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Autore: littleLadyDark    23/09/2012    2 recensioni
Il titolo è un gioco di parole tra il soprannome di Jong in, Kai ‘k‘, per l’appunto e la parola giapponese ‘Gei’ che significa arte.
una Geisha rivisitatà? Forse.
Un tuffo tra le tradizioni di un paese e l’odierna visione di esso.
Un incrocio tra tradizioni, vecchie abitudini ancora presenti e una Kyoto che fa da sfondo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera gente ^^ ed eccomi quei con una nuoca One, sta volta mi sono cimentata con gli Exo, che ne sarà uscito?? ..bè lo lascio giudicare a voi

ci tengo a precisare alcune cosette:
- la storia non è betata per cui mi scuso in anticipo per gli errori e per i tempi verbali sbaglaiti ma avevo una certa fretta nel postare la storia.
Rimedierò a breve alla betatura, sicuramente con essa ci saranno delle modifiche e delle aggiunte alla storia.

-ci tengo a precisare che il disegno non è una mia opera, l'ho trovato girando in rete, io mi sono solo divertita a modificarlo.

-ultima cosa.. ma non la meno importante...
questa storia la dedico a una persona: la dedico alla mia adorata Unnie Gwen♥ spero che tu possa apprezzare il gesto =)

detto questo.. vi auguro una buona lettura ^^


Tao e Kai non mi appartengono in nessun modo, così come gli Exo.
Tutto ciò che è narrato in queste pagine è solo frutto della mia fantasia, e ovviamente non ci guadagno assolutamente nulla.


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Un sipario velato mostrava il riflesso di una figura, quel velo ben preso fu calato, rivelando così tale creatura.
Quell’entità si fece avanti verso il palco, con movimenti lenti e calcolati si avvicinò al centro di esso.
Tutti gli uomini presenti nel locale vedendolo entrare si zittirono rapiti anche dalla sua indubitabile bellezza.
Una musica dai toni melodiosi e malinconici si espanse nell’ambiente e quella figura prese a volteggiare in quella stanza ombreggiata.
Le luci erano suffuse per crear ancora più atmosfera.
Quel ragazzo, vestito con i tipici vestiti da Geisha con eleganza si librava.
Muoveva con grazia e maestria quei ventagli che aveva in mano. Ventagli color rosso corallo.
Pareva quasi etereo e divino per l’eleganza che mostrava nei suoi movimenti, così fluidi, aggraziati.
Quella melodia, dalle note melanconiche, che lo accompagnava  si fece più ritmata e così i suoi gesti divennero più veloci, complessi.
Roteava su se stesso come una trottola frenetica, i drappi delle maniche del suo vestito aleggiavano orizzontali in linea con l’aria.
Ad osservare e bearsi di tale splendore, in quella stanza, vi era anche un ragazzo dal taglio d’occhi felino.
I suoi occhi guizzavano su quella figura non perdendosi neanche il più piccolo dettaglio di quella affascinate ed incantevole danza.
Era rimasto completamente ammaliato e travolto dai movimenti armoniosi che quel ragazzo, vestito da maiko[1], stava intrattenendo quella sala gremita di uomini d’affari ultra quarantenni.
Si guardò in torno Tao e constatò che lui era uno dei più giovani, forse il più giovane in quella sala.
Nel osservare quel giovane danzatore Tao appurò che più o meno aveva la sua età e si domandò quali fossero le ragioni che un suo coetaneo, un ragazzo per giunta, lavorasse in un okiya [2].

Era mezzanotte passata quando Tao uscì dal locale con il pensiero fisso di quella figura danzante nella mente.  
Lasciò uno dei cinque Hanamachi [3], Gion Higashi [4], per dirigersi nel cuore pulsante di Kyoto.
Si recò in uno dei nightclub più ‘in’ e frequentati dai giovani, uno dei suoi preferiti per giunta, il Metro.
Esso era collocato a sud-est di Kyoto nelle vicinanze della stazione di Keihan Marutamachi.
Una volta arrivato al locale entrò, una musica assordante e delle luci dai colori soft e sgargianti lo immersero immediatamente nell’atmosfera cordiale di quel luogo.
Era sabato sera e come ogni sabato c’era la serata tecno-dance.
Non era uno dei suoi stili musicali preferiti ma era ottimo per stordire i sensi della mente e lasciarsi andare, lasciare che lo stress accumulato durante la settimana scivolasse via.
E ora aveva anche un pretesto in più per svagare la mente.
LUI.
Non aveva fatto altro che pensare a quel ragazzo da quando era uscito dal Sakiokiya [5].
Quel pensiero era fisso e costante.
Tao passò il resto della serata a divertirsi come un qualsiasi ragazzo 18enne e non come il figlio di uno dei più importanti uomini d’affari del Giappone.
 
L’indomani Tao si ripresentò al Sakiokiya e questa volta da solo, non come la sera prima con il padre e i suoi colleghi.
A quell’ora, erano da poco scoccate le 17, il locale era poco gremito di gente, in fondo a quell’ora la maggior parte dei business men lavoravano.
Si accomodò in uno dei tavolini centrali posti nelle ultime file in modo da rimanere un po’ appartato e gustarsi lo spettacolo.
Ma ciò non avvenne. A suo malgrado a quell’ora non era prevista una performance di danza ma la cerimonia del thè.
Una delle pratiche comuni che una maiko apprendeva per divenire una ottima Geisha era l’arte della cerimonia del thè. Un arte tradizionale passata e tramandata di generazione in generazione.
Stava per lasciare la stanza annoiato quando i suoi occhi scorsero la siluette di una figura famigliare; si fermò sul posto e osservò quella figura farsi luogo nella stanza con un vassoio, si pose al centro della stanza ed iniziò le varie procedure per preparare un buon thè.
Di certo Tao non si poteva perdere l’occasione di rivedere quel grazioso bocconcino all’opera con una delle arti delle maiko, e poi… in fondo non era andato li per quello?
Scosse la testa e sorrise sghembo tra se e se ricordandosi del motivo per cui era lì.
Era lì perché voleva rivederlo, desiderava ardentemente conoscere qualcosa di lui perché la sera prima l’aveva letteralmente folgorato.
Con quei pensieri si risedette.
Quando Kai ebbe finito di compiere le procedure della preparazione del thè,  si adoperò per servirlo ai clienti, passò tra i vari tavoli fino a quando non arrivò a quello di Tao.
Porse il bicchierino di ceramica sul tavolino e lo riempì con la fumante bevanda, mentre compiva questo gesto percepì la presenza di due iridi studiarlo e squadrarlo con lo sguardo.
Alzò quindi lo sguardo incontrando due iridi scure come la pece intanagliarlo nel suo sguardo.
Sentì un brivido percorrergli lungo la spina dorsale a quel contatto visivo penetrante ed intenso, uno scambio di sguardi carichi di tensione, di tensione sessuale. Pura attrazione insomma.
Kai abbassò immediatamente lo sguardo imbarazzato, ponendo fine a quel contatto ma… Tao senza nemmeno accorgesene aveva fatto scivolare le dita delle mani su quelle di Kai, quelle che ancora erano poste sul tavolo.  
Quel lieve contatto, quel leggero sfioramento di dita fu una vera esplosione di emozioni per entrambi, la scossa di adrenalina mista ad attrazione l’avevano percepita ambedue e i rispettivi cuori avevano sussultato pulsando maggiore quantità di sangue scatenando forti emozioni.
La Maiko ritrasse immediatamente la mano dileguandosi con passo calcolato per non destare troppe stranezze tra gli altri clienti della sala.

Un Kai dal fiato ansante e dalle gote imporporate si dileguò velocemente dalla sala andando a ritirarsi nel suo camerino.
Una volta entrato e chiusosi la porta alle spalle si adagiò ad essa socchiudendo gli occhi e ponendo una mano all’altezza del cuore.
Constatò che esso stava ancora battendo ad un battito accelerato e si domandò quando mai avesse provato una simile emozione.  


    Lei si dipinge il viso per nascondere il viso.
    I suoi occhi sono acqua profonda.
    Non è per una geisha desiderare.
    Non è per una geisha provare sentimenti.
    La geisha è un'artista del mondo che fluttua.
    Danza.
    Canta.
    Vi intrattiene.
    Tutto quello che volete.
    Il resto è ombra.
    Il resto è segreto. [6]


Scosse la testa destandosi dai suoi pensieri, era ben conscio che non poteva provare alcun sentimento, quello era un lavoro e doveva ben lasciare gli affari di cuore lontani da esso.
Il suo ruolo era quello di intrattenere, il suo esclusivo dovere era mostrare la sua arte e nulla più.
Un bussare incessante alla porta lo fece scostare da essa e lo portò ad aprirla automaticamente senza nemmeno occuparsi di chiedere chi fosse a cercarlo.
Si trovò a faccia a faccia così con quel ragazzo che poco prima gli aveva accarezzato le dita scombussolandolo.
Inclinò il viso di lato interdetto non comprendendo la sua visita.

-Desiderate?- chiese gentilmente Kai

Il suo interlocutore non rispose subito, lo vide grattarsi la nuca quasi imbarazzato come se fosse in quel preciso momento accortosi dove fosse e cosa stesse facendo.
Ed in effetti era così.
Tao senza nemmeno accortosi si era diretto nelle ‘quinte’ del locale dove solo i lavoratori potevano aver accesso, erano state le sue gambe a farlo arrivare lì e solo ora che ce lo aveva davanti si era accorto dove si era diretto.
Non rispose subito alla domanda della maiko, si grattò una guancia in imbarazzo e senza saper bene cosa rispondere.

-Mi domandavo… se ora eravate occupato e se vi poteva interessare di passare del tempo con un vostro coetaneo- disse alla fine Tao, in fondo desiderava conoscerlo un po’ per cui l’unico modo per farlo era quello di portarlo fuori dal suo ambiente


Kai si trovò spiazzato li per lì per la proposta del giovane ma decise di accettare, in fondo era domenica e lavorava par-time quel giorno, il resto della giornata lo avrebbe sicuramente passato come ogni santa domenica, a dormire ed annoiarsi.
Decise quindi di dare un po’ di brio a quel pomeriggio domenicale, accettando di buon grado la compagnia del giovane, in fondo non aveva amici e quindi poteva essere anche una buona occasione per lui per farsene qualcuno.



Trascorsero il pomeriggio lungo le vie del centro della città, si dedicarono a visitarla con calma e piacere senza aver fretta avendo così l’opportunità di godersi a pieno il tutto.
Si persero nel piacere delle vie di Sanjo e Shijo, affollate e vivaci vie, dedicate allo shopping e al divertimento.
Dopo aver comprato alcuni capi, essendo la Garakuta-ichi [7] si avviarono alla porta sud del Tempio di To-ji dove si poteva trovare il "nomi-no-ichi"[8].
I nomi-no-ichi erano sovente all’interno dei muri di cinta dei templi e dei santuari,  e rimanevano aperti dall’alba al tramonto; erano un vera e propria pozza di tesoro per i turisti e per la gente del luogo.
In essi infatti si potevano trovare articoli di ogni genere e prezzo, da oggetti d’antiquariato molto cari a souvenir a buon mercato.
Lì, tra varie cianfrusaglie Kai trovò un oggetto che destò la sua curiosità.
Un oggetto di piccole dimensioni ma dall’aria luccicante, prese in mano quel fermaglio per capelli dai ricami intagliati floreali, lo girò tra le sue mani osservandolo in tutte le sue angolature.
Tao, che era rimasto ad osservare il suo volto, sorrise intenerito trovando quel ragazzo davvero di una bellezza disarmante ed affascinante anche in quel momento, in quel momento che sembrava molto un bambino alla scoperta di qualcosa di nuovo e terribilmente prezioso.
Prese il fermaglio dalle mani di Kai, quest’ultimo lo guardò torvo non capendo, e porse l’oggetto alla signora della bancarella dicendole di incartalo. Pagò e poi Tao gli porse il pacchettino.

-ecco a te- disse sorridendogli dolcemente

Kai prese il pacchettino sorridendo di rimando imbarazzato.

-non dovevi..-

-l’ho fatto con piacere, ho notato che ti piaceva così tanto sarebbe stato un peccato non regalartelo- disse in fine Tao.




Finirono il pomeriggio facendo una sosta alla caffetteria Yōjiya, una caffetteria di nuova generazione che conciliava la suggestività di Kyoto e la modernità di essa.
Era un ambiente studiato per donare un’accoglienza calorosa e tranquilla ai suoi ospiti.
Gli interni erano caratterizzati da un bianco tendente al panna, grandi lampadari a campana anch’essi di tonalità chiare illuminavano la sala donando un senso di pace al locale.
Entrambi ordinarono una fetta di chiffon al matcha [9] con una tazza fumante di cappuccino.
Il cappuccino di quel bar era singolare, una particolarità di quel luogo era che il cappuccino era ornato con un volto femminile, il simbolo di Yōjiya.
Kai, proprio come un bambino, fu subito attratto da quella particolarità di quella bevanda si ricordò si annotare mentalmente quel posto per poterci ritornare.
Dopo aver sorseggiato un po’ del suo cappuccino Tao con fare pensieroso gli porse una domanda, credeva che quello fosse il momento giusto per porgliela.

-mmm..toglimi una curiosità Kai, se non sono troppo indiscreto a chiedertelo.. Mi domandavo come mai lavorassi presso il  Sakiokiya, sai… solitamente ti aspetti di trovare delle ragazze a lavorare in quei luoghi.. Difficilmente penseresti mai di trovarci un ragazzo-

Kai sorseggiò l’ultimo sorso della sua bevanda, portò la tazzina sul tavolino appoggiandola e dopo aver fatto un sospiro parlò.

-non  sto diventato una geisha per seguire il mio destino.
Sto diventando una geisha perché non ho scelta. [10]-


Tao rimase sorpreso per quelle parole non comprendendo del tutto il vero significato di ciò.
Kai si presto a dare senso a quelle parole, spiegandogli che era stato venduto a quell’ okiya dopo che il padre morì, e lui essendo figlio unico fu venduto dalla madre per ripagare i debiti del padre.
La Tigre cinese guardò con sguardo triste a rammaricato quel piccolo scricciolo danzante che gli stava raccontando di lui e della sua esistenza.
Un esistenza distrutta e violata dall’egoismo e dagli errori del padre defunto.
Gli venne spontaneo allungare una mano verso quella di Kai e intrecciare le dita alle sue, era il suo modo per dirgli che gli dispiaceva che era costretto a vivere una simil vita.
Ma Kai in fondo si sentiva ‘fortunato’, in fondo gli poteva andare anche peggio.
Aveva un lavoro retribuito, un alloggio ed aveva imparato le più importanti arti tradizionali di quel Paese.
L’unica pecca di quella vita che sempre gli era pesato era il fatto di non aver mai potuto legare dei legami con nessuno, non aveva amici, non aveva qualcuno che quando tornava alla sera lo abbracciava; un abbraccio rassicuratore e di protezione che sapeva di casa.
Si chiese se quel ragazzo davanti a lui sarebbe mai diventato qualcuno di importante per lui.
Fece scorrere lo sguardo sui bicipiti della Tigre e mordicchiandosi il labbro inferiore si chiese se mai le sue braccia sarebbero state una culla accogliente e rassicurante.
Un altro sguardo di intensa, come la sera prima, uno sguardo carico di significato e trepidante di passione.
Ma questa volta Kai non sciolse il contatto, con maestria lo sostenne.
Pagarono le ordinazioni e mano nella mano uscirono dal locale fluendo nell’oscurità pomeridiana di quella città dal fascino antico.
Mentre si stavano dirigendo verso l’appartamento di Tao, Kai si chiese a se stesso se mai quel ragazzo dallo sguardo profondo fosse riuscito a leggere la sua vera anima, quella intrappolata per lunghi anni sotto la maschera di Maiko.
E si chiese anche se.. Non fosse ora di lasciare uno spiraglio di luce in quella maschera e lasciare che qualcuno lo scoprisse, scoprisse il vero Kai e non la Maiko-Kai, quel fanciullo che ha appreso fin dalla tenera età l’arte della gentilezza senza aver un minimo di ritorno.
Che il grande demone celeste[11] finalmente gli stesse concedendo una fetta di felicità? Quella felicità mai avuta in tutti quei anni di vita?



note:
1. si chiama così un'apprendista geisha

2. sono le case delle geisha

3. gli Hanamachi, che letteralmente significano "città dei fiori", sono dei quartieri presenti nelle      principali città del Giappone.
    Essi sono dei quartieri che vennero destinati all'ubdicazione di case di tè o case delle geisha.

4. è una delle due comunità presenti di geiko(termine usato a Kyoto per definire le geisha) presenti a Kyoto. Gion Higashi è la comunità più piccola che occupa l’angolo a nord-est della città.

5. ho voluto fare un gioco di parole e dare un nome alla casa di geiko dove soggiornava Kai.
    SAKI significa "fiorire", "rigoglio", "sbocciare"; per cui letteralmente come traduzione dovrebbe essere pressappoco: la casa della geisha rifiorita/sbocciata

6. sono frasi tratte dal film "Memorie di una geisha" di Rob Marshal

7. Garakuta-ichi, ovvero la prima domenica del mese

8. "nomi-no-ichi", è il mercatino delle pulci

9. chiffon al matcha, è una torta al te’ verde

10. La frase prende ispirazione dal film "Memorie di una geisha" di Rob Marshal , la frase originale sarebbe ‘‘Noi non diventiamo geishe per seguire il nostro destino. Noi diventiamo geishe perché non abbiamo scelta’’

11. Modo in cui sovente si denota un entità superiore

  
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