avuto un idea.

Alaric non poté far altro che seguirla, avrebbe fatto di tutto per sposare Meredith, non voleva che il matrimonio saltasse.

<< Ci potete scusare un attimo? >> domandò Maggie alla wedding planner con gli assistenti che erano ancora nella sala da pranzo a discutere sulla disposizione dei tavoli.

<< Certamente. >> rispose Grace e dopo aver raccolto qualche foglio, lei con assistenti al seguito, lasciarono la stanza chiudendo la porta e permettendo così a Magnolia ed Alaric di poter parlare in privato.

<< Non pensavo fosse questa la siuazione... >> cominciò Maggie, non appena i due si furono seduti al tavolo, per poter parlare con più calma.

<< Io penso a Meredith... non voglio che si sconvolga più di quanto non sia già. >> continuò la domanna.

<< Le ha già parlato... ora come ora non c'è nulla al mondo che mi interessi più di lei. >> replicò Alaric, convintissimo delle proprie parole.

<< Ogni problema ha la sua soluzione... e io ce l'ho... andrà sicuramente bene sia a che a te. >>

<< E quale sarebbe? >> domandò Alaric, molto più interessato, ma anche sospettoso.

<< Dal momento che i tuoi sono prevenuti e vedono questo matrimonio come un pericolo per i loro interessi economici... allora nessuno dovrebbe firmare niente, se non c'è fiducia... giusto? >> disse Maggie, per poi aspettare un cenno da parte del ragazzo, che annuì cercando di capire dove Maggie volesse andare a parare, ma cominciando a temere di sapere che cosa volesse.

<< Sono costretta a proteggere i diritti di mia figlia. >> continuò lei, guardandolo ghignando.

<< Quanto vuole Signora Gilbert? >> le domandò Alaric, gelido, fulminandola con lo sguardo. Come si faceva a vendere letteralmente la propria figlia?

<< C'è tempo per trovare un punto d'incontro. >> rispose la donna il cui ghigno di faceva più grande.

Alaric, senza replicare, uscì da quella casa, pensando e stupendosi di quanto quella donna fosse materialista e superficiale.

<< Katherine! >> chiamò Maggie, non appena Alaric uscì di casa.

<< Sì signora? >>

<< Chiama tutti quelli a cui devo dei soldi e digli che entro lunedì saranno tutti pagati... >> le comunicò Maggie sicura, che avrebbe avuto i suoi soldi molto presto.

<< Si signora. >> rispose Katherine, dirigendosi verso il telefono, ne aveva di chiamate da fare!

<< Mamma mi ha rovinato quello che avrebbe dovuto essere il più bel giorno della mia vita... >> disse Meredith alla sorella, mentre siedeva su una panchina del giardino, singhiozzando ancora, disperata. Stava per perdere il suo Alaric.

<< E' fatta così! >> rispose Elena acida, dalla morte del padre aveva cominciato ad odiare la madre e dopo ciò che le aveva raccontato Meredith era certa che l'odio nei confronti di quello donna fosse aumentato a dismisura.

<< Coraggio... non piangere... non darle anche questa soddisfazione. >> disse Elena accarezzando dolcemente il braccio della sorella, che continuava a piangere.

<< Non era così tempo fa... >> protestò Meredith.

<< Ah no, è sempre stata così, solo che noi eravamo troppo piccole per capire. >> disse Elena duramente.

<< Non so perché ma sembra serbare del rancora nei nostri confronti, forse perché è diventata madre, e probabilmente è per quello che odiava papà così tanto, lui voleva dei figli e poi grazie a te diventere suocera e pure nonna... Magnolia Gilbert sta invecchiandoe la cosa non le va giù...nonna Maggie, riesci ad immaginarlo? >> continuò Elena sputando odio e veleno insieme alle parole.

Meredith, che nel frattempo aveva smesso di piangere non poté non essere d'accordo con la sorella, infatti si limitò ad annuire a testa bassa.

<< La odio... >> disse Elena con la voce che traboccava disprezzo, mentre le tornava in mente quel maledetto giorno in cui suo padre la lasciò, per sempre.


 


 


 

Quel giorno lei e il padre avevano deciso che avrebbero trascorso una giornata nella villa che avevano appena fuori città per rilassarsi e passare un pò di tempo insieme, senza dire nulla a nessuno, una cosa tra padre e figlia. Ma arrivati con l'auto davanti alla casa notarono che parcheggiata di fronte alla villa c'era anche l'auto di Maggie.

<< Papà... c'è anche mamma qui... >> riferì Elena al padre continuando a guardare la macchina della madre.

<< Non ne avevo idea. >> rispose stupito lui.

<< Per caso le avevi detto che saremmo venuti qui? >> volle sapere Elena, ma il padre già non le prestava più attenzione perché aveva notato un'Audi metallizzata sul retro della casa, fermò la macchina e continuò a guardare in quella direzione.

Non avevano mai avuto un Audi.

<< Papà, c'è qualcosa che non va? >> chiese Elena agitata, per lo strano comportamento del padre.

<< Ehm.. resta in macchina tesoro. >> disse mentre apriva la portiera dell'auto.

<< Papà che succede? >> domandò Elena alzando di qualche ottava la voce, pretendendo una risposta.

<< Ho detto resta in macchina. >> le ripeté John duramente mentre usciva dall'auto, guardò un ultima volta le due auto parcheggiate davanti alla sua, poi si diresse correndo verso la villa.

Dall'auto uscì anche Elena, stranita per il comportamento del padre e finalmente notò anche lei l'Audi sul retro. Continuò a guardarla confusa poi all'improvviso dalla villa uscì un uomo, che non aveva mai visto prima di allora, che uscendo di casa e vedendola, la guardo per pochi secondi, quasi spaventato, dopodiché si diresse correndo verso l'Audi, una volta salitoci, sfrecciò velocemente, il più lontano possibile dalla casa.

Elena lo seguì con lo sguardo finché l'auto non divenne solo un lontato puntino nero, dopodiché tornò a guardare la casa , un pò confusa.

Non aveva ancora fatto 2 + 2.

Poi, all'improvviso, la consapevolezza la pervase e cominciò anche lei ad avvicinarsi lentamente alla casa, quasi spaventata.


 


 


 

<< Non la perdonerò mai, per quello che ha fatto a papà. >> disse Elena, ritornata con i piedi per terra.

<< Signorina Meredith, la stilista, i parrucchieri e i truccatori sono arrivati e la aspettano su. >> disse Katherine che era appena uscita in giardino per chiamare Meredith, appunto.

<< Certo, arrivo. >> disse alzandosi, per ritornare in casa.

<< Oggi è il tuo ultimo giorno nella casa della signora Magnolia... dopo starai molto più tranquilla. >> le disse Elena sorridendole con sarcasmo, ma anche con un pò di invidia, lei si sarebbe tolta Maggie dai piedi, Elena invece, chissà per quanto tempo sarebbe ancora stata costretta a sopportare quella lì.

<< Però ti stai solo trasferendo da una prigione, ad un' altra... >> continuò la bionda.

<< Che intendi dire? Io amo Alaric! >> domandò Meredith stranamente agitata.

<< Solo sei mesi fa mi dicevi la stessa cosa di Damon. >>

<< Damon ormai è un capitolo chiuso, non mi interessa più nulla di lui. >> disse Meredith stizzita, per poi entrare definitivamente in casa, lasciando Elena in giardino, in balia dei suoi pensieri.

Intanto a casa McCullough, Damon, mentre passeggiava per il giardino, parlava al telefono con degli amici.

<< Che fate quindi? Andate al matrimonio? Perfetto allora, vi passo a prendere così ci andiamo insieme... va bene... ciao a stasera.>> li salutò quando ormai era nel cortile della villa.

Fu proprio lì che sentì qualcuno che conosceva molto bene mentre si esercitava al piano.

Stava suonando una sonata di Mozart.

http://www.youtube.com/watch?v=-qr9tR_mt48

Damon seguì il suono finché non arrivò di fronte alla porta aperta della stanza del pianoforte, si appoggiò allo stipite della porta e restò lì ad ascoltare quanto Bonnie fosse diventata brava.

Non appena finì lui fece la sua entrata in scena applaudendo, burbero e attirando così l'attenzione della Rossa e quella di Denise su di sé.

<< Bravissima! >> disse continuando ad applaudire.

<< Veramente sto applaudendo Mademoiselle Denise... >> aggiunse il ragazzo quando notò che Bonnie sorrideva, lusingata.

<< E' un miracolo, sono sinceramente colpito. >> continuò a dire, facendo innervosire Bonnie e ridacchiare Denise.

<< Smettila di prendermi in giro... che vuoi? >> domandò Bonnie arrabbiata, cercando di levarselo di torno.

<< Oh lo sai che scherzo, bellissima. >> rispose lui, dandole un buffetto sul naso, per poi abbassarsi e lasciarle un bacio sulla guancia, che lei si affrettò a cancellare ancora con la mano.

<< Sei molto migliorata, complimenti... >> le confessò lui, tornando serio.

<< Ora abbiamo i complimenti di Damon... mi sembra importante. >> replicò Bonnie sarcasticamente, rivolta a Denise.

<< Beh, magari è stato a tantissimi concerti quando era a Parigi. >> disse Denise, accondiscendente, lasciandogli il beneficio del dubbio.

<< Chi? Damon? Sicuramente avrà passato metà del suo tempo in giro per i casinò. >> affermò la Rossa prendendolo in giro.

<< Così mi spezzi il cuore piccola. >> disse lui in tono melodrammatico.

<< Finita la lezione? >> domandò poi alla tata, che dopo aver guardato l'orologio da polso, gli disse che avevano ancora mezz'ora e specificando che la loro non era una lezione; la ragazza si stava soltanto esercitando.

<< Perfetto allora... significa che posso rubarti la piccola per qualche secondo? >> domandò Damon, mentre scompigliava i capelli a Bonnie.

<< Magari più tardi Damon, non vedi che ho da fare? >> rispose Bonnie, non voleva parlare con Damon, era ancora arrabbiata con lui.

<< Questo lo so... >> rispose il ragazzo, ma continuò sempre ad aspettare in piedi con le braccia incrociate, che Bonnie si alzasse per poterle parlare.

<< Senti se è solo per prendermi in gir- >> cominciò a dire Bonnie infervorata, ma venne interrotta dallo stesso Damon.

<< Tu vieni a basta... >> le disse gentilmente, per farla alzare.

Bonnie lanciò uno sguardo a Denise, in cerca del suo permesso, che arrivò dal momento che la tata annuì, mentre cercava altri spartiti da farle provare fra i tanti che aveva in mano. Così Bonnie si alzò lasciando il pianoforte e si diresse perso l'uscita della stanza precedendo Damon, che non appena uscì si affrettò a chiudere la porta, in modo che Denise non sentisse.

<< Vuoi un prestito, vero? >> quella di Bonnie non era una domanda, piuttosto un affermazione.

<< Senti un pò... Quanto ti devo? >> le domandò lui, posizionandosi di fronte a lei e incrociando le braccia, nel vano tentativo di sembrare serio.

<< Non dirmi che stai pensando di ridarmeli perché non ti credo. >> disse Bonnie scoppiando a ridere, infatti, tutte le volte che il fratello le aveva chiesto un prestito non lo risarciva mai!

<< Se tu mi prestassi quanlcosa in più... >> cominciò lui tergiversando.

<< Te li renderò tutti. Promesso. >> finì guardandola dritto negli occhi.

<< Quanto ti serve? >> cercò di informarsi Bonnie, mentre già saliva le scale, dirigendosi in camenra sua. Sapeva che Damon non le avrebbe ridato niente, ma aiutarlo le faceva sempre un gran piacere, ma questo non glielo avrebbe mai detto.

<< Quanto puoi... >> rispose lui, mentre la seguiva ghignando.

<< E quanto ti sei fatto prestate da Matt? >> gli domandò mentre apriva la porta della sua stanza e prendeva il portafogli dalla biblioteca a muro.

<< Non c'era... probabilmente è da un amico. >> rispose sinceramente Damon meravigliandosi di quanto la ragazza lo conoscesse bene; non avrebbe mai pensato che lei avesse intuito che fosse andato a cercare anche Matt per farsi prestare qualcosa anche da lui.

<< Grazie mille... >> disse quando Bonnie gli porse delle banconote.

Si avvicinò anche per darle un bacio, ma la ragazza lo scansò, ancora arrabbiata, dicendogli frettoloso :<< Non fa niente... >> con poco entusiasmo, dopodiché si affrettò a tornare da Denise per continuare l'esercitazione, lasciando un Damon, stizzito mentre si chiedeva quando sarebbe passata alla sorella, dopodiché scese anche lui le scale ridacchiando, mentre contava i soldi che la Rossa gli aveva dato.

<< Damon a volte mi sembra anche più piccolo di Matt per come si comporta. >> disse Bonnie a Denise rientrando nella stanza del pianoforte.

<< Ti ha chiesto altri soldi, vero? >> si informò Denise, un pò contraria mentre le metteva di fronte un nuovo spartito da provare.

<< La cosa ci sorprende? >> chiese Bonnie sarcasticamente, facendo ridere la tata.

<< Usa l'amore che provate per lui... >> la informò Denise, contraria, al comportamente del Moro.

<< Sa che gli vogliamo bene... >> rispose Bonnie consapevole con un alzata di spalle, dopodiché tornò a suonare.


 


 


 

Damon intanto era già uscito in giardino, in cerca di Stefan, che trovò nella serra a piantare fiori nuovi.

<< Stefan... >> lo chiamò attirando la sua attenzione mentre si avvicinava.

Il ragazzo d'altro canto lo guardò dall'alto verso il basso, cercando di capire che altro volesse, non riusciva a tollerare il suo essere presuntuoso e pieno di sé e non pensava l'avrebbe mai sopportato.

<< Stefan, vorrei renderti ciò che mi hai prestato. >> gli disse porgendogli i soldi che gli doveva.

<< E questi... sono gli interessi. >> continuò a dire porgendogli un altra banconota, con il suo solito ghigno, sarcastico, sembrava quasi lo stesse deridendo.

<< Non serve. >> si rifiutò stefan, consapevole che Damon lo considerasse meno di niente, per lui era solo un servetto che girava per casa quindi quegli "interessi" contavano come la buona azione quotidiana per lui.

<< Ah no, insisto. >> disse mettendoglieli in tasca, per poi rivolgergli un sorriso a trentadue denti mentre tonava in casa.


 


 


 

Intanto il signor Giuseppe era appena rientrato a casa.

<< Buongiorno signor McCullough. >> gli diede il bentornato Sue

<< Ciao anche a te. >> rispose lui gentilmente, mentre entrava.

<< Ah, le ho preparato lo smoking per il matrimonio, è sopra al suo letto. >> lo informò la donna quando stava già salendo le scale.

<< Grazie mille Sue. >> le disse sorridendole, sinceramente grato.

<< Sono tutti eccitati all'idea di vederti sta sera al matrimonio. >> intervenne Damon entrando anche lui, per poi appoggiarsi al corrimano, in legno, della scala.

<< Così sembra... >> rispose Giuseppe sorridendogli.

<< Andiamo un pò nel mio studio a parlare. Da quando sei venuto non abbiamo avuto il tempo di una chiacchierata. >> continuò a dire Giuseppe.

<< Andiamo allora... >> rispose Damon un pò sorpreso, ma seguendolo a piano superiore, verso il suo studio che altro non era che una piccola stanza, con una scrivania in legno e un divano addossato al muro, per il resto la stanza era arredata come una biblioteca, piena di librerie a loro volta piene di libri.

<< Siediti. >> gli disse Giuseppe indicandogli il divano, non appena entrarono nello studio.

Damon obbedì, stranito. Cosa avrà mai avuto da dirgli?

<< Com'è andato il viaggio? >> gli domandò lo zio, mentre si sedeva su una piccola sedia di fronte al divano .

<< Ehhm... relativamente bene. Ho rivisto alcuni amici, siamo stati un paio di gioni insieme e poi siamo andati a trascorrere il week end a Londra, ho amici anche lì... >>

<< Sì certo... Carol, Briget, Ellen, Jackline... >> disse Giuseppe ridacchiando mentre gli faceva la lista dei suoi "amici" a Londra, facendo ridere lo stesso Damon, che abbassò lo sguardo, quasi imbarazzato... quasi.

<< Sei giovane Damon, e hai il diritto di goderti la vita, ma... che piani hai Damon ? >> gli domandò suo zio tornando serio.

<< Su cosa? >> domandò Damon, scendendo dalle nuvole.

<< Non pensi sia ora di cominciare a lavorare? >>

<< Assolutamente... cosa pensi che potrei fare? >> Gli domandò solo per accontentarlo. Non aveva alcuna intenzione di mettersi a lavorare, almeno non in quel momento.

<< Beh potresti cominciare lavorando in una delle nostre aziende... >>

<< Lo so, zio, ma non vorrei che questo mi distraesse, fra due mesi ricomincia l'università ed ecco... vorrei prepararmi per i prossimi esami. >> afferò Damon, cercando di sembrare il bravo e studioso ragazzo che non era.

<< In poche parole lascerai passare un altro anno. >> disse Giusepper con fare ovvio, facendo sorridere Damon.

<< No zio, sono determinato a laurearmi quest'anno. >> Infatti aveva solo due esami da sostenere, prima di conseguire la laurea.

<< Questa l'ho già sentita... >> disse Giuseppe a Damon.

Il ragazzo aveva venticinque anni ormai e non era ancora riuscito a laurearsi, infatti era almeno quattro anni fuori corso, ormai cominciava a pensare che perfino Bonnie che aveva solo diciassette anni si sarebbe laureata prima di lui.

<< Sta volta mi impegnerò di più. Non ti deluderò zio. Non appena mi sarò laureato andrò a dirigere un delle aziende. >>

<< Non è facile dirigere un azienda, devi cominciare con calma, salire un gradino alla volta, non devi affrettarti a salirne quattro in una volta sola, per poi tornare giù di quaranta... >> gli consigliò Giuseppe sempre serio, venne però interrotto dal telefono di Damon.

<< Scusa. >> disse Damon, mentre lo tirava fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni e guardava di chi si trattasse.

<< Tranquillo, abbiamo già finito, rispondi pure. >> gli disse Giuseppe sorridendo, per poi uscire dalla stanza permettendo a Damon di rispondere.

<< Pronto... amore. >> si affrettò a rispondere.

<< Damon dove sei? Perché non mi hai chiamato? >> gli domandò Caroline, la sua nuova ragazza.

<< Tesoro sono appena tornato a casa... ho ancora la valigia in mano. >> mentì come solo lui sapeva fare.

<< Non avevi detto che saresti passato sta mattina? >> domandò finatamente offesa lei.

<< Ehm... l'aereo è atterrato in ritardo. Tu dove sei? >> mentì ancora cercando di non farsi scoprire.

<< A casa. Avevo anche un incontro di lavoro oggi, ma l'ho cancellato per te. >> gli disse dispiaciuta la ragazza, cercando di farlo intenerire.

<< Va bene tesoro, un quarto d'ora e sono da te. >> rispose Damon in tono malizioso.

<< Ok allora ti aspetto... >> disse lei su di giri.

Erano settimane che non vedeva il suo ragazzo, e non vedeva l'ora di trascorrere finalmente qualche ora con lui.


 


 


 

Intanto Bonnie, che ancora si stava esercitando, sembrava non prestare molta attenzione allo spartito che aveva davanti a sé, ed infatti la Rossa stava pensando al padre che voleva andare al matrimio, lo aveva sentito quando appena entrato in casa aveva ringraziato Sue per lo smoking. Sembrava non vedesse l'ora di andarci e Bonnie stava cominciando a chiedersi se il padre volesse andare al matrimonio solo per vedere Magnolia.

<< Perché vuole andare al matrimonio? Lui odia le feste. So per certo che si annoierà... >> sbottò Bonnie scoppiando, mentre smetteva di suonare.

<< Lo fa solo per essere cortese, Bonnie tornerà a casa se si annoierà... Coraggio continua. >> le rispose Denise.

<< Finirà su tutti i giornali. Cosa succede se scrivono qualcosa che non è vero? Sicuramente ci resterà molto male. >> disse ancora Bonnie dopo aver stimpellato soltanto qualche nota.

<< Bonnie, per favore, finisci il pezzo... >> le domandò gentilmente Denise, mentre sospirava, stanca.

Non voleva parlare di Giuseppe McCullough.

<< E se veramente quella donna avesse puntato papà, come ha detto la signora Flowers? >> continuò a chiedere Bonnie senza prestare attenzione a quello che le aveva detto Denise.

<< Bonnie. Togliti questi pensieri dalla mente. Non dovresti credere a tutto quello che gli altri dicono. >> disse Denise sta volta alterata mentre si metteva le mani sui fianchi e picchietava il piede per terra.

Bonnie dopo un sospiro, non sapendo cosa pensare, si rimise a suonare.

<< E se invece avessero ragione? Perché proprio ora? Ci sono stati molti altri matrimoni e molte altre feste dalla morte di mamma, ma lui non c'è mai andato. Perché Maggie è arrivata di persona qui per invitarlo? E perché proprio al matrimonio della figlia di Maggie ha deciso di andare? >> domandò Bonnie continuando a suonare.

<< Te lo dico io perché... quella ha puntato mio padre. >> finì di dire Bonnie agitandosi e mettendo in agitazione anche Denise, perché aveva ormai smesso di suonare e stava soltanto picchiando i tasti del pianoforte.

<< Bonnie... calmati. >>

<< Non voglio... non ci deve andare... no. >> disse Boonie come impazzita, continuando imperterrita a sbattere le mani suoi tasti del piano.

<< Bonnie! >> urlò Denise, cercando di allontanarla dallo stumento, ma lei non si volle allontanare.

Ormai la cacofonia prodotta dal pianoforte la sentirono tutti in casa, anche Stefan che era ancora alla serra, infatti corse subito in casa a vedere cosa stesse succedendo, come tutti gli altri del resto.

<< Bonnie! >> urlò ancora Denise e poi di colpo un tonfo sordo e non si sentì più niente, Bonnie aveva smesso di suonare.

<< Giuseppe! >> urlò ancora una volta Denise che ormai era entrata nel panico, Bonnie era svenuta davanti ai suoi occhi, era lì stesa per terra, in stato di incoscenza.

<< Stefan! Tirala su, per favore. >> disse la tata non appena Stefan entrò nella stanza, non se lo fece ripetere due volte e andò a prendere la ragazza in braccio, subito dopo di lui entrò Giuseppe tutto trafelato.

<< Cos'è successo? >>

<< E' svenuta, ancora. >> riferì Denise a Giuseppe.

A Bonnie infatti capitava a volte, non spesso, di svenire, seminando panico in tutta casa. Perdeva coscenza quando che era troppo stressata e ogni volta in casa erano puri attimi di terrore.

<< Coraggio Stefan portala in camera sua. Subito. >> ordinò Giuseppe.

In quel momento in stanza arrivò anche Damon, che vedendo la sorella svenuta non poté fare a meno di sbuffare, se non si fosse risvegliata in fretta non sarebbe potuto andare da Caroline, a volte quella ragazzina non era altro che una palla al piede.

Subito corsero tutto al piano superiore.

<< Portate dell'acqua! >> urlò Giuseppe continuando a salire.

<< Che è successo? >> domandò una Camille spaventata, che in quel momento stava scendendo le scale.

<< E' tutto a posto non ti preoccupare. >> la rassicurò Giuseppe continuando a seguire Stefan, mentre Camille faceva una corsa in cucina a prendere l'acqua per Bonnie.

<< Stendila sul letto, con calma... piano... >> disse Giuseppe a Stefan mentre lo precedeva, per aprirgli la porta della camera della Rossa.

<< Bonnie... >> la chiamò Stefan dopo averla adagiata sul letto.

<< Bonnie... tesoro... >> la chiamò anche il padre, mentre le si siedeva accanto, dopo aver fatto spostare Stefan , che rimase comunque in camera sulla porta per vedere se la ragazza si sarebbe rivegliata.

<< Dov'è? L'acqua? >> domadndò Giuseppe alterato, per la preoccupazione.

<< Qui... >> disse Camille mentre entrava un pò di corsa in camera con un vassoio con sopra un bicchiere d'acqua.

<< Bonnie, cara... >> disse Giuseppe vedendo che la figlia cominciava pian piano ad aprire gli occhi, quindi si affrettò a porgerle l'acqua.

<< Papà... sono svenuta? >> domandò lei debolmente dopo aver bevuto un sorso d'acqua.

<< Sì, è stata molta artistica come scena... >> le disse sarcasticamente Damon, che era entrato con loro, dopo essersi appoggiato con una mano alla testata del letto di lei. Una posizione che traboccava pura strafottenza.

<< E tu che ne sai? Neanche c'eri. >> gli rispose acida, lei.

<< Voilà! Sta meglio.... no problem... io esco... >> disse Damon con il solito ghigno, mentre usciva dlalla stanza, ma non prima di aver fulmninato con lo sguardo Stefan, dopodiché corse giù per le scale fischiettando, finalmente sarebbe potuto andare da Caroline.

<< Stefan, non ti preoccuare per me... sto meglio. >> disse Bonnie notanto che il ragazzo era bianco cadaverico di paura.

Lui in tutta riposta le regalò un bellissimo sorriso, contento le Bonie stesse meglio, sorriso che non sfuggì alla povera Camille, che senza dire una parola, uscì dalla stanza.

<< Perfetto, sta meglio, vai pure stefan. >> gli disse Denise congedandolo.

<< Per me ha ragione Damon... stava solo fingendo. >> disse Camille non appena Stefan la raggiunse per le scale.

<< E tu che ne sai? >> quasi le urlò contro Stefan difendendo Bonnie a spada tratta, per poi tornare in giardino senza degnarla di uno sguardo.

Camille dal canto suo non poté far altro che sospirare e rientrare in cucina.


 


 


 

<< Come stai? >> domandò Giuseppe a Bonnie quando anche Stefan lasciò la stanza.

<< Male... >> gli rispose la figlia quasi mettendo il broncio, facendo così agitare Denise e preoccupare Giuseppe.

<< Papà... >> cominciò a chiedere la ragazza.

<< Sì, tesoro? >> rispose lui aspettandsi una risposta al perchè stesse male.

<< Non andare questa notte. >> gli disse, facendo sbuffare Denise.

<< Ti senti male per caso? >> si informò il padre.

<< Non lo so. >> rispose, sincera, lei.

<< Papà... ti prego resta con me. >> lo pregò Bonnie prendendolo per mano.

<< Bonnie, non andare al matrimonio sta sera, riposati non vorrei che svenissi anche lì... però il signor Giuseppe ci deve andare, lascialo, tesoro. >> le disse Denise, mentre le accarezzava i capelli, cercando di convincerla.

<< E' veramente così importante per te andarci? >> domandò Bonnie al padre.

<< Non più importante di te, tesoro. Se non ti senti bene non ci andrò. >> rispose lui stringendole a sua volta la mano.

<< Si sentirà molto meglio dopo una bella dormita. Non è nulla Bonnie solo un pò di stanchezza... però tuo padre deve andare sta sera, rivedere i suoi amici e passarci la serata. E' tanto che non lo fa, non pensi? >> intervenne Denise.

<< Sto bene, papà... vai pure. >> disse Bonnie rivolta al padre, non volendosi sentire in colpa.

<< Jeb mi ha anche promesso che avremmo fatto un barbecue. >> continuò facendo ridere il padre.

<< Staremo tutti insieme, non rimarrò sola. Rimarrò con Matt... >> gli continuò a dire cercando di tranquillizzarlo, se doveva andare al matrimonio, voleva che ci andasse sereno, non veleva farlo preoccupare per lei.

<< D'accordo. Cerca di riposare, Bonnie. >> le rispose Giuseppe dandole un bacio sulla fronte.

<< Non ti preoccupare, le starò accanto io. >> disse Denise mentre usciva dalla stanza, con Giuseppe permettendo così a Bonnie di riposarsi.

<< A volte si comporta come una ragazza adulta, altre si comporta come una bambina, come prima... >> confessò Giuseppe a testa bassa a Denise, non appena chiuse la porta della stanza di Bonnie.

<< Ma lei é ancora piccola. >> gli fece presente la tata.

<< Forse hai ragione tu... >> le rispose lui, mentre si allontava lasciando Denise a pensare, ancora davanti alla porta della camera della ragazza.

Dopo essersi ridestata dai suoi pensieri, Denise decise di tornare in camera, a vegliare su Bonnie.


 


 

Meredith, con addosso il suo abito nuziale non faceva altro che fare avanti indietro per la camera, agitata, mentre faceva respiri profondi, per cercare di calmarsi.

<< Calma, calma, tesoro... ti senti bene? >> disse Maggie cercando di tranquillizzare la figlia.

<< Oddio... comincio a sentirmi male. >> le confessò Meredith, più nervosa che mai.

<< Elena! >> chiamò Maggie, sperando che almeno lei riuscisse a calmare la sposa.

<< Il tuo cavagliere sta arrivando principessa... >> disse Elena a Meredith, mentre entrava in camera.

La ragazza aveva notato la limousine nera di Alaric arrivare dalla finestra della propria stanza. Non aveva neanche provato ad aiutare la sorella con il vestito o i preparativi, perché voleva stare il più lontano possibile da quella faccenda.

Non le piaceva per niente ciò che avevano fatto. Non accettava che avessero organizzato il matrimonio tanto presto, e non faceva proprio nulla per nascondero. Per la serata , infatti, aveva indossato un semplicissimo mini abito, ma rigorosamente nero. Per ricordare agli invitati e soprattutto alla madre e a Meredith che erano ancora in lutto, o almeno lei lo era ancora.

<< Beviti un bicchiere. Ti aiuterà a calmarti. >> consigliò Maggie a Meredith, convinta di aver appena avuto un illuminazione.

<< Mamma sono incinta! >> replicò la mora, sconvolta dal menefreghismo della madre, ma soprattutto dal fatto che si ostinasse a cercare di ignorare il più possiibibile che sarebbe presto diventata nonna.

<< Ah già, purtroppo... >> rispose la madre, come sempre velenosa. Meredith, la ignorò e tornò a fare avanti indietro per la stanza, cercando di autocalmarsi.

<< Devi andare ad un funerale, Elena? Non hai proprio nient'altro da metterti? >> Domandò Magnolia alla figlia, che a sua volta guardò la madre dall'altro verso il basso, con disprezzo. Proprio non gliene fregava nulla del defunto marito, era Magnolia che avrebbe dovuto mettere un abito nero, non Elena e invece, la signora aveva scelto un abito lungo, a sirena, come quello della sposa, nella vana speranza di rubarle la scena in quel giorno importante, ma l'abito di Magnolia era color indaco, senza spalline, con ricami dorati, ai bordi.

L'abito in se era bello, ma lei lo aveva scelto di almeno due taglie più piccolo, Elena infatti si domandava come la madre ci fosse entrata, ma non ci teneva neanche a saperlo. L'abito piccolo, per l'appunto, invece di fasciarle armoniosamente il corpo, mettendo in evidenza le sue forme, otteneva solo l'effetto di farla sembrare la sgualdrina che era, infatti la strizzava, completamente mettendo in bella mostra il suo seno. Quella donna invece che sembrare la madre della sposa, sembrava un prostituta d'alto rango.

<< Ah, va bene. Se propio ti piace, non c'è problema... >> riprese Magnolia, schioccando la lingua, infastidita.

<< Il signor Salzman è qui. >> disse Katherine alle tre mentre entrava anche lei facendo l'annuncio.

<< Oddio... >> disse Meredith, nervosissima, mentre faceva per uscire dalla stanza.

<< Stai qui, vado io a riceverlo per prima. >> si affretto a dire Maggie, trattenendo la figlia per un braccio.

<< Scendete quando vi chiamo io. >> contninuò la signora, dopodiché uscì dalla stanza ghignando. Non vedeva l'ora di vedere se il suo futuro genero aveva qualcosa per lei.

<< Sei bellissima... >> disse Elena, quasi commossa, alla sorella dopo che Maggie fu fuori dalla stanza.

<< Presto toccherà anche a te, tesoro. _ Disse Meredith felice, dopo aver scoccato un sonoro bacio sulla guancia alla sorella. _ Non sai quanto io sia preoccupata! Ho paura che mamma ci annulli il matrimonio all'ultimo minuto. >> aggiunse la mora, preoccupata.

<< Non ti preoccupare. Magnolia ha paura dello scandalo. Non darà problemi. >> rispose Elena sarcasticamente, mentre incrociava le braccia.

<< Devo andare un attimo in bagno a rinfrescarmi... >> disse improvvisamente Meredith, che voleva rimanere sola per qualche minuto.

<< D'accordo... ti aspetto qui. >> rispose Elena sorridendole affettuosa.

<< No, per favore, piuttosto...Dai un occhiatina a mamma, controlla che non combini qualcosa. Ho paura a saperla da sola con Alaric. >> le cofessò Meredith, poco prima di entrare nel suo bagno personale, ben consapevole che la madre poteva combinarne una delle sue.

<< Elena dopo averle regalato un altro sorriso, decise di seguire il consiglio della sorella e scendere in salotto a controllare la madre.


 


 

Nel frattempo Magnolia, nel proprio salotto, teneva in mano un assegno, con una cifra spropositata, come minimo in quell'assegno c'erano sei zeri.

<< Spero per te che non sia in bianco. >> disse Maggie, al ragazzo facendosi vento con l'assegno.

<< Non preoccuparti. >> rispose lui, guardandola, con odio.

<< Non lo sono. >> rispose lei ridacchiando.

Nel frattempo Elena stava scendenso le scale e sentì la madre che ridacchiava, dietro la porta, chiusa, del salotto. Decise di non entrare subito, quindi origliò.

<< Nessuno deve sapere di questo nostro accordo e nessuno deve sapere di questo assegno. Soprattutto Meredith. >> disse Magnolia avvertendo il ragazzo.

Proprio in quel momento Elena decise di fare la sua entrata in scena, aprendo la porta del salotto, proprio mentre la madre parlava dell'assegno con quest'ultimo ancora in mano.

<< Meredith aveva ragione. Hai fatto quello che ti pareva. >> intervenne la bionda, guardando con odio, sia l'assegno in questione che la persona che lo teneva in mano. Alaric invece guardava Elena terrorizzato, che andasse a dirlo a Meredith.

<< Neanche tu dirai nulla. Non vorrai causare una sofferenza a tua sorella vero? >> la ammonì la madre con tono che non ammetteva reppliche.

<< Ti prego non dirle nulla... >> la pregò anche Alaric, preoccupato che il suo fidanzamento andasse a monte per quella storia e sicuramnete se Meredith lo avesse saputo lo avrebbe lasciato senza pensarci due volte.

Elena, ancora mezza sconvolta non faceva altro che guardare disgustata la madre.

<< Non guardarmi in quel modo! L' ho fatto per il nostro bene. I genitori di Alaric mi ci hanno costretto. Devo proteggere i diritti di mia figlia. >> disse Magnolia a Elena.

La bionda dopo averle lanciato un ultimo sguardo contrariato chiuse la porta del salotto sbattendola e uscì in giardino a prendere un pò d'aria.

<< Andiamo a bere qualcosa, per festeggiare questo accordo, che dici? >> domandò Magnolia ad Alaric, non appena furono nuovamente soli.

<< Papà non sa che ti ho dato questi soldi. >>

<< Questo è un tuo problema. >> rispose Maggie, ghignando mentre già immaginava i problemi che sarebbero sorti in casa Salzman, quando Eric avrebbe saputo che qualche milione mancava all'appello.

Dopo qualche minuto Elena rientrò in casa, cercando di non mostrare nulla a Meredith.

Ciò che lei aveva sentito poco prima e che l'aveva sconvolta e lasciata profondamente contrariata avrebbe distrutto completamente la sorella, che in quel momento stava scendendo le scale, felicissima mentre tutti la aspettavano al piano inferiore.

<< Alaric, che fai qui? Sai che non porta bene vedere il vestito della sposa prima della cerimonia... >> disse Meredith sorridendo al compagno.

<< Lo so bene tesoro mio, ma vedi... prima della cerimonia ci sarebbe una cosa da fare. >> intervenne Magnolia, con il suo solito tono falsamente amorevole, facendo per altro preoccupare la povera sposa, mentre la trascinava verso il salotto.

<< Che è successo? >> domandò appunto lei.

Aveva paura che la madre mandasse tutto a monte, a meno di un'ora dal matrimonio.

<< Ho pensato molto a ciò che mi hai detto e ho capito che hai ragione, per ciò sono d'accordo con te, se vuoi firmare l'accordo prematrimoniale. >> disse Maggie, alla figlia, una volta entrata in salotto, seguita da un nervosissimo Alaric, e da una sempre più contrariata Elena che appoggiata allo stipite della porta del salotto, continuava a guardare con disprezzo la madre.

Intanto Meredith, sbalordita dalle parole della madre, la guardò per qualche secondo, poi si soffermò per qualche secondo anche su Alaric, che le fece un sorriso tirato, cercando, forse, di incoraggiarla.

<< Davvero? >> domandò Merdtith ancora sorpresa, mentre si lasciava adare ad un sorriso.

<< Sono una donna di parola, cara, lo sai. E... per il tuo bene saremo costrette a tenerci quest'offesa dentro. >> disse Maggie, mentendo come solo lei era in grado di fare, mentre guardava Alaric di sbieco.

<< Facciamoli vergognare... loro che ci guardano con gli occhi delle cacciatrici di dote... >> continuò a dire, per poi lanciare una vera e propria occhiataccia al povero Alaric.

Alle parole della madre Elena, non riuscì più a reggerla. Non voleva restare un minuto di più in quella stanza, per ciò se ne andò, prima di raccontare tutto a Meredith.

<< E' quello che dicevo io. >> le rispose Meredith, finalmente sorridendo, mentre sospirava di felicità, non accorgendosi minimamente della sorella.

<< Ma... se era questo che pensavi, perché hai voluto farmi credere di voler addirittura annullare il matromonio?>> domandò poi Meredith, guardando la madre improvvisamente sospettosa.

In quella storia c'era qualcosa che non la convinceva.

<< Per il tuo bene, cara. >> rispose Magnolia, senza cercare di celare il suo tono derisorio e sarcastico.

Meredith, guardò confusa Alaric, che annuì, come a dirle di firmare e ignorare la madre, infatti fu proprio quello che fece, mettendo la propria firma accanto a quella di Alaric.


 


 

A casa di Caroline intanto erano appena finiti i divertimenti, infatti i due si stavano concedendo le coccole post-sesso, o meglio, Damon se ne stava sdraiato sul letto, mentre Caroline faceva lui le coccole.

<< Domani devo andare a Leesburg a fare il Book, ti va di accompagnarmi? >> domandò Caroline al ragazzo, dopo l'ennesimo bacio. La bionda, infatti era un modella in erba, aveva anche fatto qualche lavoro, comparsa in qualche giornale e quindi aveva una buona fama, e Damon l'aveva "scelta" come ragazza solo per accrescere la propria di fama e passare ancora una volta per il Don Giovanni della situazione.

<< Tesoro... sono appena tornato, devo ancora riposarmi, e poi non è giusto che io lasci mio zio da solo. >> disse Damon, dopo aver alzato gli occhi al cielo, un pò stufo, del continuo attaccamento della ragazza nei suoi confronti. La trovava troppo appiccicosa.

<< Dammi, un potivo più valido. >> gli rispose la ragazza con uno sguardo malizioso.

Damon, dopo aver ridacchiato, prese il suo orologio da polso per vedere l'ora.

<< Oddio! >> disse alzandosi di scatto, dopo aver visto l'ora.

<< Che c'è? >>

<< Sono in ridardo! >> rispose Damon alla ragazza, che continuava a guardarlo confusa.

<< Per cosa? >>

<< Ho un matrimonio a cui partecipare, tesoro. >> disse Damon, mentre si vestiva.

<< Vuoi andare al matrimonio di Meredith Gilbert? >> domandò Caroline, arrabbiata, mentre si metteva seduta sul letto, con le braccia incrociate.

<< Tesoro non ti peoccupare, non sono io lo sposo. >> disse Damon, che sempre ridacchiando la "rassicurava" sarcastico, come sempre.

<< Oh lo diventerai. Un giorno ti alzarai dal mio letto a me per presenziare al tuo matrimonio. >> replicò Caroline, velenosa.

Il ragazzo, infatti, le aveva raccontato della storia che lui e Meredith avevano avuto e lei non sopportava il fatto che andasse al matrimonio di lei, soprattutto perché sapeva che Damon la voleva ancora.

Damon dal canto suo se ne andò senza salutare, aveva di meglio da fare: doveva prepararsi, per andare a stuzzicare Meredith.


 


 

Intanto a casa McCullough, Giuseppe si era appena messo lo smoking e si faceva vedere dai figli, in attesa di sapere cosa ne pensassero.

<< Stai benissimo papà. >> proferì Matt, entusiasta come sempre.

<< Bonnie? >> domandò il padre volendo sapere anche il suo punto di vista.

<< Stai davvero bene. >> replicò lei senza entusiasmo.

<< Papà, quando metterò anche io uno smoking? >> domandò Matt al padre.

<< Non lo so. Magari al matrimonio di tua sorella. >> rispose Giuseppe sorridendo.

<< Lei? Ma se diventerà zitella... >> rispose il ragazzino scoppiando in una fragorosa risata, che gli valse un'occhiataccia da parte della Rossa.

<< Te le ha insegnate Damon queste cose? >> domandò Bonnie essendo anche certa della risposta.

<< Certo! >> rispose il ragazzino continuando a ridere.

<< Io pur di non lasciarti da solo, non mi sposerò papà. >> disse Bonnie a Giuseppe, mentre gli porgeva la giaccia.

<< E tu metterai uno smoking al matrimonio di qualcun altro. >>continuò la ragazza, sta volta rivolta al fratello.

<< Tipo? >> domandò il ragazzino curioso.

<< Magari al matrimonio di Denise, Camille,Stefan o anche papà... >> ripose lei mentre sistemava la cravatta al padre, in attesa di una qualche reazione da parte sua all'ultima affermazione che aveva fatto.

<< Grazie tesoro. >> rispose Giuseppe dandole un bacio sulla fronte, per poi lasciare la sua stanza, e Bonnie dal sola con Matt.

Allora è vero che si vuole sposare. si disse Bonnie.


 


 

Due ore dopo, erano tutti nell'enorme giardino di un lussuoso Hotel, che ospitava il ricevimento del matrimonio della giovane Meredith Gilbert.

L'hotel era vicino a Leesburg e infatti aveva una vista stupenda, perché il girdino sorgeva su una specie di scogliera che dava direttamente sull'Atlantico, rendendo l'atmosfera quasi irreale.

I novelli sposi avevano detto il "sì lo voglio" l'ora prima in una chiesa vicino all'hotel ed entrambi erano euforici. Erano ufficialmente diventati "il signore e la signora Salzman", gli suonava benissimo.

I discorsi erano finiti e gli sposi avevano appena fatto il loro brindisi, infatti, tutti gli invita ti della festa stavano applaudendo Meredith e Alaric, facendogli mille auguri e Magnolia, che non aveva lasciato Giuseppe neanche un attimo da solo approfittò di quel momento di grande euforia per attaccarsi al braccio di quel povero uomo, come solo una cozza sta attaccata ad uno scoglio.

<< Tantissimi auguri... >> si complimentò Giuseppe, cordiale come sempre, mentre Magnolia ancora rideva, forzatamente, credendo, forse, di sembrare emozionata per la figlia, ma ottenendo solo il risultato di sembrare una di quelle smorfiose "miss ce l'ho solo io" dei college americani.

Per Eric e Allison Salzman, invece la festa era finita. Avevano promesso che sarebbero andati al matrimonio, ma non che avrebbero partecipato al ricevimento, infatti i due si avviarono verso l'uscita, o meglio, Eric, si tascinava dietro una Allison sinceramente dispiaciuta di non poter assistere alle nozze del figlio. Nessuno, tranne che Alaric, appunto, fece caso a loro.

<< Magari un giorno toccherà a noi.... ormai siamo gli unici rimasti single. >> disse Maggie, a Giuseppe, mentre ancora rideva, applaudendo.

Giuseppe rispose con un sorriso forzato. Magnolia continuava a a ridere, sempre attaccata al braccio del povero Giuseppe.


 


 

Arrivato il lancio del bouquet Meredith si girò e lo lanciò. Maggie, quella che avrebbe dovuto essere l'adulta. Cominiciò a sbraciarsi facendo di tutto per prenderlo e infatti ci riuscì. Giuseppe che non aveva visto nulla, tranne che il bouquet era finito tra le mani della signora, le sorrise divertito.

<< Oh.... non so neanche come mi sia finito tra le mani. >> mentì Maggie, con sguardo innocente, mentre i pararazzi, che erano stati invitati al matrimonio, da Maggie naturalmente, facevano le loro foto.

<< Oddio... vi prego non fate foto, questo deve stare tra le mani di una delle ragazze... >> disse Magnolia ai giornalisti, sempre con la sua vocina da brava donna, mentre indicava il bouquet.

Si girò in cerca di qualuno a cui darlo, per sembrare agli occhi di tutti una donna responsabilie forse, e non trovò altri che Elena che la guardava con il ghigno di chi la sapeva lunga. La ragazza infatti era sempre stata dietro la madre e quindi aveva visto tutto.

<< Tienilo tu Elena... >> disse Maggie alla figlia mentre le porgeva il bouquet.

<< Certo. >> rispose la ragazza, prendendolo dalle mani della madre, mentre rideva di gusto, deridendola.

Subito dopo cominciarono i fuochi d'artificio, mentre tutti gli invitati ancora applaudivano divertiti dal piccolo siparietto.

<< Davvero molto belli. >> commmentò magnolia guardando i fuochi d'artificio, ma intanto tornava a stringere in una morsa il braccio del povero signor McCullough.

<< Già... >> rispose lui educatamente.

La verità era che si stava terribilmente annoiando, infatti si andò a sedere al suo tavolo, mentre Elena stufa di guardare la madre che faceva la civetta con tutti gli uomini della festa, non faceva eccezzione che fossero single o sposati, disgustata, andò a godersi il panorama del mare, illuminato dalle luci dell'hotel.

<< Ohh, ma ciao... >> disse Damon che aveva appena fatto la sua entrata in scena, facendo il baciamano a Magnolia, che lo lasciò per andare a "salutare" un uomo d'affari, amico di Alaric.

Naturalmente Damon, non passava inosservato, infatti era l'unico uomo in tutto il matrimonio ad indossare uno smoking bianco!

Neanche lo sposo aveva osato tanto.

Certo, il bianco non era il suo colore, ma voleva che tutti lo notassero, e si ricordassero della storia che aveva avuto con la sposa proprio pochi mesi dal matrimonio.

<< Come mai così tardi? >> gli domandò Giuseppe mentre gli faceva cenno di sedersi accanto a lui.

<< Dovevo finire di fare una cosa importante. >> disse Damon, riferendosi alla "cosa " fatta con Caroline, ma questo lo zio non doveva saperlo.

<< Veramente carini insieme... >> disse sarcasticamente Damon cambiando discorso all'improvviso mentre guardava Meredith ed Alaric che ballavano un lento insieme, più innamorati che mai.

Dal momento che il ragazzo era vestito di bianco, Meredith non avrebbe potuto non notarlo, neanche se ci avesse provato, infatti, non appena alzò lo sguardo per vedere quale deficiente a questo mondo poteva andare ad un matrimonio con uno smoking bianco, incontro lo sguardo di Damon che arrogante come al solito le fece l'occhiolino. Lei non poté far altro che alzare gli occhi al cielo, roteando gli occhi scocciata e ignorarlo.

Il sarcasmo nella voce del ragazzo non sfuggì ad Elena, che senza volerlo stava ascoltando la conversazione dei due, dal momento che il tavolo era terribilmente vicino a dove era lei.

Elena, non poté dirgliene quattro, dal momento che sarebbe stato scortese, davanti al signor Salavatore poi... ma ciò non le impedì di rivolgergli uno sguardo che lanciava fulmini e saette.

<< Gli sguardi di quella ragazza sono veramente raggelanti. >> disse Damon a suo zio facendo cenno alla ragazza, ma appena Giuseppe si girò per guardare lo sguardo in questione, l'espressione della ragazza mutò completamente, infatti Elena gli rivolse un sorriso caloroso e uno sguardo che più innociente non si poteva.

<< Eh si, mi adora... >> disse Damon, mentre rideva di gusto.

<< Damon... mi hai rubato il posto. >> disse Magnolia, che era appena arrivata, abbracciando Damon da dietro.

<< Ah, mi dispiace non lo sapevo. >> disse Damon, mentre faceva per alzarsi, non solo per lasciarle il posto, ma anche per scrollarsela di dosso. Quella donna era disgustosa.

<< Ma no, figurati, scusami tu. Voi due siete gli ospiti più importanti che abbiamo a questa festa. >> disse, andando a spalmarsi su Giuseppe questa volta.

<< Ehmm, grazie Maggie. >> rispose lui leggermente a disagio per l'assalto.

Elena intanto, non faceva che guardare la madre, schifata dal suo comportamento.


 


 

Intanto a casa McCullough Bonnie e tutti gli altri domestici stavano mangiando, mentre Matt era attaccato al cancello a guardare il cielo.

<< Matt, che stai facendo? >> gli domandò la signora Flowers, curiosa.

<< Cerco di vedere i fuochi d'artificio, hanno detto che ci sarebbero stati. >> disse il ragazzino continuando a guardare il cielo, fiducioso di poter vedere le luci.

<< Tesoro è troppo lontano, non si riescono a vedere. >> gli disse Denise, affettuosa ridacchiando.

<< Dai vieni qui, Matt. >> lo chiamò anche Bonnie.

Il ragazzo rimase attaccato al cancello ancora per qualche minuto, poi quando si rese conto che la tata aveva ragione, andò a sedersi a favola con loro, non senza sbuffare, naturalmente.

La cena trascorse relativamente bene, tra risate e battute, naturalmente su Magnolia e il matrimonio. E Denise, la trascorse cercando di rimproverare un pò tutti, dicendogli che non era bello parlare alle spalle degli altri.

<< Che bella serata. Stefan, hai fatto benissimo a proporcela. >> disse Camille sorridendogli.

<< Si, infatti, una bellissima cena, grazie alla presenza di Bonnie, naturalmente. >> rispose il ragazzo, guardando la rossa intensamente.

lo sguardo naturalmente non sfuggì a Denise, che cominciò a domandarsi.

Che a stefan piacesse Bonnie?

Bonnie invece non ci fece caso, si limitò a rispondere al sorriso persa nei suoi pensieri.

<< Papà, si dispiacerà molto quando scoprirà di essersi perso una così bella serata... >> confessò Bonnie, ancora sovrapensiero.

<< Sì, gli dispiscerà molto, ve lo dico io. >> intervenne Jeb, con la sua voce burbera, facendo scappare una risata a Bonnie.

<< Infatti, se rimane lì è solo per Damon. >> disse a sua volta Sue.

<< Damon se non balla con tutte le ragazze presenti al matrimonio , non torna a casa, ve lo assicuro. >> disse Matt canticchiando un tango e facendo ridere i preseni.

<< Come le invita a ballare, le ragazze, sentiamo. >> si informò Bonnie, divertirta.

<< Stai a vedere. >> disse alzandosi dalla sedie, fece un giro, attorno al tavolo, cercando di imitare la camminata spavalda del fratello, per poi tornare al al punto di partenza tendendo la mano a Denise come un chiaro invito a ballare, la tata, stando al gioco, fece uno sguardo confuso.

<< Mademoiselle, mi concedete questo ballo? >> le domandò elegantemente con naso all'aria.

<< Avec plaisir, monsieur. >> rispose Denise mentre appoggiava la mano su quella di Matt ridacchiando.

Dopodiché si alzò e andarono a ballare scatenando l'ilarità degli altri. Matt non era proprio fatto per ballare.

Stefan, osservando la sena divertito pensò di aiutare Matt, accendendo lo stereo e facendo partire un lento, ma Matt imperterrito, continuava a canticchiare il suo tango.

La povera Camille, quando Stefan accese lo stereo, si illuse per un secondo che l'avrebbe invitata a ballare.

<< Vuoi ballare? >> domandò Stefan alla Rossa tendendole la mano, come faceva poco prima Matt, e lasciando una Camille delusissima.

<< Certo. >> rispose Bonnie, felice, di lasciarsi alle spalle tutti i brutti pensieri e divertendosi con l'amico.


 


 

Intanto al matrimonio, che era praticamente finito, Damon e Giuseppe andarono a congratularsi con gli sposi.

<< Auguri. >> disse Giuseppe ai due, mentre stringeva la mano prima a Meredith e poi ad Alaric.

<< Grazie, signor McCullough. >> ripose quest'ultimo, per entrambi, mentre la moglie si limitava a sorridergli.

<< Vi auguro ogni felicità. >> disse Damon stringendo a sua volta la mano allo sposo, mentre Meredith lo guardava innervosita.

Che diavolo era venuto a fare al matrimonio?

<< Grazie Damon. >> rispose Alaric, cortese.

<< Mille auguri... >> disse il moro rivolgendosi questa volta alla sposa e naturalmente il tono malizioso non si fece attendere.

<< Grazie, signor Salvatore. >> rispose lei gelida, mentre andava a parlare con degli altri invitati pur di levarselo di torno.

<< Damon! >> disse Giuseppe con tono di rimprovero non appena il nipote gli fu accanto.

<< Scherzavo zio... >> rispose Damon mentre rideva.

E Giuseppe non era l'unico che si era accorto del comportamento del moro, perché Elena che per tutta la festa non si era spostata da dove stava, lo fulminò con lo sguardo e Giuseppe che quella volta se ne era accorto non poté non darle ragione.

Ma poi l'attenzione della ragazza fu catturata dalle chiacchiere del "tavolo delle pettegole", come lo chiamava lei.

<< Meredith, è bellissima stasera non credete? >> domandò una delle vecchie, non voleva neanche sapere chi fosse.

<< Sì, bellissima, peccato che John, non l'abbia potuta vedere. >> diceva un altra.

<< Sì infatti, ma... l'altra? L'avete vista? Ma come si è vestita per venire al matrimonio della sorella? >> intervenne un'altra delle pettegole, abbassando la voce nel vano tentativo di non farsi sentire da Elena.

<< Magnolia mi ha detto che è un pò problematica. >>

<< Sì lo penso anche io... non avete visto che ha passato l'intera serata attaccata a quella ringhiera a guardare il mare? >> disse un uomo questa volta, che era fin troppo gay per essere vero.

<< Si, per me quella povera ragazza ha qualcosa che non va, avranno provato a farla vedere da uno psichiatra? >> domandò un'altra.

Elena, non poté sentire altro, non ce la poteva fare, aveva una gran voglia di prenderle tutte per i capelli e usarle per spazzare per terra.

La scena di sua madre che faceva l'escort con il miglior amico di suo padre fu la cigliegina sulla torta, poi.

<< Vipere.. >> sussurrò la ragazza, mentre si allontanava verso l'atra parte del giardino, lontano dalle pettegole, altrimenti avrebbe seriamente fatto ciò che pensava, e nello scenario avrebbe incluso anche Magnolia.

Si scelse un posto lontano da tutti questa volta, ma che dava sempre sull'oceano e fu di nuovo risucchiata dai ricordi di quella maledetta mattinata.


 

Poi, all'improvviso, la consapevolezza la pervase e cominciò anche lei ad avvicinarsi lentamente alla casa, quasi spaventata.

<< Ti odio! Ti odio. Odio la tua presenza, la tua voce, i tuoi sguardi, i tuoi tocchi, non ti sopporto. Non ti amo! Non ti ho mai amato, mi ha rovinato la vita, e non mi hai reso felice. La mia vita con te non è stata altro che perdita di tempo, non sei riuscito a rendermi felice. Non mi hai dato niente di quello che ti ho chiesto, ne i soldi e neanche la felicità! >> sentì urlare alla madre quando si avvicinò abbastanza alla casa.

Aveva il cuore a mille, ma continuò ad avvicinarsi lo stesso, e man mano le voci si facevano più alte, finché non li vide finalmente. Sua madre con una maglietta rossa e i pantaloni bianchi stava in piedi di fronte a John Gilbert mentre gli rinfacciava di tutto e di più.

<< Basta. Falla finita! >> disse anche John alzando la voce, già cominciava a sentirsi male. Non avrebbe mai creduto che la moglie lo odiasse così tanto. Non lo aveva mai dimostrato. Era sempre carina e sorridente con lui, non avrebbe mai pensato che serbasse tutto quel rancore nei suoi confrtonnti.

<< Non! non ho ancora finito! Hai rubato la mia gioventù, ma non ti lascerò rubare anche la mia vita! Ho il diritto di vivere come più mi piace. >> gli urlò Maggie, mentre lo guardava con disgusto.

<< Basta così! >> strillo il signor Gilbert, con il fiatone.

<< Non ti lascerò in pace. Ti voglio far pagare tutti gli anni che mi hai rubato, tutti gli anni che ho perso con te! >> continuò Maggie, minacciandolo, mentre gli puntava il dito contro.

<< Ho detto basta. Basta! >> urlò ancora John, mentre indietreggiava, per un improvviso dolore al petto.

<< Sparisci! Lasciami in pace! >> gli disse la moglie mandandolo a quel paese.

Elena a quel punto non volle sentire altro, si voltò e lentamente, anche lei scossa, cominciò a dirigersi verso la macchina, ma un improvviso tonfo la fece fermare.

<< John! >> sentì urlare alla madre, e quando si girò le sembrò che il mondo le fosse caduto addosso. Tornò indietro, accanto alla porta, dove era prima guardando la scena e non potendo fare nulla, dal momento che aveva i piedi come inchiodati al terreno.

<< John. >> urlò ancora Maggie, mentre si abbassava scuotendo il marito che non sembrava dare cenni di vita poi alzando gli occhi si accorse di Elena, che non riuscì a fare altro se non sussurrare un flebile: << Papà... >> forse nella speranza che lui sentendo la sua voce si sarebbe risvegliato.

Ritornò di nuovo con i piedi per terra e pensò alla madre, che non aveva neanche fatto finta di stare male per lui quando accertarono la sua morte. L'aveva ucciso e non provava il minimo rimorso.


 


 

<< Meredith... >> disse Damon, alla ragazza, stanandola finalmente da sola, dopo che aveva finito di parlare con una degli invitati.

<< ...Il vestito ti sta benissimo. >> continuò a dire, avvicinandosi.

<< Grazie mille. >> rispose lei secca, mentre tentava di allontanarsi.

<< E... di quanti mesi è il piccolo? >> domandò sfiorandole delicatamente la pancia, ancora perfettamente piatta, e ottenendo così anche il risultato di fermarla.

<< Due mesi. >> continuò a parlare sempre gelida, mentre tentava nuovamente di allontanarsi, ma Damon le si parò davanti, fermandola nuovamente.

<< Invidio molto tuo marito... avrei voluto essere io lo sposo. >> le disse guardandola intensamente.

<< Per fortuna ho qualche santo in paradiso. >> rispose lei a tono, e allontanadosi questa volta, lasciando il giovane Salvatore a ridere divertito.


 


 

Elena era ancora persa nei suoi pensireri, quando sentì rumore di passi e girandosi scorse il signor Salvatore che si avvicinava.

<< Anche tu sei scappato? >> domandò Elena sorridente, eliminando anche i combenevoli, ormai era inutile continuare a dargli del "lei".

<< Troppa gente. >>

<< Già... è dal funerale di papà che non vedo tanta folla. >> disse Elena, tornando a pensare al padre.

Giuseppe si limitò ad annuire a testa bassa intristito dai pensieri della ragazza.

<< Sinceramente... sono rimasta molto sorpresa oggi. Il matrimonio... la gente... come possono dimenticare così in fretta. >> gli domandò Elena riferendosi alla morte di John.

<< Nessuno ha dimenticato... tutti ricordano, anche Meredith. Non ha dimenticato suo padre, anche lei ogni tanto si guarda in giro, in cerca John, proprio come te, anche lei sente un vuoto dentro di sé, che non sarà più riempito da nessuno. Pace all'anima sua... aveva sempre voluto vederla in abito da sposa. >> disse Giuseppe tentanto di sollevarle il morale, per quanto poteva.

<< E' un bene che non abbia visto ciò che ho visto io... >> rispose lei, scuotento contrariata la testa, per ciò a cui aveva assistito prima del matrimonio, appunto.

Giuseppe non poté far altro che annuire se pur confuso dalle sue parole, e guardarla pensare in santa pace.

Restarono così per dei minuti, Elena che alternava lo sguardo tra Giuseppe e il mare, pensando alle disgrazie che in meno di un mese ha dovuto affrontare e il signor McCullough a guardare la ragazza che aveva di fronte e a chiedersi come avrebbe potuto aiutarla a sentirsi meglio.

<< Mi ricordo ancora la tua voce...- cominciò a dire all'improvviso Elena, guardando Giuseppe intensamente negli occhi- Non ricordo altro se non la tua voce al funerale di papà. Quelle parole mi avevano fatto stare molto meglio. >>

<< Mi fa picere. >> rispose l'uomo sinceramente lusingato.

<< Mi avevi detto: "piangi... fai uscire tutto il dolore e la tristezza che hai dentro. Questo dolore non ha rimedio, solo il tempo te lo farà passare..." >> disse Elena, citando le sue parole, mentre gli sorrideva, calorosamente.

<< Infatti è così. Per un pò continuerai a pensare a ciò che hai perso, proverai molta rabbia ed infine solo nostalgia, ti mancherà molto .>> le disse Giuseppe, che parlava citando la sua diretta esperienza personale.

<< Mi manca molto... >> mormorò la bionda pensando che Giuseppe avesse pienamente ragione, aveva descritto pienamente ciò che provava.

<< Lo so. E' dura e i ricordi non aiutano. Non fai altro che pensare e ripensare ai momenti che hai trascorso con lui, e non riesci a capacitarti di averlo penso per sempre. >> le disse saggiamente.

Le sue parole colpirono molto la ragazza, che non trovò altra risposta se non un sorriso, che l'uomo ricambiò ben volentieri.

<< Siete qui? >> disse magnolia raggiungendoli, entrambi sobbalzarono per la sorpresa.

<< Credevo te ne fossi andato senza salutarmi. >> continuò a dire Maggie, rivolta al signor McCullough, accarezzandogli languida un braccio. Elena vedendo la madre distolse lo sguardo.

<< Volevo prendere una boccata d'aria fresca. >> si giustificò Giuseppe.

<< Per fortuna non sei rimasto solo, Elena non ti avrà fatto di certo annoiare. Perché non torniamo alla festa? Ancora non ho ballato con te. >> gli domandò Maggie civettuola, mentre lanciava anche un occhiata alla figlia. Come si permetteva di parlare con Giuseppe, proprio quella sera che sarebbe dovuto essere completamente suo?

<< Mi farebbe piacere, ma purtroppo devo tornare a casa. >> rispose Giuseppe.

<< Ma come? Impossibile che io ti lasci andare così presto. >> rispose la signora.

<< Ho i ragazzi a casa, non dormono se non mi vedono rientrare. >> rispose lui tassativamente.

<< Sempre e solo i ragazzi... quando penseremo un pò anche a noi? Il tempo passa... non credi che dovremmo pensare un pò anche a noi stessi?? >> domandò magnolia, cercando di sembrare saggia, maledicendo i figli del signor McCullough e fulminando al sua di figlia.

Lo sguardo che Magnolia le rivolse non turbò per niente Elena, anzi, la ragazza lo ricambiò.

<< Certamente... >> disse Giuseppe, che non si era accorto dello scambio di sguardi tra le due.

<< Grazie signor McCullough, è stato un onore averla questa sera con noi... >> disse Elena tornando al "lei", mentre porgeva la mano all'uomo, salutandolo.

<< Grazie a voi. >> rispose lui stringendo la mano che la ragazza gli porgeva, ricambiando il saluto.

<< Ti accompagno. >> propose Maggie, pur di passare un pò più di tempo con lui.

<< Non ce n'è bisogno. Faccio prima una passeggiata e poi vado a casa. >> rispose lui, trattenendola.

<< Grazie per essere venuto, mi hai reso molto felisce con questa partecipazione. >> disse anche Maggie, salutandolo anche lei con una stretta di mano.

<< Sono io che ringrazio voi. Era tanto che non uscivo... con permesso. >> disse Giuseppe per poi congedarsi, cordialmente.

<< Arrivederci. >> disse maggie, mentre ormai Giuseppe si allontanava.

Giuseppe se ne era andato e quindi Elena decise di tornare alla festa, non voleva rimanere neanche un minuto con la madre.

<< Hey! Non così in fretta. Di che parlavate tu e Giuseppe? >> attaccò Magnolia, prendendo la figlia per un braccio e stringendo la presa talmente forte da farle male.

<< Perché ti interessa così tanto di cosa abbiamo parlato? >> domandò la bionda, arrabbiata strattonando la madre, per liberarsi.

<< Lo vuoi? >> le domandò ancora la bionda, persuasiva.

<< E perché no? Ascoltami bene, piccola insulsa. Devi trattare con rispetto Giuseppe, non con sufficienza come ti comporti con me. Domani e quello dopo potrebbe divetare tutto per noi. Potrebbe esserci un matrimonio addirittura, fra me e lui. Giuseppe mi ama, capito? >> disse Maggie, con naso per aria.

<< Ti compatisco. >> le sputò addosso Elena con tutto l'odio che aveva in corpo, dopodiché se ne allontanò. Quella donna non sarebbe mai cambiata.


 


 

<< Vai a letto Matt. >> disse Bonnie al ragazzo, quando lo vide sbadigliare.

<< Non ho sonno, sono sveglissimo! >> disse lui gonfiando il petto.

<< Si vede... >> rispose la sorella sarcasticamente.

<< Ma papà non doveva venire a quest'ora, perché ancora non è qui? >> domandò il ragazzino.

<< Magari lo hanno trattenuto. >> gli rispose Denise, tranquilla.

<< E se andiamo noi da lui? >> propose il ragazzino.

<< No, Matt è troppo tardi e poi non ci possiamo mica presentare lì all'improvviso. >> disse Bonnie cercando di far ragionare il fratello.

<< Guardiamo da lontano. >> insistette lui.

<< Matt... dai... a letto. >> lo ammonì Denise, alzandosi.

<< E va bene, come siete noiosi... >> li criticò imitando il tono di Damon, ottendendo solo il risultato di farli ridere.

Poi si avviò verso l'interno della villa sbattendo i piedi per terra scoccianto, mentre una Denise che ridacchiava divertita lo seguiva.

Pochi minuti dopo che i due furono entrati in casa anche gi altri, presi un pò dal freddo un pò dal sonno rientrarono in casa.

Erano tutti a letto, tranne Bonnie, quando Giuseppe rientrò, da solo, incasa. Damon era andato da alcuni "amici".

Appena entrato in casa si diresse subito verso la stanza del pianoforte, aprì le tende, le porte che lo separavano dal balcone e poi uscì a prendere un boccata d'aria fresca.

Mi ricordo ancora la tua voce....Non ricordo altro se non la tua voce.

Le parole di Elena non facevano che ronzargli in testa, pensava solo a quelle da quando aveva lasciato la festa.

<< Papà? >> disse Bonnie ridestandolo dai suoi pensieri.

La ragazza aveva sentito la macchina mentre rientrvava in casa e aveva pensato di scendere a salutare il padre e a chiedergli come era andato il matrimonio.

<< Tesoro... ancora non sei andata a letto? >> le domandò Giuseppe mentre le scoccava un bacio sulla fronte.

<< Ti aspettavo. Com'era la festa? >>

<< Bella. >>

<< Ti sei annoiato vero? >> domandò Bonnie facendolo sorridere.

<< Sicuramente non ti sei divertito senza di noi. >> continuò a dire sorridendo anche lei.

<< Eh già... >> rispose lui abbracciandola.

<< Io non mi sposerò mai. Voglio restare sempre con te. >> disse Bonie stretta nell'abbraccio del padre.

<< Perché dici così? Ti devi sposare. Non vuoi che ti accompagni all'atare? >> le domandò.

<< No. Io resto con te. >> si impuntò lei.

<< Adesso dici così, ma poi un giorno incontrerai chi ti saprà amare. Fidati di me la solitudine è una tortura, non la augurerei a nessuno. >> le disse Giuseppe mentre passeggiavano di nuovo verso il balcone.

Le parole di Giuseppe fecero molto pensare Bonnie, sul fatto che non voleva più restare solo, sulla storia di Magnolia che lo voleva e lui, che forse ricambiava.

Ormai aveva dimenticato sua madre.

<< Vedremo... >> rispose lei, con tono di sfida.

<< Vado a letto adesso, notte papà. >> disse ancora staccandosi dall'abbraccio e dirigendosi in camera sua.

<< Buona notte piccola mia. >> dispose Giuseppe e una volta rimasto di nuovo solo, tornò a pensare ad Elena.


 


 

La bionda intanto, a casa sua, nella sua camera si era da poco messa un pigiama e in quel momento aveva appena smesso di struccarsi, ma non si era alzata dalla toeletta, anzi, continuava a guardarsi e a pensare a ciò che la madre le aveva detto.

Ascoltami bene, piccola insulsa. Devi trattare con rispetto Giuseppe, non con sufficienza come ti comporti con me. Domani e quello dopo potrebbe divetare tutto per noi. Potrebbe esserci un matrimonio addirittura, fra me e lui. Giuseppe mi ama, capito?

Le scappò una risata pensando a quelle parole. Patetica...

Magnolia ci teneva davvero a Giuseppe, ebbene, pur di metterle i bastoni tra le ruote lo avrebbe corteggiato lei stessa, il signor McCullough.

E a quanto aveva visto non le ci sarebbe voluto molto impegno dal momento che da quanto aveva visto Giuseppe era interessato a lei.

A questo pensiero, le scappò un ultimo sorriso maligno, dopodiché andò a dormire.


 


 

Il giorno dopo, Giuseppe come sempre molto mattiniero, andò immmediatamente al cimitero, sperando di poterla incontrare.

Una volta sceso dalla macchina si diresse immediatamente verso la tomba si John, ma non la trovò, rimase lì per più di mezz'ora, ma della bionda non c'era traccia; guardò nuovamente l'ora e decise andare a visitare la moglie e poi tornare a casa.

Mi ricordo ancora la tua voce....Non ricordo altro se non la tua voce.

Ripensò alle sue parole mentre andava verso la tormba della defunta moglie e con sua immensa sorpresa vi trovò Elena proprio di fronte, che la guardava rapita, la ragazza sentendo la presenza di qualcuno alzò lo sguardo incorociandolo proprio con quello di Giuseppe.

Anche Elena aveva prensato quindi di andare al cimitero per incontrarlo e attuare così il suo piano di vendetta verso la madre.

<< Me lo sentivo che saresti venuto. >> disse Elena con un sorriso dopo essersi avvicinata a Giuseppe.

<< Io pure. >> rispose l'uomo ricambiando il sorriso.

<< Oggi sono venuta solo per vederti. >> mormorò la ragazza con lo sguardo civettuolo ed un sorriso sadico, pensando a ciò che stava facendo a Magnolia.

<< Anche io. >> rispose Giuseppe a testa bassa, un pò a disagio. Erano anni che non intratteneva discussioni del genere con una donna.

<< Ieri non avevamo finito di parlare. >>

<< Finiamo oggi allora. >> disse Giuseppe, finalmente alzando lo sguardo e ricambiando il sorriso che la ragazza continuava a rivolgergli.

<< Ieri ho dormito tranquilla per la prima volta. Dopo che ho parlato con te ho sentito come se mi fossi liberata da un grande peso. >> gli disse Elena, cercando di colpirlo con le sue parole.

<< E' da tanto tempo che non parlo sinceramente a qualcuno. Nel senso che... penso... penso a te - le confessò Giuseppe, facendo dilatare il sorriso che la ragazza aveva stampato in viso- è strano... è come se fosse tornato di nuovo un ragazzino. Era da tanto che ti volevo parlare. Ti penso molto, sono diventato pazzo per poterti parlare, ho finito per desiderarti, in tutti i sensi..non so neanche se ne ho il diritto. >> continuò a dire in difficoltà, per poi interrompersi notando che Elena continuava a sorrridere a trentadue denti, senza dire una parola.

<< Ridi di me, vero? >> le domandò sospirando, affranto.

<< Rido perché sono felice. >> rispose lei scuotendo la testa per poi ritornare a sorridere, sadica.

<< Elena, io sono sicuro dei miei sentimenti. Avevo dimenticato, cosa significasse vivere, ma poi sei arrivata tu... Vorrei... trascorrere il resto della mia vita con te Elena... se mi accetti. >> le disse tutto d'un colpo, seperando che accettasse.

<< Mi vuoi sposare Elena Gilbert? >> le domnandò nuovamente, come si deve.

La ragazza in un primo momento non rispose, si limitò a sorridere e alzò la mano accarezzandogli un braccio, sempre continuando a sorridere.

<< Sì. >> disse finalmente, la ragazza.












 

Angolino dell'autrice:

Ciao a tutti :) immagino che questa storia alcuni di voi l'agranno sicurament già letta, ma io l'avevo eliminata perché c'erano delle cose che non mi piaceva e dei pezzi che avevo dimenticato di scrivere, così l'ho eliminata e mi sono presa un pò di tempo per correggerla e ripubblicarla. Ho deciso di pubblicare oggi anche perché martedì non sarei riuscita a pubblicare "Roba da donne... vero Damon?" peché non ho ancora finito il capitolo quindi questa è una sorta richiesta di perdono... per quanto riguarda questa storia volevo spiegare un pò di cose, magari vi siete confuse....

Ho aggiunto un piccolo dialetto su un certo signor Flaubert, che più avanti mi servirà, sapremo chi è questo francesino :)

Ho cambiato il cognome a Giuseppe e fatto morire la mamma di Bonnie 10 anni fa invece che di un paio di anni....

Damon è rimasto un Salvatore ovviamente... boh non credo di aver fatto altro... ah si volevo anche dirvi che questa storia la aggiornerei una volta al mese perché come avete visto il capirtolo è immenso e naturalmente ha bisogno del suo tempo per essere scritto e io poi sono anche impegtata con la scuola quindi più di tanto al giorno non posso scrivere.... sono 57 paginette di word e quindi hanno bisogno di tempo....
Camille non è più innamorata di Stefan :)
Ah, notiamo che Maggie era stata la prima a prendere il bouquet u.u e che poi l'ha cedito ad Elena... il ché è abbastanza buffo visto che Giuseppe ha chiesto ptptio alla bionda di sposarlo... vabbeh....

Prima di eliminare la storia c'erano delle recensioni che quando l'ho cancellata, naturalmente sono andate persa e di questo vi chiedo immensamente scusa... chiedo scusa ad ogni singola persona che ha perso il suo tempo a recensire una storia che poi è stata eliminata... mi dispiace moltissimo, prometto che questa non la elimino :)

spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento... se ci sono state parti che vi hanno annoiato o non vi sono piaciute, mi piacerebbe che me le diceste in modo che io corregga :)

A parte questo non credo di avere altro da dire...

alla prossima

un bacione

Immy

   
 
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