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Autore: Nipotina    23/09/2012    3 recensioni
Cinque personaggi diversi.
Cinque caratteri diversi.
Cinque situazioni diverse.
Cinque frasi di Oscar Wilde per raccontare cinque vite diverse.
[Questa storia partecipa a "Il contest dei 5 aforismi" indetto da Ginger Si Nasce]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Dolores Umbridge, James Potter, Ron Weasley, Sirius Black | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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[Questa raccolta partecipa a “Il contest dei 5 aforismi” indetto da Ginger Si Nasce]
 
 

SULLE ORME DI OSCAR WILDE

 
 
 

1. Se c'è una cosa orribile al mondo, un solo peccato imperdonabile, è la noia.
-JAMES POTTER-
[247 parole]

 
Se c’era una cosa inconcepibile per James Potter era l’inattività, la pigrizia.
Quando in cielo brillava alto il sole, James doveva a tutti i costi volare o stare nel parco, perché essere rinchiusi nel castello sarebbe stato un sacrilegio.
Quando c’era l’opportunità di combinare qualche malandrinata era impensabile non farla.
Quando c’era la Evans nei paraggi era tassativo cercare di farsi notare. Anche se, dopo la millesima volta in cui lei gli aveva manifestato il suo disprezzo, forse avrebbe dovuto ascoltare i consigli di Sirius e dedicarsi a qualcun’altra. Ma James, oltre a essere iperattivo, era anche testardo. Quindi continuava indisturbato i suoi assalti alla Evans.
Sirius sosteneva sempre che la sua iperattività non era una cosa normale ed era anche piuttosto inquietante, ma poi lo seguiva inevitabilmente in tutto quello che faceva. O meglio, quasi tutto, perché le figuracce e le batoste causate dalla Evans le evitava volentieri.
Remus diceva sempre che James era un finto iperattivo, perché ogni mattina faceva una fatica bestiale per svegliare lui e Sirius, ma James ribatteva ogni volta che lui parlava di pigrizia morale, non di pigrizia fisica, e Remus non lo contraddiceva mai.
Peter adorava l’iperattività di James, perché aveva sempre mille idee con cui coinvolgerlo, e lui era sempre contento di essere coinvolto.
Di conseguenza, nessuno più, nella Torre di Grifondoro e in tutto il castello, si stupiva quando sentiva la squillante voce di James Potter pronunciare le fatidiche parole: "Mi annoio! Annoiarsi non è bene, facciamo qualcosa?"
 

***

 

2. Chiunque può simpatizzare col dolore di un amico, ma solo un animo nobile riesce a simpatizzare col successo di un amico.
-RON WEASLEY-
[370 parole]

 
Da quando si erano conosciuti, quel lontano 1 settembre sull’Espresso di Hogwarts, Ron e Harry erano sempre stati amici.
C’erano momenti in cui Ron si chiedeva come facesse una celebrità del suo calibro a stare con lui, una semplice nullità.
Non aveva una grande stima di sé, Ron, troppo abituato a vedersi sorpassare dai magnifici e brillanti risultati dei fratelli maggiori.
In realtà, dentro di sé, Ron sapeva benissimo che Harry non era per niente come gli altri pensavano che fosse: era umile, insicuro di sé, per nulla contento della sua celebrità, quella celebrità che Ron avrebbe talvolta desiderato.
Da quando si conoscevano Ron era sempre stato accanto a Harry, sempre.
Gli era stato vicino al primo anno quando aveva contribuito a far perdere 150 punti a Grifondoro.
L’aveva seguito quando aveva deciso di superare Fuffi per andare a fermare Piton, anche se dopo avevano scoperto che il vero pericolo era Raptor.
Benché leggermente spaventato, gli era stato accanto anche quando aveva scoperto che Harry era un Rettilofono, perché nonostante questa particolare abilità era certo che il suo migliore amico non potesse essere cattivo.
Quando avevano saputo la presunta verità su Sirius Black, ossia che aveva venduto i coniugi Potter a Voldemort, era stato attento affinchè Harry non si cacciasse nei guai, ed era stato pronto a mettersi davanti a lui quando il grosso cane nero li aveva attaccati.
Sapeva che Harry aveva avuto un’infanzia difficile, molto più difficile della sua, che era stata semplicemente costellata dalla presenza di troppi fratelli. Era per questo che era sempre stato al fianco di Harry, pronto a farsi carico del suo dolore per aiutarlo a uscirne.
Adesso, però, le cose erano cambiate: Ron non riusciva più a stare accanto a Harry, non da quando il suo nome era uscito dal Calice di Fuoco. Tutta la popolarità, la gloria, la ricchezza che avrebbero potuto derivarne erano ancora una volta ricadute su Harry. Non su di lui, Ron, ma su Harry. Di nuovo.
Era qualcosa che Ron non riusciva più a sopportare, un insofferenza latente che si era portato inconsciamente dentro per quattro anni.
Era sempre stato accanto a Harry nel suo dolore, ma non era disposto a stargli accanto nel suo successo.
 

***

 

3. I figli iniziano amando i loro genitori, in seguito li giudicano. Raramente se non mai li perdonano.
-SIRIUS BLACK-
[407 parole]

 
C’era stato un periodo della sua vita, Sirius ne era sicuro, in cui doveva aver amato i suoi genitori. Quale bambino non vuole bene a mamma e papà? Probabilmente era stato il periodo fino ai suoi cinque anni o giù di lì, quando era ancora troppo piccolo e ingenuo per rendersi conto di quello che gli stava attorno.
Dai sei anni in poi aveva cominciato ad accorgersi della freddezza dei suoi genitori, e più in generale, della sua famiglia. Era normale che la sua mamma non giocasse mai insieme a lui? Era normale che passasse così poco tempo con lui e Regulus? Tranne quando faceva loro vedere il grande arazzo di famiglia, per cui aveva una smisurata passione che il piccolo Sirius proprio non capiva. Era solo un insieme di nomi strani e difficili da ricordare, cosa c’era di tanto interessante?  

Quando Sirius era diventato un po’ più grande passava molto tempo con la sua cugina preferita, Andromeda. Lei sì che era più normale degli altri! Giocava con lui, rideva con lui e non continuava a parlare di sangue. Che poi, perché parlare sempre di sangue? Non erano mica dei vampiri loro.
Anche lo zio Abraxas era molto divertente, ma sua mamma non lo invitava quasi mai ai pranzi di famiglia.
Col tempo Sirius aveva cominciato a odiare i discorsi dei suoi genitori sul sangue, sangue, sangue. Non si parlava quasi di altro in quella casa.
Non era mai stato facile per Sirius vivere con i suoi genitori, non da quando aveva cominciato a giudicarli così severamente. L’arrivo a Hogwarts e il suo Smistamento a Grifondoro non avevano fatto altro che scavare un divario ancora più profondo tra di loro.
Sirius, ormai, si era fatto un’idea ben precisa di com’erano i suoi genitori e di come voleva essere lui. Non poteva che giudicarli negativamente per come si comportavano.
 
Mai nella sua vita Sirius avrebbe potuto perdonare i suoi genitori per averlo fatto crescere in una famiglia senza amore, fossilizzata in antiche credenze puriste, chiusa nella sua algida convinzione di superiorità.
Mai Sirius avrebbe potuto dimenticare tutti i momenti brutti passati in quella che avrebbe dovuto chiamare “casa”, anelando solamente di poter tornare nella sua vera casa con la sua vera famiglia.
Ma soprattutto, mai Sirius avrebbe potuto perdonare i suoi genitori per avergli portato via una delle persone più importanti della sua vita. Mai li avrebbe perdonati per aver inconsciamente spinto Regulus sul lato sbagliato della strada.
 

***

 

4. C'è sempre qualcosa di ridicolo nei sentimenti di chi non si ama più.
-ANDROMEDA BLACK-
[361 parole]

 

– Ted, andiamo o faremo tardi! Sirius ci aspetta nel suo nuovo appartamento e sai bene che non sarà facile avere un’altra occasione per vederlo – gridò Andromeda su per le scale di casa sua.
– Eccomi tesoro. Non preoccuparti, vedrai che arriveremo in tempo e andrà tutto bene – rispose Ted scendendo dalle scale e posando un bacio sulla fronte della moglie.
Da quando l’adesione a Voldemort aveva cominciato a dilagare, per il Mondo Magico era finita ogni tranquillità. Nessuno sapeva più di chi fidarsi e regnavano il sospetto e la paura.
Per poter andare a trovare Sirius senza troppi rischi, Ted e Andromeda si Smaterializzarono in un vicolo buio vicino a casa sua, con le mani strette intorno alle bacchette sotto i mantelli.
– Via libera – disse Ted, dopo aver guardato bene la strada principale di Diagon Alley.
Mentre procedevano per la via, Andromeda colse di sfuggita una chioma bionda attraverso la vetrina di un negozio. Quasi inconsciamente puntò lo sguardo su di essa, pur continuando a camminare, ma poi si bloccò.
Narcissa.
Sua sorella ricambiava il suo sguardo da dentro il negozio. Uno sguardo di disprezzo, di superiorità, di odio. Uno sguardo che diceva chiaramente che le cose non sarebbero più potute essere come prima, che tra loro era finito qualsiasi contatto.
Mentre Andromeda restava ferma in mezzo alla via, troppi sentimenti contrastanti nel cuore per poter andare avanti, Narcissa tornò alle sue compere come se non fosse successo niente. Come se non avesse appena rinnegato sua sorella con lo sguardo.
Fu questo a fare veramente male ad Andromeda, a far scendere le lacrime a rigarle il volto. Con un enorme sforzo di volontà distolse lo sguardo da quel negozio, accorgendosi solo in quel momento della preoccupazione di Ted, che la stava chiamando senza ricevere risposta già da alcuni minuti. Senza dire una parola si tuffò tra le sue braccia, incapace di parlare.
Era così che d’ora in poi sarebbero stati i rapporti con la sua famiglia? Avrebbero fatto tutti finta di non vederla, voltandosi dall’altra parte e comportandosi come se lei non esistesse?
La situazione era così assurdamente ridicola che, se non fosse stato per le lacrime, si sarebbe messa a ridere.
 

***

 

5. L’autorità è degradante sia per chi la esercita che per chi la subisce.
-DOLORES UMBRDIGE-
[416 parole]

 
– Decreto Didattico numero… numero… o cielo, non mi ricordo più a che Decreto siamo arrivati! –
Dolores Umbridge fece una risatina affettata, pensò un attimo a che numero di Decreto fossero arrivati e poi firmò la pergamena con uno svolazzo della sua lunga piuma rosa.
– Ecco Gazza, lo porti via e lo faccia appendere in tutte le Sale Comuni –
– Sì, Signora Preside – disse Gazza, congedandosi con un goffo inchino.
La Umbridge fece un’altra risatina. Era particolarmente allegra quel giorno, perché tutto stava andando secondo i piani suoi e del Ministro: presto quel vecchio impiastro di Silente sarebbe stato buttato fuori da quella scuola, e lei avrebbe finalmete potuto cominciare il lavoro per cui era stata mandata lì.
Plasmare le menti di quei giovani bambocci sarebbe stato alquanto gratificante.
Con un colpo di bacchetta fece scaldare un po’ di acqua per il tè.
Se Dolores Umbridge avesse saputo cosa frullava nelle menti di quei giovani bambocci che era così ansiosa di plasmare, forse non avrebbe cantato vittoria così presto. Se avesse conosciuto un po’ meglio quel vecchio impiastro di Silente avrebbe capito che non era tanto facile toglierlo di mezzo, soprattutto quando si parlava della sua scuola.
Dolores Umbridge sorseggiava tranquilla il suo adorato e zuccherato tè, ignara che un gruppo di studenti praticasse Difesa contro le Arti Oscure nella Stanza della Necessità e ignara che Silente avesse già un piano di riserva.
C’era stato un tempo in cui Dolores Umbridge non era ancora così arrivista e senza scrupoli, pronta a tutto pur di assecondare la sua scalata al potere. Forse non avrebbe potuto definirsi propriamente simpatica, ma se non altro non era ancora così detestabile.
Quello che Dolores Umbridge, più di ogni altra cosa, non capiva, era che l’autorità ha sempre un prezzo da pagare. Nel suo caso, l’autorità stava portando sia lei sia i ragazzi della scuola a un punto di non ritorno.
Prima o poi avrebbe osato troppo, e prima o poi i ragazzi si sarebbero ribellati in massa, con la sicura complicità dei professori, e allora non ci sarebbe stato più niente da fare.
Questo Dolores Umbridge cominciò a capirlo un magnifico giorno in cui passò le sue ore a rincorrere per la scuola fuochi d’artificio impazziti, con l’unico aiuto di un vecchio idiota Magono. Cominciò a capirlo, ma invece che fare dignitosamente marcia indietro e andarsene, per evitare di peggiorare la situazione, decise di rimanere e di aggrapparsi ancora più solidamente alla sua autorità.
Nessuno gliel’avrebbe portata via, l’avrebbe difesa a qualsiasi costo.

 
 
 
 
 
 
 
 

My Space.
Ormai completamente drogata di contest non potevo non partecipare a questo, e quindi eccomi qui con le mie ennesime One Shot, Flashfic ecc ecc.
Per il contest ho scelto cinque citazioni di Oscar Wilde, e se per la seconda e per la terza non appena le ho lette ho avuto un’illuminazione sui personaggi, per le altre ho avuto qualche difficoltà in più.
La quarta è stata comunque abbastanza facile, mentre per la prima e la quinta ero veramente in alto mare! Alla fine per l’ultima ho scelto la Umbridge, ma non sapete che fatica cominciare a scrivere dal suo punto di vista! Mi veniva un nervoso immaginando la sua vocettina irritante! >.< Comunque, mentre scrivevo e le parole uscivano praticamente da sole, mi è venuta quasi (quasi!) pietà per lei. La frase finale può essere considerata un riferimento a quando deciderà di Cruciare Harry pur di farsi dire dov’è l’arma costruita per Silente, ma più in generale rappresenta la sua essenza di arrivista.
In generale sono abbastanza soddisfatta della raccolta (della storia su Sirius molto *_*), anche se non completamente. Ormai però mi ero messa in testa di scriverla, e so già che non la modificherei mai. Quindi, con la speranza che la raccolta possa piacere sia a voi sia alla giudicia più di quanto non piaccia a me, vi lascio alle recensioni! =)
A presto.
Nip.

  
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