Anime & Manga > Detective Conan
Ricorda la storia  |       
Autore: kitsune999    23/09/2012    9 recensioni
Si sa che Heiji ha il sangue caldo e Kazuha tende al frivolo.
Cosa ne penserà il grande detective di Ōsaka del nuovo lavoro estivo della sua migliore amica?
Racconto semiserio sulle peripezie sentimentali della coppia più scoppiata di tutto il Kansai.
_______________________________
[Heiji ✘ Kazuha]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
catwalk

CATWALK

Stage 1



- Ho deciso di posare per delle foto di nudo.
La declamazione di Kazuha, in quell'assolato pomeriggio di Giugno, gli era arrivata così, fra capo e collo, ed Heiji per poco non si era strozzato con la propria saliva.
- Sto scherzando, idiota. Non è quello il mio part-time di quest'estate, anche se di sicuro la paga sarebbe migliore... - Aveva sghignazzato lei, spiegando poi che da un paio di giorni aveva iniziato a fare la cameriera in un “grazioso e intimo” caffè di periferia.
E lui aveva tirato un interiore sospiro di sollievo.
- Vieni a trovarmi qualche volta, mi farebbe piacere! Domani ho il turno serale, ti offro qualcosa e facciamo due chiacchiere!

Sì certo, Heiji Hattori non aveva nulla in contrario se Kazuha Tōyama si era trovata un impiego estivo in un “grazioso e intimo” locale.

Peccato che avesse omesso di dirgli il particolare più importante.

- ”Nekomimi”?
- Sì! Carino, vero? Si chiama così perché le cameriere portano dei cerchietti corredati di orecchie da gatto!
- Sbalorditivo, non riesco a immaginare niente di più bello - Aveva commentato lui sarcastico, guadagnandosi un pugno sul braccio. Le carnevalate non gli erano mai piaciute, ma l'amica sembrava talmente entusiasta di mostrargli dove lavorava che aveva acconsentito senza opporre troppa resistenza, rassegnato.


***


Quella sera era uscito di casa con addosso un'approssimativa sensazione di disagio, che si era acuita irrimediabilmente una volta giunto sul luogo: già da prima di entrare aveva fiutato qualcosa di anomalo che gli aveva fatto rizzare i peli sulla nuca. Sbirciando l'interno dalla vetrata era riuscito a scorgere poco e niente, perché diavolo l'illuminazione in quel posto era così scarsa? Non appena varcata la soglia, l'atmosfera intima, le luci soffuse e la morbida musica di sottofondo l'avevano messo vagamente sul chi va là. Di certo il concetto di “luce soffusa” era da ridefinire in quel contesto, dato che il locale era praticamente immerso nella semioscurità e le poche lampade presenti parevano essere puramente decorative.

Frattanto che i suoi occhi si abituavano gradualmente alla penombra, si guardò intorno alla ricerca di un posto dove sedersi, ma non ebbe neanche il tempo di muovere un passo verso quello che gli era sembrato un tavolo libero che un'esuberante cameriera dagli abiti piuttosto succinti lo accolse, prorompendo in un giulivo benvenuto.
Una goccia di sudore freddo gli imperlò istantaneamente la fronte. Deglutì rumorosamente mentre lasciava che la ragazza lo accompagnasse allo stesso tavolo che stava puntando poco prima, premurandosi di fornirgli un menu prima di veleggiare verso altri clienti, in procinto di appropinquarsi alla cassa per pagare il conto.
Heiji sospirò e si concesse un minuto per acclimatarsi e studiare l'ambiente circostante, a partire dal
licenzioso abbigliamento di quella cameriera che si allontanava ancheggiando: tacco sei, calze nere a rete con tanto di giarrettiera in bella vista, minigonna vertiginosa, cortissimo grembiulino ornamentale drappeggiato, scollatura audace, cerchietto con orecchie da gattina incorporate.

Meow.

Si passò una mano sul viso, stropicciandosi gli occhi. La vena sulla sua tempia aveva preso a pulsare in modo fastidioso, il mal di testa doveva essere alle porte.
Assolutamente no,
si disse risoluto. Questa non gliel'avrebbe abbuonata, né ora né mai.

Il particolare su cui quella scema aveva sorvolato riguardava le divise del personale, che erano ai limiti della decenza.

Ma proprio in un caffè del genere aveva dovuto trovare lavoro? In un posto dove le uniformi erano deliberatamente studiate per allupare la clientela maschile? E, naturalmente, si era ben guardata dal farglielo presente prima, la svampita.
Sentendo che iniziava a montargli
un tantino il sangue al cervello, tossicchiò per ridarsi un contegno e afferrò il menu, cominciando a sfogliarlo in maniera distratta. Temeva di veder presto comparire Kazuha - praticamente in deshabillé, dannazione! - che gli si faceva incontro, zompettando allegramente. Oddio, su quei tacchi forse era un po' improbabile, constatò lui costernato. Ma se...se poi tutto quello zompettare le avesse inavvertitamente fatto salire troppo la minigonna, o peggio, le avesse fatto ballonzolare in modo indecente il décolleté? Per non parlare del fatto che, in una drammatica escalation, uno dei bottoni della scollatura sarebbe potuto saltare ed esporre le sue grazie alla mercé degli sguardi libidinosi degli astanti, Dio Cristo, questo no.
Si rese conto di stare girando le pagine con un po' troppa veemenza, e con tutta probabilità doveva aver assunto inconsciamente un'espressione omicida, perché si accorse delle occhiate inquiete che gli indirizzavano due clienti seduti poco distante da lui. Cercò di recuperare il sangue freddo, ma ormai sentiva che la ragione stava andando a farsi benedire. Chissà perché in queste sue congetture Kazuha doveva sempre zompettare, si chiese soffocando una risatina isterica che atterrì ulteriormente i due poveretti, i quali ormai lo fissavano con occhi pallati.
Era già passato a immaginare l'ennesimo Agghiacciante Scenario, dove Kazuha, naturalmente zompettando, inciampava e si rovesciava addosso il drink di qualche cliente finendo con l'emulare Miss Maglietta Bagnata 2012, quando finalmente la vide spuntare da dietro il bancone, di ritorno dalla cucina con un vassoio colmo di bicchieri in mano.
Lì per lì, sudò freddo al pensiero che la sua ultima elucubrazione potesse essere in procinto di avverarsi, ma ebbe appena il tempo di squadrarla che
puff, tutti i suoi arrovellamenti svanirono come sogni al mattino.

Quasi stentava a riconoscerla, in quelle vesti. La profonda scollatura della camicetta le incorniciava alla perfezione il seno florido, la minigonna striminzita e le calze a rete evidenziavano la linea sinuosa delle gambe, l'alta cintura a fascia sottolineava la vita sottile. Perfino la classica coda con cui aveva raccolto i capelli aveva un che di diverso, quella sera, complice probabilmente il paio di vezzose orecchie feline che le svettavano sulla sommità del capo.
Era...seducente. Maledettamente seducente.
Deglutì a vuoto, essendo rimasto a corto di saliva.
- Cosa le porto, signor Stoccafisso? - Esordì lei con un risolino, facendolo sobbalzare. Sì, quello era il termine che meglio descriveva la sua faccia in quel momento, considerò frustrato Heiji. Venne investito da una nuvola di delizioso profumo fruttato e gli rivolse uno dei suoi migliori sorrisi, che se possibile lo confuse ancora di più. Doveva riconoscere che, a dispetto delle fantasie disfattistiche con cui si era trastullato fino a poco prima, sui tacchi non era affatto impacciata, e aveva raggiunto il suo tavolo in una manciata di secondi dopo aver recapitato tutte le ordinazioni.
- Non mi pare che qui servano ciò che voglio - Biascicò lui, palesemente scazzato. Il suo intontimento passeggero si era trasformato in stizza feroce nel giro di un attimo, non appena aveva notato che alcuni tizi la stavano letteralmente spogliando con gli occhi e che altri si giravano insistentemente a guardarla.
Non c'era dubbio, ormai odiava indiscriminatamente tutti gli avventori di quel cavolo di locale, dal primo all'ultimo.
- Cioè? - Fece stupita lei, sbattendo le ciglia. Da quando in qua erano così lunghe? Doveva essersi passata due o tre mani di mascara, oltre a un chilo di fondotinta, almeno a giudicare dal suo incarnato perfetto.
- La
decenza - Le sibilò velenoso, tamburellando nervosamente l'indice sul tavolo e trafiggendola con un'occhiata carica di pura insofferenza. Subito dopo fulminò con lo sguardo dei tipi mezzi brilli che non la smettevano di ghignare come depravati e iniziò a contare mentalmente, sperando di riuscire a mantenere il controllo.
Per tutta risposta, Kazuha incrociò le braccia al petto con aria di sfida e assottigliò gli occhi in due fessure, preparandosi alla lite imminente.
- Che cosa vorresti insinuare?
- Devo anche spiegartelo?
- Se non ti dispiace. E vedi di sbrigarti, ho altri clienti.
Forse furono quelle parole, “
ho altri clienti”, a fargli scattare qualcosa dentro. Date le circostanze avevano perfettamente senso, ma era un concetto che, in quel frangente, la mente di Heiji non era in grado di elaborare.
Nessuno doveva permettersi di deviare le attenzioni di Kazuha. Foss'anche l'Imperatore in persona.
Non doveva esistere nessuno più importante di lui, per lei.
Non tollerava, nella maniera più categorica, di essere messo in secondo piano. Specie se lei era vestita così
provocante e stava catalizzando gli sguardi famelici di metà dei presenti.
- Andiamocene - Ringhiò infine, alzandosi e afferrandola per un braccio. Era arrivato al limite della sopportazione, non desiderava altro che portarla fuori da lì. L'avrebbe riaccompagnata dritta a casa, prestandole la sua giacca per coprirsi un po', perché era sconveniente girare di notte con una
mise tanto discinta. Poi le avrebbe civilmente spiegato che un lavoro di quel tipo non le si addiceva, che non avrebbe dovuto accettare, che le conveniva rassegnare subito le dimissioni. Lei l'avrebbe compreso e gli avrebbe chiesto scusa. Magari dopo essersi incazzata come una iena, era più che probabile, ma alla fine avrebbe apprezzato i suoi intenti benevoli e si sarebbe ravveduta.

Il film che si era fatto non faceva una piega, e prevedeva un bell'happy ending.

Solo che Kazuha non aveva la benché minima intenzione di collaborare alla sua buona riuscita: difatti si liberò dalla sua presa con uno strattone e gli rivolse uno sguardo gelido e sdegnato, che lo lasciò interdetto.
- Si può sapere che ti prende?! Io sto lavorando, se sei venuto per farmi la paternale potevi restartene dov'eri!
Heiji annaspò per un istante e poi esplose nella più epica delle sfuriate che ricordasse di averle mai fatto, e che sovrastò il costante chiacchiericcio sommesso del locale.
- Ma senti questa, non ti vergogni ad andartene in giro conciata come una squillo? Non vedi che stai dando spettacolo?
Il brusio nella sala diminuì, e una ventina di paia d'occhi si posò incuriosita su di loro.
- Quello che sta dando spettacolo sei tu, imbecille! - Lo rimbrottò lei incollerita e imbarazzata, mentre il manrovescio che aveva caricato lo centrava in pieno. Da un paio di tavoli si levarono degli schiamazzi e qualche fischio di approvazione.
Heiji rimase stordito per un paio di secondi. Non che non si aspettasse uno schiaffo, in fondo quanti altri se ne era già beccato da quando la conosceva? In un certo senso ci aveva quasi fatto l'abitudine. Tuttavia, se di solito una sua sberla contribuiva a smorzare il litigio, stavolta rischiava di fomentarlo ulteriormente.
- I...idiota! Proprio non ci arrivi, eh? Non sopporto che gli altri ti fissino con la bava alla bocca, razza di scimunita!
L'espressione adirata di Kazuha si distese un poco, e le guance le si imporporarono leggermente nell'udire quelle parole. Heiji, resosi conto di aver detto più di quanto volesse, si affrettò ad aggiustare il tiro, abbaiando mentre imboccava l'uscita:
- Ma che parlo a fare, tanto sei troppo ottusa per capire! Fai come ti pare, non me ne frega niente!



***



Esatto, non gliene fregava proprio niente, nossignore. Facesse come credeva, chi se ne importava.

...E allora perché continuava a farsi delle vasche su e giù per la via che costeggiava il Nekomimi, piantonando il locale da lontano, bestemmiando fra i denti senza sosta e con una furiosa battaglia interiore in corso?
Che poi, cos'era quella frase che le aveva urlato contro poco prima di defilarsi? Ecco cosa succedeva a dar fiato alla bocca senza aver collegato i neuroni! Complimenti grande detective di 'sta ceppa, si disse maledicendo la propria impulsività.
Una cosa era certa, però. Non si era mai sentito tanto furioso. Non sapeva se avercela di più con la noncuranza di Kazuha, che era talmente tonta da non accorgersi delle reazioni che suscitava in quei pervertiti, o con i suddetti pervertiti, che le facevano la radiografia completa profanandola con occhiate viziose.
Stava giusto meditando se rientrare e trascinarla fuori con la forza o scegliere l'alternativa più soddisfacente e trucidare ogni singolo avventore, quando il suo cellulare vibrò.
Pensando che fosse un messaggino di Kazuha affondò la mano nella tasca con un guizzo degno di un ninja, per poi scoprire con delusione che si trattava soltanto di un'inopportuna chiamata di Kud
ō.
- Spero sia importante - Esordì premendo il tasto di risposta, senza sforzarsi di mascherare il malcontento.
- Uh, buonasera anche a te - Rispose prontamente l'altro, con una nota di ironica sufficienza nella voce. - Disturbo, per caso?
- Dipende dall'importanza di quello che hai da dire - Replicò lui, occhieggiando l'interno del
Nekomimi dalla vetrata laterale. Scorse Kazuha intenta a decorare con un ombrellino di carta il drink che aveva appena servito, e il fatto che apparentemente avesse ripreso il lavoro come se niente fosse lo fece irritare ancora di più.
- Volevo chiederti se eri interessato a collaborare ad alcune indagini, ma mi sembra che tu abbia di meglio da fare.
Heiji sbuffò sonoramente. Per quanto adorasse risolvere casi insieme a lui – meglio ancora se
prima di lui –, in quel frangente non aveva proprio la concentrazione necessaria per starlo a sentire.
- Mi piacerebbe, ma ora non è il momento.
Dall'altra parte del telefono Shinichi si grattò la testa, perplesso. Era insolito che snobbasse così platealmente una sua richiesta di aiuto. - Che succede, Hattori? Ti sento strano.
Heiji sospirò e valutò se mettere l'amico al corrente della questione. Sussisteva sempre la possibilità che quel borioso lo sfottesse a bella posta, ma generalmente riteneva utili i suoi consigli. Forse valeva la pena di provare a parlargliene.

- Correggimi se sbaglio, quindi il problema sarebbe la divisa da cameriera? Perché a tuo avviso la gonna è microscopica e la camicetta troppo scollata?
Shinichi si stava trattenendo dallo scoppiare a ridergli in faccia.
- La mia è una constatazione oggettiva, mica un parere personale - Puntualizzò l'altro piccato, calciando via una povera lattina inerme - Se l'avessi vista non faresti tanto il liberale! Lo sapevo che non avrei dovuto dirti un tubo, accidenti a me.
- E dunque vediamo, cosa pensi di fare ora che Kazuha si è macchiata dell'orrendo crimine di indossare una minigonna?
Certo che messa così la faceva sembrare davvero una fesseria, si accigliò Heiji.
- Non lo so, per questo chiedevo a te. Non so bene neanche io come comportarmi. E onestamente non so neanche perché mi secchi tanto.
Gli vennero in mente le parole che le aveva detto subito dopo aver incassato la cinquina, quelle che se ne erano uscite senza premeditazione. Non digeriva che Kazuha si rendesse troppo
desiderabile agli occhi degli altri uomini, d'accordo, ma perché?
- Oddio, io non sono nella tua testa... - Ridacchiò Kud
ō, aggiungendo mentalmente un “per fortuna” - ...ma il motivo mi sembra abbastanza palese. Non è la prima volta che noi due affrontiamo una discussione simile*1, e ancora non ci sei arrivato?
- Sono tutt'orecchi,
Sherlock. Sentiamola, questa brillante deduzione - Tagliò corto lui strascicando le parole col suo solito accento marcato, senza smettere di tenere d'occhio i movimenti di Kazuha.
- Hattori...tu... -
Sherlock fece una breve pausa ad effetto, prima di enunciare in tono solenne l'Indiscutibile Verità - ...sei tremendamente geloso.
- Ge...geloso?! Solo perché mi dà noia che si vesta come una
meretrice? - Si difese accoratamente l'accusato, sputacchiando un po' per l'eccessiva enfasi.
- Esattamente. Ti dà noia
proprio perché sei geloso. Ge-lo-so. Devo farti un disegnino? Sei geloso, Hattori. Geloso marcio. Geee...looo...
- Ho capito, falla finita - Lo interuppe bruscamente, grattandosi la ruga che gli era comparsa in mezzo alle sopracciglia corrucciate. - E va bene, poniamo il caso che sia vero, come interpreti la cosa?
A Shinichi per poco non scappò il cellulare di mano. - Stai scherzando? Allora devo fartelo davvero, il disegnino?
Heiji si fermò a riflettere un istante. Per lui Kazuha era più di un'amica, fin qui nessun mistero. Ci teneva in modo speciale, si sentiva persino
responsabile per lei. E poi era talmente ingenua che, senza la sua supervisione, chissà in che casini sarebbe stata capace di andare cacciarsi. Il fatto che avesse accettato un lavoro del genere ne era l'ennesima riprova: abbassava la guardia per quanto, un paio di giorni?, e se la ritrovava a servire ai tavoli di un caffè in cosplay da gattina sexy.
No, decisamente, quella ragazza aveva bisogno di protezione ventiquattr'ore su ventiquattro.
- Lascia perdere, ho capito.
Kud
ō inarcò un sopracciglio, scettico. Conosceva i suoi polli. - Sul serio?
Le rassicuranti ultime parole di Heiji, prima di interrompere sbrigativamente la comunicazione, furono:

Ma certo. Grazie per l'edificante chiacchierata. Per i dettagli del caso che mi accennavi poco fa, mandami una mail.

Shinichi ebbe la netta sensazione che quel testone fosse ancora ben lungi dall'aver capito alcunché.


***


Geloso, beh. Checché ne dicesse Kudō, lui non ne era poi così convinto.
Se avesse dovuto dare un nome a ciò che provava, avrebbe preferito utilizzare il termine “
fastidio”, oppure, per dirla con un'espressione meno fine ma più esplicativa, “giramento di palle al cubo”. Una cosa, però, doveva ammetterla: la stramaledetta uniforme da pseudo-gatta le stava fin troppo bene. Non era fatto di legno, quelle gambe e quel fondoschiena li aveva notati anche lui, mica solo i debosciati ubriaconi del Nekomimi.
Heiji ripose il telefonino in tasca e sbirciò nuovamente l'interno del locale. L'aveva persa di vista, il che forse non era del tutto un male. Poteva essere che si fosse ritirata in cucina, almeno non avrebbe dovuto sfilare in mezzo alla clientela viscida e alcolica. Quanti grattacapi che gli dava, quell'imbecille.
Ad ogni modo, per merito dell'
illuminante dialogo avuto con Shinichi, aveva concluso che fosse un suo preciso dovere morale rientrare e convincerla ad abbandonare, con le buone o con le cattive. Geloso o no, non aveva intenzione di trascorrere l'intera estate ad angustiarsi, sapendola lì dentro.

In quel momento, una vibrazione proveniente dalla tasca dei pantaloni lo riscosse dai suoi pensieri. Con suo sommo sollievo vide che era un messaggino di Kazuha, “ingentilito” dal consueto appellativo con cui l'aveva ribattezzato da tempo.
Dove sei, idiota? Io stacco fra dieci minuti.”
Heiji lo rilesse un paio di volte, gongolando interiormente.
Stando a quanto le aveva detto quel pomeriggio, avrebbe dovuto finire il turno a mezzanotte, ed invece erano appena le dieci. Arguì che magari il diverbio avvenuto in sala e il conseguente ceffone che era volato avevano indotto il titolare a licenziare in tronco quella dipendente molesta.
Sì, lo sapeva che era da fetenti rallegrarsi per una cosa simile.
Ma tant'era.
Era felice e non poteva farci niente.
Tuttavia, com'era prevedibile, nel risponderle prevalse l'orgoglio.

Sto tornando a casa, visto che non ero benvoluto.” Ci pensò su un attimo e poi aggiunse: “Idiota sarai tu.” Ritenendosi soddisfatto, premette il tasto di invio e rimase in attesa. Neanche un minuto dopo arrivò la replica di Kazuha.
Ma taci. E grazie tante per la figuraccia che mi hai fatto fare, eh.”
In risposta, le digitò velocemente: “Non sei stata molto professionale ad alzare le mani su un cliente. Spero che ti abbiano licenziato.”
Tempo trenta secondi e il cellulare si animò all'arrivo di un nuovo messaggio.

Perché ho picchiato il Re dei Cretini? Dovevano darmi un premio, altroché!”
Heiji abbozzò una smorfia, contrariato, e decise di porre fine a quel costruttivo scambio di insulti. In fondo, a breve avrebbero potuto continuare l'alterco faccia a faccia.
Comunque, siccome le aveva scritto di stare rincasando, non poteva sbucare da dove era appostato non appena l'avesse intravista uscire. Se si sbrigava, sarebbe riuscito a precederla per aspettarla direttamente davanti a casa sua.


***


Kazuha finì di cambiarsi e ripose con uno sbuffo l'uniforme, il cerchietto e i tacchi all'interno del proprio armadietto, infilandosi delle ben più comode scarpe da ginnastica mentre i suoi piedi urlavano “grazie”. Con la mente altrove, si allacciò le stringhe e richiuse l'anta, sbattendola di malagrazia.
Stupido Heiji.
Invitarlo al
Nekomimi era stato un passo falso. Qualche commento caustico sul suo abbigliamento l'aveva messo in conto, ma si era illusa che se ne sarebbe stato relativamente tranquillo, seduto al suo tavolo a sorseggiare i drink che gli avrebbe offerto, intrattendosi con lui fra un'ordinazione e l'altra per fare due chiacchiere o per ridere insieme di qualche scemenza. Questo sarebbe successo se avesse avuto a che fare con una persona normale, ma, evidentemente, dopo tanti anni non aveva ancora capito che quando c'era Heiji Hattori di mezzo quel termine perdeva ogni valenza intrinseca.
Controllò il cellulare. Il beota non le aveva più risposto. Pazienza, si disse con un'alzata di spalle, che andasse pure al diavolo. Quella sera aveva decisamente passato il segno.
Salutò capo e colleghe e si avviò verso l'uscita secondaria, pianificando contemporaneamente di uccidere Heiji e di telefonare a Ran per aggiornarla sugli sviluppi. Seguire i suoi suggerimenti non le aveva portato molta fortuna.

Massì, accetta quel lavoro, che hai da perdere? Tanto meglio se l'uniforme non è da educanda, sia mai che il bietolone si dia una svegliata!”

Kazuha, ricordando le parole dell'amica, scosse il capo sospirando. Detto da una che intratteneva da anni una specie di relazione a distanza con un altro bietolone da antologia, beh, c'era da fidarsi.
E comunque, non si aspettava certo che il vederla in quell'audace completino lo folgorasse sulla via di Damasco.
Ma non credeva nemmeno che sarebbe uscito di senno in quel modo.

- Ti ha fatto una piazzata davanti a tutti?!
Per la sorpresa la voce di Ran era salita di un paio di ottave, e l'aveva costretta a scostare il cellulare dall'orecchio.
- Eh già. Sapevo che era scorbutico, ma stavolta ha esagerato! - Esclamò Kazuha di rimando, lanciandosi poi in una dettagliata esposizione dei fatti mentre camminava verso casa a passo spedito.
- Mh, però...che non sia una cosa positiva. Voglio dire, questa è una scenata di gelosia in piena regola, no? Vedrai che farà due più due e si renderà conto che è stata una reazione spropositata, se è vero che ti considera soltanto la sua migliore amica!
- Comincio a credere che nella sua testa bacata mi veda come una sorellina da proteggere - Ribattè l'altra rassegnata, alzando gli occhi al cielo - E che quindi secondo la sua logica sia tutto perfettamente regolare. Vedrai, non si accorgerà di un bel niente.
Senza contare che, a volte, le manifestazioni di gelosia di Heiji erano talmente strambe e fuori luogo da non risultare nemmeno attendibili, riflettè Kazuha. Come quando aveva dato di matto solo perché lei aveva fatto un complimento al piccolo Conan, dicendogli che era un bambino carino e sveglio e che
da grande avrebbe sicuramente fatto strage di cuori. Vallo a capire.
Ran si prese il mento fra due dita, pensierosa. - E allora prendi tu l'iniziativa! - Dichiarò infine - Se devo essere sincera, penso che così non possiate continuare. Non siete coerenti.
- La fai facile, tu - Replicò Kazuha, corrugando la fronte. - E se mi dà il due di picche? Finiremo con il non rivolgerci più neanche la parola.
- Non dire assurdità. Sai bene che non succederà mai. In fondo, voi due... - Ran si lasciò scappare un sospiro di autocommiserazione - ...non avete un vero deterrente. Per me state solo sprecando del tempo prezioso.
Kazuha si sistemò meglio la borsa sulla spalla e girò l'angolo, rispondendo elusiva. - Mah. Non lo so, Ran. L'unica cosa di cui sono certa è che mi pianterà il muso da qui alla fine dell'estate.
Stava giusto per continuare il discorso ma, giungendo davanti a casa propria, vi trovò Heiji appoggiato al cancello, mani in tasca e aria incazzosa.
Kazuha sostenne il suo sguardo minaccioso e gli si fermò a venti centimetri dalla faccia, prorompendo beffarda in un - Toh, parli del diavolo! Ran, ti chiamo più tardi, comincia il secondo round. L'idiota mi ha teso un'imboscata punitiva.


***


Per riuscire a precederla si era scapicollato per tre isolati, e se non le rispose a tono fu solo perché non aveva ancora recuperato il fiato necessario per farlo con dignità. Si limitò quindi a scrutarla in cagnesco, segretamente compiaciuto di vederla indossare gli abiti di tutti i giorni.
- A cosa devo l'onore? Sarai mica venuto a chiedermi scusa? - Lo punzecchiò Kazuha, ottenendo in cambio un'occhiataccia.
- Guarda che non mi pento di niente - Stavolta fu lei a incenerirlo con lo sguardo, udendo quel provocatorio proclama. - Piuttosto, come mai hai finito in anticipo? Ammettilo, che ti hanno silurato.
- Mi spiace deluderti, ma ho semplicemente chiesto al capo di uscire prima. Fortuna che è una persona comprensiva,
lui - Esclamò, ponendo particolare enfasi sull'ultimo termine. Era vero, le aveva concesso di concludere il turno anzitempo senza battere ciglio, e aveva pure avuto la delicatezza di dirle due parole di conforto perché, come chiunque altro dei presenti, aveva scambiato quella testa calda per il suo ragazzo. - Sei stato talmente irritante che non riuscivo più a concentrarmi come avrei dovuto.
- In effetti fare l'oca scosciata davanti a
un manipolo di beoni deve richiedere una dedizione totale - Frecciò Heiji, acido - Scusami se con la mia presenza ti ho impedito di assolvere a un compito tanto nobile.
Kazuha faticava a credere alle proprie orecchie. - Com'è che mi hai chiamata?
- Oca scosciata, perché? Hai la coda di paglia?
- Vedo che una sberla non ti è bastata, ne vuoi un'altra?
- Provaci, sai che paura.
Lei non se lo fece ripetere, peccato che Heiji fu più rapido e si scansò, afferrandole il polso un instante prima che una manata forza dieci impattasse sulla sua guancia sinistra.
- Visto? Se non puoi contare sull'effetto sorpresa, con me non hai
chances! - La schernì lui, gonfiando le penne come un tacchino.
Kazuha schioccò la lingua, cercando di divincolarsi. - Sì, ti piacerebbe. Uno ne hai schivato, cento ne hai presi e ne prenderai.
Heiji non ne voleva sapere di lasciarla andare e a quel punto lei, esasperata, provò a mollargli un ceffone con la mano libera, che venne però prontamente intercettata e bloccata.
- Sei sempre stata scarsa col sinistro, Kazuha - La sbeffeggiò, forte della sua posizione di vantaggio - E comunque, nulla puoi contro di me.

Aveva ragione, nulla poteva contro la sua faccia di tolla. Si sentiva a dir poco frustrata.

I suoi tentativi di pestaggio erano stati neutralizzati sul nascere, e inoltre l'idiota non si era nemmeno accorto di quanto fossero pericolosamente vicini, a convalida del fatto che, in fondo, fosse ancora un moccioso.
Continuava a immobilizzarle i polsi, ghignandosela tutto contento, ignaro che quel contatto inatteso la stesse gettando un po' nel panico. Si odiò sentendo che, di fronte al suo tipico sorrisetto sghembo da bulletto dei vicoli, le farfalle nello stomaco iniziavano a ridestarsi.
Così, per sfuggire all'imbarazzo, disse la prima cosa che le venne in mente.

- Ma tu non eri arrabbiato con me?

Oh, giusto.
Se ne ricordò solo allora. Doveva riprendere il controllo della situazione.
Smise di ridacchiare come un ebete, r
itirò rapidamente le mani e si fece indietro, ristabilendo la distanza di sicurezza.
- Mica me ne ero dimenticato, eh - Mentì spudoratamente, ostentando boria - Sei tu che mi hai distratto. Sei talmente violenta che con te rischio la vita ogni giorno.
- Difatti quando morirai sarà per mano mia - Buttò lì Kazuha per ridarsi un tono, intimando mentalmente a quelle cavolo di farfalle di smetterla di agitarsi. Realizzò che no, non ce l'avrebbe mai fatta a fare
di nuovo la prima mossa: se quel cretino l'avesse ascoltata, quella volta*2, forse la loro relazione avrebbe potuto evolversi senza essere obbligata a ristagnare così a lungo a uno stadio da asilo nido.
Eppure, la frase che si era lasciato sfuggire poco prima di tagliare la corda continuava a rimbombarle nelle orecchie. Gliel'aveva detto chiaro e tondo, non
sopportava che attirasse gli sguardi perversi di altri uomini. Avvampò al pensiero avesse sbroccato in un impeto di possessività che si confaceva più a un fidanzato, che a un fratello.
- Ad ogni modo, per tornare in argomento - Attaccò lui, rientrando nella parte e calcandosi meglio sulla testa l'immancabile cappello da baseball – Non è il caso che continui a lavorare lì dentro, non è chiaramente l'impiego che fa per te.
Kazuha drizzò le antenne e colse la palla al balzo, riacquistando la padronanza di sé. Forse non tutto era perduto, si disse. Di fargli un'altra dichiarazione non se ne parlava neanche - aveva pure lei una sua dignità, e che diamine - ma, se andava secondo i suoi piani, non ce ne sarebbe stato bisogno. Lui la riteneva un'ingenua senza speranza? E allora lei avrebbe fatto la finta tonta a oltranza, fino a carpirgli la verità.
- Ah, sì? E mi potresti
gentilmente spiegare il motivo? A me non sembra così chiaro.
Heiji, che si era preparato il discorso, si mise a sproloquiare che era
degradante per una donna portare roba del genere soltanto per appagare le fantasie di qualche alcolizzato, che non era dignitoso, che sarebbe rincasata la notte a orari indecenti e avrebbe dovuto farsi carico lui di passare a prenderla ogni volta, che una tale esperienza non le avrebbe insegnato nulla di utile a livello formativo e blablabla. Kazuha, gli occhi a mezz'asta e un sopracciglio alzato, ascoltò il predicozzo annoiata, simulando qua e là qualche sbadiglio.
- Mio Dio, che ne hai fatto di Heiji?! Esci da questo corpo,
papà! - Lo zittì a un certo punto, stufa di assistere a quelli che parevano i deliri di un padre ansioso o di un fratello maggiore iperprotettivo. Niente di ciò che stava dicendo giustificava realmente la scenata al locale. Se - a detta di capo e colleghe - tutti l'avevano preso per il suo ragazzo, una ragione doveva pur esserci, quindi si fece coraggio e insistette: - Parli e parli, ma io ancora non ho capito perché te ne importi tanto.
Lui si incupì, si grattò la nuca e poi parlò lentamente, come se stesse soppesando le parole.
- Uffa, sei proprio lenta. Non siamo amici da una vita, noi due? È ovvio che mi preoccupi per te e per le scelte che fai!

Alle solite, si disse Kazuha: aveva analizzato la questione così a fondo e così tante volte, sia in privato sia con Ran, che avrebbe potuto scriverci su un trattato di psicologia. I casi erano sempre tre.
O stava svicolando perché non riusciva a mettere da parte l'orgoglio, o era inconsapevole di quello che provava – e l'invito al
Nekomimi, fra le altre cose, aveva il secondo fine di tentare di far leva su tale opzione - oppure, e la terza possibilità era la peggiore, lui le era legato soltanto da sentimenti di tipo fraterno.
E tutto ciò che aveva blaterato fino a quel momento sembrava confermare, purtroppo, l'ultima ipotesi.

Lo stomaco le si strinse in un nodo doloroso, facendo vacillare per un attimo la sua risoluzione. Non era più così sicura di voler sapere cosa covava sotto la cenere ma, d'altra parte, era stanca di stare ad aspettare le calende greche. Ormai era in ballo, e doveva ballare.
- E quello che mi hai detto prima di andartene, allora? Cosa significava,
nello specifico?
Aveva dovuto appellarsi a tutta la sua spavalderia, ma alla fine ce l'aveva fatta a spiattellarglielo fuori dai denti. Se per cavargli qualcosa avrebbe dovuto metterlo sotto torchio, non avrebbe di certo tirato i remi in barca.
Heiji cascò dal pero, borbottando che non se lo ricordava e di non chiamare in causa elementi che non c'entravano niente. A quel punto lei gli rinfrescò la memoria, citandogli a menadito le sue stesse parole.
- Mi infastidisce che tu faccia la civetta e stia al centro dell'attenzione, ok? - Capitolò infine lui, estenuato – Specialmente in quel contesto, tu non hai visto come ti guardavano! Non si sa mai cosa potrebbe succedere!
- Fammi capire, quindi io non sono autorizzata a farmi notare mentre invece
tu – E sottolineò il concetto puntandogli l'indice al petto, rabbiosa - puoi circondarti di ragazzine adoranti senza problemi, mh?
Quel megalomane se la cavava nel kendo ed era piuttosto popolare, e a Kazuha non era mai andato giù che una manica di
fangirls invasate gli avesse dedicato addirittura una specie di fanclub. Capitava spesso che, con grande disappunto del diretto interessato, dovesse intervenire a disperdere il nutrito nugolo di ammiratrici che lo accerchiava urlettando nelle pause durante i suoi incontri.
Inizialmente lui non afferrò, poi realizzò a cosa si riferiva.
- Ancora con questa storia? Che male vuoi che ci sia se firmo due autografi e stringo qualche mano?
- Che male vuoi che ci sia se suscito l'interesse di qualcuno, e in più mi
pagano anche per farlo? - Sbottò lei, facendogli il verso. - Non è un bordello, Heiji. E almeno vengo considerata.
La punta di stizza con cui Kazuha aveva pronunciato l'ultima frase non gli era sfuggita.
Nemmeno i suoi occhi lucidi.
O il modo nervoso in cui si mordeva il labbro inferiore, mentre le sue gote di porcellana si tingevano di porpora.
E accadde un evento più unico che raro.



Heiji Hattori rimase a corto di argomentazioni.







NOTE


*1 Vedi file 489.

*2 Vedi file 786.



Poiché ho il vizio di saltellare da una serie all'altra senza soluzione di continuità, sono infine giunta ad inquinare anche questi lidi :D
Okay, sì, chissà quante millemila fanfiction simili esisteranno nel fandom XD Non sarà un contributo granché originale ma ho trovato molto amena la sua stesura, e tanto mi basta. Don Heiji non si smentisce mai, adoro la sua gelosia retrò XD
Questa storiella nasce come one-shot, ma poi il caso ha voluto che mi ci sia appassionata e che abbia finito con lo scrivere più pagine del previsto. Mi sa che vi sorbirete qualche altro capitoletto, prima di poter finalmente vedere
la parola fine. Per ora il rating è blandamente giallo, ma non escludo che possa variare in futuro. Teheheh.
Personalmente parlando, trovo che muovere Heiji il Moralizzatore sia uno spasso. Per contro, Kazuha mi risulta più impegnativa, e spero di non aver mandato nessuno dei due troppo OOC. Nel caso, apprezzate lo sforzo, io ci ho provato (U__U)
Scusate l'intrusione, ora me ne torno nel mio angolino.
Grazie a chi leggerà e a chi non sarà troppo annoiato dal mio mediocre scritto per lasciare un commento ;)


  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: kitsune999