Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: fiorediloto87    07/04/2007    7 recensioni
13 drabbles miscellanei che ho scritto per altrettante (meno una) richieste di alcuni membri della mia f-list su lj. Tutti House/Wilson.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Greg House, James Wilson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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13 drabbles miscellanei che ho scritto per altrettante (meno una) richieste di alcuni membri della mia f-list su lj. Le richieste sono specificate di volta in volta. Rating max R, ma più che altro PG/PG-13. Lunghezza media 200 parole, ma alcuni sono più lunghi e l'ultimo è di 100 parole.

Se non vi interessa l'argomento non leggete, ricordate che la civiltà è l'oppio dei popoli e che nel segreto dell'urna Stalin non vi vede ma io sì. Ah, sì, non possiedo niente di tutto questo.



#1. Per eryslash, che ha richiesto: Internet, Cuddy, telecamere


Il bottone stop dell’ascensore è schiacciato contro la pulsantiera (chi l’ha detto che i letti di terapia intensiva sono meglio degli altri, per morirci?), e Wilson, ugualmente schiacciato contro il muro, segue con sguardo opaco un foglio di carta che veleggia nell’aria come un gabbiano ferito, fino a posarsi sui capelli di House.
Lo scotch penzola desolato dai bordi dell’obiettivo della telecamera.
L’ho coperta, vedi?, gli aveva detto.
«… dove hai preso questa foto?» Il tono è calmo, di quella calma che precede la tempesta. O la bomba atomica. O la cagata del piccione, anche.
I denti si serrano gli uni contro gli altri con uno scatto da tagliola.
«Internet» bofonchia House, il viso nascosto contro il suo collo, non si sa se per trovarvi rifugio o per nascondere un ghigno.

Nella sala di controllo delle telecamere, Cuddy scuote la testa come in preda a un brutto tic nervoso.
«Facciamo… uhm… sgomberare l’ascensore, dottoressa?»
Cuddy non risponde. Ciò che ha visto le basterà per tutta la vita. Nei momenti più tristi se ne ricorderà con ironia e con un sorriso, il sorriso da “cazzo, ma allora è vero che c’è sempre il peggio”.
C’è Wilson vestito da coniglietta di Playboy.



#2. Per laurazel, che ha richiesto: Una chattata erotica (tra House e Wilson, of course!)


TehCain: quella nel tuo nick è una data o un invito?
Love_addict69: lol. entrambi
Love_addict69: e invece Cain per cosa sta?
TehCain: storia lunga
Love_addict69: hai qualcuno?
TehCain: sì, uno, ma non capisce
Love_addict69: dagli tempo. anch’io ho uno così
TehCain: troia?
Love_addict69: no, è troppo het
Love_addict69: che ti piace fare?
TehCain: puzzle
Love_addict69: lol. a letto?
TehCain: no, ho un tavolo
Love_addict69: carino. un po’ scomodo…
TehCain: meno scomodo del divano
Love_addict69: non parlarmi di divani scomodi, ne conosco uno…
TehCain: me lo sbatterei per ore su quel divano
Love_addict69: a chi lo dici. ieri gli stavo saltando addosso
TehCain: magari gradiva
Love_addict69: ne dubito
TehCain: fallo ubriacare. io faccio sempre così
Love_addict69: di solito sono io quello che parte per primo
TehCain: fai finta di bere e passagli la bottiglia. funziona sempre
Love_addict69: lol, sei un professionista
TehCain: nessuno si è mai lamentato
Love_addict69: e che gli fai una volta che è ubriaco?
TehCain: dipende da quant’è ubriaco. brillo, qualche toccatina soltanto
Love_addict69: aha…
TehCain: mediamente ubriaco è collaborativo, la sega ci scappa
Love_addict69: mmm…
TehCain: e se è ubriaco perso si fa fare di tutto, il mio jimmy
Love_addict69: ………………… greg?

TehCain ha abbandonato la conversazione.



#3. Per myv_myv, che ha richiesto: House e Wilson restano con la macchina in panne sperduti nel nulla...


Richiuse il cofano con un colpo secco e uno sbuffo che si trasformò in una nuvoletta di vapore. Il tappo del radiatore era talmente ghiacciato che non era riuscito ad aprirlo; in compenso il motore fumava allegramente. Sul cofano si era già riformato uno strato di neve denso come panna.
«Ci vorrà almeno un’ora, tutti i mezzi sono fuori.»
Wilson imprecò, richiudendo la portiera. Julie lo aspettava per il cenone.
«Obbligo o verità?»
Espirò. «Verità.»
«Te la sei fatta poi Debby?»
«Chi?»
«Contabilità.»
«Ah. No.»
«Obbligo.»
«In una macchina in mezzo alla tormenta?»
«Sono le regole.»
Wilson sospirò. «Non so. Passo. Anzi no. Stai zitto per cinque minuti.»
Il vento mugghiava fuori dall’abitacolo, e il bastone di House prese a battere ritmicamente contro il pavimento.
Tump. Tump. Tu-
«Obbligo.»
House ghignò, e Wilson sentì un brivido serpeggiargli lungo la schiena. Improvvisamente ricordò:

Cose da non sperimentare mai
#43. Giocare a Obbligo o Verità con House in luogo senza vie di fuga


«C’ho ripensato, ascoltiamo la radio.»
House gli afferrò la mano. «Quello
«Neanche per sogno.»
«Chi si rifiuta lascia la macchina.»
«La mia macchina?»
«Sono le regole.»

«Pronto?»
«Dottoressa, sono Brenda. Un hacker è entrato nella rete dell’ospedale e ha formattato tutti gli archivi. »
«No! Anche le… nostre foto?»
«Le nostre foto?»
«Sì… quelle. Sai… miao
«… CUDDY SI SCOPA L’INFERMIERA BRENDA?!»
«Shh!»
«House?… Wilson?…»
«…»
«Consideratevi licenziati.»



#4. Per morgana82, che ha richiesto: Song fic sulle note di “How I wish you were here”


Spoiler 3x10 “Merry Little Christmas”



How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
year after year,
running over the same old ground. What have we found?
The same old fears,
wish you were here.




Quel che provava adesso, nel rigirarsi tra le pareti bollenti del suo bozzolo di lenzuola, era un navigare a metà tra lo stordimento e la consapevolezza, e non sapeva cosa facesse più male. Terminologie mediche dagli etimi alla deriva gli ronzavano nella testa come vecchi frullatori stanchi di fare il mondo a pezzi.
Tachicardia. Emicrania. Incoscienza. Iperidrosi.
Solo la gamba taceva. Non sentiva niente dalla coscia in giù, come se un pezzo di marmo gli fosse stato attaccato per sbaglio al bacino.
Insensibilità.

Come un pesce condannato a nuotare in tondo nella sua boccia, e c’è qualcosa posato lì, una scatola (che colore? arancione? arancione), vedrà sempre arancione nella sua vita di pesce da boccia, sempre arancione ad ogni claustrofobico giro vizioso, arancione ogni cinque secondi e trenta di affannoso agitarsi di pinne. Togli la scatola: vedrà ancora arancione ogni volta che l’orologio interno del suo fluttuare glielo ricorderà.

Così vedeva una macchia arancione attraversargli il campo visivo, tra la nebbia e il dolore (Visione sfocata. Nausea), da sinistra a destra, tagliare obliquo il suo scorcio sul mondo. E poi di nuovo, e di nuovo. Chiudere gli occhi, tecnica altrove collaudatissima, aveva fallito.

Dicono che i pesci soffrano di solitudine.



#5. Per thequeenmab, che ha richiesto: Pranzo


«Intendiamoci: io non ho problemi a offrirti il pranzo ogni santo giorno. Di più: sono felice di farlo. Sei mio amico, praticamente la mia buona azione quotidiana. Mi piace pagarti da mangiare. Quello che non mi piace è che tu lo dia per scontato. Ecco, l’ho detto. Non mi piace che tu mi dica “Wilson, vieni a offrirmi il pranzo”, o che passi la cassa lasciandomi il conto da pagare mentre la cassiera ride sotto i baffi. È… imbarazzante. Sembriamo una coppia sposata. E senza neppure i vantaggi dell’essere sposati! Ora tu dirai che non ci sono vantaggi nell’essere sposati, che il sesso si può fare anche senza l’anello al dito, la casa e bla bla bla… ma poi tu che ne sai del matrimonio? La cosa più simile a una moglie che hai mai avuto sono io.»
Calò un silenzio pesante come una saracinesca arrugginita.
«Ehi, Mr. Faccio-Le-Prove-Quando-Nessuno-Mi-Può-Sentire? Quando hai finito di divorziare con lo specchio che ne dici di passare in cucina e prepararmi da mangiare? Sto morendo di fame.»
Wilson sospirò, allacciandosi il grembiule con gli orsetti. Solo una battaglia, pensò, sulle note marziali della Marcia di Radetzky. Hai vinto questa battaglia, House, ma non la guerra.



#6. Per tulipenoir, che ha richiesto: House, Wilson, A/U a tua scelta, demenziale


Aprì la cassetta del pranzo con le mani callose, e scartò il panino con la frittata avvolto in: tovagliolo di carta, stagnola, tovagliolo ricamato a fiori della mamma con le iniziali G.D.G. e sacchetto di plastica per surgelati. Ciliegina sulla torta, la blindatura di fil di ferro intorno alla bocca del sacchetto.
Diede il primo morso, e le sue papille gustative cantarono l’Avemaria.
Al cantiere Sciancato era una celebrità. Era il cervellone, quello che si faceva le domande. Non s’ammazzava di lavoro, non era simpatico a nessuno tranne a quel poveraccio di Di Guglielmo, e a starci sempre insieme aveva rovinato la fama pure a lui. Ma era famoso perché era l’unico che la spuntava col ferocissimo capomastro, una femmina coi baffi che di cognome faceva Caddi (e tutti le chiedevano se s’era fatta male).
Comunque Sciancato non era il suo nome. Lo chiamavano così per via della gamba, e perché Gregorio Cascìna faceva troppo altolocato.
«Cascìna, ti dissi chi si vvoi nu paninu t’u fazzu, ma poccu giuda m’u fai manciari ‘na vota u me pranzu?*»
«Bo’. Bo’. Nun ti sbarruàri.**»
Di Guglielmo lo guardò fisso. Cascìna sbuffò, e alzando gli occhi al cielo gli offrì metà del panino.


*Cascìna, ti ho detto che se vuoi un panino te lo faccio, ma porco giuda, mi fai mangiare il mio pranzo una volta?
** Calmo. Calmo. Non ti agitare.




#7. Per skyearth85, che ha richiesto: House, Wilson e “Tutti insieme appassionatamente” (I miei ricordi del musical erano scarsissimi e perlopiù legati al cartone animato, ma spero di aver colto l'essenza)


Il Capitano von Haus scese le scale con la consueta fermezza, venata da un dolore di cui lasciava trasparire solo una minima parte. Come sempre, Jacob si sentì stringere il cuore dalla pena per il modo austero in cui teneva i denti serrati durante la discesa. Si fece trovare alla base della scalinata quando il capitano mise piede sull’ultimo gradino, e quello si appoggiò in silenzio alla sua spalla per avere un appoggio alla fine del corrimano. Si avviarono insieme verso la sala da pranzo.
«Dovreste stare a tavola coi ragazzi, non qui ad aspettare me. Io so come comportarmi.»
«Anche i vostri figli, capitano. Li ho lasciati perfettamente compo…»
La parola non era ancora finita che il cucchiaino da dessert di Friedrich, una posata massiccia, finiva dritto contro la fronte di Kurt.
«Friedrich! Kurt!»
Jacob corse a controllare che fosse tutto a posto (solo un vago segno rosso), dopodichè aprì la bocca per ordinare a Friedrich di andare nella sua camera a riflettere sulla brutalità del tirare oggetti addosso alla gente, ma fu distratto da un suono che non aveva mai sentito.
Il Capitano stava ridendo. Una risatina composta, da aristocratico, ma comunque rideva.
Ed era contagioso.

Più tardi, nella penombra, Jacob appoggiò la guancia sulla pancia del Capitano e gli chiese se la gamba gli facesse male anche la notte, quando dormiva. Il Capitano non rispose, e Jacob lo pregò in un sussurro di scusarlo.
«Non dormo molto.»
Jacob trattenne il fiato.
«Mi piace impegnare il tempo notturno in attività migliori.»
Le dita magre dell’ex-militare gli passarono tra i capelli, e Jacob si disse che sarebbe andato tutto bene.



#8. Per Logan, che ha richiesto… tutt’altro (l’ho modificata man mano che la scrivevo, quindi temo che non c’entri più molto con quello che hai chiesto… ma spero che ti piaccia lo stesso)


Ore sedici. Il Princeton-Plainsboro sbadiglia nella sonnacchiosa inerzia post-prandiale. Chase e Cameron fanno quello che riesce loro meglio - rispettivamente, le parole crociate e un solitario - e Foreman gioca a infilzare il tavolo con la penna negli spazi tra le dita.
È un attimo. La porta a vetri si spalanca, e il consueto passo-bastone-passo-passo avanza minaccioso sulla moquette.
«Chi è stato?» La voce aspra gratta la gola come carta vetrata. «Una rapida confessione e non ci saranno ritorsioni. Tranne che appenderò il colpevole per gli alluci o per altra appendice, se ne trovo. Chase, tu sei salvo.»
I ducklings si guardano in faccia, in silenzio; poi Foreman tira fuori dalla tasca il Vicodin. «Uno scherzo innocente» osserva, posandolo sul tavolo.
House corruga la fronte e afferra il contenitore. «Era nei miei pantaloni.» Li guarda. «… ditemi che è stata Cameron.»
«È stata Cameron» risponde subito Chase.
House lancia loro un ultimo sguardo sospettoso e arranca fuori dalla stanza.
«Un’ora e sette. Pagate» dichiara Foreman, tendendo la mano borseggiatrice più veloce dell’East Coast.

«… come se mi facessi fregare le cose sotto il naso!»
Wilson annuisce, comprensivo. La pallina rossa e grigia saltella nella presa del diagnosta, ipnotica.
«Se Cuddy mi cerca, sto dormendo in Sala Esami 1. Se mi cerca Pamela Anderson, sono nella 2.»
«Right.»

E mentre House si avvia alla pennichella pomeridiana, la pallina rossa e grigia saltella nella presa dell’oncologo, allegra. Gli sono sempre piaciuti questi colori.



#9. Per giusi_poo, che ha richiesto: House che piange


Vedere le guance punteggiate di barba vecchia rigarsi di lacrime era un filo più di quanto Wilson si aspettasse. Un filo più di quanto avesse mai creduto possibile. Un filo più di quanto potesse sopportare.
Se la tiri troppo, la corda si spezza. È una legge di natura. Ma dalla teoria alla pratica c’era uno scarto di cui non aveva mai davvero considerato l’entità.
Il ripiano della credenza faceva ombra al viso di House, nascondendone i tratti. Una chiazza scura gli copriva gli occhi e il naso, ma si ritirava di fronte alla linea degli zigomi, lasciando illuminate le guance e gli spuntoni di barba castana che si ergevano come filo spinato sulla sporgenza della mandibola.
«House…»
L’altro non rispose, il mento ostinatamente chino sul petto.
Wilson strinse le labbra per trattenersi, evitando di ripetersi (sarebbe stata la quindicesima volta) che non poteva vederlo così. Concentrò la sua attenzione sul coltello lungo e affilato, stretto nella mano destra dell’altro.
«House» ripeté, gentilmente, ma non poté evitare che una nota estranea si infiltrasse nel tono. L’altro si irrigidì. Il coltello rimase sollevato a mezz’aria, stretto forte nella mano.
«… se le cipolle ti fanno piangere, perché non lasci fare a me?»



#10. Per sanzina89, che ha richiesto: Un drabble con House e Wilson ancora nella stessa casetta


Entrò in casa furtivo, accostando silenziosamente la porta. Il cestino - un enorme cestino natalizio pieno di dolci, regalo di un'ex-paziente - dondolava appeso al gomito sinistro come quello di Cappuccetto Rosso. In punta di piedi e bastone House si diresse verso la camera da letto, occhieggiando il salotto senza trovare traccia di intrusi. Forse…
«Ecco un'altra prova della tua completa ingratitudine verso il tuo migliore amico, che lava, spazza, cucina e ti toglie i pelucchi dai maglioni.»
«Ehi! I maglioni mi piacciono pelucchiosi.»
«Tu non porti maglioni. Era per...»
«Allora posso solo immaginare da dove hai strappato quei pelucchi.»
Wilson posò le mani sui fianchi. «Io ti pago il pranzo ogni giorno. Potresti almeno...», indicò il corpo del reato, «offrire! Razza di egoista ingordo.»
«Lo faccio per te! Ho visto le tue analisi. Hai il diabete.»
«Non ho fatto nessuna analisi. Non cercare di fregarmi.»
«L'ho fatta fare io. Mi sono insospettito, ieri il sapore era troppo dolce.»
Wilson avvampò immediatamente. «Questo non... non c'entra niente!»
«É un sintomo inequivocabile.»
Wilson sospirò, scuotendo la testa. «... va bene, House.» Girò sui tacchi. «Vado a lavare i piatti.»

«To'.»
Wilson, le mani sporche di detersivo, prese il pezzetto di torta dalle dita di House, raccogliendo le briciole con le labbra.
«Mmm. Io la faccio meglio.»
«Anche la donna in sindrome pre-mestruale, se è per questo.»



#11. Per grace_09, che ha richiesto: Qualcuno a tua scelta (ducklings, Cuddy) coglie House e Wilson con le mani nel sacco, in un momento di passione


È già difficile ritrovarti con una parte del tuo corpo solitamente delegata all'espressione della razionalità intenta a fare la conoscenza con una gemella che, come lei, ha deciso che di razionalità ne aveva piene le scatole. È ancora più difficile quando la gamba ti urla Vicodin!, e il corpo contro il tuo ti sussurra Vieni più vicino, e resti sospeso in una nebbia di dolore, umido e piacere rimandando i pensieri a un altro momento. Sempre difficile, ma più moderatamente, se ritorni alla coscienza con un paio di guance arrossate e due occhi castani che non avevi mai notato così grandi, in cui trovare l'assicurazione che sì, è tutto a posto, davvero.

Ma se devi sentire alle spalle un urletto soffocato, e passetti che corrono via a piangere nel bagno delle ragazze.
Ma se devi sentire una deglutizione così forte neanche avesse un cardo incastrato in gola.
Ma se devi sentire un glaciale silenzio, e poi una voce maschile che grida invocando il trasferimento.
Ma se devi sentire un paio di tacchi che escono dalla stanza in tutta calma, e poi una risata satanica che ti gela il sangue nelle ossa.

"NESSUNO HA RISPETTO PER LA GENTE CHE LAVORA, QUI?!"



#12. Per mercedesblack, che ha richiesto: House scopre che Wilson ascolta/frequenta i siti di vari discutibili cantanti visual kei (che ovviamente sembrano bellissime signorine). Seguono FEROCI prese in giro quando scopre che trattasi di gentili signorini


«Sei gay?»
Wilson alzò gli occhi dall'ultimo referto medico, corrugando la fronte. «Cos'è, hai un registratore nascosto? Se rispondo di sì mandi la registrazione con l'interfono in tutto l'ospedale?»
«È una domanda. Rispondi.»
«È una domanda strana, dopo ieri sera.»
«Rispondi e basta.»
Wilson sospirò, alzando gli occhi al cielo. «No, non sono gay. Non voglio sapere perché me l'hai chiesto e non voglio approfondire l'argomento. Buon lavoro anche a te.»
House lanciò sul tavolo un CD nella sua foderina di plastica, senza scritte. «Fallo partire.»
«Se è un porno preferisco aspettare di essere a casa.»
House non sorrise. Wilson prese il CD, lo scartò e lo inserì nel lettore, aprendo la cartella corrispondente. Dentro c’era un video dal nome vagamente familiare, ma cliccò senza pensarci.
L’aveva preso dal suo archivio! Wilson arrossì mentre l’inquadratura scattava sulla biondina coi boccoli (la sua preferita). Richiuse subito.
«Non avevi nessun diritto di rovistare nel mio computer.»
«Perché un patetico ebreo all’antica come te guarda questa roba?»
«Sono video musicali, House. La parola “arte” ti dice niente?»
«Niente, quando si tratta di questa robaccia.»
«Senti senti, il re del porno casalingo si preoccupa di quattro ragazze perfettamente vestite che fanno musica metal e…»
«Ragazze?»
«Ragazze. Donne. Femmine.»
House continuò a guardarlo attonito.
«… figa?» provò Wilson.
House scoppiò a ridere così forte e così improvvisamente che Wilson sobbalzò sulla sedia. Con le lacrime agli occhi House girò intorno alla scrivania, spostò Wilson con una spinta e digitò su Google il nome della biondina tanto graziosa seguito dalla parolina “porn”.
Poi uscì dalla stanza, saltellando sulla gamba sana, mentre le sopracciglia di Wilson salivano a far compagnia all’attaccatura dei capelli.



#bonus track. Per eryslash, perché la amo (e perchè non sono per niente soddisfatta dell’altro). (Gregorio Cascìna e Giacomo Di Gugliemo parlano di medicina)


«Ma tu u sapivi chi Di Guglielmo ìè ‘na malattia?»
«Veru?»
«Veru. Iè ‘na cosa chi ti fa vèniri tutti sti cosiceddi rrussi ‘nta ll’ossa.»
«E si mori?»
«Minchia. Nt’un puntu sti cosi ppam!, ti fannu sautari l’ossa comu bbotti ‘i Capudannu.»
«Mi stai pigghiannu p’u culu.»
«Veru è. Nun ti fannu sautari all’aria, ma veru è.»
«Minchia. Brutta sta malattia.»
«…»
«Ma tu picchì nun facisti u ‘nfimmeri, chi ti piaciunu tutti sti cosi medichi?»
«Mah.»
«Sarivi statu bbravu. Magari facivi u dutturi i tinn’annavi in America.»
«See… e poi a cu c’u futtìa ddu beddu paninu c’a frittata?»


*in traduzione a beneficio dei nostri lettori centro-nordici (che compatiamo con tutto il cuore)

«Ma tu lo sapevi che Di Guglielmo è una malattia?»
«Davvero?»
«Davvero. È una cosa che ti fa venire tutte queste cosette rosse dentro le ossa.»
«E si muore?»
«Minchia. A un certo punto queste cose, pam!, ti fanno saltare in aria le ossa come i botti di Capodanno.»
«Mi prendi in giro.»
«È vero. Non ti fanno saltare in aria, ma è vero.»
«Minchia. Brutta questa malattia.»
«…»
«Ma tu perché non hai fatto l’infermiere, ché ti piacciono tutte queste cose mediche?»
«Mah.»
«Saresti stato bravo. Magari facevi il dottore e te ne andavi in America.»
«See… e poi a chi lo rubavo quel bel panino con la frittata?»

  
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