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Autore: MartinaLove1D    22/09/2012    4 recensioni
Iniziai a correre, per provare a raggiungerla, ma il treno prese velocità. Mi fermai di colpo, fissandola. Mi salutò con la mano dal finestrino mentre il treno se la portava via, dove non l’avrei più vista. Decisi di tornare a casa. Improvvisamente notai una figura. Vidi una ragazza alla stazione, sperduta. Si guardava intorno con area spaesata, come se non sapesse dove andare. M’incuriosiva molto, volevo avvicinarmi, ma avevo paura di recarle disturbo. Era bassina, capelli castani, raccolti in una coda alta, con tre valigie, sembrava triste, un po’ con aria rassegnata. Io la osservavo da lontano, decisi di raggiungerla. Lei si girò di colpo, mentre mi stavo avvicinando e ci scontrammo.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

 Eccomi qui.

 


“Ciao, Steph.” Mi salutò.
“Ciao, mi mancherai!” Urlò dal finestrino.
“Anche tu! Divertiti…”
Iniziai a correre, per provare a raggiungerla, ma il treno prese velocità. Mi fermai di colpo, fissandola. Mi salutò con la mano dal finestrino mentre il treno se la portava via, dove non l’avrei più vista. Decisi di tornare a casa. Improvvisamente notai una figura. Vidi una ragazza alla stazione, sperduta. Si guardava intorno con area spaesata, come se non sapesse dove andare. M’incuriosiva molto, volevo avvicinarmi, ma avevo paura di recarle disturbo. Era bassina, capelli castani, raccolti in una coda alta, con tre valigie, sembrava triste, un po’ con aria rassegnata. Io la osservavo da lontano, decisi di raggiungerla. Lei si girò di colpo, mentre mi stavo avvicinando e ci scontrammo, causando l’apertura di una delle tre valigie.
“Oh, chiedo scusa.” Risposi io timidamente.
“Nulla.”
“Ti aiuto a raccogliere tutto?”
“Sì grazie…”
Nella valigia in cui si aprì, notai che una foto, uscendo, mi colpì l’occhio. La presi e la guardai. Era lei che baciava un ragazzo biondo molto carino, ma che di primo acchito non mi parve di riconoscere perché la foto era stropicciata.
“Scusa?” mi guardò lei con tono interrogativo.
“Oh! Ecco la foto, scusami tanto.”
“Fatti gli affari tuoi la prossima volta.”
“Chiedo scusa. Ho deciso di avvicinarmi a te perché ti notavo un po’ spaesata.”
“In effetti lo sono, qui a Glasgow è tutto diverso da Londra.” Ammise lei sorridendo sinceramente.
“Sei di Londra?” le chiesi.
“Sì, sono partita cinque ore fa.”
“Ah, capito. Beh, comunque, come posso esserti d’aiuto?”
“Vorrei un posto dove dormire.”
“Hai molti soldi con te?”
“Più o meno diecimila sterline.”
“Madre di Dio.” Mi misi a ridere.
“Io diecimila sterline me le sogno.”
La misteriosa ragazza abbozzò un piccolo sorriso.
“C’è un albergo sulla Bath Street, praticamente uscendo dalla stazione, prendi un taxi e ti ci fai portare. E’ un bell’albergo, a quattro stelle, con prezzi non molto elevati. Si chiama ‘Marks Hotel’.”
“Grazie mille, mi sei di aiuto.”
“Prego, quell’hotel è vicino al centro, quindi  se hai bisogno di fare la spesa o altro, sei in zona e non è difficile raggiungere i negozi.” Continuai io.
“Grazie di nuovo! Comunque scusa, non mi sono presentata. Mi chiamo Charlotte Evans, ma per gli amici Cher.” Fece per stringermi la mano.
“Io sono Zoe. Zoe Miller.” Le risposi sorridendole e sfoderando il mio sorriso.
“E’ stato un piacere conoscerti, grazie mille!” disse.
“Di nulla, ciao!”
La ragazza se ne andò e scomparve tra la folla immensa di gente che cammina senza guardare avanti. Persone con figli che piangevano, ragazzi in gita, gruppi di amici, c’erano molti generi di persone in quella stazione, che non potei non notare.
Mi rimase impresso il volto di Charlotte. Naso all’insù, occhi castani, ma tendenti al verde e capelli leggermente chiari, ma di base castani anch’essi. Le sue iridi, che parevano così sincere, così sofferenti m’avevano colpita. Peccato che non l’avrei più vista. Mi venne voglia di tornare a casa, cosa che feci, presi il mio motorino e mi diressi verso il mio appartamento. Stava iniziando a piovere, il cielo era coperto da una coltre di nubi incredibile. Accelerai, per fare prima, ma un semaforo rosso mi bloccò.
“Merda.” Dissi tra me e me.
“Ora qui mi inzuppo tutta.” Stava in effetti, iniziando a piovere forte.
Il semaforo divenne verde improvvisamente e ruotai l’acceleratore della mia Kawasaki.
Dopo dieci minuti di viaggio, arrivai in casa mia, parcheggiai la mia moto nel garage, e bagnata, mi diressi verso la porta, che aprii velocemente. Andai nel terrazzo coperto, dove strizzai tutti gli indumenti e mi diressi a fare una doccia. Era tutto così monotono.
Si aprì la porta, e vidi Lisbeth entrare. Lei era la mia matrigna, una specie di badante, perché essendo minorenne non potevo vivere da sola. I miei genitori sono morti mentre lavoravano alle Torri Gemelle, l’11 Settembre 2001, quando avevo appena sei anni. Un’atrocità. Da quel momento la legge mi affidò Lisbeth, una donna orrenda. Sia fisicamente che caratterialmente. Sono sempre stata il suo ‘pupazzetto anti-stress’ mi usava come sacco da boxe. Per farla breve, lei mi picchiava. Non ho mai potuto dirlo a nessuno, tranne che a Stephanie, la mia migliore amica, che però è partita proprio mezz’ora fa, per un lungo anno.
Ero nel panico in quel momento, Lisbeth mi scrutava con uno sguardo truce.
“Ciao, Lisbeth. Vado a farmi la doccia.”
“Vai e non starci tanto.” Mi disse, altera.
Presi di corsa la mia roba, prima che lei cambiasse idea e mi chiusi nel mio bellissimo bagno.
Mi tolsi i vestiti bagnati, li misi da lavare e mi buttai sotto il getto di acqua bollente che fuoriusciva dalla doccia.
Mi osservai lentamente, notai che i lividi non mi erano passati, avevo ancora le ferite dell’ultima percossa, risalente alla sera prima.
Mi lavai con cura, perché soffrivo ancora.
Uscii e mi misi l’accappatoio. Mi asciugai i capelli, lasciandoli mossi, come mia madre mi ha fatto. Mi manca tantissimo, anche mio padre. Non li ho conosciuti abbastanza.
Strisciando i passi, mi diressi in camera mia e accesi il computer, per controllare se avevo vinto il concorso per il Meet&Greet con i One Direction, la mia band preferita. Nonostante Harry fosse in prigione e ci fossero delle liti all’interno della band, io ci credo. Spero ancora di incontrarli, un giorno. Improvvisamente mi squillò il telefono.
“Pronto?” feci io.
“Pronto, Miller… Zoe?” fece una voce femminile.
“Sì, sono io.”
“Lei è stata scelta per il Meet&Greet con i One Direction.”
Non risposi. Volevo urlare tutta la mia felicità a quella segretaria che mi diede la notizia. Iniziai ad esultare in silenzio, poi decisi di risponderle.
“Scusi, eccomi. Quando devo presentarmi?”
“Al concerto a Glasgow per il quale lei ha pagato il biglietto, ossia quello che si terrà nella sua città tra due settimane.”
“Perfetto, a chi devo mostrarlo il Meet&Greet? Come lo procuro?”
“Le arriverà a casa entro dopodomani. Deve presentarlo alle casse al momento del controllo biglietti, e la faranno passare da un’entrata secondaria.”
“Grazie, grazie mille!”
“Si figuri. Arrivederci.”
“Salve.”
Riattaccai ed iniziai a saltare di gioia, non potevo crederci, non era possibile.
Presi il telefono per chiamare Steph, anche se lei era a Doncaster per un anno avrei dovuto ugualmente informarla.
“Pronto?” fece lei.
“STEPH! Non sai cosa mi è successo.”
“Dimmi!”
“Ho vinto il Meet&Greet con gli One Direction! Cazzo!”
“Cooosa?”
Silenzio.
“Sì. E’ successo!” ripresi.
“Oddiooo! Non ci credo!” urlò lei.
“Credici, amore!”
Passarono dieci minuti buoni in cui urlavamo. La porta si aprì di colpo ed entrò Lisbeth, che prese il mio telefono, riattaccando a Steph.
“Tu non vai da nessuna parte.” Mi intimò.
“Chi te lo dice?”
“Io.”
Si stava avvicinando con fare minaccioso, mi avrebbe pestata a momenti. Decisi che dovevo intervenire.
“Ti ordino di fermarti.” Le ordinai.
“Non sei neanche maggiorenne, non puoi fermarmi.”
“Se ti ripago con la tua stessa moneta, posso, eccome.”
“Non puoi farmi nulla. Non hai mai reagito.”
“Dici?” le risposi.
Mi fiondai su di lei con una violenza inaudita. Se avesse impedito a me di incontrare coloro che ho sempre visto da dietro uno schermo, l’avrebbe pagata cara.
La saccai di botte. Pugni in faccia, nel ventre e in altri posti, la mia rabbia non era mai stata così tanta.
“Se tu, tra una settimana, osi alzare le mani, sai cosa ti succede. Oltre che al carcere, ovviamente. Perché io tra una settimana esatta, avrò ben 18 anni e non potrai fermarmi, dovrai andartene.”
“Vediamo se sopravviverai in una settimana.” I suoi occhi erano malvagi.
“Non saprai più niente di me.”
Mi alzai, presi due trolley, e con la rapidità di un qualche supereroe, misi i miei stracci dentro, con alcuni effetti personali.
“Tu, da oggi, non saprai più nulla di me.” le dissi.
“Quei soldi non ti basteranno, dovrai andare a fare la puttanella, che ti riesce già bene.”
Non risposi, come segno di superiorità.
Me ne andai, sotto il suo sguardo più che soddisfatto, di essersi tolta un peso come me. Anch’io d’altronde mi sentivo molto meglio. Ero libera.
Non sapevo dove potermi recare, erano le sette di sera, e d’inverno a Glasgow è buio, a quell’ora.
Poi mi venne un’idea.
Presi un taxi e mi feci portare al numero 110, di Bath Street, al Marks Hotel.
Come entrai, lo sguardo della ragazza incontrata lo stesso pomeriggio, incrociò il mio.
Mi guardò un po’ stranita, forse non mi riconosceva. Mi avvicinai a lei e la salutai.
“Charlotte? Sono la ragazza della stazione.”
“Oh, sì, ecco perché mi eri familiare!” disse, sorridendo.
“Sono venuta qui perché ho avuto dei problemi, sapendo che c’era qualcuno che conoscevo magari non ero così sola.”
“Hai fatto bene, ti ospito nella mia camera, che ho due letti.”
“No! Ci mancherebbe, mi pago la mia stanza, non voglio che tu spenda i tuoi soldi per me.”
“Ma non ti basteranno quelli che hai.”
“Almeno qualcosa del conto fallo pagare a me.” le proposi.
“Se proprio ci tieni… Anche se non vorrei, perché tu mi hai aiutata, e nella mia famiglia si fa così.”
Che occhi dolci che aveva, erano allo stesso tempo tristi, come se qualcosa la turbasse.
“E va bene. Stiamo così, che io pago i pasti e qualcos’altro.”
“Affare fatto.” Le strinsi la mano.
Andai a registrarmi al bancone e trasferii le mie cose nella stanza di Cher. Ci sedemmo sul letto, come due amiche ad un pigiama party in attesa delle confidenze.
“Posso chiederti una piccola cosa?” le chiesi.
“Certo!” rispose con un suo gran sorriso bianco.
“Quel ragazzo nella foto… Chi era?”
“Oh, lui? Non posso dirlo…”
“Perché no?”
“Non ci crederesti.”
“Invece ti crederò.”
“E’ Niall Horan.”
Non me l’avesse mai detto. Iniziai a saltare per tutta la stanza.
“Che?! Tu stai con Niall? Sei quella Cher?!”
“Stavo, e comunque sì.”
“Con colui che sogno TUTTE le notti?”
“Mi sa che ci stai arrivando.”
“Nooo, non ci posso credere!”
Saltai così tanto che inciampai sul mio trolley, prendendo una bella botta al coccige.
“Attenta!” urlò Cher ridendo.
Mi alzai subito di fretta e urlai tutto ciò che avevo da dire.
“Iooo, ho vinto un Meet&Greet per conoscere gli One Direction tra due settimane!”
“Oh.” Era visibilmente triste.
“Cosa c’è che non va?” le chiesi preoccupata.
“Nulla. E’ che Niall mi verrà a trovare, non si è scordato di me. Ieri mi ha fatto mollare con il mio ragazzo.”
“Io so tutto di te.”
“Liam…”
“Harry e Niall.” Continuai io.
“I giornali?” chiese lei.
“Sì… Ma tu devi scegliere quello che ami di più.”
“Due su tre mi hanno tradita, e l’altro ha frainteso una situazione in cui io non ne potevo niente.”
“Oh, mi dispiace. E perché te ne sei andata da loro?”
“Perché io sono la causa della rovina della band, sono la causa dello sbattimento di Harry in prigione e la causa del loro quasi fallimento. Ora che non ci sarò più, si sistemerà tutto.”
“Io dico che al mio Meet&Greet verrai pure tu.” Le dissi prendendole la mano.
“No.” Disse, retraendo la mano.
“Devi farlo, devi chiarire, capire cosa provi per ciascuno di loro!”
La mia maglia si spostò un pochino e Cher vide i miei graffi e i miei lividi, senza esitare mi chiese a cos’erano dovuti.
“Sono dovuti alla mia vecchia balia, sono stata vittima di pestaggi da parte sua, in tutta la mia vita.”
“Perché hai una balia?”
“Io sono orfana.” Le spiegai.
“Mi spiace, non volevo chiedertelo, scusa.”
“No, ci ho fatto l’abitudine.”

Improvvisamente Cher mi abbracciò, il suo profumo alla vaniglia mi entrava fitto nelle narici, e il profumo di mela dei suoi capelli decorava il tutto. Finalmente ero con qualcuno.
 




Spazio autrice.
Hello everyone! Questa è la mia seconda FF. Per capirci qualcosa, dovrete leggere la prima, perché sono interconnesse (ehehehe.)
Anyway, spero che vi piaccia, e che la trama vi intrighi, come ha intrigato alcune di voi nella mia precedente FF. Sto facendo del mio meglio.
Come genere, cambia leggermente. Non è più incentrata su Cher, ma su Zoe, un'altra ragazza. La storia di Cher andrà sempre avanti, però :) come qualcuno mi ha richiesto ;)
Non prometto di aggiornare sempre, perché ho un botto da studiare, quindi quando avrò appena un momento libero, andrò avanti. Nel frattempo recensite :) Io in questa vado avanti quando raggiungeremo almeno le 4 recensioni :) Thanks a lot,
#Marrrty.

  
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