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Autore: Clover GD    24/09/2012    7 recensioni
Scritta interamente per il compleanno di Faith
Jo ha scaricato per l'ennesima volta Brick.
Trent, il suo migliore amico, tenta di organizzare un'uscita abbastanza divertente perché il ragazzo dimentichi ogni tristezza.
Un gruppo di amici.
Tre giorni di tempo.
Amore, risate e leggerezza :)
Attenzione: all'interno della storia sono presenti più scene SLASH. Lettore avvisato.
Capitolo uno. -Pubblicato
Capitolo due. -Pubblicato
Capitolo tre. -Lunedì 8/10
Epilogo. -Lunedì 15/10
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: B, Brick, Lindsay, Noah, Nuovo Personaggio, Zoey | Coppie: Bridgette/Geoff, Trent/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Fandom: A Tutto Reality-Total Drama

Autore: Clover DreamOn

Titolo: You've got a reason to live (don't give up)
Capitolo: 1/3 – Giovedì 16 maggio

Beta: Jules_Black (a cui vanno tutto il mio amore e la mia gratitudine )

Personaggi: Trent, Tyler, Brick, Noah, Geoff, OC; Gwen, Zoey, Bridgette, Lindsay

Tipo di coppia: Het, Slash

Coppie: TrentGwen; TylerLindsay; NoahOC

Genere: Generale, Comico, un minimo di Romantico -che ci sta sempre- e.. Erotico?

Rating: Arancione

Avvertimenti: Minilong, AU, lime, ignobile quantitativo di idiozie

Contoparole: 5606

Note: Dedicata a Faithfully per il suo compleanno

Scene slash abbastanza approfondite (ma da rating arancione). Don't like? Don't read!

Dichiaro un po' di OOC per quanto riguarda Noah.




Alla mia Faithfully, cui non ho mai promesso nulla – e che quindi non se l'aspetta

Per te, tesoro, perché anche se non ti ho mai vista dal vivo ti voglio bene


You've got a reason to live (don't give up)


-I: Giovedì 16 maggio



Dopo questa, posso anche uccidermi” sussurrò Brick al microfono del cellulare non appena Trent rispose, cosa che era avvenuta pressoché al terzo o al quarto squillo.

Parlò piano, con un filo di voce, ma non perché volesse fare scena o sembrare minaccioso, ma semplicemente perché era mezzanotte passata: Brick non chiamava mai così tardi, anzi, era già tanto che alle undici e mezza stesse sotto le coperte.

Il moro al di là della cornetta trattenne il respiro. Già altre volte aveva sentito Brick parlare con una voce afflitta, ma questa le batteva tutte.

Che succede, Bricks?” chiese di rimando. Era preoccupato per il suo migliore amico, ma non voleva darlo a vedere; così, usato il solito tono pacato, l'aveva chiamato usando il vecchio soprannome che gli aveva dato anni prima.

Il ragazzo sospirò e si accasciò lentamente sulla sedia della sua scrivania, una poltroncina verde militare con le rotelle che facevano la loro figura al termine dei cinque raggi che tenevano la seggiola in piedi.

Ho chiesto a Jo di uscire e lei mi ha detto di no.”

Trent si diede una manata sulla fronte.

Di nuovo Jo.

Quella ragazza sembrava averci preso gusto nel rifiutare Brick e Trent la detestava ogni giorno di più. Il moro ne era tuttavia innamorato e, essendo una testa dura, non desisteva dal provare a conquistarla.

Evidentemente, però, quella volta gli era andata peggio del solito.

Bricks, non credo che tu debba abbatterti così tanto. Sono tre mesi che ti rifiuta.” esalò in evidente imbarazzo il ragazzo.

Sì, ma stavolta mi ha riso in faccia e mi ha gridato di non cercarla più. Pensa che io sia uno sfigato, me l'ha detto Scott” ribatté tristemente l'altro.

Prima che Trent si potesse chiedere perché diamine il suo migliore amico avesse parlato con Scott, uno dei peggiori scapestrati che conoscessero, sempre in coppia con un tale Duncan, Brick riprese a parlare.

Cioè, non è che me l'abbia detto con gentilezza. Me l'ha strillato dall'altra parte del marciapiede mentre andavo in palestra.” proclamò mesto. Il moro, in quel momento, odiò anche Scott.

La voce di Brick tremava leggermente. Trent decise che avrebbe dovuto fare qualcosa.

Bricks, dammi due giorni e vedrai che ti farò passare la voglia di piagnucolare su te stesso.” decretò, sforzandosi di rendere la sua voce più allegra che potesse. Brick gonfiò il petto e inarcò la schiena.

Io non sto piagnucolando!” si lamentò, preso da un momento di virilità. Eppure entrambi sapevano quanto non fosse vero: ogni volta che interagiva con Jo, Brick finiva per piangersi addosso.

Due giorni. Poi, fra tre, usciamo: vedrai che ti divertirai.” disse speranzoso Trent.

Se non m'ammazzo prima.” rispose l'altro. A un silenzio opprimente del ragazzo dall'altra parte del telefono, si affrettò ad aggiungere un Dio, scherzavo!, per poi accordarsi sulle quarantottore di tempo per organizzare l'uscita del terzo giorno.

Si salutarono e attaccarono, già sapendo come avrebbero passato la nottata: non avrebbero dormito entrambi, il primo perché avrebbe pensato troppo a Jo, il secondo perché avrebbe pensato troppo al primo.

Era mercoledì quindici maggio e non erano di certo state le ventiquattr'ore più rosee della vita di Brick.



Trent, come del resto aveva previsto, passò le successive sette ore a rigirarsi fra le lenzuola, intervallato solo da piccoli e brevi sonni travagliati dai continui movimenti del suo corpo, che non si fermava nemmeno quando il suo cervello andava in stand by.

Quando la sveglia iniziò a suonare, quel bip irritante lo destò dallo stato di dormiveglia in cui era caduto. Era giovedì sedici, non era un giorno di festa e la scuola lo reclamava. Si vestì di malavoglia con i primi abiti che si trovò davanti - fortunatamente la sua maglietta blu con la stampa di Freddie Mercury si intonava bene con i jeans e le Converse rosse che aveva afferrato al volo -, baciò la madre, salutò il padre e scese, puntuale, alla fermata dell'autobus. Era pronto a salire sul mezzo giallo, che mostrava fiero il numero trentasei nella fascia di led verdi sovrastante la facciata, che l'avrebbe portato alla Leaside High School.

Arrivò nella classe di Trigonometria, la materia che aveva alla prima ora, cinque minuti prima della campanella; appoggiò lo zaino verde brillante allo schienale della sedia posizionata davanti al suo banco e si avvicinò ai suoi amici, che stavano chiacchierando qualche metro più in là.

Gwen fu la prima ad accorgersi che fosse arrivato: gli andò incontro, facendo ondeggiare la maglietta nera con il viso di Amy Lee che le aveva regalato il ragazzo qualche mese prima e che le arrivava a metà coscia (va bene, Trent aveva sbagliato taglia, ma lei la indossava lo stesso poiché amava tanto gli Evanescence quanto il ragazzo che le aveva donato la maglia).

Ehi!” gli disse, rivolgendogli un sorriso dolce.

Gwen era cambiata da quando si era fidanzata con Trent. Era più dolce, più tendente all'allegria e più aperta - pur mantenendo il suo stile ed i suoi momenti di tristezza, rabbia o apatia -. Era anche leggermente meno scontrosa, ma i loro amici non se n'erano accorti, poiché con loro non era mai stata tanto intrattabile, salvo qualche volta, magari durante i momenti sopracitati.

Si scambiarono un bacetto soffice a stampo, portando lei le mani sulle spalle del ragazzo, lui le braccia attorno ai fianchi di Gwen; dopodiché tornarono verso il gruppo, che si era finalmente accorto dell'arrivo del moro.

Grant!” trillò Lindsay, che nonostante fossero amici da tre anni non aveva ancora imparato il suo nome. Trent le diede un bacino sulla guancia morbida e rosea per rispondere al saluto.

Ehi, Lind!” la salutò inoltre, con un sorriso sincero.

Noah gli diede un'amichevole pacca sulla spalla, ma rimase silenzioso. Trent non lo biasimava affatto; il castano stava infatti passando uno dei più difficili periodi della propria vita, se non il più difficile in assoluto: erano un paio di settimane che il suo coming out aveva avuto inizio e le reazioni che ne erano scaturite erano state varie. C'era stato chi era rimasto impassibile, chi era voluto sembrare avanti dicendo che l'aveva sempre saputo o immaginato, chi aveva smesso di parlargli, chi aveva persino iniziato a bullizzarlo; ma il fondo l'avevano toccato due ragazzine del secondo anno dall'aria stupida che andavano in giro vestite nello stesso modo: non appena saputo dei gusti sessuali del ragazzo, l'erano andate a cercare e, una volta trovato, l'avevano implorato di diventare il loro MAG, Migliore Amico Gay, adducendo come scusa il fatto che fosse figo averne uno. Noah era rimasto male per il fatto di essere stato considerato solo una tendenza e non una persona. Tra chi lo vedeva sbagliato e chi lo vedeva come un oggetto che facesse moda, c'era veramente poco da stare allegri.

Fortunatamente, però, gli amici più stretti del castano avevano saputo accettarlo e chi non l'aveva fatto era stato mandato malamente a quel paese.

Trent abbracciò Noah e lo sentì sciogliersi un po'. Il ragazzo aveva infatti un'espressione più rilassata e la mantenne anche quando si staccarono.

Sopraggiunse Geoff, che si frappose a Lindsay e Trent, mettendo loro un braccio attorno alle spalle a testa.

Bella, gente!” esclamò allegro, passando poi ad abbracciare Gwen e Noah. L'affetto che dimostravano a quest'ultimo, unito al il fatto che non lo considerassero una macchina per il sesso che si sarebbe scopato qualunque maschio nel raggio di un chilometro (era gay, ok, ma questo non significava che non avesse sentimenti!), era incredibile.

Trent rimase un po' scuro in volto: aveva da chiedere ai suoi amici un consiglio per dare una mano a Brick.

Fratello, qualche problema?” chiese Geoff, che pur essendo un festaiolo DOC era sempre meticolosamente attento alle singole sfumature sui volti dei suoi amici.

Infatti, Grant, che succede?” domandò la bionda. Gwen si limitò a stringergli un braccio e a poggiargli la testa nell'incavo fra la spalla e il collo.

T?”

Trent li guardò: sembravano il sogno di chiunque; quattro amici affiatati nel prendersi cura del quinto, abbracciati a due a due - e grazie al cielo era stato Noah a mettere un braccio attorno alle spalle di Gwen, perché, se fosse stato Geoff, il moro avrebbe sicuramente sentito un amaro retrogusto di gelosia, pur fidandosi ciecamente del ragazzo -, poi decise di parlare.

Mi-mi ha chiamato ieri sera – oddio -, ieri notte Brick. Jo l'ha rifiutato più duramente del solito e Scott ci si è mes- ha infierito, per cui è-è sotto un treno. Gli ho chiesto due giorni di tempo, poi usciamo sabato. Gli ho promesso che-che l'avrei reso-uhm... Felice?” titubò il ragazzo.

Fammi indovinare, non sai cosa organizzare?” chiese Gwen. Era dolcissima la maniera in cui i due si capivano con un solo sguardo.

Esatto.” esalò Trent con un sospiro.

I cinque restarono pochi attimi in silenzio, mentre il brusio lì attorno faceva da cornice, poi la campana suonò sancendo l'inizio delle lezioni. La classe si mosse quasi come un corpo unico e scomposto, i ragazzi presero posto nei banchi e smisero, più o meno, di chiacchierare.

Entrò il professore della prima ora, un uomo alto e giovane che aveva i capelli castani sollevati sulla fronte e gli occhi di un colore indefinibile tra il verde, l'azzurro, il grigio ed il blu. Questi disse ai ragazzi di prendere il libro di trigonometria e, mentre quelli lo facevano, si espresse in un sorriso radioso comunicando loro il numero della pagina alla quale avrebbero dovuto aprire il libro.

Trent sfogliò svogliatamente il tomo che aveva appena tirato fuori dallo zaino fino ad arrivare alla pagina giusta, dopodiché tentò invano di concentrarsi.

A metà dell'ora gli arrivò un foglietto ripiegato con cura meticolosa.

Concerto?” recitava questo.

La grafia era ordinata, ma non piena di fronzoli e ghirigori: in questa, il ragazzo riconobbe la calligrafia di Noah. Afferrò una penna e scrisse la risposta sotto alla proposta del castano.

Non penso si divertirebbe molto, non è il tipo da concerto...”

Gli venne in mente quella volta che lui e Gwen avevano tentato di trascinarlo ad un concerto dei Rise Against, un gruppo che piaceva da morire a lei: il cantante aveva urlato, ad un certo punto, e tutto il pubblico aveva urlato di rimando, poi le luci si erano spente di botto. Brick si era spaventato e si era bagnato i pantaloni, anche se proprio poco.

No.

Decisamente, il concerto no.

Ripiegò il pezzetto di carta e lo tirò sul terzo banco della fila a sinistra, dove Noah lo raccolse, lo lesse, poi fece un'espressione stufa e alzò le spalle, come a dire beh, io ci ho provato.

Trent si sciolse in un sospiro. Doveva aspettare la ricreazione, poi sarebbe potuto andare a salutare anche gli altri membri della compagnia che stavano in altre classi. Magari avrebbe anche spiegato loro il problema, ma senza farsi sentire da Brick.





Nella classe di spagnolo, la materia che Brick, Tyler e Zoey, avevano alla prima ora, la situazione era simile: un ragazzo pensieroso e gli amici tutti intorno a chiedergli cosa fosse successo. Solo che Brick era leggermente più silenzioso di Trent, quindi i due non vennero a sapere niente.

Bricks, che hai?” scrisse Zoey su un bigliettino, con l'intenzione di tirarglielo. Una volta compiuto il lancio il moro allungò le mani per afferrarlo, ma mancò la presa e il foglietto gli colpì l'occhio, facendolo imprecare sottovoce. Grazie a Dio, la professoressa non si accorse del movimento.

Scorte le parole impresse con un inchiostro viola - ah, Zoey... -, si limitò a scuotere la testa e a far cadere il biglietto nell'astuccio, tornando a concentrarsi sulla coniugazione del pluscuamperfecto che la professoressa, una donna non troppo alta, con i capelli scuri che le arrivavano più in basso delle spalle e due occhi neri e magnetici, stava spiegando alla lavagna.

Tyler, che era il compagno di banco della ragazza, la guardò con fare interrogativo.

Zò, nulla?” domandò.

No, Tylers, nulla.” proferì, sussurrando, lei.

Maledizione.





Due aule più in là c'era la classe di inglese, dove al penultimo banco a destra stavano seduti Sebastian e Bridgette, gli ultimi due ragazzi del gruppo. Il primo fra i due, un bel ragazzo alto, con gli occhi di un verde sconcertante e i capelli ricci biondo chiaro, era stato accolto fra loro da qualcosa come un mese e pochi giorni - molto di meno rispetto ai tre anni dai quali si conoscevano tutti gli altri -, ovvero da quando era diventato il ragazzo di Noah. Si erano fidanzati quando ancora il castano non era uscito allo scoperto, quando si si confidava ancora con pochi.

Si erano conosciuti un anno prima, Noah e Sebastian, ed erano diventati molto amici fin da subito. Poi, pochi giorni dopo la prima volta che si erano abbracciati chiamandosi amico, esattamente nel mese di giugno, Sebastian era sparito dalla vita dell'altro, evitandolo e non chiamandolo più. Il castano c'era rimasto malissimo e l'aveva cercato mettendoci tutto l'impegno possibile - ed i suoi amici (Trent, Zoey, Tyler, Bridgette, Brick, Geoff, Gwen e Lindsay), sapendo sia della sua omosessualità che della sua inclinazione per il biondo, non si allarmavano troppo quando lo vedevano convogliare tutte le energie nel mettersi sulle sue tracce.

Poi era successo l'incredibile.

All'inizio di settembre, poco prima che ricominciasse la scuola, Sebastian era ricomparso sotto casa dell'amico del tutto diverso da come Noah l'aveva conosciuto, ma soltanto esteticamente, perché era bastata un'occhiata del castano negli smeraldi dell'altro per ritrovare la solita scintilla.

Si era lasciato crescere di un poco i capelli, rinunciando a tagliarseli quasi a zero, e la zazzera arruffata e chiara che aveva sembrava lanciare a destra e a manca dei segnali per invogliare la gente a passare le dita fra quei riccioli. Alcuni di questi gli ricadevano sul viso, sembravano dei raggi di luce che uscivano da quegli occhi verdi meravigliosi.

Il suo modo di vestire, poi, era totalmente cambiato. Noah aveva sempre pensato che il ragazzo non si valorizzasse, perché indossava solo tute, felpe e tutto ciò che fosse estremamente largo, ma stavolta... Oh.

Sebastian indossava un paio di jeans chiari attillati con disegnate sul retro due ali bianche d'angelo, una camicia a maniche corte di un azzurro pastello e un paio di scarpe di tela beige chiaro. Noah l'aveva trovato accettabile.

Oh, no.

Noah l'aveva trovato irresistibile.

Si erano guardati per un attimo, poi Sebastian aveva parlato lentamente, scandendo bene le parole e tremando, quasi come se da questo dipendesse la sua vita.

Noah, io- ecco, vedi, volevo- sai, sono sparito perché- Dio, devo-devo parlarti.” aveva esalato difficilmente. L'altro aveva alzato le spalle con fare sarcastico, aveva inarcato le sopracciglia e l'aveva condotto in un angolo del piccolo giardino, dove erano posizionate due sdraio.

Si era seduto su una delle due ed aveva osservato il biondo fare lo stesso.

Perché?” aveva chiesto semplicemente, aspettandosi una risposta soddisfacente.

I-io non sapevo come-come l'avresti, ecco- oh, Dio!- come l'avresti presa.” aveva balbettato Sebastian.

Bas, se non ti spieghi bene non posso capirti.” aveva detto il castano.

Nò, ho- ecco- io ho... Maledizione!” aveva esclamato, con l'intenzione di scuotere Noah - cosa che non era riuscita affatto, visto che questi era rimasto impassibile.

L'altro era rimasto in silenzio.

Ho iniziato il coming out. Da-da tre settimane. E-e, Dio, non avevo la minima i-idea di come l'avresti-l'avresti presa tu.”

Detto questo, si era preso la testa fra le mani, come aspettando una bomba. Bomba che però non venne mai lanciata da Noah.

Bas, sei gay?” aveva chiesto l'amico, che alle parole coming out aveva sentito qualcosa rimescolarsi all'interno del proprio corpo.

Sì.” aveva confermato l'altro, trattenendo poi il fiato.

Anche io.” aveva detto velocemente Noah, senza pensare alle eventuali conseguenze.

Ma allo scoperto non ci esco.” aveva proferito subito dopo.

Sebastian era rimasto fulminato e subito dopo l'aveva abbracciato forte.

Scusami.” aveva mormorato. Noah non aveva saputo che fare, si era limitato a toccarlo lievemente, perché si sentiva a disagio.

Il ragazzo di cui era innamorato - perché ne era innamorato - era gay come lui, ma era anche il suo migliore amico.

Dannazione.


Poi, una decina di mesi dopo, mentre stavano ripassando insieme Chimica sdraiati sul letto a una piazza e mezza di Sebastian, a una trentina di centimetri l'uno dall'altro, il biondo aveva chiuso di scatto il tomo e aveva guardato Noah, che immediatamente si era girato verso l'amico ed aveva piantato i suoi occhi in quelli dell'altro.

Un secondo.

Un altro secondo.

Poi un terzo secondo.

Sebastian aveva chiuso gli occhi, a Noah era bastato un attimo a capire e, un istante dopo, si stavano baciando non esattamente in modo casto.

E la loro storia aveva avuto inizio così.





Durante la lezione, dunque, mentre la professoressa di Inglese stava declamando un sonetto, Bridgette notò che Sebastian non stava per niente attento, anzi: si stava limitando a disegnare circoletti in basso a sinistra del foglio di quaderno che aveva davanti, con lo sguardo perso.

Seb? Qualche problema?” chiese.

L'altro si risvegliò immediatamente dallo stato simile a quello di trance in cui stava, guardando la compagna di banco.

Inizio il mio corso di latino lunedì. Sono in ansia.” esalò.

La bionda strabuzzò gli occhi.

Corso di latino? E che ci fai?” domandò sinceramente curiosa.

Sebastian la guardò in tralice.

È un aiuto per entrare al college. Se ottengo voti alti, ho una qualificazione in più ed è più facile che mi ammettano, se allego alla domanda il certificato. E poi il latino mi interessa.” finì sognante.

Bridgette ridacchiò e gli diede un buffetto sul braccio. Avevano legato molto, da quando lui era entrato nel loro gruppo di amici.





Suonò la campanella della ricreazione, finalmente. I ragazzi avevano cambiato tre volte classe, avendo tre lezioni differenti, e si erano ritrovati smistati nei modi più diversi: alla seconda ora, ad esempio, Gwen e Brick avevano avuto francese; Tyler, Noah, Sebastian e Lindsay avevano avuto educazione fisica; Zoey e Geoff si erano trovati a inglese e Trent e Bridgette avevano fatto insieme un esperimento di chimica.

Al driiin della campanella, uno sciame di ragazzi si riversò nei corridoi. Gwen e Trent, uscendo insieme dalla classe di biologia, si erano diretti verso il cortile della scuola, andando verso un vecchio acero che era sempre stato il loro punto di ritrovo. Si sedettero placidamente ai piedi di questo e, poiché i loro amici non erano ancora arrivati, si guardarono con una scintilla maliziosa. Una furtiva occhiata per guardare se c'era qualcuno che li stava osservando ed ecco che si stavano baciando non proprio dolcemente. Trent mordicchiò il labbro superiore di Gwen, mentre lei si stava occupando dell'inferiore del ragazzo, poi insinuò gentilmente la lingua fra le labbra di lui.

Dio.” esalò Noah, facendo sobbalzare Trent e Gwen. “Potevate andare in uno sgabuzzino e finirla lì, non pensate?” continuò.

Sebastian, che era sopraggiunto praticamente insieme al castano, gli portò un braccio sulle spalle e tossì rumorosamente, lasciando sbigottiti i due seduti ai piedi dell'albero.

Fortunatamente, l'arrivo di Tyler, Zoey, Geoff e Lindsay, reduci da una lezione di storia, smorzò l'imbarazzo che si era andato a formare. Mancavano solo Bridgette e Brick, per questo Trent si sbrigò a parlare.

Serve qualcuno che allontani Brick per due o tre minuti, ragazzi. Poi potete tornare.”

Zoey lo guardò sbigottita.

Ma cosa...” provò a dire, ma venne immediatamente interrotta da Geoff.

Dobbiamo parlarvi di lui.” proclamò.

Gwen lanciò uno sguardo a Trent come per mettersi d'accordo con lui: avrebbe tenuto lei Brick lontano dalla compagnia per quei pochi minuti. L'arrivo dei due mancanti li fece scattare e, mentre Gwen andava verso il moro per trascinarlo via, Sebastian fece un segno alla bionda per invogliarla ad avvicinarsi più velocemente.

Che succede?” chiese questa, non appena arrivò presso il gruppetto, che nel frattempo si era posizionato a capannella.

Trent spiegò a tutti la situazione, chiedendo loro un aiuto per trovare un'idea valida per il sabato seguente.

Shopping?” propose Lindsay con una nota particolarmente enfatica nella voce.

Tyler le posò una mano sul braccio.

Non lo so, Lind, io non credo che a Brick piaccia lo shopping...” sussurrò in imbarazzo. Trent annuì, come per dargli un aiuto.

La ragazza si limitò a esibire un faccino imbronciato veramente adorabile, tanto che Tyler non resistette all'impulso di posarle un bacio leggero sulle labbra rosee. La biondina ridacchiò sommessamente, felice di quell'effusione.

Bridgette aprì la bocca, forse per suggerire qualcosa, ma in quel momento Brick e Gwen si avvicinarono, il primo sinceramente incuriosito dal capannello e la seconda con un'espressione di scuse per non essere riuscita a trattenere il ragazzo per più tempo. Il gruppo si ritrovò a dover cambiare velocemente discorso, così passarono a parlare delle lezioni a cui avevano partecipato.

Brick guardò Trent contrariato, ma non ricevendo risposte dal suo migliore amico desistette dal capire cosa fosse successo.





Vieni da me a studiare, oggi pomeriggio?” chiese Sebastian a Noah, mentre imboccavano il secondo corridoio a destra. “Domani ho il test di trigonometria, e non vorrei che Mr. Anderson mi trovasse impreparato.”

Noah inarcò le sopracciglia. “Bas, tu sei una scheggia in trigonometria. Sei un genio, e Anderson ti adora. Non riusciresti a prendere una F nemmeno se lo volessi.”

Il compagno gli lanciò uno sguardo malizioso. “Appunto. Vieni a studiare da me?” domandò di nuovo, enfatizzando ben troppo la voce nell'ultima frase, rimarcando per bene la parola studiare.

Noah sembrò capire e gli si scurirono gli occhi marroni.

Ok Bas, dimmi un orario.” esalò velocemente.

Fai tu.” replicò il biondo, cui già girava la testa al pensiero del pomeriggio imminente.

Quattro e mezza.” decise Noah.

Non resisto fino alle quattro e mezza. Quattro e un quarto, non si discute.”

Poi si separarono: Sebastian andò nell'aula di chimica, Noah in quella di storia.

Il resto della giornata passò abbastanza rapidamente, sicché si ritrovarono ognuno a casa propria, con fin troppi pensieri che frullavano loro in testa.





Bridgette e Trent stavano tornando insieme a casa, seduti vicini sul trentasei.

Avevano una cuffietta a testa e stavano muovendo la testa al ritmo di Time is running out, una delle canzoni preferite della biondina.

Il moro, con aria pensierosa, stava guardando fuori dal finestrino come alla ricerca di un'idea valida nascosta fra i fili d'erba dei giardini delle adorabili villette a schiera nelle quali vivevano entrambi.

Ma se restiamo a dormire fuori?” disse all'improvviso Bridgette.

Trent boccheggiò per un attimo, poi la guardò negli occhi.

È un'idea fantastica!”





Tyler aveva un po' di sonno arretrato, visto che erano un paio di giorni che faceva tardi per messaggiare con Lindsay, e si avvicinò al divano, con l'intento di buttarcisi a pesce per dormire un paio d'ore, ai compiti avrebbe pensato dopo. Fece per lasciarsi mollemente cadere su questo, ma si era coordinato male, per cui la testa scavalcò il bracciolo e sbatté sul tavolino di legno chiaro che stava accanto al divano. Guaendo per il dolore, il castano si rialzò a stento e procedette verso camera sua, volendo mettersi un po' sul letto, ma intruppò con il mignolo contro lo spigolo del comodino, facendo partire dalla sua bocca una sonora imprecazione esemplare. Si trascinò malamente sul materasso, lasciando che il sonno prendesse il sopravvento sul suo cervello.

Era già entrato in uno stato di dormiveglia e stava quasi per addormentarsi, quando lo squillo impertinente del cellulare lo spaventò, facendolo alzare di scatto - e facendogli guadagnare una dolorosa testata alla mensola sopra il suo letto, che era stata attaccata anni prima un po' troppo in basso.

Il telefono non aveva intenzione di smettere di suonare la melodia spacca timpani di American Idiot, così Tyler si vide costretto a rispondere, addirittura senza controllare chi fosse il seccatore che l'aveva destato.

Chi è?” disse, un po' rudemente.

Tylers, sono nei casini.” esclamò un Geoff un po' troppo sovreccitato.

L'altro sospirò pesantemente.

Che succede, Geoff?” esalò stancamente.

Mi sono preso una cotta.” confessò il biondo. Per Tyler fu una martellata in piena testa.

GEOFFREY! Avevi promesso che almeno tu non ci saresti cascato!” lo rimproverò.

Seguirono pochi secondi di silenzio, durante i quali a Tyler venne in mente quella volta in cui si erano ripromessi, lui ed il suo migliore amico, di non innamorarsi mai, per poter restare sempre liberi e godersi ogni istante.

Poi, un mese dopo, lui gli era andato a confidare di essersi innamorato di Lindsay, una delle sue compagne del corso di francese, che però era fidanzata con un certo Burromuerto, il quarterback della squadra di football, anche se si diceva in giro che lui la frequentasse solo ed esclusivamente per far ingelosire la capo cheerleader, famosa in tutta la scuola per la sua bellezza disarmante e per il suo essere una vera bastarda.

Geoff l'aveva sgridato, ma poi l'aveva aiutato a conquistarla e, dopo tanti tentativi, c'era finalmente riuscito. Mentre gli dava una mano a scegliere il ristorante dove portarla, cosa che fu abbastanza faticosa (“Portala al McDonald, no? O al Burger King, le patatine sono più lunghe! Oppure alla paninoteca qui a fianco, fanno degli hamburger che sono la fine del mondo! Che ne pensi, Tylers?”), il biondo si era detto di fare attenzione a non prendersi nemmeno la più insignificante cotta per nessuna ragazza, poiché aveva visto le condizioni dell'amico e non aveva la minima voglia di ritrovarsi in quella situazione.

Lo so. Ma mi piace così tanto!” sussurrò Geoff nel telefonino.

Tyler tentò di darsi una manata sulla fronte, ma si toccò l'occhio destro con il polpastrello del medio e gemette di dolore.

Qualche problema, Tylers?” domandò il biondo, non sentendo risposte.

Chi.. Chi è?” chiese il ragazzo, con l'occhio ancora chiuso.

Bridgette.” esalò Geoff.

Tyler stava per dire qualcosa, ma in quel momento la batteria del suo telefono decise che era arrivato il momento perfetto per scaricarsi e lo abbandonò lì, con un bip d'avviso e il cellulare, ormai spento, vicino all'orecchio.

Dannazione.





Quattro e tredici.

Sebastian non stava più nella pelle, a essere sinceri.

Era passato tanto dall'ultima volta in cui lui e Noah avevano fatto una cosa del genere, perché i loro genitori, pur avendo bene o male accettato le loro scelte e sapendo il fatto che fossero una coppia da più di un mese, sembravano voler evitare che i due si scambiassero effusioni: ogni volta che si vedevano e in casa c'erano anche gli adulti, tutte le scuse erano buone per introdursi, più o meno rumorosamente, nella camera in cui i ragazzi stavano studiando.

Non li avevano mai beccati, ma solamente perché mentre i genitori erano in casa Noah e Sebastian studiavano davvero.

Quella volta, però, la madre ed il padre del biondo erano andati al centro commerciale per fare spese e la quantità ingente di tempo che ci impiegavano tutte le volte era ben nota al figlio.

Quattro e quattordici.

Il cuore del ragazzo batteva forte, nemmeno fosse un martello pneumatico.

D'un tratto, gli venne in mente il problema di Trent.

Pur essendo entrato nel gruppo da una quarantina di giorni, aveva molto a cuore i nuovi amici e, come dovrebbe essere in tutte le compagnie, un problema di uno era un problema di tutti.

Prese a pensare attentamente a cosa avrebbero potuto fare, ma ogni idea era da scartare.

Un giro al centro? Banale.

Prendere parte ad un flash mob? Che ne sapesse, però, non ne erano previsti.

Ad un certo punto, ebbe l'illuminazione, prese il telefonino e digitò rapidamente un messaggio per il moro.

A: Trent :)

Una gita in spiaggia?

La risposta di Trent, però, arrivò in fretta e non fu soddisfacente.

Da: Trent :)

Fa troppo freddo per restarci a dormire :(

Sebastian gettò il cellulare sul divano, sbuffando. All'improvviso, però, riafferrò velocemente il Blackberry e ricontrollò il messaggino attentamente.

Sarebbero rimasti a dormire fuori?

Oh Dio, sì. Meraviglioso.


Quattro e diciassette.

Oddio.

Dov'era Noah?


Sebastian stava per mandargli un messaggio in preda ad un raptus di paura, temendo che non venisse più, quando sentì il citofono suonare. Realizzò chi fosse e aprì all'istante, per poi piantarsi davanti alla porta di casa, non vedendo l'ora di sentir trillare il campanello.

Le dita di Noah fecero appena in tempo a sfiorare il pulsante grigio che la porta si spalancò e due braccia forti lo afferrarono per poi sbattervelo. Il castano chiuse gli occhi, mentre Sebastian si spalmava letteralmente sul suo corpo, avvicinandosi al suo collo.

E poi... Oh.

Labbra e denti.

Labbra e denti ovunque.

Il biondo gli stava baciando il collo in una maniera decisamente deliziosa, soffermandosi sulla giugulare e mandando brividi in tutto il suo esile corpo.

Seb-ast ba-ah-asta!” riuscì a mormorare sommessamente, ottenendo solamente un no sussurrato contro la sua pelle olivastra.

No-ohn so se-eh è il ca-ah-so!” continuò a boccheggiare.

Lo è. Ed ora zitto.” replicò a mezza voce il compagno, per poi tornare all'assalto del collo di Noah. Si fermò a quattro dita sotto l'orecchio destro, sapendo bene quando quel punto facesse impazzire l'altro, e cominciò a succhiare con veemenza.

Questa volta, il castano non tentò di reprimere il gemito che gli sfuggì dalle labbra e, facendosi attraversare dall'ennesimo brivido di piacere che gli scese per tutta la spina dorsale, portò le dita affusolate fra i ricci del biondo, prendendo a tirare alcune ciocche.

Sebastian si staccò solo quando fu certo che il segno sarebbe rimasto (a come poter giustificare un segno rosso così evidente avrebbero pensato dopo), poi alzò la testa e andò a posare le labbra su quelle di Noah. Il bacio, però, non rimase casto nemmeno per un istante, dato che quest'ultimo affondò senza ritegno la lingua nella bocca dell'altro e - oh - forse di lingua ce n'era veramente troppa, ma a nessuno dei due sembrava importare.

Noah passò ad aprire i primi bottoni della camicia del ragazzo, spostando le labbra dalla sua bocca alla clavicola di Sebastian. Morse senza troppa gentilezza la sua porzione di pelle fra il collo e la spalla, mandando in estasi il compagno, che nel mentre aveva spostato le mani dalle scapole al fondoschiena dell'altro, avvicinandolo a sé ancora di più di quanto già non fosse.

Continuò a mordicchiare quel punto, facendo gemere l'altro.

Qua-ah-lsiasi cosa suc-succeda – ah! – Tu non – oddio – smettere!” lo implorò.

Divano.” esalò il castano in tutta risposta.

Senza staccarsi, si diressero verso di questo, un divano rivestito in pelle verde chiaro, quasi della stessa tonalità degli occhi di Sebastian. Non della stessa, però, perché - Noah ne era convinto - nemmeno la natura sarebbe mai stata capace di replicarla, figuriamoci un tintore di pelli per divani. Per favore.

Il ragazzo montò a cavalcioni del biondo, continuando il delizioso lavoretto che gli stava facendo alla clavicola pochi secondi prima.

Oh, sì.

Il pomeriggio sarebbe stato proficuo.





E quindi lei gli ha tirato un ceffone nel bel mezzo del negozio!”

No, non mi dire!”

Sì, accidenti! Lui l'aveva guardata con il vestito che lei si era provata per il ballo e le aveva detto che la faceva incredibilmente grassa, così lei si è arrabbiata e gli ha tirato lo schiaffo!”

Alle sette e mezza di sera, Lindsay, con gli occhi che le brillavano per il coinvolgimento che riusciva ad avere ogni volta che rivelava un pettegolezzo a Zoey, trillava nel telefono da più di un quarto d'ora.

Ma ti prego, dov'è finita la cavalleria?” chiese, con tono retorico, la rossa.

Non lo so! Ti giuro, ero lì con Taylor, mi aveva accompagnato per scegliere un vestito... Ho visto tutto! Avresti dovuto vedere la faccia di Dylan, quando Christine gli ha dato lo schiaffo!”

Zoey sospirò, stando ben attenta a non farsi sentire dalla bionda. Erano anni che sbagliava i nomi di tutti, ma non riusciva a farci l'abitudine.

E poi? Insomma, Duncan che ha fatto? Si è scusato con Courtney?” chiese, curiosa.

Beh, ha guardato Christine e le ha chiesto scusa, ma si vedeva che era tutto finto. In realtà, me l'ha detto Greta - che ci ha parlato una volta, te l'ha mai detto? -, lui non la sopporta più!” trillò di nuovo Lindsay.

E come dargli torto?” replicò la rossa. (Gwen aveva parlato con Duncan? Avrebbe dovuto farle un bel discorsetto.)

Non dire cose cattive, Zò!” la rimproverò la ragazza. “A parte questo... Non è che ti è venuta un'idea per Sabato? Grant è disperato - me l'ha detto sempre Greta.”

Veramente nulla. Mi dispiace, ma qui il mio cervello è nella situazione zero carbonella. Non so che dirti.” rispose l'altra.

Evitò di raccontare alla bionda dell'idea geniale che le era venuta qualche ora prima, vista la risposta di Trent (Da: Trent *^*: Stai scherzando, tesoro? Insomma, credi davvero che Brick si divertirebbe, se lo portassimo ad uno schiuma-party?).

Sentì poi la madre chiamarla dalla cucina perché l'aiutasse ad apparecchiare la tavola per la cena.

Ehi, Lind, mamma mi chiama. Ci vediamo domani a scuola!”

Va bene, tesoro. A domani.” rispose Lindsay.





Brick si abbandonò sul letto dopo aver finito i compiti di storia.

Erano le dieci e mezza, la giornata era stata davvero pesante e il suo corpo reclamava una buona dose di sonno.

Mandò un messaggio a Trent, prima di addormentarsi.

A: Treeeent

Visto? Non mi sono ucciso. Confido in sabato ;)

Cadde vittima di Morfeo troppo presto, però, perché leggesse la risposta del moro.

Da: Treeeent

Ok, Bricks. Riposati e... Uhm. Ci vediamo domani a scuola.


Fortuna che il venerdì era il giorno meno impegnativo della settimana.







Note dell'Autrice.

Fortuna che mi ero detta di contenermi .-. Non ho mai scritto una cosa così lunga.

Dunque... Sinceramente non so come definire questa storia. Era nata come una One Shot un po' lunghetta e piena di comicità, poi è diventata un tre capitoli più epilogo. E poi in questo capitolo di comicità non è che ce ne sia molta. C'è tanto, tanto, tanto ormone, ma questo è colpa di Noah e Sebastian.

Oh, ecco, parliamo un attimo di loro due. Mi dispiace di aver reso OOC Noah, ma per esigenze di trama (e di perversione, ma who cares?) l'ho dovuto fare.

Mi auguro che, invece, Sebastian vi sia piaciuto. È liberamente ispirato a chi-so-io, a cui mando tanti cuori ♥ ♥ ♥. Diciamo che sono innamoratissima dell'idea che Noah sia gay, quindi gli ho creato il suo prince charming ad hoc *^*

Avevo intenzione di fare solo un piccolo divagamento su di lui e sulla sua storia con Noah, ma in pratica la cosa si è scritta da sola.

Dio, la mia prolissità non mi porterà lontano D:

Aggiornerò la storia una volta a settimana (ogni Lunedì).

Breve momento chiarificazioni: no, non è assolutamente un caso che Sebastian si chiami come quel figo di Glee. Come non è per niente un caso che il professore di trigonometria faccia di cognome come Blaine e sia identico a Kurt. My Klaine feelings

Ed ora arriva la nota dolente.

Non vi sto obbligando, non sia mai!, ma vi vorrei chiedere un parere, una recensione.

Credo molto in questa storia, in quanto... Non so spiegarlo bene, ma diciamo che mi è piaciuto così tanto scriverla che mi dispiacerebbe se rimanesse abbandonata.



[Oh, nel caso ve lo steste chiedendo: se state seguendo Ti Ritroverò e vi siete preoccupati perché sono sei/sette Mercoledì che non aggiorno, sappiate che sono in fase di blocco scrittrice. Ho un capitolo abbozzato, ma non mi piace, quindi devo farmi venire qualche bella idea. In ogni caso, aggiornerò, prima o poi. Forse più poi che prima xD]

   
 
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