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Autore: LyliRose    23/09/2012    6 recensioni
Una donna viene uccisa a Diagon Alley, sul corpo viene ritrovato un anello che porta lo stemma dei Black. Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley sono chiamati a investigare; destinazione Malfoy Manor. La villa degli orrori ospiterà le misteriose avventure del Trio dei Miracoli, tra maledizioni di sangue, fantasmi inquietanti e incontri ravvicinati.
« E tu, Granger? Anche tu hai paura dei fantasmi e preferisci una camera nell’ala nord? »
Hermione alzò la testa per guardarlo negli occhi. Le parve che per un istante tutto fosse più nitido, anche la scalinata polverosa che portava ai piani superiori sembrava brillare di luce nuova.
« No, io voglio la camera migliore del maniero »
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Note preliminari:
Questa storia è una Draco/Hermione.
L’avvertimento OOC (out of character) non è stato inserito a caso, ma con l’intento di avvertire il lettore dei comportamenti dei personaggi che spesso non rispecchieranno quelli canonici.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro, utilizzando personaggi e ambientazioni che appartengono interamente a J. K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter.

The Draco Horror Picture Show

Parte Prima
L’anello


Tic-tic-tic.

Hermione sobbalzò nel letto, sperando che chiunque stesse interrompendo il suo sonno avesse una motivazione più che buona per farlo.  In caso contrario, chiunque fosse, si sarebbe presto trovato a dover fare i conti con lei!

Tic-tic-tic.

Un maledetto gufo la fissava contrito dalla finestra. Hermione si rassegnò: avrebbe arrostito l’uccellaccio dopo; prima era meglio leggere la lettera; poteva essere importante.

C’è stato un omicidio a Nocturn Alley, una giovane donna è morta per strada. Non ti avrei svegliata, so che hai avuto il turno di notte e che probabilmente stai dormendo da meno di due ore, ma è davvero urgente. Vieni presto,

 H. J. P.


Il tempo di infilarsi la divisa, afferrare mantello e bacchetta ed Hermione si Smaterializzò al Quartier Generale Auror.

Erano le tre del pomeriggio e lei aveva staccato alle undici quella mattina. Harry aveva ragione a pensare che avesse dormito solo un paio d’ore. Non aveva avuto tempo nemmeno per un caffè e cascava letteralmente dal sonno.

La porta dell’ufficio era aperta; dall’interno proveniva la voce concitata di Ron.

« Questo coso l’ho già visto! Giuro! Se solo riuscissi a ricordarmi dove… Hermione! Grazie a Merlino! »

La ragazza fece una smorfia: Ron parlava sempre a voce altissima; per lei, che aveva riposato pochissimo, era come un cazzotto in pieno viso.

« Che c’è di così urgente? » borbottò.

Harry si alzò in piedi, porgendole una sedia.

« I ragazzi di pattuglia hanno trovato una donna morta nei meandri di Nocturn Alley: era seduta in terra, le mani intrecciate come se stesse aspettando qualcuno, nessuna evidente lesione. Le prime analisi confermano che si tratta di una Maledizione, ma non si sa ancora quale » disse.

« Identità? » chiese Hermione, meccanicamente.

« Sconosciuta, per ora »

« Indizi? » insistette ancora, sbadigliando.

« Solo questo » rispose l’amico sollevando un piccolissimo oggetto dalla scrivania.

Hermione impiegò diversi secondi per mettere a fuoco l’oggetto misterioso che Harry teneva tra il pollice e l’indice della mano guantata, come se fosse pericolosissimo. Era un anello, un cerchietto d’argento sormontato da un opale nero come la notte. Se non fosse stato un indizio in un caso di omicidio, Hermione avrebbe detto che era bellissimo.

« E guarda » aggiunse Ron prendendolo con attenzione e inclinandolo affinché lei potesse guardarlo meglio.

Hermione scorse un’incisione in rilievo sulla pietra: uno stemma raffigurante due levrieri rampanti  che sorreggevano uno scudo ornato da due stelle a cinque punte e una spada.

« Io e Harry siamo sicuri di aver già visto questo stemma, ma non riusciamo a ricordarci dove! » lo sentì sbottare, irritato.

Hermione infilò un paio di guanti e afferrò l’anello, continuando a osservarlo da vicino.

« Non l’avete riconosciuto perché manca l’iscrizione che di solito è riportata sotto lo stemma. Quella la conoscete » disse pacata.

« E sarebbe? » domandarono gli altri due in coro.

« Toujours pur » rivelò lei, prima di alzare lo sguardo verso i ragazzi.

Harry assunse un’aria disperata e si passò nervosamente la mano tra i capelli.

« È lo stemma dei Black » sussurrò.

« E di chi altri? » chiese lei ironica.

« Merda » disse Ron, sbattendo una mano sul tavolo.

Tutti e tre tacquero per qualche istante, cercando di elaborare quella notizia.

« A Grimmauld Place non c’è più nulla, nessun manufatto Oscuro; io e Ginny abbiamo rimosso anche il ritratto di Elladora » obiettò Harry, interrompendo la quiete.

Ron annuì deciso.

« Non ci resta altro, quindi, che andare a sentire cos’ha da dire l’ultimo erede dei Black » sospirò lei, contrariata.

« Ma ‘Mione! Quel posto mette i brividi! » gemette Ron disperato.

Hermione lo capiva: una visita a Malfoy Manor non poteva essere considerata una gita di piacere, non dopo che la famiglia che vi abitava era caduta in disgrazia e il posto aveva perso ogni sua magnificenza. Tuttavia, il dovere era dovere.

« Hai qualche altra soluzione da proporre? » gli chiese,  pacata.

Lui abbassò il capo, sconfitto, e negò energicamente.

« Harry, ci serve un mandato; puoi procurartene uno in tempi brevi? » continuò Hermione.

Harry asserì silenzioso e uscì dal suo ufficio come una furia.

Le ragazza si passò stancamente una mano sugli occhi, sospirando. Quella sarebbe stata una giornata d’inferno, già lo sapeva.

« Bene, io vado a dormire sopra la mia scrivania; quando è ora di partire, svegliatemi ».

†††

Riuscirono a Materializzarsi direttamente di fronte alle inferriate di Malfoy Manor, segno che ogni barriera a protezione dell’edificio era caduta in disgrazia assieme al suo unico proprietario. Nell’osservare il cancello lavorato e pieno di ruggine, Hermione pensò alle voci che correvano nella Londra Magica: si diceva che Draco vivesse là in completa solitudine e senza nessun contatto col mondo esterno. Non sapeva quanto di vero vi fosse in quelle voci; sapeva però che Narcissa era morta di dolore un paio d’anni prima e che Lucius era ancora ad Azkaban con una condanna a vita. Draco Malfoy era stato assolto da ogni accusa e aveva ricevuto tutti i restanti beni della sua famiglia, assieme al titolo di Lord ma pareva che fosse impazzito per la solitudine e per il crollo della sua casata.

Il vento soffiava tra le colonne del Manor, producendo suoni sibilanti e stridenti; le imposte sbattevano l’una sull’altra cigolando. La sporcizia aveva intaccato tutta la bellezza dell’edificio che ora rammentava la Stamberga Strillante: uno spauracchio per turisti, pieno di storie dell’orrore e covi di topi, piuttosto che una villa nobiliare.

«  È vagamente inquietante » disse Harry, calmo.

« Scherzi? » gracchiò Ron « Mette una strizza del diavolo! »

Hermione osservò i grandi eroi del mondo magico tremare come ragazzini e decisa avanzò verso il campanello, sfiorandolo con la bacchetta, poi attese.

« Speriamo non ci siano dei ragni... » bisbigliò Ron alle sue spalle.

In quel momento, la porta si aprì con un cigolio e una zaffata di aria stantia li colse alla sprovvista. Hermione era la più vicina e fu costretta a tossire forte e a retrocedere due passi: la casa aveva lo stesso odore di decomposizione tipico dei musei egiziani; forse quello che dicevano i pettegoli corrispondeva a verità dopotutto. Dietro di lei Ronald tossì teatralmente e Harry si posò una mano sulla bocca, schifato.

« Desiderano? » chiese il vecchissimo elfo domestico che era comparso dietro la porta.

« Dipartimento Auror » dichiarò Hermione osservando stranita il sacco di iuta che l’esserino indossava a guisa di veste « Dobbiamo parlare con Lord Malfoy »

« Prego entrate, attendete il padrone qui nell’atrio » rispose quello con fare sdegnato.

I ragazzi avanzarono piano fino a sentire la porta cigolare di nuovo e chiudersi alle loro spalle con un tonfo secco.

« Miseriaccia, me la sto facendo sotto! » sussurrò Ron.

Hermione era intenta a l’immenso ingresso. Una scalinata maestosa troneggiava al centro; dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo talmente grande da sembrare della stessa dimensione della luna che campeggiava mesta sull’immensa vetrata in cima alle scale. Ai lati delle gradinate si aprivano due corridoi scuri e tetri, uno dei quali era stato imboccato dal vecchio elfo. Tutto era ricoperto da uno spesso strato di polvere e da un’infinità di ragnatele bianche che sembravano mani scheletriche aggrappate all’ultimo soffio di vita.

« Potter? » La voce del padrone di casa li raggiunse dal fondo del corridoio. Infine, Draco Malfoy sbucò dalla zona d’ombra; Hermione sussultò di sorpresa.

Era bellissimo. Quei capelli erano sempre stati dello stesso colore della luna piena? E i tratti spigolosi  del ragazzino dispotico conosciuto a scuola avevano solo di recente assunto le sembianze di quelli di un angelo oppure erano sempre stati così delicati?

 Nulla in lui rifletteva il degrado in cui versava la sua dimora, Malfoy sembrava appena uscito da un quadro fiammingo; il panciotto argenteo e i pantaloni bianchi, la camicia immacolata dal collo stretto e inamidato.

« Malfoy, avremmo bisogno di farti alcune domande » disse Harry alle sue spalle, senza peraltro riuscire a catturare l’attenzione del suo interlocutore. Il diretto interessato la stava fissando da parecchi istanti e lei stava facendo altrettanto.

« Granger? » non capì se si trattasse di una domanda o di una semplice espressione di stupore.

« C-ciao » balbettò spaesata.

Due falcate e le fu davanti; le afferrò la mano destra e si chinò a baciarla senza mai staccare lo sguardo dal suo. Hermione scorse con la coda dell’occhio la figura di Ron che stava facendo il verso a Malfoy e Harry che si sforzava di non ridere.

« E’ un onore avervi in casa mia, vi prego di seguirmi nel salone » decretò li invitò il padrone di casa, allontanandosi da lei e dirigendosi verso il corridoio a destra.

†††

Il salone era una delle opere d’arte architettonica più belle che Hermione avesse mai visto. La volta era intonacata con immagini di arte venatoria ed equestre nelle leggere tonalità del blu e del verde. Tutt’intorno c’erano colonne corinzie dai capitelli decorati di frutta e foglie, e tra una pilastro e l’altra, enormi finestre lavorate si aprivano sulla tenuta in decadimento. Era un vero peccato che la polvere e le ragnatele fossero arrivate fin lì, in quella stanza dalla bellezza struggente.

«Sedete, vi prego ».

Gli Auror presero posto attorno a un tavolo di legno e cristallo riccamente lavorato. Le enormi sedie su cui si accomodarono tracciavano strane ombre sulla superficie del pavimento e più in là il fuoco rossastro del camino scoppiettava, illuminando la stanza.

« Malfoy, andiamo dritti al punto » iniziò Harry « c’è stato un omicidio stanotte a Nocturn Alley e qualcosa ci ha condotti qui da te. Puoi immaginare cosa sia? »

Draco lo guardò incuriosito: la sua perplessità sembrava autentica, ma Hermione si chiese quanto il ragazzo fosse bravo a mentire. In fondo era stato allevato da Lucius Malfoy.

« Dovrei saperlo? » chiese.

In quel momento Ron lanciò l’anello nella direzione del padrone di casa, il quale lo afferrò al volo in un gesto quasi automatico. « Oh, vedo che anche voi ci siete fatti tentare da questi manufatti di bassa lega » esclamò Malfoy, divertito.

Hermione lo osservò mentre si rigirava l’anello tra le mani e sorrideva tra sé.

« Quali manufatti? Questo anello porta lo stemma dei Black e tu sei l’unico che poteva possederlo! » sbottò Harry, alzandosi in piedi all’improvviso e sbattendo le mani sul tavolo.

La risata del loro ospite si levò cristallina nella stanza in penombra. In quel momento il rombo di un tuono squarciò la stanza. Hermione, alzando gli occhi verso le finestre, si accorse dell’addensarsi di nuvoloni scuri in cielo: stava arrivando una tempesta.

« Potter, quanto puoi essere stupido? » sputò con disgusto. « Questi oggetti vengono fabbricati da ciarlatani del peggior stampo e venduti a creduloni come voi che li indossano pensando di allontanare la sfortuna! »

« E perché, allora, vi è rappresentato lo stemma dei Black? » chiese all’improvviso Hermione, più curiosa che altro.

Draco la guardò negli occhi ancora una volta; la sua espressione parve cambiare, come se stesse guardando una fonte di luce attraverso la stanza buia.

« Si dice che i Black fossero maledetti, per questo si sono estinti così rapidamente senza lasciare traccia. Il blasone è usato per esorcizzare la sfortuna: gli imbroglioni che lo vendono sostengono che la malasorte venga assorbita dall’opale, lasciando indenne chi lo indossa ».

« Ma è una pazzia! » esclamò lei, indignata.

Draco piegò la bocca in uno strano sorriso. « Non sia mai che l’integerrima Hermione Granger venga deviata da frivolezze di questo genere! » le disse. « Temo però che non tutti siano come te; in molti ci sono caduti scarpe e bacchetta, per la gioia di chi li commercia ».

Un altro buco nell’acqua, quindi.

Hermione si passò una mano sul viso, massaggiandosi le tempie. Se non avessero trovato una pista alla svelta avrebbero avuto Kingsley alle costole in meno di ventiquattr’ore.

Harry fece per alzarsi, un fulmine gli illuminò metà del viso, la delusione palese nei tratti induriti della mascella.

« Quando ha iniziato a piovere così? » chiese all’improvviso Ron, lo sguardo rivolto alle finestre.

All’esterno sembrava essersi scatenato un ciclone, la pioggia cadeva a fiotti sui giardini del maniero, inondando il prato incolto e i rovi che si erano impossessati del terreno. Hermione osservò meglio il cielo cupo e i lampi che balenavano all’orizzonte, chiedendosi come avesse fatto il solito tempo grigiastro a trasformarsi in un marasma di quel genere. Da quanto erano dentro la villa? Sembravano solo pochi minuti, eppure…

« Il tempo qui è sempre imprevedibile, Weasley, sembra rifletta l’umore di questa maledetta tenuta » rispose il padrone di casa. « Posso offrirvi un pasto caldo nell’attesa? È quasi ora di cena, in fondo e mi pare di capire che io sia stato scagionato da ogni accusa, giusto? »

I tre si guardarono con aria rassegnata; erano in servizio, non avrebbero potuto accettare.

« No, Malfoy, siamo in servizio per i prossimi sessanta minuti » disse Harry, guardando l’orologio. « Meglio che ce ne andiamo, useremo la Metropolvere ».

« Oh, buona fortuna! »

« Come? »

« Potter, questa casa non è mai stata collegata alla Metropolvere nemmeno quando il cognome Malfoy significava qualcosa al Ministero, cosa ti fa credere che lo sia ora? » Draco sembrava divertirsi, ma l’amarezza nella sua voce tradiva qualcosa di diverso, un sentimento represso per anni e mai dato a vedere.

« Oddio ti prego, Harry, non farmi restare in questa specie di circo degli orrori! » esclamò Ron a quel punto, negli occhi il terrore di dover prolungare anche solo un secondo quella visita.

« Ronald! » tuonò Hermione, « Come ti premetti? »

« Oh lascia stare, Granger, ci sono rivincite che anche io mi prenderei se ne avessi la possibilità ». Ancora quell’amarezza sottilmente nascosta, a Hermione venne voglia di cancellarla con un colpo di spugna, come una macchia ostinata sull’argenteria. E Draco Malfoy in quel momento pareva splendere come argento ai suoi occhi. Possibile non si fosse mai accorta di quanto fosse fragile la sua apparenza da nobile Purosangue?

« Temo allora che dovremmo accettare la tua ospitalità » decretò Harry con un sospiro. « Ma appena il temporale ci darà tregua ci Smaterializzeremo al Ministero ».


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CANON O FANON?

  • Trovate lo stemma dei Black e altre notizie a questo indirizzo: http://www.hp-lexicon.org/wizards/blackfamily.html  . L’anello invece è di mia invenzione.
  • Ci terrei a precisare che la famiglia Malfoy, nella storia originale, non è nobile. Uso spesso la nobiltà di Draco Malfoy come scusa per alcune sue abitudini, ma ribadisco che è una invenzione e una pratica diffusa nel mondo delle Fanfiction, ma solo qui.
SPAZIO AUTRICE:

Primo di quattro capitoli per questa mini-long un po’ particolare che mi gira in testa da almeno un anno e che solo ora si è decisa a uscire. Che dire? Questo è solo un piccolo assaggio della follia a cui sarete sottoposti nei prossimi tre capitoli, ma d’altronde se state leggendo qualcosa scritto da me alla follia sarete abituati presto! Non posso anticipare nulla più di queste poche righe, quindi passiamo ai ringraziamenti.
Un grazie ENORME va a Poison Spring che ha betato pazientemente questo campo di concentramento senza mai mandarmi a quel paese (per ora; siamo solo al primo capitolo, in fondo!).
Un ringraziamento speciale alle fedelissime ragazze che seguono la mia long: “Le lacrime della Fenice” che hanno lasciato la bellezza di cento recensioni agli ultimi dodici capitoli e che si sono aggiudicate questo piccolo regalino!
Aggiornamento come al solito ogni 15 giorni, nel frattempo mi trovate QUI.

LyliRose


   
 
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