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Autore: Alexy Snitch    24/09/2012    1 recensioni
L’amore affiora per caso, sboccia quando meno te lo aspetti. Quando conosci quello vero, tutto cambia, noi tutti cambiamo, ci sentiamo diversi anche se siamo gli stessi. Eppure lo vogliamo, non possiamo farne a meno.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I’ll be yours



Il profumo di lillà invadeva la stanza in penombra, i raggi irrompevano tra i fitti panneggi e gettavano lingue infuocate sul pavimento. Erano statici, immobili, irreali, immersi in un’epoca senza tempo.
Aveva imparato da poco ad amare il sole, a sentirlo caldo sulla pelle, a lasciare che i brividi scendessero lungo il suo corpo in tante piccole scariche elettriche. Poche ore e parole erano bastate a scalfire le spessa corteccia che aveva creato intorno a sé. Camminò fino ad entrare nel cono di luce e si mise ad osservare i chiaroscuri sulla pelle, che sembrava brillare in risposta al sole. Alzò il braccio e si accorse di avere la pelle d’oca, come se lui fosse stato ancora vicino, vicino a lei.
Mentre la vista le si offuscava, poteva sentire ancora la pressione delle sue mani sulle guance, i pollici che asciugavano le lacrime che a lungo l’avevano resa prigioniera, il respiro al sapore di menta che le solleticava l’orecchio e la vicinanza del suo corpo. Lo aveva guardato a lungo prima di calmarsi, prima di rendersi conto che non avrebbe voluto essere in nessun altro posto se non quello, inginocchiata sul pavimento, le mani occupate a scorgere ogni centimetro delle sue braccia. Disegni colorati ovunque lo rendevano diverso, non quel diverso che fa paura, il diverso che ammalia, che ti rapisce nella sua strana dimensione e non ti molla più.
Aveva alzato il viso, incredula, incapace di domare il tumulto che sembrava scuotere così forte la sua mente, sgretolando ogni convinzione, mentre occhi color del cielo sembravano chiederle di lasciarlo fare. Aveva ceduto, si era lasciata andare, gli aveva concesso di toccarla, di entrare nella sua testa, nel suo cuore, nel corpo. Erano lì, in pochi metri quadrati, intenti a scrutarsi, esplorarsi solo con gli occhi e le mani. Le sue mani era forti, non molto grandi, ma dure, resistenti, abituate a fare quello che più amava, abituate a far battere cuori e a spezzarne con la stessa velocità. Il calore del suo tocco infiammava la pelle, come fosse stata esposta al sole di luglio nelle ore più calde della giornata, su e giù le sue dita scivolavano sulle braccia, fermandosi e ripartendo sempre più lentamente.
Aveva compreso che era stato il suo sorriso a calmarla, che la sua presenza aveva fermato il dolore e che intorno a loro sembrava ci fosse solo elettricità. Aveva guardato, osservato le sue labbra, aveva morso le proprie per fermare quell’istinto che le diceva di sporgersi e lambirgliele delicatamente. Non sapeva cosa la tratteneva, non capiva, eppure voleva, lo desiderava. Disegni colorati spuntavano anche fuori dal girocollo della maglietta, disegni senza tempo, di chi fa le cose con un certo metodo, perché sa ciò che vuole e va a prenderselo. Lampadina, grammofono, ancora, clessidra, parole… tutto aveva senso su di lui. I capelli gli ricadevano sulla spalla e, sopraffatta dal pensiero di voler scorgere più da vicino quell’arte che la sua pelle portava con onore, glieli scacciò indietro, dando inizio a tutto. La sua mano non si era fermata, aveva toccato, accarezzato, domato quei capelli e lui l’aveva sentito, aveva sentito la fiamma.
Sole, calore, fiamma e fuoco.
Era andata così. Labbra che si sporgono, che si toccano, mani che si intrecciano, corpi che si avvinghiano, cuori che sobbalzano e desideri che incendiano la ragione. Ogni passo chiedeva al successivo di arrivare più in fretta fino a bruciare tutto. Fuoco che porta alle stelle, una luna e un sole uniti e divisi allo stesso tempo da realtà differenti, ma che su quell’isola sembravano non esistere.
Che sciocca che era stata allora a pensare che tra loro ci potessero essere differenze. Erano simili, invece. Avevano la stessa forza di volontà, avevano lasciato la famiglia e avevano fatto quello che entrambi amavano.
Avevano passato interi pomeriggi sui prati fioriti a leggere e ascoltare musica dividendosi le cuffie, mangiando sull’erba fresca e assaporando la brezza del mare poco distante. Tutto sarebbe stato perfetto se non si fosse messa in mezzo la realtà, che aveva trovato uno spiraglio tra le correnti del mare… Il passato, la vita dall’altra parte, le faccende che non si vorrebbero affrontare ma che sono inevitabili, eccoli bussare alla loro porta, eccoli pronti a soffocarli.
Con il calore ormai filtrato sotto la pelle, col sole che l’avvolgeva, sperò. Nella casa vuota, dove era rimasta sola, si chiese se prima di partire qualcosa sarebbe potuto accadere. Perché se quello che aveva sentito era vero, allora nemmeno lui avrebbe potuto fare a meno di lei.
Ossigeno, sole e vita.

   
 
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