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Autore: Mimi18    23/09/2012    9 recensioni
“No. Sei un cinghiale di nome e di fatto, quindi non stressare Ino”.
Silenzio.
Shikamaru alzò lo sguardo.
Shikamaru sbiancò.
Shikamaru capì che se doveva insultare Ino, era meglio farlo quando la ragazza non si trovava nei dintorni.
(Per il White Midnight, buon ShikaIno's day).
Vincitrice del secondo turno all'Hunger Games contest di Cosmopolitan00.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nickname Mimi18
Titolo Your true colors
Personaggio scelto + Altri Personaggi Shikamaru Nara, Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Rock Lee, Choji Akimichi (ShikaIno)
Rating arancione
Avvertimenti flash!fic, raccolta
Genere sentimentale, malinconico, romantico
N/a eccetto l’ultima, studiata perché fosse in un’età giovanile dei protagonisti, le restanti flash fic sono in ordine cronologico. Ritraggono tutti i momenti più felici o che sono stati importanti per entrambi, ma non i fondamentali della loro storia. Quei piccoli momenti di vita quotidiana in coppia.
 
 
Your true colors
 
 
 
Agitazione
 
Shikamaru era sempre stato un bambino serio e coscienzioso, che disdiceva il caos creato dai suoi compagni di classe - come quel Kiba - e che, tendenzialmente, non rivolgeva la parola a nessuna bambina.
Quindi vedendo proprio lei, quella Yamanaka di cui tutti parlavano, di fronte a lui con un’aria cospiratrice, gli fece strizzare gli occhi per l’agitazione. Strizzava sempre gli occhi, quando era agitato. O seccato. In quell’istante, con i capelli a caschetto di Ino che si muovevano a causa del vento ed i suoi grandi, espressivi e profondi occhi azzurri, però, era indeciso sul suo stato d’animo.
“Papà ha detto che devo essere tua amica,” spiegò pratica e con voce petulante. Non stava facendo l’oca, ma la superiore, perché Shikamaru Nara non era popolare, non era bello, non era Uchiha-kun.
“Come vuoi”. 
Ino inarcò un sopracciglio, leggermente infastidita. Probabilmente nessuno le aveva parlato così, perché tutti la volevano. Tuttavia, Shikamaru non era lo sfigato che pensavano gli altri, decisamente no. Lui era solo annoiato.
Fu stupito quando sulle labbra di Ino si stese un sorriso. “Bene, allora giochiamo: tu fai il lupo, io scappo”.
Guardandola correre via e pensando a quanta fatica avrebbe dovuto fare, Shikamaru scelse il suo stato d’animo: seccato, non agitato.
 
 
 
Bocciolo
 
Shikamaru la guardò di sottecchi: erano due settimane che non si vedevano, e gli sembrò che il caschetto di Ino si fosse allungato. E forse era più alta dell’ultima volta di qualche centimetro.
“Quindi la missione è andata bene?” Persino la sua voce, rifletté Shikamaru, era leggermente meno acuta del solito.
Ignorò il motivo per cui riuscisse a trovare tutti quei particolari in lei, mentre scrollava le spalle indifferente.
“Una seccatura”.
Ino rise, e lui sentì il suo stomaco vibrare per l’emozione. 
Guardò nuovamente il suo profilo, e a tredici anni capì che Ino Yamanaka non era più il bocciolo di cinque anni prima.
 
 
Cinghiale
 
Shikamaru si toccò il labbro gonfio con un dito, tremando poi al dolore che si propagò per il resto del viso. Era quasi certo che l’indomani si sarebbe trovato un livido grosso come un pugno sotto l’occhio destro - che pulsava dolorosamente ad ogni battito di palpebre - e un rigonfiamento imbarazzante del labbro superiore.
Ino, di fronte a lui a braccia incrociate, sorrideva soddisfatta. “Così impari”. 
Il bambino cercò di bloccare l’insulto che stava per scappare dalla sua bocca, mentre Choji, accanto a loro, non sapeva se ridacchiare o continuare a mangiare patatine. Optò per fare entrambi, soffocando così la ridarella birichina. 
“Chiedimi scusa!” Continuò Ino imperterrita, e, nonostante fosse evidentemente impossibilitato a colpirla a sua volta, Shikamaru inarcò un sopracciglio scettico.
“No. Sei un cinghiale di nome e di fatto, quindi non stressare Ino”.
Silenzio.
Shikamaru alzò lo sguardo.
Shikamaru sbiancò.
Shikamaru capì che se doveva insultare Ino, era meglio farlo quando la ragazza non si trovava nei dintorni.
 
 
Dolcezza
 
Non c’era niente di dolce nella sua mano appoggiata alla schiena sussultante di Ino. 
Shikamaru continuava a ripetersi come una nenia stonata quel particolare, mentre le lacrime di Ino bagnavano il parquet della sua casa; tirò su rumorosamente con il naso, ma per una volta lui non le fece notare quanto poco femminile fosse. Se ne stette silenzioso al suo fianco, domandandosi dove diavolo fosse sua madre: lei, per quanto insopportabilmente tiranna, avrebbe saputo consolare Ino.
“Shikamaru?” 
Lui abbassò gli occhi verso quelli umidi di Ino, il moccio che le colava dalla narice e le guance così rosse che persino lei riusciva ad essere un po’ bruttina. 
Non ci fece caso, il giovane, perché Ino non aveva usato nomignoli o epiteti per chiamarlo, non aveva scherzato.
“Dimmi, seccatura”.
“Posso rimanere a cena da te?”
Non riuscì a trattenere un sorriso, mentre le puliva con la manica della maglia il naso a punta. “Se non romperai le scatole, Ino”.
 
 
Eccezione
 
Shikamaru aveva undici anni e Ino correva da lui la sera dopo le dieci, scavalcando il davanzale della finestra e infilandosi nel suo letto, ridacchiando perché ancora una volta era riuscita a non farsi scoprire.
Lui la guardava, in quei momenti, forse un po’ arrabbiato perché in fondo era notte e lui era nato stanco, quindi voleva dormire. “Non dovresti venire qui ogni sera”.
Ino roteò i grandi occhi azzurri, sollevando gambe e il lenzuolo verso l’alto. Shikamaru guardò la maglietta arancione sollevarsi, e non arrossì solamente perché quella al suo fianco era solo Ino.
“Se ti vedessero le tue amiche, entrare nella camera di uno sfigato…” Usò un tono più affilato di quanto volesse, ma Ino cessò immediatamente il chiacchiericcio che aveva iniziato qualche minuto prima, spalancando gli occhi.
Shikamaru finse di non vederla, continuando ad osservare il soffitto.
“Hai sentito Ami,” quella di Ino non fu una domanda, quindi non mosse nemmeno il capo per annuire. “A me non importa quello che dicono di te e Choji”.
Un sorriso sghembo si accentuò sulle sue labbra, ma Ino non ci cascò. Buttò lontano le coperte, stringendo poi la faccia dell’amico tra le sue mani. Furono due schiaffi potenti, e Shikamaru sentì gli occhi pizzicare.
“Sei proprio uno stupido, Nara”.
 
 
Farfalla
 
Cercava di non muoversi, nonostante il prurito al ginocchio destro ed un sasso fastidioso che gli pungolava la schiena. 
Ignorava da dieci minuti le nuvole sopra la sua testa, da quando una farfalla dai vivaci colori della primavera gli si era posata sullo stomaco: doveva averlo trovato comodo come giaciglio, perché dal molleggio delle ali Shikamaru aveva capito che dormicchiava.
Ad Ino sarebbe piaciuta. Aveva delle sfumature rosate sulle ali, ed era di un’apparente delicatezza che la sua migliore amica avrebbe invidiato sicuramente.
Chiuse gli occhi e quasi rise ad immaginare una Ino delicata e seducente sdraiata sopra di lui, con gli occhi chiusi ed un respiro tranquillo.
Decisamente, pensò, Ino non sarebbe stata così Ino se non avesse avuto un passo da cinghiale e la risata di un rozzo marinaio.
 
 
Gatto
 
La schiena di Ino era piegata come quella di un gobbo, ragionò Shikamaru trattenendo uno sbadiglio, mentre con la mano impediva a Choji di mangiare patatine e fare così rumore.
Era la loro prima missione. Una stupida, banale missione di recupero. 
“Ragazzi, ragazzi! IDIOTI!” 
Shikamaru alzò lo sguardo: un gatto grosso, con un pelo grigio vaporoso e dei gioielli si stava leccando poco lontano da loro.
“Che orrore,” sibilò, mentre Ino gioiva: la prima missione si stava svolgendo in maniera semplice.
Choji bramava la carne che Asuma avrebbe loro offerto.
E Shikamaru? Shikamaru avrebbe agognato un giaciglio, ma quella porzione di pelle nuda della schiena di Ino lo distraeva.
“Shikamaru, bloccalo,” gli disse Ino esagitata.
La porzione di pelle nuda era aumentata.
“Shikamaru?”
Sbatté le palpebre, per poi girarsi verso il gatto. Questi quasi sorrise. Il mondo si prendeva gioco di lui.
Mise le dita in posizione e l’ombra si allungò, incatenando il gatto a lui.
Ino sorrise e lui sentì un brivido. “Shikamaru, prenditi cura del mio corpo!”
La pelle nuda entrò in contatto con i suoi polpastrelli. Choji rise, mentre Ino/gatto zampettava allegramente verso di loro, ignara di tutto.
 
 
Hotel
 
Si parlava di prime volte, quel giorno, a tredici anni e senza aver ancora dato il primo bacio - Sas’ke non era più tra loro da sei mesi, Ino rideva ugualmente, gli diceva sempre Choji.
“In un hotel in riva al mare,” spiegò sognante Ino ad un’imbarazzata quanto mai divertita Sayuri, sua compagna nel corso di psicologia ninja, “con un ragazzo romantico e bellissimo, intelligente e…”
“Sas’ke-kun non ha propriamente l’aria romantica”.
Shikamaru, nascosto dietro un muro in compagnia di Choji, si irrigidì. Pensò che Ino avrebbe picchiato a sangue quella poverina, tuttavia si stupì quando udì una risata terribilmente tranquilla della compagna.
“Non esiste solo Sas’ke-kun, a Konoha”.
Choji, al suo fianco, ridacchiò. “In un hotel in riva al mare, eh? Lì potresti anche rilassarti, amico”.
Shikamaru fece finta di ignorarlo, mentre le orecchie gli si coloravano di un vivacissimo color porpora.
“Seccature,” borbottò andandosene.
 
 
Irresistibile
 
Kiba Inuzuka tendenzialmente parlava troppo, era questo ciò che pensava in generale di quel ragazzo Shikamaru, mentre ignorava l’ennesimo bicchiere di sakè che si portava alle labbra ed ingoiava in un colpo solo.
“Hai un culo pazzesco, Nara,” borbottò sbiascicato e rosso in viso, mentre gli occhi assottigliati mangiavano Ino con lo sguardo, che rideva dall’altra parte della sala.
Avevano quindici anni, e i primi ormoni maschili si erano ormai manifestati. C’era chi lo diceva in maniera esplicita - come Kiba - e chi, invece, si limitava ad ingoiare pensieri poco casti.
Shikamaru si passò una mano sul viso, mentre una cameriera depositava l’ennesimo piatto di carne di fronte ad un affamato Choji, il quale non trattenne una battuta divertita. “Diglielo Kiba, io sono tre anni che ci provo”.
“I geni rimangono i più idioti,” disse l’Inuzuka sollevando il bicchierino, vantandosi come se avesse detto una perla di saggezza. Poi, in preda alla sbornia, si mise a gridare a Ino apprezzamenti poco innocenti su fondoschiena e seni sodi. 
Fu Choji, un quarto d’ora dopo, a portarlo a casa di peso dove probabilmente Hana lo avrebbe spellato vivo.
“Quindi avrei un bel sedere?” Domandò Ino da dietro di lui, e Shikamaru sentì le orecchie scaldarsi all’improvviso.
“Da quel che dice Kiba”.
Ino inarcò un sopracciglio, e subito Shikamaru si chiese cosa avesse fatto di male: non poteva certo dirle che durante i loro allenamenti, mentre lei si allenava con Choji, lui si fissava su certe forme del suo corpo che lo facevano sudare anche da fermo.
 
 
Luce
 
Aveva i capelli così chiari e gli occhi di un azzurro intenso, pensò Shikamaru in quel momento, mentre Ino si piegava al suo fianco e si puliva un sandalo dalla polvere.
Rideva, quel giorno, mostrando tutti i denti e gli occhi le brillavano. A qualcuno tutta quella felicità avrebbe potuto infastidire, ma non a lui. A lui no. 
Parlava così tanto da intontirlo, e quindi, per rimanere nel suo personaggio, Shikamaru ogni tanto borbottava un “Che seccatura, sei” e lei si imbronciava, arricciando le labbra rosse e trattenendo un sorriso divertito.
Poi ricominciava a parlare degli insegnamenti di Ibiki Morino, di come fosse eccitante essere una spia, di come i tasselli dei puzzle fossero interessanti da unire nelle varie storie. 
E lui la ascoltava davvero, quel pomeriggio, non fingeva: Ino era così brillante che solamente un pazzo avrebbe potuto ignorarla. Solo un pazzo, e Shikamaru era decisamente un tipo con i piedi per terra. Preferiva farsi abbagliare da quella luce accecante, piuttosto che stendersi su un prato, quel giorno.
 
 
Morte
 
L’aveva vista cadere di fronte a sé, con le lacrime agli occhi e le ginocchia tremanti, pronta a rompersi alla prima folata di vento.
Di fronte a quella morte, che aveva invaso con il suo tanfo le loro narici, Ino aveva ceduto. Afferrandola per un braccio, Shikamaru aveva capito quanto, nonostante la crescita, Ino fosse realmente magra. Le sue braccia sottili sembravano impossibilitate a combattere un nemico, eppure lui stesso aveva visto frantumarsi sotto il suo pugno ettari di terra come se fossero stati una torta di burro. Tuttavia, in quel momento, sorretta solamente da lui sembrava davvero terribilmente magra.
Sentì le sue dita sottili stringergli il giubbino sporco di sangue, mentre Choji dietro di loro singhiozzava penosamente.
Il corpo di Asuma venne prontamente coperto da uno degli shinobi inviati come supporto, e Ino tremò. Non sapeva se per il freddo o per paura, ma Shikamaru la strinse forte a sé, ricacciando in gola la volontà di piangere ancora di fronte a lei.
“Stasera posso stare con te?”
Glielo domandò con occhi umidi, ma Shikamaru era certo che non le avrebbe negato la sua compagnia nemmeno se fossero stati asciutti.
 
 
Novità
 
Non che ci fosse qualcosa di strano nel trovarsi il batuffolo intricato dei capelli biondi di Ino la mattina; lei ormai dormiva da lui quasi tutte le sere dalla morte di Asuma, con gli incubi che prepotenti le spezzavano il sonno.
La novità era il sorriso con cui compariva nuda dalle lenzuola, gli occhi che brillavano e forse qualche segno violaceo sul collo, tremendamente vicina all’essere ancora felice.
La novità era sentirsela spalmata addosso in un abbraccio stritolante, degno di un boa, che gli faceva battere il cuore così forte che lei rideva, un po’ si vantava, un po’ sollevava il naso per aria.
Shikamaru era tutto una “Che seccatura questa cosa, che seccatura quell’altra”, ma Ino continuava.
E lui? Lui poi si zittiva. Aveva dato il primo bacio a sedici anni appena compiuti, sospeso sul davanzale di Ino e con Inoichi che guardava: non avrebbe più smesso, quella non era una seccatura.
 
 
Orgasmo
 
Kiba guardò Shikamaru con il barlume di una grassa risata sulla faccia, mentre Rock Lee e Choji discutevano sull’ultima battaglia a suon di sakè, in cui Lee aveva ballato nudo sopra il bancone del bar scandalizzando la ragazza in prova, che si era messa a piangere.
“Siete vicino al punto C, ma tu ancora non sei riuscito a darle un orgasmo?” Domandò nuovamente Kiba, terribilmente divertito probabilmente dal fatto che un genio come Shikamaru non riuscisse a compiere una “missione” che a lui riusciva perfettamente.
Il chuunin scrollò le spalle imbarazzato, masticando un’imprecazione, mentre le orecchie arrossivano e le dita giocavano con il tovagliolo stropicciato e sporco di salsa barbecue.
“Sei sicuro che lei non l’abbia mai avuto? Alcuni dicono di averla sentita gridare,” indagò l’Inuzuka, mentre Shikamaru arrossiva ancora, incapace di smettere. Era stato stupido a lasciarsi guidare dalla scioltezza dell’alcool, ora si ritrovava ad affrontare un idiota pervertito.
“Sono sicuro, Inuzuka”.
Il castano allora incrociò le braccia, simulando Shikamaru stesso nel gesto di unire le dita di fronte a sé, per poi sorridere.
“Sesso orale”.
Dal nulla, dietro di loro, comparve un ubriaco Rock Lee. “Perché non del puro e giovanile sesso selvaggio?”
Shikamaru sbatté di schianto la testa contro il tavolo: perché si era fidato di loro, perché?
 
 
Pancia
 
Passò con il naso la linea leggermente arrotondata della pancia di Ino, baciando il punto di pelle sensibile appena sotto l’ombelico.
Ino rise piegando le gambe e le ginocchia, colpendo in pieno stomaco, prima di lasciare che lui la sovrastasse con un sorriso.
“Le tue urla si saranno sentite fino a Suna,” valutò Shikamaru con un sopracciglia inarcato, forse per divertimento, forse solo perché era abituato a farlo.
Ino gli fece la linguaccia, prima di afferrarlo per il collo e baciarlo, baciarlo a lungo. Le dita del giovane scivolarono impazienti sotto la canottiera sollevata nuovamente lungo la pancia, prima che Ino incrociasse le gambe sinuose intono al suo tronco.
“Non l’hai trovata una seccatura?” Domandò con occhi maliziosi di bruciante desiderio, e Shikamaru fece cozzare duramente le loro fronti.
“Non sei per niente originale, seccatura, a questo punto una battuta simile era scontata”.
Allora lei rise, rise forte, ribaltando la situazione e inchiodando braccia del ragazzo ai lati del volto.
“Allora, visto che qui si vuol parlare di originalità, ti dico questo: io sono molto meglio di una nuvola, giusto?”
E dicendo ciò, strusciò contro l’inguine del giovane, che trattenne un singhiozzo.
“Maledetta”.
 
 
Quadro
 
Non era un vero e proprio quadro quello che Ino portò nella loro casa, ma Shikamaru si fermava spesso a fissarlo. 
Era stato strategicamente posto al centro del salone, appena sopra il divano, tanto che all’inizio ci aveva sbattuto addosso un paio di volte, imprecando contro Ino e le sue manie.
Non ritraeva nulla di particolare, due semplici mani unite. Mani che avrebbero potuto essere di chiunque altro, mani che si stringevano e forse erano anche sudate, 
Lo chiese una sera di inverno, dopo due mesi di convivenza, dopo scaramucce e lotte con i mestoli, cuscini e qualche morso che segnava la pelle, perché Ino si difendeva sempre a morsi e allora lui usava la sua ombra e la incatenava a sé. E sì, si prendeva cura del suo corpo, in quelle occasioni.
“Davvero non le riconosci?” Aveva domandato Ino con un sorriso lucido. 
Una mano di un rosa tenue ed una più scura. Mani comuni, mani rovinate, anche, ma no, non le riconobbe.
“Le dipinse Sai, prima della guerra”. 
“Sono le nostre?” 
Ricordava un giorni in cui di fronte a tutti le aveva presa per la prima volta la mano, lo ricordava, ma non pensava ci fosse il sole quel giorno.
Ino arcuò le labbra in un sorriso mistico, baciandolo poi con lentezza.
“Chissà”.
 
 
Rumore
 
Shikamaru guardò la schiena di Ino lasciata nuda dal lenzuolo, che si alzava ed abbassava ad un ritmo tranquillo.
Nonostante il volto fosse colpito da un raggio solare, le labbra rosse di Ino erano arcuate in un sorriso pacifico, come se non potesse essere più felice.
Il ragazzo, concentrato, fece per uscire dal letto.
“Nara, prova a muoverti e a lasciarmi sola per guardare le tue nuvole e ti stacco il fallo”.
Si ributtò di peso sul letto, ed Ino fu con una risata travolgente sopra di lui.
 
 
Sorpresa
 
“L’ho trovata davanti allo specchio che si guardava la pancia. Non mi ha visto e sono scappato,” spiegò Shikamaru vergognandosi di se stesso, mentre Choji mangiucchiava patatine e storceva il naso deluso da quel comportamento.
“Sicuro che lei non ti abbia visto?” Domandò l’amico ripensando all’astuzia di Ino, che sapeva sempre tutto di tutti in qualsiasi momento. Avendo un negozio di fiori, i clienti mentre attendevano raccontavano sempre qualche storia e lei non si perdeva mai un particolare.
“Non ne ho idea”.
Choji sospirò. “Una bella sorpresa, vero?”
Shikamaru annuì, poi si grattò la testa e, infine, sospirò.
“Sarà una femmina”.
“Lo penso anche io, amico”.
“E saranno alleate”.
Choji ridacchiò. “Anche se fosse un maschio si alleerebbe con Ino, amico; tu lì non hai alcun potere”.
 
 
Tazza
 
Shikamaru si versò l’ennesima tazza di tè e per un quarto mancò la tazzina, imbrattando la tovaglia di un vago color arancio spento. 
Sospirò, alzandosi con lentezza e prendendo la spugna dal lavello, pulendo con studiata calma. L’orologio batté le tre del pomeriggio, mentre qualcuno dall’ingresso urlava di essere tornato.
Due bambini gli sfrecciarono a fianco. La prima, dai corti capelli neri e due grandi occhi azzurri, guardò il tavolo con il nasino pieno di efelidi arricciato.
“Papà pensava che ci perdessimo, quindi era agitato,” spiegò pacata, mentre Ino, dietro di loro, lasciava cadere le borse della spesa e tirava una lattuga al marito.
“Non hai ancora fiducia in me dopo quindici anni che siamo sposati!” Strillò con più divertimento che isteria, mentre Shikamaru si parava dalla verdura con la tazza. 
“No, no, no! Seccatura, calmati, ti escono le rughe così!”
Ino urlò, e Haru, ridendo, afferrò un mestolo di legno, mentre Atsushi dall’altra parte si univa al padre con un vassoio.
“IO NON HO LE RUGHE!”
“Infatti, se tu mi ascoltassi, sapresti che ho detto…”
“Haru, attacca senza pietà!”
Ridevano sempre, in quei momenti.
 
 
Umore
 
Le tende si muovevano al premere del vento fresco, e Shikamaru guardava i seni di Ino alzarsi ed abbassarsi al ritmo del suo respiro calmo.
La baciò sulle labbra, mentre lei si tendeva per abbracciarlo.
“Buongiorno,” gli disse toccando la barba ispida sulla sua faccia, facendole arricciare il naso sottile. 
Shikamaru chiuse gli occhi, pregando che non lo obbligasse ad alzarsi dal letto per prendere un rasoio e radersi, perché Ino odiava la barba.
“Per oggi va bene così,” continuò Ino trascinandolo sopra di sé e baciandolo nuovamente, mentre lui poggiava una mano sul suo seno nudo.
Le sorrise. “Oggi sei di buon umore?” Domandò con un ghigno, tracciando con il naso il profilo dal suo collo alla spalla, mordicchiando di tanto in tanto quella pelle morbida.
“Sì,” sussurrò soavemente, “ma questo non vuol dire che non mi accompagnerai a fare la spesa e a portare Atsushi all’Accademia”.
Borbottò contro il suo petto, ed Ino rise.
“Brontolone, sei diventato lento o sbaglio?”
“Sei seccante, quindi tappati…”
Lo baciò. Profonda e sensuale, e lui si arrese. Ino era pur sempre Ino, la maliziosa, provocante Ino.
 
 
Vestito
 
“Una festa per gli eroi di Konoha,” borbottò Shikamaru guardandosi i capelli brizzolati nello specchio, mentre Ino al piano di sopra canticchiava una vecchia canzone.
Era sempre stonata ma piacevole da ascoltare, nonostante tutto, anche se con la vecchiaia era diventata un po’ isterica per le rughe.
Kiba invidiava sempre il suo sedere, e Lee esaltava che la sua bellezza non fosse ancora sfiorita.
Lui, mentre la guardava scendere con la mano che sfiorava il corrimano, sospirò.
“Dio, Ino, più invecchi, più trovo stretti i miei pantaloni”.
Lei sorrise, ed una ruga maliziosa comparve all’angolo delle labbra rosso fuoco. “E tu meno seccato e più volgare, Nara”.
“I vecchi pervertiti, ricordi?”
Lasciarono la casa con ancora la risata di Ino che echeggiava sulla porta, e forse non sarebbe stata una così brutta serata se lei fosse rimasta al suo braccio con quel vestito nero che sì, la rendeva ancora più affascinante.
 
 
Zodiaco
 
Ino, con le sue lunghe e flessuose gambe appoggiate sulle cosce di Shikamaru, mordicchiava il cappuccio di una penna e gli lanciava occhiate divertite.
Avevano diciotto anni, avrebbero passato l’estate insieme senza missioni o guerre, e lei era più bella e seccante che mai.
Metà del tempo lo passavano a fare l’amore, perché il profumo della pelle di Ino era così terribilmente buono che non inspirarlo sarebbe stato peccato.
L’altra metà lo passavano a litigare e a ridere mentre lei gli tirava i cuscini addosso, perché Shikamaru non voleva farle alcun favore: faceva troppo caldo.
“Era destino, comunque,” precisò la ragazza in quel momento, mostrandogli la pagina dell’oroscopo. 
Lui inarcò un sopracciglio. “Sarebbe un oroscopo…?”
“Occidentale, sì. E i nostri segni hanno un cuoricino infuocato, in questa tabella,” spiegò paziente, mangiucchiando sempre il cappuccio, “quindi era destino che tu ti innamorassi perdutamente di me”.
Lui trattenne per sé un commento, mentre Ino chiudeva il giornale ed attendeva pazientemente - ossia battendo la penna sulle sue gambe - una risposta soddisfacente.
Shikamaru prese un sospiro. “Oppure, mi sono innamorato di te - e qui Ino rise - perché è scientificamente provato che i Nara amano farsi sottomettere in tutto e per tutto dalle loro donne. Sia mio nonno che mio padre hanno avuto…”
Fu costretto a bloccarsi, perché le labbra di Ino si erano tese in un sorriso di pura malizia. Prima che potesse domandarle qualsiasi cosa, la trovò a cavalcioni sopra di sé, la camicia di stoffa leggera aperta spudoratamente.
Deglutì, Shikamaru, maledicendo gli ormoni.
“In tutto e per tutto, eh?”
Annuì, incapace di parlare. Stupido cervello.
“Che dicevi del mio profumo, questa notte?” Cinguettò sbattendo le ciglia chiare, prima che Shikamaru la baciasse con foga.
“Oh, sì,” gli disse staccandosi un secondo, “dicevi che ti fa perdere la testa”.
 
 
 
 
N/A: buon ShikaIno’s day a tutti, ragazzi.  :)
A dire la verità non so bene cosa dire, se non che ShikaIno is rock. Spero parteciperanno numerose autrici a questa iniziativa!
(Sono passata in finale al contest! *_*)
   
 
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