Più tardi...
.. All'Hazzard Caffè..
-Non posso crederci.. e quando è tornato?
Urlò divertita Emanuela, una delle mie migliori amiche. Eravamo all’Hazzard caffè e per quel pomeriggio avevo deciso di distrarmi con un enorme fetta di torta al cioccolato e un succo di frutta a pesca. Intanto che Mela sbraitava per i dettagli Irene era già partita con lo sproloquio ironico e devastante per le mie orecchie.
-Certo, il bell’adone che mi palpava il culo è tornato e che cambia?Lei di certo non deve farsi abbindolare dal suo bel culetto, anche perché se pure fosse il destino a rimetterglielo sotto il naso, non è detto che lui sia della stessa opinione!”>>
Sbuffai alzando gli occhi al cielo. Irene era colei che seppur stronza , era la più realista di tutte. Non campava in cielo tra le nuvole, era colei che posava i piedi sull'asfalto e sognava solo cose possibili, anche se ormai ero dell’opinione che tutto le riuscisse bene, che per lei non ci fosse nulla di nemmeno poco probabile. Tranne che per una sua storia passata, che quasi sicuramente l’aveva cambiata in un modo talmente profondo che forse non se ne era nemmeno resa conto.
Emanuela continuò a rubare salatini dalla coppa posta al centro del tavolo.
-Io non dico che tu abbia ragione,però c’è da dire che non deve precludersi nulla, nemmeno un occasione con lui..
Irene batté la mano sul manicotto della poltrona su cui era poggiata.
-..Ma non se ne parla nemmeno!Lui l’ha rifiutata e inoltre mi ha palpato il culo davanti ai suoi occhi!Dovrebbe bastare questo a schifarla!
Sorrisi ricordando quella volta in cui Nico mi trascinò , quasi con violenza,per un polso portandomi da parte. Per poco non svenni a causa della tachicardia . Ascoltai quello che mi stava dicendo,ma in realtà i miei occhi erano fermi sulle sue labbra e mi maledicevo perché non avevo ancora dato il primo bacio. Si la testa mi diceva che dovevo darlo a lui. Il cuore voleva che lo dessi a lui. Le mie labbra potevano darlo a lui. Dovevo,volevo potevo, eppure, non accadde nulla. Nulla che non facesse più male di uno schiaffo in pieno viso.
-Ehy, Ari, ma sai se Irene è già fidanzata?- feci un cenno negativo. -No, non lo è!
Gli risposi con l’unico filo di voce che mi era rimasto in gola.
-Perfetto allora!- mi diede una pacca sul braccio e mimò un grazie per poi lanciarsi con una mano sul sedere sin troppo indisponente della mia amica. Lei restò impietrita, non era ancora stata avvelenata dall'amore, non aveva ancora la battuta pronta,così lo lasciò andare con un sorrisetto dipinto in viso ,mentre lei era rossa sino alla punta delle orecchie.
Mi accorsi dopo un po’ che Emanuela mi stava chiamando.
-Ehy, sei ancora tra noi?
Scossi la testa.
-Certo!
Sbottai.
-Ecco fatto, è già partita e non gli ha nemmeno parlato!
Presi un altro pezzetto di torta ,almeno per calmarmi e non esprimere tutta la raffica di parolacce che volevo indirizzare addosso a Nene.
-Sentite- cominciai con ancora il boccone in bocca, sicuramente uno spettacolo poco rassicurante. -Io non ho alcuna intenzione di interessarmi di nuovo a lui…- deglutii e presi un sorso del succo.
-Non posso dargli la colpa di niente e poi stiamo parlando del nulla..- altro boccone. -Avevo dodici anni e non è stata colpa sua se il cazzutissimo fato me l’ha portato nella nostra stessa scuola …
La prima volta che l’avevo visto avevo dodici anni. Uno schifo di pantalone a pinocchietto e una maglia fluorescente. Non voglio dire che mia madre non si fregasse di come andavo conciata, però avrebbe potuto pure dirmi apertamente che in quello stato ero impresentabile, comunque le avrei voluto bene. Era il periodo in cui ero prossima alle mestruazioni, dunque capelli prettamente troppo lucidi, viso sin troppo pallido e brufoloso e cuore privo di graffi e pronto ad amare . Il mio migliore amico dell’epoca era mio cugino Gianluca, che era di per sé un piccolo sfigato peggio di me, panciuto e non molto apprezzato dalla famiglia. Sempre secondo all’altro nostro cugino, Simone, che invece pareva avesse ereditato tutto quello che noi non avevamo. Bellezza, capacità e popolarità. Quel giorno di sei anni prima eravamo in piedi, in un autobus sempre troppo affollato, un R4 che collegava un po’ tutta Napoli.
Sembrava che ormai gli eventi di quel giorno fossero tutti sfumati, non li ricordavo nemmeno più tanto bene.
Le porte del pullman si aprirono e dopo poco senza che nemmeno me ne accorgessi , di fronte a noi si parò un ragazzino pallido, alto quanto mio padre e con due occhi scuri e due fossette ai lati della bocca, che mi fecero tanta tenerezza. Il naso un po’ brutto era ricoperto di sottili e chiare lentiggini e quando compresi che tutto l’insieme di quel viso mi risultava perfetto, scoprii che bastò quello a farmi innamorare di lui.
-Ehy, Gianlu!
Esordì richiamando l’attenzione di mio cugino che gli arrivava appena sotto l’ascella.
-Oh ,Nico, che ci fai qui?
Indicò il borsone che aveva in spalla.
-Sto tornando dall’allenamento!- sorrise accentuando le due fossette e posò il borsone in terra. -E Simone?
Gianluca scrollò le spalle.
-Non lo so, sarà nel parco di Nonna!
L’autobus si fermò e le porte si aprirono ancora.
-Gianlu , io vado … ci si vede !
Appena scappò via, nemmeno dopo una fermata, mi voltai verso Gianluca e senza far trasparire nulla gli diedi una mezza gomitata nello stomaco.
-Ma.. chi era quello?
Mi guardò perplesso .
-Nicola, il cugino di Simone!
Simone ,nostro cugino.
Intanto Emanuela avendo terminato gli stuzzichini prese un sorso del mio succo a pesca.
-Tesoro mio, stiamo parlando dell’unico ragazzo che abbia avuto un senso per te. Di colui che ha influenzato tutti i tuoi rapporti sociali con l’altro sesso!Io dico che la colpa è sua se sei ancora vergine!
Alzai gli occhi al cielo.
- Ah, senz’ombra di dubbio! Quello stronzo aveva sedici anni quando ti ha tolto il saluto, quando dopo l’equivoco delle telefonate ti ha trattata con indifferenza…
L’equivoco lo chiamava Irene. Lei lo sapeva bene che quello non era stato un equivoco.
-Non ci pensiamo okay?Non riesco ancora bene ad accettare tutte le figuracce che ho fatto con lui e per di più ora mi ritroverò ogni giorno, faccia a faccia con il passato!
Sbottai.
-Allora vedi che non è vero che si parla del nulla?
Continuò Emanuela quasi esasperata.
-Per te che non hai mai avuto storie serie, quello che Nico ha rappresentato nella tua vita , probabilmente ha significato più di ogni altro fidanzato che tu avessi potuto avere!
-Belle cazzate!- esordì Irene scrollandosi i lunghi capelli biondi dalla spalla. -Tesoro mio, questo discorso non fa altro che mettere il dito nella piaga!Se fosse per lei ,magari una possibilità gliela darebbe,ma è lui che è sempre stato lontano anni luce dal pensarla come una ragazza!
Le diedi un pugno nel fianco.
-Grazie sempre troppo gentile!
Le ringhiai risentita.
-Dico solo la verità,la tua forza di volontà è azzerata!Lui è come la criptonite per te!
Mi rialzai in piedi di scatto.
-Non lo vedevo da due anni, era normale paralizzarsi un attimo nel trovarmelo davanti,no?Cavolo ero così ossessionata da lui che lo scorgevo ovunque!Dammi un po’ di tempo per riabituarmi alla sua presenza!
Irene pareva poco convinta.
-Al diavolo!Fai come vuoi… dopotutto come hai detto tu, era una cosa da bambini!Passerà!
Emanuela rialzò gli occhi al cielo.
-Se proprio vuoi che passi!
Emanuela, a volte definita Ela o Mela, non era che una sognatrice. Sognava in grande e sempre in positivo. Lei era la parte più solare di me,mentre Irene quella più realista e crudele che mi mancava. Irene o Nene era colei che mi manteneva a terra,mentre le fantasie di Mela mi portavano in aria. Senza di loro probabilmente sarei stata semplicemente un pezzetto di qualcosa privo di significato, dunque anche se ciarlavano spesso e a sproposito, non potevo che tacere ed ascoltare. Perché rappresentavano quell’equilibrio che da sola ancora non avevo raggiunto.
-Bene, io ora vado che dopo questa torta ipercalorica dovrò correre per circa due o tre ore!Perchè cavolo me l’avete fatta mangiare?
Piagnucolai gettando sul tavolo una banconota da dieci euro.
-Quante storie!Se hai deciso di mangiare,dopo non lamentarti!
Non ero mai stata magra anzi. Sempre una pallottola e la cosa che quando ero nervosa avevo solo voglia di mangiare, non mi aiutava per niente.
-Va bene , va bene… meglio che ora cambio aria!Cominciate a rompermi le palle!Ciao!
Affermai sarcastica. Entrambe mi mandarono un bacio ed io scappai via a passo veloce. Stare con loro era sempre rigenerante, ma quel pomeriggio avrei preferito spararle entrambe e gettare la pistola in un lago sperduto nel mondo.
No, ormai ero adulta e vaccinata. Nicola non poteva di certo sconvolgermi più di tanto,non avevo più dodici anni, né sedici. Era arrivato il momento di prendere le redini della propria vita.
-Eh allora perché continuo a pensare a lui?