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Autore: Hi Fis    25/09/2012    0 recensioni
[Sins of a Solar Empire]
One shot che era rimasta sepolta fra le sabbie del mio HD e che ho ritrovato solo di recente: è dedicata a Sins Of a Solar Empire, uno dei migliori RTS ad ambientazione spaziale mai creati. In questo pezzo esplorerò le origini di una delle tre fazioni, gli Advent, e le sue motivazioni. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Generale, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’è Silenzio, nel Tempio dell’Armonia: un’assenza di gretti rumori che perdura inalterata da più di seicento anni, immutato e perfetto fin da quando la stazione spaziale è stata costruita. Un periodo durante il quale la parola “raccoglimento” ha raggiunto una nuova vetta di interpretazione. Soltanto scendendo nell’abisso, giù nelle profondità dei ponti inferiori della stazione, esiste un luogo in cui al rumore è concesso di abitare: una piccola nicchia, popolata dal lieve rotolare delle ventole di aereazione e dai bassi pulsanti delle vibrazioni del nucleo: in nessun caso è permesso al rumore di uscire al di fuori del luogo a lui destinato, per nessuna ragione. Questo però, non vuol dire che la stazione sia deserta, o che i suoi occupanti non svolgano con puntualità i loro compiti: innumerevoli sono le attività che vengono eseguite in ogni momento, ma in seicento anni non una volta è mai stato scambiato un ordine o un saluto.
Questo perché, quando si fa parte dell’Unità le parole sono solo suoni: vuoti e inutili.
Un profano potrebbe chiamarla “telepatia”, ma ciò che abita gli spazi tra le menti degli Advent è qualcosa di sostanzialmente diverso: la telepatia esiste solo tra menti distinte; qui, non vi è più alcuna simile divisione, e ormai da lungo tempo. Ora, tutti partecipano alla mente altrui, perché non c’è né individualità, né collettività: ognuno è partecipe dell’Unità, ed essa è l’amalgama dei pensieri di ciascuno. Perfino i corpi hanno un’importanza relativa e, in casi meritevoli, un intero io può essere salvato dalla dissoluzione, trasferendolo dentro ad un altro contenitore: non è inusuale tra gli Advent che gli involucri racchiudano dentro di sé più di coloro che sono nati in quella carne.
È anche grazie a questo se la continuità è stata assicurata per mille anni, a dispetto di coloro che avrebbero voluti cancellarli anche dei loro ricordi.
 
***
 
“RETRIBUZIONE!”
 
È il grido silenzioso che abita tutte le menti: è il monito costante dell’Unità, è il suo stesso spirito ed è la chiave di volta della sua esistenza. Mille anni prima, quando ancora l’Unità era solo un feto nell’utero del fato e il popolo non possedeva ancora il nome di Advent, c’era un pianeta situato ai confini dello spazio umano, deserto e disabitato, in orbita attorno ad una gigante rossa. Su quell’arido sasso, dove solo poche piante scheletrite riuscivano a sopravvivere, arrivarono dei pionieri, alla ricerca di una nuova terra e di una nuova dimora dove far risorgere il loro credo, ma anche di un luogo dove crescere i propri discendenti lontano dalle guerre e dalle distruzioni insensate dell’Umanità.

In quel luogo, quei pionieri avrebbero trovato molto più di quanto avessero potuto mai desiderare nei loro più incredibili sogni; in quel luogo, avrebbero trovato molto più di quanto avessero potuto mai temere nei loro più terribili incubi.

I coloni decisero di stabilirsi su quel pianeta e lo chiamarono “Casa”: nonostante il calore, l’arido mondo era ricco di risorse e poteva essere reso ospitale, col tempo e il duro lavoro. Era un giardino di possibilità infinite, da coltivare con preghiere d'amore e dedizione. Cercando mezzi di sostentamento rinnovabili e sfruttabili, i coloni cominciarono a nutrirsi dei vegetali indigeni, che avevano scoperto ricchissimi d'acqua preziosa, trattenuta dall’atmosfera nei loro fusti bassi e spinosi.

Tutti si nutrirono di quelle piante, e in grande quantità: nessuno immaginava quello che sarebbe successo.

“Perché di ogni albero del giardino puoi mangiare a sazietà. Ma in quanto all'albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai, tu morirai.”
 
I vegetali del pianeta contenevano un composto psicotropo, cento volte più potente del dietilammide dell’acido lisergico, ma dal rilascio estremamente lento: solo dopo un anno dall’ingestione delle prime piante gli effetti si resero manifesti e i coloni furono preda di allucinazioni sconvolgenti. Nessuno poté esimersi: anche smettendo di nutrirsene, le tossine accumulate in quel primo anno di insediamento fecero comunque il loro effetto.
In preda alle droghe e alla paura per quello che stava loro succedendo, i coloni giacquero sconvolti l’uno accanto all’altro, preda delle visioni con cui la tossina straziava le loro menti in una tortura infinita.
Metà della popolazione della colonia morì nella settimana successiva, i più fortunati per disidratazione, altri, la maggioranza, per gli effetti dell’ebbrezza. A nessuno fu risparmiata la sua parte: c’era chi uccideva i propri genitori, c’erano eredi trucidati dai loro parenti e c’era chi tagliava gole a infanti e ne beveva il sangue. C’erano coloro che morivano precipitando dalle rupi, inseguiti da demoni che solo loro potevano vedere, c’erano coloro che inghiottivano veleni credendoli caramelle e c’erano coloro che si percuotevano a morte cercando di schiacciare visioni da incubo. Mentre il sole e le stelle restavano indifferenti a guardare, la paura e il desiderio di sopravvivenza erano l’unica cosa rimasta in quelle anime preda della follia: vita e morte combatterono un’aspra battaglia dentro tutti loro, il cui esito era affatto scontato. Per un’intera settimana, sangue vischioso e putridi resti arrossarono la sabbia di “Casa” e molti corpi giacquero perduti sulle rocce e sulla rena rovente.
E infine, fu la vita a vincere: la loro ragione aborriva gli orrori causati dalla droga, ma come potevano distinguere ciò che era reale da ciò che danzava semplicemente nella loro mente, quando erano così deboli? Nel desiderio collettivo di sopravvivere alle proprie allucinazioni, e di un momento di requie dal loro Golgota, si stabilirono dei legami tra i coloni, relazioni che trascendevano i limiti della carne. All’inizio furono vincoli semplici, che divennero però sempre più complessi a mano a mano che cresceva il numero di pionieri che raggiungevano lo stato di comunione mentale indotto dalla paura, dalla droga e dal desiderio di salvezza. Ogni nuova persona era come l’anello della catena: le piante furono la forgia e il martello che unirono assieme tutti gli anelli, creando qualcosa che non si era mai visto prima in tutto l’Universo.
Quando finalmente tutti i superstiti furono riuniti, la loro nuova collettività prese il sopravvento sulle allucinazioni, bandendole dalla loro ragione. L'anno successivo passò mentre il nuovo essere, nato con molti corpi, cercava di stabilizzarsi in una forma unica: i ricordi furono condivisi tra il popolo, a volte verbalmente. Le allucinazioni non smisero di tormentarli, ma con molti occhi che guardavano contemporaneamente attraverso la mente di tutti, si poteva distinguere come fasullo ciò che era solo frutto della tossina e non venirne quindi sommersi.
Presto, i membri del popolo si resero conto che non sarebbero più potuti tornare indietro: la carenza dei vegetali che erano stati la loro ordalia generava una terribile astinenza che li escludeva dalla comunione mentale, precipitandoli nuovamente nella follia e infine uccidendoli per consunzione. L’essere con molti corpi decise quindi che le piante erano necessarie per la sopravvivenza di coloro che lo componevano: i coloni resero interi ettari del pianeta fertili e li coltivarono, così che nessuno dovesse più sopportare il trauma di quella che era stata effettivamente la nascita dell’Unità.
Negli anni successivi, essa prese maggiore coscienza su di sé, come la mente di molte menti: un amalgama, che all’inizio si limitava solo ad aggregare i singoli per permetterne la sopravvivenza, ma che poi ne divenne assieme la servitrice e la guida. I coloni non comunicarono mai più coi loro fratelli, e il pianeta fu dimenticato: l’umanità, troppo impegnata nella guerra e in dispute infantili, non aveva risorse o tempo da dedicare alla ricerca di quei pionieri scomparsi.
Nei secoli, il popolo crebbe di numero e le interazioni di complessità: sorsero città eclettiche dove prima c’era stato solo un piccolo insediamento di qualche migliaio di persone.
Nel tempo, il popolo trovò il modo di aumentare la loro comunione: l’educazione permise all’Unità di essere in ogni mente, anche in quella dei non ancora nati, fin dall’inizio. Col tempo alcuni del popolo, specie donne, impararono a canalizzare la volontà collettiva attorno a loro: essi furono insigniti con le responsabilità dei leader, come i primi servitori dell'Unità.
C'era pace allora, e libertà per perseguire la propria strada, dovunque essa portasse: Loro erano uniti, e avevano la loro Unità.
 
E quando, dopo diversi secoli di serena separazione, l’umanità appena pacificata prese di nuovo contatto con i fratelli e le sorelle che credeva perduti, si trovò di fronte a qualcosa di inesplicabile: una cultura primordiale, in cui lo stato di ebbrezza era l’unica costante e dove ogni mezzo per mantenerla era lecito. I messi della coalizione umana trovarono uomini e donne ossuti, distanti anche per aspetto dai loro floridi compagni, tutti apparentemente in grado di partecipare ad una forma di comunicazione non verbale e ad una coscienza collettiva, in assoluta promiscuità: gli ambasciatori ebbero conversazioni dove i loro interlocutori cambiavano continuamente, ma il soggetto era sempre uno, che fosse uomo, donna o bambino.
In breve, l'Unità fu giudicata insana dagli esseri umani.
Il popolo nudo accettò quel giudizio senza replicare: cosa poteva mai valere la parola di estranei, per coloro che avevano raggiunto la comunità? L’Unità aveva compreso che l’Umanità non li avrebbe mai capiti: a che cosa sarebbe servito cercare di illuminarla? Tuttavia gli Uomini non vollero fermarsi: nel tentativo arrogante di riparare alla follia apparente dei loro fratelli perduti, l’umanità rimosse i leader del popolo e li giustiziò pubblicamente, per dare l’esempio.
Fu come se gli Advent fossero ricaduti nella tenebra: senza le guide capaci di canalizzarne le volontà, l’essere dai molti corpi gemette ferito, mentre numerosi singoli regredirono allo stadio di belve, poiché avevano perso la loro connessione con il tutto. La situazione degenerò inevitabilmente e le brutalità che videro sbocciare su tutto il pianeta convinsero gli umani che quel mondo era ormai perduto.
Da sempre, violenza chiama altra violenza, in un cerchio insensato che fa dimenticare ciò che di buono si è cercato di coltivare: l’umanità decise che l’epurazione era il fato più giusto, e l’unico possibile, per quella genia abominevole.
Il popolo fu deportato dentro enormi arche e lanciato nello spazio: la gente di un intero pianeta, cacciata dalla propria dimora, abbandonata a se stessa e condannata a essere dimenticata.
Per trecento anni, gli Advent continuarono a pellegrinare sempre più lontano da "Casa", rimanendo a bordo delle navi e sopravvivendo coi miseri resti di ciò che era stata la loro grande comunione, coltivando quel poco che avevano, senza riuscire nemmeno a mantenere stabile il legame dell’Unità. Interi equipaggi andarono perduti in quell’esodo, in quella diaspora, e il teschio ghignante delle Morte si presentò nelle loro visioni.
Il loro fato sembrava ormai scritto: il Vuoto li avrebbe presto annientati del tutto.
Ma quando il popolo stava per soccombere e i corpi si erano ormai rassegnati alla distruzione,  una voce, una voce limpida e chiara come il sole rosso del deserto, li riunì tutti: una voce ed un canto proveniente dalla prima incarnazione fisica dell’Unità da quando aveva iniziato ad esistere. La loro Messiah, la loro Salvatrice: l’essere dai molti corpi aveva sconfitto l’isolamento, l'astinenza e la distanza, e il feto non ancora nato che li aveva richiamati e riuniti divenne la guida che stavano aspettando.
Fu così che gli Advent trovarono un nuovo rifugio in una zona sconosciuta della galassia, usandolo come base per cominciare a ricostruire ciò che erano stati un tempo.
Tuttavia la rabbia, il dolore e la disperazione che avevano sperimentato, avevano lasciato un profondo solco dentro di loro, una cicatrice dolorosa nell’Unità che non smetteva mai di pulsare: molti corpi incisero su di sé un segno visibile di quella scarificazione, in un gesto che sarebbe divenuto una tradizione per tutti i membri degli Advent.  Si istituirono cicatrici rituali, segni che testimoniavano la volontà di non dimenticare mai il torto subito e di non perdonare mai, fino alla fine dei giorni: per quanto si moltiplicassero e colonizzassero infatti, il desiderio di retribuzione cresceva giorno, dopo giorno, dopo giorno, restando insaziato. E un giorno, in quel loro nuovo rifugio arrivò una voce, flebile come un sussurro: la "Casa" dove era nato l’essere dai molti corpi li richiamava, perfino da quella distanza, perfino dopo tutto quel tempo.
E l'Unità rispose a quella voce.
Quando i corpi raggiunsero il numero di trenta miliardi, l’Unità decretò che era giunto il tempo del ritorno. Il tempo della vendetta e della ricompensa. Il tempo della Jihad: per la prima volta dalla sua nascita, l’Unità concepì e ricercò armi potenti ed efficaci. Potenti strumenti di morte con cui punire i loro antichi nemici, che dopo quasi un millennio li avevano ormai inseriti nelle leggende e dimenticati. Mentre l’umanità prosperava su vari mondi, ignara ed immemore, gli Advent costruirono un esercito imponente e tecnologie d’armamento e di difesa che i loro antichi fratelli non avevano mai neppure sognato e mai neppure temuto. Avrebbero imparato.
Anche l’Unità cambiò in quell’era di preparazione: i singoli furono divisi in caste, in base alla loro capacità di partecipare all’Unità. I più deboli furono svuotati e divennero i droni, i gusci vuoti senza una mente propria, capaci solo di farsi guidare: queste api operaie furono poi plasmate in artigli dell’Unità e destinati a svolgere i compiti più pericolosi, poiché erano facili da sostituire e semplici da coltivare. Allo stesso tempo, fu promossa la cibernetica neurale e l'Addestramento, e nacquero leader del popolo sempre più forti e potenti, a guidare un numero di corpi sempre crescente.
Infine, secoli dopo la cacciata dal loro paradiso, tra gli Advent nacquero i primi psionici: persone in grado di imporre la loro volontà sullo spazio attorno a loro e piegarlo al proprio volere. Questa nuova casta affiancò ben presto le altre, sia per numero che per importanza: ciò permise all’Unità di fondere assieme tecnologia, telepatia e telecinesi per produrre nuove leghe, nuovi scudi e nuove armi. Nacque così ciò che la TEC avrebbe ribattezzato PsiTech, ovvero il misto di tecnologia e magia che tanto avrebbe terrorizzato i loro nemici: laser governati dalla mente, sistemi sensori amplificati dalla telepatia e la telecinesi usata come scudo e spada delle navi Advent in svariate forme.
 
Fu così plasmata una terribile armata, la personificazione dei desideri dell’Unità.
Non sarebbe stata solo la paura a serpeggiare tra le fila nemiche, ma soprattutto la disperazione: il sentimento che un sacrificio prova di fronte alla lama del carnefice. Perché solo quando una nave Advent avesse preso il controllo di uno schieramento avversario piegandolo al proprio volere, o solo quando un intero squadrone di caccia nemici fosse stato distrutto usando la forza di volontà, o soprattutto, solo quando l’intera popolazione di un pianeta avversario fosse divenuta preda di allucinazioni, isterismo e follia che avrebbero costretto ogni uomo, donna e bambino che non potesse essere convertito all’Unità a strangolarsi a vicenda; solo allora gli Advent sarebbero stati soddisfatti.
Sarebbe sempre stata una sensazione di breve durata, ma per fortuna ci sarebbero stati altri mondi su cui esigere retribuzione: tanti altri mondi da punire, finché il peccato dell’umanità non fosse stato espiato. Avessero dovuto volerci anche altri mille anni.
 
***
 
Nel Tempio dell’Armonia, nello spazio Advent, un singolo grido scuote l’aria. Un urlo di donna, acuto e insopportabile, squarcia il silenzio consacrato, lacerando con i suoi toni il raccoglimento in cui è coltivata l’Unità.
Un singolo grido di dolore, ma anche di immensa gioia. Un bambino, nato di sette mesi, porge le sue braccia ad una dei dottori che hanno assistito al parto: la donna lo prende e prontamente se lo mette al seno, dove il piccolo inizia a succhiare.
Dopo essersi nutrito, il fanciullo volge solo per un attimo lo sguardo verso la femmina che ha urlato dandolo alla luce, ormai solo un cadavere: troppi sono stati gli sforzi a cui quella gravidanza l’ha sottoposta. Anche la sua mente è orma perduta: nulla in lei merita di essere preservato; ma ha svolto il compito per cui l’Unità l’ha scelta in modo ammirevole.
Così come coloro che sono venuti prima di lei, non sarà mai dimenticata.
Nonostante sia appena nato, sotto il sangue del parto il bambino sfoggia una chioma di capelli color giaietto e profondissimi occhi color dell’ambra, che ancora non riescono a mettere completamente a fuoco l’ambiente circostante.
Il suo corpo crescerà, ma la sua mente è già completamente formata: esso è la tredicesima incarnazione dell’Unità da quando gli Advent si sono dati questo nome.
Esso è il Cardine della Porta, l’Asse della Ruota: attorno a lui, la macina dell’Unità è ansiosa di girare, per ridurre in brandelli i suoi nemici.
L’Unità trasferisce le informazione che i corpi dei presenti percepiscono a quello del bambino: ora anche i scuoi sensi distinguono la stanza.
Una volontà, potente e inarrestabile come il vento nel deserto, è decretata:
 
“Che cominci la guerra: che i nostri nemici tremino al cospetto dell’Unità. Sia fatta la nostra volontà. ”
 
Quel pensiero riverbera per tutti i corpi, come l’onda di un sasso lanciato in uno stagno: ogni nave della flotta Advent, dalle imponenti ammiraglie, fino alla più infima fregata scout, attiva le procedure per il salto di fase. Un singolo essere, composto da centinaia di migliaia di navi, sta ora per partire verso le stelle da cui un millennio prima furono cacciati.
Il bagliore violetto delle navi che partono tutte assieme è così intenso da sembrare la nascita di una nuova stella: l’onda gravitazionale dovuta alla brusca partenza di così tanti vascelli assieme crea un’increspatura visibile nello spazio- tempo, in una manifestazione di pura forza che riduce in polvere gli asteroidi attorno al Tempio. Gli psionici di bordo proteggono con facilità la stazione, deflettendo l’onda gravitazionale, ma il pianeta dietro ad essa è sconvolto: profonde crepe e terremoti ne increspano la superficie, trasformando in pochi secondi un giardino in una landa desolata e inabitabile.

All’Unità non importa, quel luogo non ha più risorse da sfruttare: è solo una conchiglia vuota da lasciarsi alle spalle.

Mentre i vascelli in fase viaggiano a molte volte la velocità della luce verso cieli familiari, il bambino è lavato e vestito di panni candidi. Poi, una delle levatrici appone la prima delle cicatrici rituali degli Adventi sulla sua fronte, facendo colare il suo sangue sui vestiti di entrambi.

Non un gemito sfugge dalle neonate labbra.
Quando la ferita sarà stata bendata e il sangue si sarà coagulato, Esso sarà portato a bordo della nave ammiraglia della Flotta, che guiderà la seconda ondata d'invasione.
L’Unità sta finalmente tornando a casa.




Angolo dell'autore:

Sins Of A Solar Empire, o SoaSE in breve, è uno dei pià strani RTS su cui abbia mai messo le mani: dopo un breve, ma assolutamente carismatico filmato iniziale che delinea il contesto del conflitto in corso, manca completamente di qualunque tipo di trama, sia nel gioco originale che in tutte le successive espansioni.
Sono i giocatori a definire il loro personale andamento della guerra, scegliendo tra tre fazioni possibili, ognuna ben delineata e con le sue peculiarità. Gli Advent sono i miei preferiti, ma non vi annoierò con la descrizione del perchè ;): in loro onore, ho voluto scrivere questo piccolo tributo, che finalmente pubblico.
A coloro che conoscono già SoaSE potrebbe forse risultare un po'... diverso da come si erano immaginati gli Advent, ma siccome non esiste davvero una descrizione canonica dell'Unità e di come gli Advent si rapportino con essa, preferisco immaginare una società che è anche una mente- alveare, piuttosto che una banale congrega  di telepati e psionici; una società insomma in cui uno è parte del tutto e viceversa.
Infine, a tutti coloro che sono arrivati fino a qui, spero davvero che questo pezzo sia piaciuto e in caso di recensioni positive spero davvero di poter continuare con SoaSE, che trovo davvero qualcosa di spettacolare. Alla prossima!
Hi Fis.

  
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