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Autore: None to Blame    23/09/2012    1 recensioni
Hector era un patito d'astronomia, sapeva individuare le costellazioni anche quando pioveva.
Noah, invece, era quasi ignorante in materia. Nulla gli importava di meno del “mistero del cosmo”.
Tuttavia, doveva molto alle stelle.
Fu con lo sguardo perso nello spazio che, sette anni prima, aveva conosciuto quella strana creatura, Hector.
Il nome di un eroe ed un sogno da ragazzino, con quel fuoco negli occhi che lo proteggeva e tranquillizzava.

*
Una relazione che non ha nome, solo fiducia e cuore.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Il silenzioso gorgogliare di un torrente accompagnava i suoi respiri, gli occhi persi lungo la volta del cielo ed una lama di luna che gli baciava il volto.

Hector accarezzava col dito un filo d'erba, come a volerlo rassicurare, mentre la fresca brezza di montagna giocava con le sue ciocche scure, rubando dalla sua mente una rabbia che bruciava.

 

Una figura si fermò nella notte dietro di lui, a guardarlo, a pensare – a sperare.

 

Piedi nudi ed un risvolto di jeans. Noah si stese accanto al suo amico, accompagnandolo nell'osservazione della luna.

 

« Belle, vero? »

 

Temeva che la propria voce tradisse quel senso di colpa che lo affliggeva.

Non amava chiedere perdono – nemmeno ad Hector.

 

Non gli arrivò risposta, ma non se l'aspettava.

 

« Sai, credo che le stelle siano sempre state il maggiore cruccio dell'uomo. Fino a poco tempo fa, nemmeno si sapeva cosa fossero. »

 

Si concesse un sorriso.

Hector era un patito d'astronomia, sapeva individuare le costellazioni anche quando pioveva. Noah, invece, era quasi ignorante in materia.

Nulla gli importava di meno del “mistero del cosmo”.

Tuttavia, doveva molto alle stelle.

Fu con lo sguardo perso nello spazio che, sette anni prima, aveva conosciuto quella strana creatura di nome Hector.

Il nome di un eroe ed un sogno da ragazzino, con quel fuoco negli occhi che lo proteggeva e tranquillizzava.

 

Non poteva essere umano, e gliel'aveva anche detto - “Ma che diavolo sei, Hec?” “Sono il tuo migliore amico – e la cosa non va a mio favore”.

 

« Quelle cose luminose stanno sempre là, la loro presenza è più certa di quella di un creditore alla porta. È quasi inquietante, no? »

 

Noah aveva creduto che lui avesse preferito un altro – che si fosse fidato di un altro.

 

Loro due avevano stretto un patto di aiuto e fiducia reciproca suggellandolo con un bacio – il primo, l'unico.

 

Ed Hector, in un grave momento di difficoltà, si era rivolto a quel gran bastardo di Pedro. Uno spagnolo che guardava il suo migliore amico con troppo interesse, un lurido avvocato che Hector amava come un fratello – legame nato da favori reciproci, nelle aule del tribunale e fra le lenzuola.

Non aveva mai approvato il loro rapporto – non era speciale, come quel qualcosa senza nome fra loro due, ma Noah cominciava a non sopportare più quel macigno nello stomaco.

 

« Oh, guarda, ci sono delle lucciole! Belle anche le lucciole. Romantiche, direi. Sembrano più luminose delle stelle. »

 

Avevano litigato. Loro, due metà che si completavano, quella mattina si erano lapidati con accuse ed infamie.

Noah avrebbe conservato con orrore e timore il ricordo di quel giorno.

Ma non poteva lasciare le cose come stavano, non quando qualcosa nel suo petto si muoveva e gli indicava la strada da prendere, una strada che calpestava l'orgoglio – ma nulla reggeva il confronto con quel qualcosa che non volevano chiamare sentimento.

 

Sospirò, voltandosi verso l'amico.

Il suo pallido profilo era marmoreo ed opalescente - “Noah, dici che dovrei abbronzarmi un po'?“ “Non saresti tu se avessi colore sulle guance”.

 

« Ma il confronto non regge. Non si possono paragonare le insignificanti lucciole con le stelle. »

 

« Le stelle sono così lontane. »

 

Noah si incantò nel movimento delle labbra dell'amico, al suono roco della sua voce.

 

Lo osservò sollevare un braccio, stendere la mano come a voler accarezzare il cielo, le dita piene della nostalgia di un sogno.

 

« Anche se con il cuore mi porto fra di loro, il mio corpo non le può raggiungere. »

 

Abbassò il braccio, stendendolo accanto al fianco.

 

« Invece una lucciola la posso toccare. Posso tenerla sul palmo, stringerla a me, percepire il suo calore.. »

 

« Hector »

 

L'amico finalmente inclinò il capo, sguardi che si intrecciarono, si incatenarono a parole sospese.

 

« Mi hai sempre insegnato a guardare in alto. Ora fallo tu, mira alle stelle. »

 

Avvicinò la fronte a quella di Hector, il naso che cercava il suo, le mani che si stringevano, si aggrappavano all'altro.

 

« Scusami, Noah. »

 

« Ho avuto paura. »

 

E lucciole e stelle si fusero nella notte, danzando nel buio.

Due anime si legarono, due corpi si promisero fiducia e due cuori rotolarono sull'erba, galleggiando sulle acque, gridando al mondo che era solo l'inizio.



 

   
 
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