Betato, gentilmente, da Mary_Sophia_Spurce
Epilogo.
Tutto era pronto, finalmente potevo chiudere la valigia e tornare a casa per le vacanze di Natale. Jeremy aveva finito le lezioni qualche giorno prima di me ed era letteralmente scappato dal campus per poter riabbracciare la sua dolce amata Anna, io avevo dovuto aspettare ma, come diceva il detto, “l'attesa aumenta il desiderio” perciò avevo una voglia matta di mettere piede a Mystic falls e riabbracciare i miei amici.
Il
comitato d'accoglienza non era dei migliori, lo dovevo ammettere.
Jeremy,
come al solito, confuse l'ora del mio arrivo in aeroporto,
così
dovetti aspettare un'ora sulla panchina degli 'arrivi' a sperare di
non morire assiderata.
Il
cielo era grigio e in quel periodo significava solo una cosa: neve;
tanta neve pronta a bloccare le strade e costringerci a casa.
Finalmente riconobbi l'auto di mio fratello a distanza, aspettai che
fosse davanti a me per alzarmi dalla panchina e aiutarlo con i
bagagli.
-
Cosa ci farai poi con due valigie in tre settimane.
Il
suo solito modo per dirmi che, nonostante non ci vedessimo da poco,
gli ero mancata e poi sapeva che una conteneva i regali che qui non
avrei mai trovato.
-
Casa dolce casa.- Respirai a fondo e trascinai, insieme a Jeremy, le
valigie nella mia camera. Mi buttai sul letto, comodo e spazioso, mi
mancava più di qualsiasi cosa al campus, costretta a dormire
in
quello minuscolo che avevo là in camera; mi coprii con il
mio
adorato piumone enorme blu e mi addormentai felice di respirare
quell'odore famigliare di casa.
-
ELENA!
Il
mio adorato fratellino mi aveva costretta ad uscire
quella
sera, voleva godersi ogni giorno e ogni istante delle vacanze
natalizie e io, secondo lui, avrei fatto lo stesso; perciò
ci
trovavamo al Mystic Grill quando Caroline Forbes urlò il mio
nome
facendo zittire mezzo locale. Mi alzai sorridente e felice di
vederla, ovviamente il suo abbraccio fu come i suoi soliti: calorosi
e stritolatori.
-
Ahi Caroline, mi fai male.
-
Oh scusa, è che sono così contenta di vederti.
Le
sorrisi ancora; mi era mancata in quei quattro mesi, c'eravamo
sentite quasi ogni giorno ma parlare dal vivo era tutt'altra cosa.
-
Devi raccontarmi tutto.
Feci
una smorfia: non avevo proprio nulla da raccontare, facevo la
classica vita universitaria, mica ero stata in vacanza ai Caraibi. -
Uhm, tutto nella norma. Tu invece?
Il
suo sorriso mi abbagliò, possibile che quella ragazza fosse
di
giorno in giorno sempre più bella?
-
Io... sai... cioè, te l'ho detto no? Beh...
Scoppiai
a ridere perché sapevo che quanto quell'argomento la
imbarazzasse e
io mi divertivo tantissimo a metterla in difficoltà. -
Quindi sei
innamorata?
-
Dai Ele, non l'ho detto neanche a lui.
-
E che aspetti?!
Mi
finsi inorridita facendo ridere anche lei; mio fratello ci guardava
perplesso, ogni tanto scuoteva la testa afflitto e rassegnato ma
sapeva che se voleva uscire con me doveva sorbirsi questi tipi di
incontri.
-
Lo hai già incontrato?
Sapevo
di chi stesse parlando perciò negai subito. In
realtà ero convinta
di trovarlo al Grill quella sera ma evidentemente aveva preferito
rimanere a casa a guardare un film, lo sport o giocare alla play;
insomma, le cose tipiche da maschio.
Non
lo vedevo da prima che ritornassi al campus e per quanto mi costasse
fatica ammetterlo, il primo mese mi era davvero mancato, poi ci feci
l'abitudine.
Bevvi
la mia birra, mangiando patatine fritte, insieme a Caroline e Jeremy,
spensierata parlando con loro del più e del meno; facendomi
raccontare dalla mia amica cosa aveva fatto in quei mesi e come
procedeva lo stage in ufficio dal padre.
Stavo
ridendo ad una battuta idiota di Jer quando con la coda dell'occhio
vidi entrare il soggetto dei discorsi miei e di Caroline di qualche
ora prima.
Era
accompagnato da una bionda che all'inizio non riconobbi, in fondo lui
aveva sempre avuto una fissazione per quel colore di capelli; le
teneva la mano e sorrideva a qualcuno in lontananza per salutarlo.
-
Non vi parlate?
La
domanda di mio fratello arrivò dritta alle mie orecchie come
un
pugnale al cuore.
-
Non so, il fatto è che non ci vediamo da molto e l'ultima
volta...
Sospirai
a quel ricordo ma avevo comunque voglia di salutarlo, parlare con lui
e chiedergli come stesse; perciò mi alzai e feci qualche
passo per
raggiungerlo, mi vide ancora prima che gli fossi vicino e il sorriso
che mi regalò mi scaldò il cuore: come avevo
potuto pensare di non
rivolgergli più parola o che lui fosse arrabbiato con me?
-
Sei tornata, finalmente.
Annuii
– Quest'anno non volevano lasciarmi andare. -
Mi
sorrise di nuovo ed ebbi la voglia di abbracciarlo, tuttavia mi
trattenni, soprattutto perché la sua nuova fidanzata ci
guardava da
lontano senza perderci di vista neanche per un secondo. - Come stai?
-
Bene, non posso lamentarmi. Tu?
Feci
spallucce – Come sempre, tutto nella norma. Vedo che ti sei
dato al
biondo, Klaus non è geloso?
Rise
e mi lasciai trasportare – Del biondo o che io stia con sua
sorella.
-
Entrambe le cose.
-
Nah, a lui piace il suo colore di capelli e poi sa che tratto bene
Rebeckah.
Questa
volta fui io a sorridergli – Sono davvero contenta per te
Stef,
vederti così tranquillo e spensierato; per un po' avevo
temuto di
averti causato tanto dolore.
-
E' tutto ok Ele, davvero. Sono felice, la mia vita va a gonfie vele e
ti voglio bene, come ho sempre fatto.
Non
riuscii a trattenermi e lo abbracciai, fregandomene di come poteva
reagire BarbieKlaus; Stefan aveva occupato un ruolo importante nella
mia vita, per questo non avevo mai avuto il coraggio di dirgli
definitivamente addio.
Il
mio letto mi era mancato. Mi era mancato soprattutto svegliarmi senza
mal di schiena e fare colazione insieme a mio fratello: home sweet
home.
-
Che programmi hai per oggi?- Mi chiese Jeremy mentre mi versavo una
tazza di caffè.
-
Oh pensavo di...- Mi bloccai quando lo vidi. - Oddio.- Mi cadde la
tazza dalle mani e corsi ad abbracciarlo.
-
Nena, mi stai strozzando.
Damon
era apparso dal nulla in cucina con due valigie enormi; era tornato
dal suo viaggio in Europa in anticipo senza avvertire nessuno,
probabilmente Jer ne era al corrente ma io no. Fu emozionante vederlo
lì, sorridente e bello come sempre.
-
Te lo meriti. Che ci fai qui?
-
Credevo fossi contenta di vedermi. Ciao Jer.
-
Certo che lo sono. Tu lo sapevi?
-
Ovvio, sono andato a prenderlo io all'aeroporto.
Gli
sorrisi e poi abbracciai Damon di nuovo, aiutandolo a portare le
valigie in camera sua. - Raccontami un po' del viaggio.
Com'è
Londra? E Parigi?
-
Bellissime ma la mia preferita è Roma, la città
dell'amore.
Lo
guardai scettica mentre dividevo i capi sporchi da quelli puliti
–
Ma non era la città eterna? Parigi è la
città dell'amore.
-
Roma/Amor è un anagramma, la guida lo ha ripetuto per tutta
la
settimana – Risi nel vedere la sua espressione sconvolta e
scocciata – Tu che hai fatto di bello?
-
Niente di che, ho studiato, fatto esami e sono tornata qui; sempre la
solita vita.
Il
sorriso che mi regalò mi sciolse il cuore; parlare con
Damon,
rivederlo dopo tutti quei mesi, era un toccasana, mi era mancato come
l'aria.
Era
partito subito dopo l'episodio del bacio, quasi come volesse scappare
da me e non parlarne; in realtà mi spiegò che non
ero io il
problema ma aveva solo bisogno di partire e trovare se stesso. Aveva
bisogno di un viaggio perché stare qui a Mystic Falls lo
stava
facendo impazzire.
Certo,
più o meno il significato era quello dato che non ne avevamo
mai
parlato ma io lo avevo assecondato, rispettando la sua
volontà;
anche perché mi imbarazzava troppo parlarne.
–
Ti
ho portato un regalo.
Urlai
eccitata – Dimmi che hai un mini inglesino dentro la valigia.
Alzò
il sopracciglio e mi guardò male – Gli inglesi non
baciano per
niente bene, sai? Tieni.
–
E
tu come...? No, non dirmelo.– Scartai il pacco in fretta e
quando
capii cos'era rimasi sconvolta per la gioia: una felpa e una
maglietta del college di Oxford. – Sono bellissime.
-
Sapevo che ti sarebbero piaciute.
Lo
abbracciai, ancora, perché non riuscivo a smettere di farlo
quel
giorno.
Nel
pomeriggio lo lasciai riposare mentre io ne approfittai per ripassare
per un esame dopo le vacanze; fu Damon stesso a intimarmi di smettere
di studiare quando si svegliò dal sonnellino pomeridiano
“non
posso dormire tutto il pomeriggio” disse “o questa
notte rimarrò
sveglio a girare i pollici”.
Dopo
cena mi costrinse ad uscire: voleva rivedere i soliti vecchi amici,
passare la serata a bere qualcosa al Grill e respirare aria di casa;
in fondo lo capivo, era quello che avevo fatto anche io la sera
prima.
-
Hai già visto Caroline? - Gli urlai dalla mia stanza mentre
cercavo
di alzare la cerniera del vestito blu appena indossato, Damon
arrivò
qualche istante dopo.
-
No.- Spostò i miei capelli su un lato e mi aiutò,
lasciandomi poi
un bacio su una spalla; gli sorrisi attraverso lo specchio. - Sei
dimagrita troppo, sai?
-
Non è vero.
-
Dovresti ingrassare, mettere un po' di pancia... così sembri
uno
scheletro che cammina.
Lo
fulminai con lo sguardo, perché lui doveva sempre andare
contro
corrente? Insomma, era l'unico a dire alla propria migliore amica
d'esser dimagrita e non ingrassata. Se glielo avessi fatto notare mi
avrebbe risposto con una delle sue solite frasi del tipo “Ma
io
sono realista e ti dico sempre la verità, Elena”.
Andammo
a piedi fino al Mystic Grill, mi mancavano le nostre passeggiate in
silenzio, vicini, ad ascoltare i rumori che ci circondavano; certo,
il tempo non era dei migliori dato che si moriva di freddo ma
trascorrere un po' di tempo da sola con il mio migliore amico era
sempre piacevole.
-
Sai a cosa stavo pensando?- Negai e lui continuò a parlare
– Non
mi hai più detto qual è l'ultima regola per
conquistare una
donna...
Quasi
mi strozzai con la mia stessa saliva; avrei davvero dovuto dirgli che
“Fiori, cioccolatini, ecc. per le ricorrenze sono
ben accetti e
fanno sciogliere le donne ma nulla equivale a un bacio spontaneo,
naturale.”? Deglutii e cercai di sorridergli
– Te la dirò
solo quando avrai conquistato, definitivamente, qualcuno.
Lo
vidi alzare gli occhi al cielo e sospirai sollevata: c'era cascato.
Arrivati
al Grill, Damon fu accolto da una folla impazzita, tutti che lo
salutavano e abbracciavano come se non lo vedessero da anni, gli
chiedevano come fosse l'Europa e, soprattutto, le europee. I ragazzi
erano tutti uguali.
Caroline
gli si avvicinò per ultima, il loro saluto fu un po'
imbarazzante;
tre mesi prima si erano ripromessi di sentirsi il più
possibile e
che avrebbero discusso di un eventuale “loro” non
appena Damon
sarebbe tornato. Lei non sapeva del nostro bacio e, ovviamente, non
sapeva del vero motivo per cui lui era partito; un po' mi sentivo in
colpa nel nasconderglielo ma, d'altro canto, non volevo complicare le
cose tra di loro e, adesso che avevo trovato un'amica, non volevo
perderla.
-
Pensi che ci sarà mai un futuro per noi?- Caroline me lo
chiese
mentre guardava Damon giocare a freccette, scrollai le spalle.
-
Non lo so ma lo spero. State bene insieme e lui sembra felice con te.
-
Quest'estate, per un attimo, ho pensato che voi due steste insieme.-
La guardai preoccupata e sconvolta, non poteva averlo pensato anche
lei, era un incubo quello – Il modo in cui voi scherzate, vi
guardate o sorridete l'un l'altra è incredibile. Sembrate
appartenervi, è come se tu fossi la sua anima gemella e
viceversa,
se voi due foste la metà perfetta della mela di entrambi.
Questo è
frustrante per chi vi guarda dall'esterno e si innamora di uno di voi
due perché sa che non potrà mai prendere il posto
tuo o suo nei
vostri cuori. Non voglio sostituirti, non potrei mai farlo, ma il
fatto è che lui non mi amerà mai neanche la
metà di quanto ama te.
Quando
avevamo bevuto entrambi abbastanza da poter affrontare il freddo e il
gelo per strada, decidemmo di tornare a casa; Damon era ancora stanco
per il viaggio e, sebbene si stesse divertendo, mi supplicò
di
portarlo via. Salutò Caroline promettendole di chiamarla il
giorno
dopo, avevano tante cose di cui parlare e io mi sentii un piccolo
verme perché prima non avevo avuto il coraggio di rispondere
a
quello che mi aveva detto lei.
Mi
strinsi ancora di più nel cappotto per evitare di morire
congelata,
mentre Damon camminava tranquillo, evidentemente lui era talmente
stanco o brillo da non sentire freddo.
-
C'è qualcosa che ti turba?
La
sua domanda mi spiazzò. - Non tanto, perché?
-
Di solito a questo punto parli a vanvera commentando la serata;
adesso il tuo silenzio mi sta preoccupando.
Sospirai
prima di rispondergli – Non ho niente, solo che Caroline ha
detto
delle cose che mi hanno fatta riflettere.
Sì
bloccò e quindi dovetti fermarmi anch'io –
Qualsiasi cosa sia non
pensarci ok?- Mi prese per mano, realizzai dopo qualche secondo che
la tolsi, portandomele entrambe al petto – D'accordo, cosa ti
ha
detto?
Ripresi
a camminare liquidando la faccenda, o almeno ci provai; Damon
però
non mollava, voleva sapere cosa fosse successo e perché ero
così
turbata, dovetti quindi dirgli la verità. - Nessuno mi
amerà mai
veramente perché tutti penseranno sempre che tu sei l'unico
e il
solo ad avere un posto speciale nel mio cuore.
Mi
guardava senza dire nulla, era incredibile che stessimo di nuovo
affrontando quel discorso, mi sembrava di vivere in un film dove alla
fine la protagonista perdeva ogni cosa e si ritrovava a vivere da
sola con tanti gatti. Io odiavo i gatti.
Non
sapevo se a darmi più fastidio fosse il suo silenzio o il
freddo
pungente di Dicembre.
-
Non so che dire. In questi secondi credo di aver pensato dieci
risposte diverse e tutte e dieci non erano adeguate: io non so che
dirti Elena.
Abbassai
lo sguardo colpevole perché ogni litigio era causa mia. -
Non fa
niente- E ripresi a camminare, sentii i suoi passi solo dopo qualche
istante.
-
No invece spiegami cosa devo fare, vuoi interrompere la nostra
amicizia?
-
NO! - Risposi senza fermarmi e senza guadarlo, sentivo la sua
presenza accanto a me.
-
Vuoi... qualcosa di più?- Mi bloccai: non potevo credere che
avesse
detto una cosa del genere. Io volere qualcosa di più da lui?
Dal
nostro rapporto? Più della nostra amicizia? Scossi la testa
come a
scacciare quel pensiero e ripresi a camminare verso casa –
Sono
partito perché se fossi rimasto avremmo peggiorato la
situazione.
Dovevo mettere un po' di distanza tra me e te, dimenticare quel bacio
e fare finta che non fosse successo nulla.
-
Credi che non parlarne elimini il problema?
-
No ma almeno cerco di non pensarci. Elena- Mi superò
mettendosi
davanti a me e camminando all'indietro come i gamberi, facendomi
sorridere per un istante – tra noi due c'è
qualcosa di speciale,
qualcosa che va ben oltre l'amicizia e so che lo senti anche tu ma,
non credo sia amore. Non so definire cosa sia esattamente quel
sentimento che ci lega ma mi piace e non voglio rovinarlo per un
bacio o per altro...
-
Chi ha parlato di altro?
-
Oh fidati, quando ti vedo in certe maniere il mio amico là
sotto fa
certi discorsi... - Lo spinsi. Quando faceva battute del genere era
proprio un cretino ma mi aveva fatto tornare il sorriso ed era per
quello che gli volevo bene, perché senza di lui non sarei
stata la
stessa. - Il punto è che non voglio perderti, non voglio
perdere
tutto questo: preferisco restare scapolo a vita che essere sposato
con una donna bellissima ma senza di te, la mia migliore amica, al
mio fianco a migliorare le mie giornate.
Damon
era così, stronzo e idiota nella maggior parte delle volte
ma dolce
e spontaneo in alcuni casi e gli volevo un gran bene per quello;
perché non era mai la stessa persona ogni giorno,
perché sapeva
sempre sorprendermi e perché avrebbe rinunciato a tutto per
vedermi
felice.
Mi
accorsi che eravamo arrivati a casa, Damon era accanto a me in
silenzio e teneva lo sguardo basso come se fosse in attesa di un
verdetto finale. Salimmo i gradini e mi fermai sul portico; doveva
essere molto sovrappensiero perché mi venne addosso
scusandosi dopo.
-
Ho avuto un fidanzato e posso averne tanti, ho già un
fratello e so
cosa significa; quello di cui ho bisogno è un migliore
amico. Vuoi
essere il mio migliore amico, per sempre?
Finse
di pensarci per qualche instante e poi mi guardò raggiante
– Lo
voglio.
Lo
abbracciai talmente forte da smettere di respirare: ero a casa; tra
le sue braccia, invaghita del suo profumo, io ero a casa.
FINE.
************
Devo
nascondermi o posso stare qui? Ad ogni modo sventolo milioni di
bandiere bianche in segno di pace! Mi scuso, prima di ogni altra
cosa, per l'immenso ritardo ma, l'altra storia che ho già
iniziato a
pubblicare mi ha rapita e non riuscivo più a scrivere questo
epilogo, per fortuna tutto si è risolto.
Non posso crederci che
sia finita... anche questa storia è giunta al termine e
spero
davvero di non aver deluso nessuno con questo finale.
Elena e
Damon sono rimasti amici perché è così
che doveva andare. Lo so
che, da buone Delene, li shippavate come non mai (e anche io ogni
tanto) ma ho pensato al finale ancora prima di iniziare a scrivere e,
onestamente, sono soddisfatta per come sia andata tutta la storia.
So
anche che molte di voi avrebbero preferito vedere loro due innamorati
e fidanzati ma, come ben sapete, esistono tante forme d'amore e loro
sono già innamorati a modo loro; non potevano rinunciare
alla
bellissima amicizia che hanno e rischiare di rovinare tutto solo per
qualche scintilla sessuale che emanavano.
Non voglio stare qui a
giustificarmi ancora ma solo a cercare di spiegare prima di essere
attaccata o insultata! :P
Prima di salutarvi, ringrazio
infinitamente Mary
per aver revisionato i capitoli.
A tutte voi per aver inserito
questa piccola storia tra le varie categorie, per averla letta e per
averla commentata con così tanta passione; per avermi
seguita e
aspettata fino alla fine.
Per chi volesse tenersi in contatto
con me può farlo tramite il mio gruppo
facebook e per chi ancora
volesse leggere qualcos' altro di
mio, ma di genere diverso, ecco la mia nuova storia:
Lei:
ventisette anni, francese di nascita ma italiana d'adozione.
Lui:
italiano, meglio dire, romano D.O.C.
Lei: vive in un piccolo
appartamento in una zona tranquilla di Roma e si mantiene grazie ad
un modesto lavoro che tuttavia sta iniziando ad odiare,
perché è
propria a causa di esso che ha visto infrangere le sue aspettative
sul vero amore e sugli uomini: l'organizzatrice di matrimoni.
Lui:
condivide casa con due sue amici e colleghi e, a differenza di lei,
ama il suo lavoro, perché non solo guadagna soldi ma anche
donne: è
uno spogliarellista in un noto locale di Roma, il Ladies Night, ed
è
la principale attrazione del locale.
Entrambi pensano che
l'amore sia inutile e passeggero, che la gente si stanchi di stare
sempre con la stessa persona e che, prima o poi, si finirà
per
soffrire.
Le loro vite si intrecceranno per caso e il caso non li
lascerà più allontanare.