Una volta incontrai una sirena
le chiesi cosa la facesse così bella
"L'acqua profonda mi rinvigorisce
e l'allegria dei pesciolini
mi fa splendere e toglie ogni pena"
Così, persa, buttata fuori dal mondo
cui appartenevo, le chiesi come
poter fare per riuscire come lei
a diventare e lei mi offrì una mano.
Mi scaraventò nei più profondi abissi,
e vidi coi miei occhi il buio terrificante
e le sue creature e mi domandò se ancora volessi
ciò che prima le chiesi. Abituata al buio
e alle paure dentro me affermai
di voler continuare e mi portò
tra le meduse, e venni da loro pizzicata
e il dolore invase ogni singola parte
del mio corpo. Mi richiese se ancora volessi
ciò che all'inizio chiesi e, addestrata
al dolore del sentirsi sempre esclusa
la pregai di proseguire.
Mi guardò profondamente e sorridendo esclamò:
" ti porterò qualcuno più adatto per le penurie
che, la tua anima, invadono " e
mentre lei scompariva, un altro essere
dinanzi a me, lentamente appariva.
Era un delfino, mi sorrise e
schietto schietto mi disse
se qualcos'altro vuoi diventare,
in delfino ti potei trasformare,
ma attenta, bada bene, che lo squalo
ci osserva sempre. Se sola rimarrai
cibo per pescioni diventerai.
Un delfino diventai e della loro
grande famiglia presi parte,
tutti intorno a me gioivano e ridevano
e mi proteggevano. Mi sentii al posto
giusto ma "ciò che è bello dura poco"
e al primo pericolo, ognuno scappò
per conto proprio, senza avvisarmi.
Io abituato ai loro giochi,
pensai al nascondino, ma ci misi troppo
e venni catturata da uno squalo toro.
"Diventerai la mia cena" affermò
e io "Fai pure" gli accordai,
al ché si fermò di colpo
lasciandomi andare.
"Un pasto triste non è buono"
e mi lasciò lì da solo.
Mi addormentai sul fondo e lì
mi trasformai in un sasso.
Come il mio cuore si sentiva
quando in me ancora fluiva la vita.