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Autore: Rain e Ren    25/09/2012    4 recensioni
Hai amato tre diversi uomini, con tre tipi di amore differente. Eppure, ognuno di essi, può essere ricollegato all’acqua – sì, anche Sasuke che bruciava come fuoco indomabile!
Sasuke, così simile ad una tempesta, sia nella forza che nel menefreghismo. Lui che sradicava, strappava, recideva e distruggeva ogni cosa, lasciando dietro di sé solo il vuoto della disperazione e della solitudine.
Itachi, simile ad un fiume il cui letto sfocia in una cascata. Placido e tranquillo come un fiume pacifico, che poi si faceva rumoroso e rombante, preda della passione, la cui forza poteva davvero essere paragona ad una cascata.
E Naruto. Naruto così simile alla pioggia estiva, che cade leggera, lavando via ogni cosa. Pioggia estiva che arriva quando meno te lo aspetti, e porta un po’ di refrigerio, un’aria nuova che permette ai polmoni di respirare meglio.
[SasuSaku ItaSaku NaruSaku InoSai NaruHina ShikaIno SasuHina KibaHanabi]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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È decisamente lunga, lo so. Ma è nata per essere una storia unica, e non c’era modo di dividerla xD

Ah, una mi amica mi ha fatto notare come la struttura della storia possa sembrare “sbagliata” in alcuni punti, ma vi posso assicurare che non è così. È così che dev’essere scritta!

Buona lettura!!

 

 

 

 

 

 

 

 

Simile all’acqua…

 

 

 

 

La macchina corre veloce sulla strada, bruciando l’asfalto e le gomme delle ruote. Imbocca le curve quasi si trattasse di una gara di Rally o di Formula Uno, fregandosene delle possibili macchine provenienti dal senso di marcia opposto.

Sul sedile del guidatore ci sei tu, una donna di quasi trent’anni, che dopo cinque fa ritorno alla casa natia. Hai l’espressione serena mentre il vento ti frusta il volto – data la bella giornata di sole hai ben deciso di abbassare il tettuccio della tua decapottabile – e i capelli corti svolazzano inframezzandoti di tanto in tanto gli occhi chiari; una mano aggrappata saldamente al volante e l’altra al cambio, mentre il piede sull’acceleratore preme deciso. Se te lo avessero detto qualche anno fa ti saresti messa a ridere, amante com’eri della tranquillità e della sicurezza: mai avresti corso a quella velocità su una qualsiasi strada! In fondo, di tutto il vostro gruppo, tu e Shikamaru siete sempre stati quelli con “la testa sulle spalle”. Voi vi sareste definiti delle “persone con del sale in zucca”, ma sei certa che Ino avrebbe preferito darvi dei “noiosi vecchietti secchioni con l’arteriosclerosi galoppante”, anche se l’ultima parte non sei mai riuscita a capirla appieno.

Ingrani le marce e acceleri ancora, mentre la tua mente corre indietro nel tempo, e alle scelte fatte, che ti hanno portata alla conclusione sfociata in quella partenza, cinque anni fa. Hai lasciato dietro di te tante persone, e la promessa di rincontrale. E con esse la consapevolezza che esistono molti modi di amare una persona. Nient’altro.

Sì, amore… Si è rivelata essere una parola forte, il cui primo impatto sulla punta della lingua ha avuto un sapore dolce, quasi zuccheroso, la cui consistenza era quelle delle fiabe e delle romanticherie, timide e insicure. Poi è parso qualcosa di normale, quasi monotono, come se il palato si fosse assuefatto ad un sapore fin troppo corposo, le cui fattezze erano quelle di una routine innaturale, costruita con coercizione. Infine l’amaro, il piccante e il salato – come le lacrime! E il dolore, forte, lacerante, insopportabile, incomprensibile, assurdo, stupido. Pretenzioso! E il viso prima rilassato o semplicemente privo d’espressione, a seconda dei casi, si è contratto in una smorfia schifata. A conti fatti, se tu dovessi dare un aggettivo al sentimento dell’amore, sei certa che sceglieresti agrodolce; sono i sogni e le aspettative a renderlo dolce, ma poi arriva l’amaro del disincanto.

Ma in fondo, ti ritrovi a pensare, anche un solo aggettivo è riduttivo per quel dannato sentimento. O forse è solo una tua opinione, tu che hai amato in maniera così diversa persone altrettanto diverse tra loro. Già… Sasuke, Itachi e Naruto! Non potrebbero esistere al mondo tre più diversi tra loro. Eppure hanno sempre avuto qualcosa in comune: ti hanno fatta innamorare!

Freni bruscamente e ti fermi sul bordo della strada, le mani ora a stringere con troppa forza il volante di pelle. Slacci la cintura e ti sporgi verso il sedile del passeggero, afferrando la borsetta con uno scatto e cercando il pacchetto di sigarette e l’accendino e, una volta trovati, scendi dalla macchina sbattendo con stizza la portiera. Con agilità ti siedi sul cofano nero dell’auto, facendo attenzione a non graffiarlo con i tacchi dodici che porti, e ti accendi una sigaretta. Le spire di fumo che salgono ora verso il cielo ti ipnotizzano, e portano la tua mente lontano, a quando avevi ancora tanti sogni – tante illusioni! – a impantanarti il cervello con immagini stucchevoli e fasulle.

E improvvisamente hai di nuovo sedici anni, i capelli lunghi a ricaderti sulle spalle esili e la divisa scolastica perfettamente stirata. Hai sedici anni, e sei impeccabile nel tuo primo giorno di liceo. E i tuoi occhi, come sempre, seguono la figura di Sasuke Uchiha.

Butti fuori il fumo con forza mentre le tue labbra si stirano in un sorriso amaro e al contempo malinconico: provi tenerezza per la te stessa del passato, avvolta in quel mondo nebbioso e contorto che è l’adolescenza. Quel periodo della vita in cui tutto sembra facile e difficile insieme, dove un po’ tutti si sentono rivoluzionari, e anticonformisti – e questi sì che sono complimenti! – e non ci si accorge che in realtà non si fa che conformarsi, e seguire la stessa strada che già miliardi di persone prima di noi hanno seguito. Ma in fondo tu non hai mai desiderato essere una rivoluzionaria, o un’anticonformista – per quello c’erano già Naruto e Rock Lee! A te bastava che Sasuke si accorgesse di te.

 

Stupida, sciocca ragazzina!

 

Eppure continui a provare tenerezza per la stupida, sciocca ragazzina che sei stata. E allo stesso tempo la odi!

Perché per Sasuke, per l’amore di e per Sasuke, non hai avuto scrupoli o dignità. Hai calpestato l’amicizia con Ino,

[Da oggi saremo rivali per l’amore di Sasuke!]

e hai spezzato il cuore a Naruto.

[Testa quadra! Non hai ancora capito che ti odio? Io amo Sasuke!]

E se anche non era vero che lo odiavi – perché non si può odiare Naruto! – e lui lo sapeva, altrettanto vero era che quelle parole gli avevano fatto più male di qualunque altra cosa.

E quello di Ino e Naruto nei tuoi confronti era affetto vero, sincero. E tu l’hai capito quando ormai ci avevi sputato sopra. E tutto per cosa?

 

Per Sasuke!

 

Quelle due parole erano diventate quasi un mantra in quel periodo della tua vita. Persino tua madre si era stufata di sentirtele dire! Diceva che forse avevi qualche rotella fuori posto. Ma tu eri testarda, e continuavi a camminare sulla strada che avevi scelto, sbattendo continuamente la testa contro il muro e uscendone sempre con un bernoccolo più doloroso del precedente.

 

E poi?

Poi cosa?

Poi cos’è successo?

 

Poi, semplicemente, Sasuke è diventato tuo. E tutto pareva andare per il meglio.

Ricordi i tuoi tentavi di approccio, poi le prime uscite, i primi baci e tutto il resto. Le tue gote erano perennemente tinte da un delizioso rosso, le mani erano timide e incerte, e gli occhi restavano bassi per il troppo imbarazzo. Ma era un bel periodo.

Stavi con Sasuke Uchiha, il tuo amore da tempo immemore; Ino si era messa con Sai, un vostro compagno, e avevate iniziato a riallacciare un rapporto; Naruto usciva con Hinata, una ragazza della vostra compagnia, e ti sorrideva felice quando ti vedeva per mano con Sasuke. Era un periodo bellissimo, idilliaco quasi.

 

Eravate felici.

Credevamo di esserlo. E mentivamo a noi stessi.

 

Due anni. Due anni di relazione avete condiviso tu e Sasuke – lui è stato il primo, in ogni senso!

Due anni in cui tutto andava, filava tranquillo. Due anni passati senza quasi accorgersene, che se non fossero stati immortali dall’onnipresente macchina fotografica di Ino avresti potuto credere fossero solo un sogno; due anni di vita spensierata, da ragazzi, fatta di scuola, amici, fidanzati, corse in moto a velocità folli, ubriacature sempre più devastanti, condite da qualche canna di tanto in tanto e tante, tante, tante, tante risate.

 

Non vi si è mai seccata la gola?

A me si.

E perché non hai smesso? Perché non hai bevuto un sorso d’acqua?

Perché me ne sono accorta troppo tardi.

 

Ora, a dieci anni di distanza, ti accorgi delle immense cazzate fatte in quel periodo. È quello che definiscono il senno di poi – e non ti riferisci all’alcool e all’erba, ne alle gare clandestine con le moto o alle giornate di scuola marinate. Ti riferisci alle tue decisioni e a quello in cui credevi.

 

Non c’è niente di eterno!

Esattamente!

Cos’è successo?

È stata solo colpa mia.

Cos’hai fatto?

Niente. La mia unica colpa è stata la mia ingenuità!

Ma è una colpa?

Nel mio caso può essere considerata tale.

...

Cos’è accaduto?

Quello che accade sempre: la vita ti prende per il culo! Ti dà sempre, senza sosta o limite e poi, quando sei assuefatto e quasi dipendente, ti toglie tutto. E lo butta nel cesso!

È finito l’idillio?

È andato a puttane!

 

Ed è proprio così che è andata!

Avevate diciott’anni e il liceo stava finendo e voi, ubriachi di ingenuità – o si è trattato di stupidità? – non ci facevate davvero caso. Certo vi eravate più volte ritrovati a parlarne, di quell’ultimo anno, ma nessuno di voi aveva davvero capito che cosa significava.

 

La nostra vita scolastica era agli sgoccioli, e così il tempo che ci era stato concesso.

Come una clessidra i cui granelli di sabbia cadono inarrestabili?

Si.

 

Poi è arrivata la fine. Gli esami di fine anno si sono conclusi – tutti promossi! – e i discorsi sull’università si sono fatti sempre più concitati. E in mezzo a tutto quel frastuono Sasuke se n’è andato, così, semplicemente. È sparito un giorno, senza dire niente o lasciare un pezzo di carta scritto; ha lasciato tutto nella sua vecchia casa, portandosi dietro dolo uno zaino con qualche vestito e un biglietto aereo dalla destinazione sconosciuta.

 

Non ha portato nemmeno una vostra foto?

No, non le ha mai amate. Ne conservava pochissime; diceva che le foto erano buone solo per la polvere.

E tutto è scivolato via?

Sì, è scivolato via come l’acqua dalle mani…

 

Una goccia ti colpisce una guancia. Alzi lo sguardo e vedi che il cielo si è fatto cupo, coperto da nubi nere che minacciano una pioggia ben peggiore di quella goccia fuggiasca. Ma dopo una rapida occhiata decidi che hai ancora tempo per un’altra sigaretta, e un altro tuffo nel passato; ormai il viaggio è iniziato, e non ti piace lasciare le cose a metà. Per cui prendi ancora una volta l’accendino e aspiri una boccata di fumo tuffandoti nel periodo a cui eri rimasta.

 

Eravamo alla partenza di Sasuke…

Chiamalo pure abbandono. O fuga.

Fuga? Fuga da cosa?

Non lo so. Non l’ho mai saputo se devo essere sincera. Però ho sempre avuto la sensazione che Sasuke stesse cercando di scappare da qualcosa.

O da qualcuno…?

Forse. Sta di fatto che se n’è andato.

E non l’avete più visto o sentito?

Non più.

 

I ricordi che riguardano quel periodo sono alquanto sfocati – come le lacrime che velavano senza sosta i tuoi occhi all’epoca!

Dev’essere stato allora che hai iniziato a fumare, rubando di tanto in tanto una sigaretta a Shikamaru, segretamente felice che qualcosa gli facesse da silenziosa compagnia, e poi continuando comprando sempre più spesso i pacchetti o le stecche. Ci sono anche stati alcuni mesi in cui spenta una sigaretta ne accendevi immediatamente un’altra, tanto che più che un vizio sembrava un qualche tic o una psicosi – altra uscita di Ino che non hai mai compreso davvero!

Ricordi di aver vissuto in stato catatonico per mesi, guadagnandoti il simpatico e veritiero epiteto di vegetale. I tuoi amici provavano e riprovavano a strapparti al torpore che aveva avvolto le tue giornate, ma se ne andavano sempre senza aver concluso nulla. A te andava bene così, perché eri convinta che loro e la loro presenza fossero superflui ed inutili. E uno ad uno iniziarono a lasciarti sola, come tu stessa desideravi.

E in mezzo a quella solitudine che ricercavi per startene in pace con la tua disperazione, chissà come sbucavano sempre Ino, Naruto e Shikamaru.

 

Non ti hanno mai mollata?

No, chi con una scusa e chi con l’altra. E ora gliene sono grata.

E chi preferivi per questa compagnia forzata?

Inizialmente… Shikamaru!

 

Tu e Ino frequentavate la stessa facoltà: medicina! E a quanto pareva Ino aveva deciso di usare l’università come scusante per presentarsi senza preavviso a casa tua, o per costringerti a fare la strada insieme o per studiare. Qualsiasi fosse il contesto la tua migliore amica era diventata peggio di uno stalker.

 

Avrei potuto denunciarla, volendo!

L’hai mai voluto?

No!

 

Quando Ino non si faceva viva per chissà quale motivo – solitamente un’uscita con qualche ragazzo, visto che la storia con Sai era naufragata da tempo – era Naruto quello che appariva sulla tua porta di casa con il sorriso a trentadue denti che lo aveva sempre caratterizzato. Solitamente veniva da te a ora di cena – quando non usciva con Hinata – e portava sempre una vaschetta di gelato con gusti sempre diversi e un film nuovo o vecchio da guardare fino a tarda ora.

 

Devo aver preso un po’ di chili all’epoca.

Quanto gelato avete mangiato?

Oh, tanto. Abbiamo provato tutti i gusti della più grande gelateria della città!

E i film?

Dio solo sa dove Naruto li trovava! Ne abbiamo visti certi che dovevano essere del 1950 o via di lì!

Hai mai voluto rinunciare a quelle serate?

No!

 

E quando anche Naruto non si faceva vedere era Shikamaru a venire da te.

“ Sono qui perché mi ha costretto Ino. Discorso chiuso!”

E avevi stropicciato un sorriso a quell’affermazione, invitandolo ad entrare e poi dirigendoti sul balcone per poi studiare e fumare senza affumicare l’intera casa, con la piacevole e silenziosa compagnia di Shikamaru che osservava le nuvole quando c’erano, o schiacciava un pisolino all’occasione.

 

Inizialmente preferivo Shikamaru proprio per il silenzio.

Lo cercavi così tanto?

Ne avevo bisogno, come se fosse acqua.

E poi? Quando ti sei ripresa?

Quando ho conosciuto Itachi Uchiha!

 

Ino ce l’aveva fatta, dopo mesi e mesi: ti aveva trascinata ad una festa universitaria!

Vestita e truccata di tutto punto, con addosso dei tacchi che all’epoca odiavi e su cui camminavi instabile, ti aveva praticamente fatta rapire da Naruto e poi fatta caricare sulla macchina di Shikamaru senza far caso a quanto stavi urlando loro contro. Non credi di aver mai sbraitato tante oscenità tutte in una volta come quella sera. E poi via, buttata – letteralmente! – in mezzo a quella calca di gente che ballava, si strusciava e rideva ubriaca, ammiccandoti di tanto in tanto preda dei fiumi dell’alcool. E tu, ben presto, avresti fatto quella fine.

 

L’hai incontrato così? Itachi.

Per quello che riesco a ricordare. Mi pare di essergli rovinata addosso.

Troppo alcool?

Ino mi aveva fatta bere come una spugna! E quei tacchi erano trappole mortali!

Bel mix!

 

Hai il vago – molto vago – ricordo di un ragazzo in camicia, tremendamente elegante e dai capelli neri. Persa nelle nebbie dell’ubriacatura avevi notato una vaga somiglianza con qualcuno, ma la razionalità era già andata a farsi fottere un cinque bicchieri prima, quindi…

Ti sei aggrappata al suo collo mentre ballavate – ti aveva invitata lui? Lo avevi trascinato tu? – e avevi preso a baciargli soffusamente il collo, mordendolo di tanto in tanto, mentre lui ridacchiava chiaramente brillo e muoveva le mani lungo il tuo corpo. Finirci a letto, date le vostre condizioni, non era stato molto difficile. E solo la mattina dopo, preda di un’emicrania lacerante ti eri accorta del perché, anche da ubriaca, lui ti ricordasse qualcuno.

“ Bella notte! Davvero! Ah, tra le altre cose: sono Itachi Uchiha, studio psicologia e sono dell’ultimo anno. Piacere!” e ti aveva teso la mano.

Ti eri alzata di scatto dal letto, incurante della tua nudità, avevi afferrato la borsa e cercato le aspirine che portavi sempre con te. Poi eri corsa in cucina, ne avevi ingurgitate un paio con l’aiuto di un bicchiere d’acqua ed eri tornata in camera da letto come un tornado. Lui, dal canto suo, non si era mosso di un millimetro – persino la mano era ancora tesa a mezz’aria! – e ti guardava stralunato.

 

Da un Uchiha all’altro, eh?

La cosa ha sconvolto anche me. Ci ho messo una decina di minuti a collegare seriamente il cervello.

Lui lo sapeva?

Cosa? Ch’ero stata la ragazza di suo fratello fino a qualche mese prima? No, no di certo! Sasuke e Itachi vivevano separati da anni, e non avevano più alcun contatto.

 

Quando Itachi aveva saputo la sua reazione era stata alquanto inaspettata. Per chiunque lo sarebbe stato, ma per te lo era in particolar modo, visto che ti eri abituata ai modi bruschi e rabbiosi di Sasuke, e in Itachi non ve n’era traccia. Per questo, specialmente, e per altri milioni di motivi la tua storia con quell’Uchiha non era stata una caricatura, una copia della precedente relazione con Sasuke come invece avevi immaginato.

Quella prima mattina in cui ti eri svegliata nel suo letto, dopo aver smaltito la sbronza e messo a tacere il cuore che ancora batteva furiosamente, gli avevi raccontato tutto, quasi di getto. E lui era scoppiato a ridere, trovando quella situazione grottesca.

 

Grottesca?

Non si può non ammettere che lo era. Neanche ce la fossimo studiata, o cercata.

 

No, non l’avevi cercata. E nemmeno lui. Per questo era stata una relazione completamente diversa da quella con Sasuke. Non c’erano stati approcci insicuri, baci a fior di labbra o mani timide e gote arrossate. Con Itachi l’esperienza c’era già, e proprio questa, insieme alla passione, guidava ogni tuo gesto. Il che, per certi versi, ti ha sempre fatta ridere.

Hai amato un ragazzo irruento e brusco con dolcezza e tenerezza. E hai amato un uomo pacato e tranquillo con irruente passione. Facendo cambio, forse, almeno una delle due storie avrebbe potuto funzionare. O forse no.

 

Perché è finita con Itachi?

Perché nessuno di noi due voleva davvero che continuasse.

Ossia?

Né io né lui cercavamo davvero una storia, poi ci siamo scontrati. E abbiamo percorso un pezzo di strada insieme. Poi lui ha continuato sul suo cammino e io sul mio.

Molto poco romantico.

Ma estremamente reale!

 

Non c’è dolore, nei tuoi occhi, mentre ripensi alla storia con Itachi. Non c’è dolore, solo il rimpianto di non avergli dato quanto meritava; l’hai amato, certo, ma forse potevi dargli qualcosa di più. Lui ti ha regalato la dolcezza, la tranquillità mentre facevate l’amore. Non c’era più l’esasperazione, o la fretta com’era stato con Sasuke. I modi di Itachi erano pacati, e le sue labbra sempre pronte a stirarsi in un sorriso, così come le sue braccia erano sempre pronte ad accoglierti. È stato questo, forse, ciò che hai rimpianto nella tua storia con il minore degli Uchiha.

Poi Itachi si è laureato a pieni voti. Tu dovevi iniziare il secondo anno e lui concludeva il suo percorso universitario: era chiaro ad entrambi che la vostra relazione si sarebbe conclusa lì! Ma vi siete salutati con il sorriso sulle labbra, un ultimo bacio rubato dentro ad un aeroporto gremito da cui lui avrebbe preso un volo per New York e poi ti sei voltata, raggiungendo Naruto che ti aspettava in macchina. Gli hai schioccato un bacio sulla guancia e ti sei accesa una sigaretta, mormorandogli qualcosa che assomigliava ad un “grazie”.

 

Nessun rimpianto? O rimorso?

Nessuno!

E i tuoi amici che ne pensavano, della storia con Itachi?

Credo che non l’abbiamo mai capita a fondo. Hanno semplicemente buttato giù anche quel boccone.

E… Naruto…?

Naruto soffriva, perché mi amava.

Ma stava con Hinata!

A volte facciamo cosa davvero stupide.

 

L’acquazzone ti ha completamente bagnata, e ti sei rifugiata in macchina alzando la cappotta rapidamente, più per non bagnare gli interni dell’auto che per ripararti. Tanto ormai sei fradicia!

Dall’interno dell’abitacolo lo scrosciare della pioggia è attutito, ma le gocce che battono forte sul parabrezza ti tengono ancorata alla realtà. Ma il viaggio non è ancora concluso. C’è l’ultima parte, da rivangare. Quella che, nonostante gli anni e i ragionamenti, non hai ancora compreso.

Ti accendi l’ennesima sigaretta e con gli occhi puntati sulle gocce di pioggia che s’infrangono sui vetri torni ancora una volta con la mente al passato.

 

Ci siamo fermati alla fine della storia con Itachi.

Il cambio di giri di giostra, eh!

Nessun crollo psicologico, stavolta?

No, come già detto ci siamo salutati con il sorriso sulle labbra.

E dopo?

Dopo? Dopo niente. Dopo sono tornata alla mia solita vita.

E Naruto? Nemmeno lui era “calcolato”?

No di certo! Stava ancora con Hinata, all’epoca! E il nostro rapporto era solo quello di migliori amici. Il cambiamento è avvenuto dopo.

Dopo quando?

Chi lo sa!? Credo sia stato nello stesso periodo in cui Ino e Shikamaru si sono accorti di provare qualcosa l’uno per l’altro.

E loro cosa c’entrano con te e Naruto?

Assolutamente niente! Stavo solo cercando di focalizzare il periodo esatto.

 

È difficile trovare una connessione logica tra te e Naruto, qualcosa di razionale e scientifico che possa spiegare come due come voi sono finiti insieme. Perché non c’è stato nulla di razionale e logico nella vostra storia, o relazione; non avete deciso di stare insieme perché no, non l’avete deciso, e allo stesso modo Naruto non ha deciso di lasciare Hinata, eppure è successo. Ripensandoci ad anni di distanza trovi difficile ricordare perché Hinata e Naruto si siano lasciati, forse perché non c’è mai stata una vera motivazione.

 

Naruto ti amava. Ne eri conscia anche tu.

Questo non spiega perché la loro storia sia finita.

Hinata avrà capito i sentimenti del suo ragazzo.

Hinata sapeva dei sentimenti di Naruto dall’inizio, ma lui aveva dimostrato di sapermi mettere da parte. Le aveva dimostrato che l’amava.

Ed era vero? Il suo amore per lei, intendo.

Sì, Naruto amava Hinata. Aveva imparato ad amarla.

E allora… perché…?

Piacerebbe saperlo anche a me!

 

Ti fa strano pensare che non hai mai scoperto il motivo per cui il tuo migliore amico si sia lasciato con la sua ragazza. L’unica cosa di cui sei certa è che una notte il campanello del tuo appartamento – vivevi da sola da ormai un anno – ha preso a suonare all’impazzata, quasi si trattasse di vita o di morte per la persona che stava oltre la porta. Ti sei alzata a malincuore, scostando le coperte e rabbrividendo per il freddo, e sei andata ad aprire senza premurarti di indossare qualcosa sopra i pantaloncini e la canotta che usavi per dormire.

 

E c’era Naruto!

Bagnato fradicio perché fuori pioveva, e con un mezzo sorriso sul volto.

 

L’hai fatto entrare e spogliare, per poi avvolgerlo in una calda coperta arancione, il suo colore preferito. Poi gli hai messo tra le mani una tazza di thè fumante e gli hai detto di raccontarti tutto. E lui ha preso ha parlare, come un fiume in piena, tanto veloce che hai afferrato solo un quarto del discorso, tra cui il fatto che lui e Hinata si fossero lasciati; poi si è zittito, improvvisamente, e si è appoggiato a te. Lo hai abbracciato stretto, mentre il suo capo ciondolava dalla stanchezza – e da qualche linea di febbre che si era preso correndo sotto un acquazzone di novembre!

 

Nessuna notte di sesso?

No, sarebbe stato innaturale. E né io né lui lo volevamo in quel momento.

Un uomo e una donna che non vogliono del sesso?

Non esiste solo il sesso.

Con Itachi è iniziata proprio per questo motivo!

Ma Naruto non è Itachi, e ciò che io e Naruto siamo stati è qualcosa che va al di là della semplice relazione tra uomo e donna.

È qualcosa che non mi è chiaro.

Non lo è mai stato nemmeno a noi. Ed eravamo felici proprio per questo.

 

La storia con Naruto è stata davvero qualcosa di anomalo, tanto strana che vi siete trovati ad essere qualcosa per cui non c’è una definizione. Non siete mai stati amici di letto – definizione più appropriata per la storia tra te e Itachi, anche se c’era di mezzo l’amore pure lì! Tantomeno siete stati amanti – definizione più appropriata alla relazione nata tra Ino e Shikamaru durante i primi tempi! Non eravate nemmeno migliori amici – definizione decisamente appropriata per Hinata e Kiba!

 

Ma che diavolo eravate?

Non c’è una definizione. Eravamo semplicemente Sakura e Naruto.

 

Non ci sono stati appuntamenti imbarazzanti o nottate di sesso infuocato. C’è stato solo Naruto che, una mattina come le altre che ti accompagnava in facoltà dopo aver fatto colazione insieme, ti ha schioccato un bacio sulle labbra per salutarti; e ci sei stata solo tu, quello stesso giorno, che all’ora di pranzo ti sei presentata con un paio di confezioni di ramen e due birre, e gli hai sfiorato le labbra per salutarlo.

 

È iniziata così?

Strano, vero!? Eppure estremamente normale.

 

Con Naruto tutto è stato normale, sereno. E al contempo completamente nuovo.

Non era come con Sasuke, dove tutto era nuovo e da scoprire, e l’incertezza regnava sovrana. E non era come con Itachi, dove ogni cosa, ogni gesto, era frutto dell’esperienza e della passione. Con Naruto tutto era semplice, normale. E stavi bene.

 

Quanto è durata?

Due anni.

E poi?

Poi l’università è finita, così come all’epoca era finito il liceo.

E Naruto è… scomparso?

No, semplicemente le nostre lauree ci hanno aperto strade che ci hanno allontanato.

La carriera davanti a tutto!?

Abbiamo… promesso di tornare. Dopo cinque anni ci siamo detti.

Non hai imparato la lezione? L’ingenuità, ricordi?

Non si tratta di ingenuità. Si tratta di una promessa.

Stessa cosa!

No, non è la stessa cosa! Perché all’epoca di Sasuke e delle fantasticherie avevamo diciott’anni, e la testa persa in ogni mondo fuorché in quello reale.

E quando avete promesso di tornare no?

Avevamo venticinque anni, ma la testa sulle spalle. E so che potrà sembrare solo una sciocca promessa di un altrettanto sciocco gruppo di ragazzi, ma noi ci tenevamo davvero gli uni agli altri.

E può bastare? Basterà?

Sono qui per scoprilo!

 

È indelebile quel giorno all’aeroporto. Partivate tutti lo stesso giorno, ma tutti con destinazioni differenti. Vi siete scambiati baci e abbracci, avete fatto scorrere tante lacrime e fatto trillare tante risate. Poi quella promessa, che sapeva di giochi infantili. Un ultimo abbraccio al/alla migliore amico/a. Un ultimo bacio al/alla fidanzato/a. Lasciarsi in un aeroporto gremito – come quello da cui era partito Itachi – con la consapevolezza che ogni legame diventava labile, e l’incertezza di cosa avreste trovato al vostro ritorno dopo cinque anni.

 

Per questo sei tornata.

Si.

Allora riaccendi il motore. Il viaggio nei ricordi sta per concludersi.

 

Ha smesso di piovere, e il cielo ha iniziato ad aprirsi. Scendi dalla macchina e ti accendi l’ultima sigaretta prima di ripartire. C’è un’ultima cosa, poi riprenderai la strada.

È stato utile, questo viaggio nei ricordi, e ti ha portato ad un’attenta valutazione dei fatti avvenuti. Facendo un bilancio della tua vita, puoi ritenerti soddisfatta.

Hai amato tre diversi uomini, con tre tipi di amore differente. Eppure, ognuno di essi, può essere ricollegato all’acqua – sì, anche Sasuke che bruciava come fuoco indomabile!

Sasuke, così simile ad una tempesta, sia nella forza che nel menefreghismo. Lui che sradicava, strappava, recideva e distruggeva ogni cosa, lasciando dietro di sé solo il vuoto della disperazione e della solitudine.

Itachi, simile ad un fiume il cui letto sfocia in una cascata. Placido e tranquillo come un fiume pacifico, che poi si faceva rumoroso e rombante, preda della passione, la cui forza poteva davvero essere paragona ad una cascata.

E Naruto. Naruto così simile alla pioggia estiva, che cade leggera, lavando via ogni cosa. Pioggia estiva che arriva quando meno te lo aspetti, e porta un po’ di refrigerio, un’aria nuova che permette ai polmoni di respirare meglio.

Sorridi serena, aspirando l’ultima boccata di fumo e poi gettando via il mozzicone. Risali in macchina e abbassi nuovamente la cappotta, visto che il temporale estivo è passato. E ha rinfrescato un po’ l’aria rendendola frizzante. Metti in moto e ingrani le marce, riprendendo la strada.

 

È ora di tornare…

 

 

 

Il solito bar all’angolo, dove ogni sabato sera vi ritrovavate per bere e far casino. La stessa insegna la cui “A” è fulminata da tempo immemore, ma pare che nessuno si degni mai di sostituirla. Lo stesso barista, solo un po’ invecchiato, che serve da bere al bancone e asciuga i bicchieri appena lavati con finta noncuranza, tendendo l’orecchio per ascoltare battute e pettegolezzi. E la stessa, medesima, indimenticabile e inossidabile banda di scalmanati, che schiamazza, fa casino, urla e canta, le bottiglie e i bicchieri levati per chissà quale motivo e i brindisi che si rincorrono, diventando sempre più fantasiosi e meno sensati man mano che l’alcool entra in circolo. Bè, almeno questa sera una scusa seria per ubriacarvi ce l’avete.

Apri il giubbotto di pelle dato il caldo del locale che ti fa sudare e ti avvicini al bancone, ordinando una birra. Il barista si volta e ti riconosce, ti sorride cordiale ed esclama un “bentornata” che sei certa ha rivolto anche a tutti gli altri. Afferri la bottiglia e butti giù un sorso.

“ Sono qui da molto?” Chiedi poi al vecchio uomo, indicando il gruppo con un cenno del capo.

“ I primi ad arrivare sono stati Kiba e Hanabi.” Ti risponde fingendo indifferenza. Sai perfettamente quanto quell’uomo sia peggio di una vecchia comare, ma ti diverte sempre il modo in cui simula il contrario.

“ E a quanto pare Kiba è già bello che partito!”

“ Sono tre ore che tracanna birre e bicchierini vari. Sarebbe alquanto improbabile che fosse sobrio. Almeno regge l’alcool quanto un marinaio irlandese!” Esclama una voce seccata che riconosci al volo, e voltandoti trovi il viso annoiato di Shikamaru e la sua solita testa ad ananas. Gli sorridi divertita e poi lo attiri a te per un abbraccio amichevole al quale lui non si sottrae.

“ E tu quanto ubriaco sei, Shikamaru?”

“ Sono arrivato dieci minuti fa e questa è la mia prima birra.”

“ No problem: la notte è giovane e ne abbiamo di ore davanti.”

Shikamaru ridacchia, conscio di quanto tu abbia ragione. Domattina, all’alba, sarete probabilmente tutti quanti a pezzi, chi piegato a vomitare l’anima, chi con l’emicrania a spaccargli in due il cervello e chi a preparare il caffè, cercando di farsi e di far passare la sbronza.

“ Sono già arrivati tutti?” Domandi poi bevendo un altro sorso di birra.

“ Praticamente. Aspettavamo solo te e Naruto.” E il viso dell’uomo si piega in una smorfia al pensiero della non puntualità del biondo. “ C’è anche chi non ti aspetteresti.” Aggiunge poi, misterioso.

“ Ossia?”

“ Sasuke.” Sputi un po’ di birra e prendi a tossire violentemente, sputacchiando qua e là mentre Shikamaru ti da un paio di colpetti sulla schiena.

“ Ehi frontespaziosa! Vedi di non morirmi proprio ora, eh!” Ino Yamanaka, inconfondibile del suo personalissimo modo di salutarti.

“ Fottiti, scrofa!” Le dici e lei ti mostra il dito medio. E Shikamaru sospira, sconfortato, e segretamente felice che non siate cambiate di una virgola. “ Ma, Shika, dicevi seriamente? Sasuke… Uchiha…”

“ Ah, è per questo che stavi soffocando.” Lo precede Ino, appoggiando il bicchiere che tiene in mano sul bancone e facendo un gesto. Il barista glielo riempie al volo. “ Nemmeno io ci credevo. Sai, è stata Hinata a portarlo qui.”

“ Hinata? Che centra Hinata?” Domandi sempre più perplessa.

“ Si sono incontrati durante il tirocinio di lei a Mosca.” Ti spiega pragmaticamente Shikamaru.

“ E da allora pare non si siano più lasciati. Sento profumo di fiori d’arancio.” Cinguetta Ino prima di bere un sorso di vodka alla pesca, la sua preferita da sempre. E tu, dopo lo sconcerto inziale, scoppi a ridere con forza. E chi mai se lo sarebbe immaginato?

“ Se me lo avessero detto quand’eravamo al liceo…” Sospiri riprendendo fiato.

“ Non ci aspettavamo niente di quanto successo. Guarda me e Shikamaru!”

“ Già. E voi due, a quando le nozze?” Domandi poi, e l’uomo borbotta qualcosa che assomiglia ad un “mendokuse” e ad un “seccatura” prima di riprendere a bere la sua birra. E tu e Ino scoppiate a ridere.

“ Già ubriachi, ragazzi?”

A quella voce t’immobilizzi, prima che un sorriso disegni le tue labbra. Shikamaru sbuffa seccato e Ino alza il bicchiere, come a salutare.

“ Perché immagino che tu uscirai sobrio da qui, vero Uzumaki?” Domanda il moro ghignando.

“ Come ogni volta, Nara. Come ogni volta.” Ribatte l’altro. Poi Naruto ordina anche lui una birra e la fa scontrare con quella di Shikamaru. “ A tutte le sbronze del passato e a tutte quelle che verranno, Nara!”

“ Già, e poi come al solito uscirete da qui a quattro zampe!” Dici piccata, svuotando la bottiglia e ordinandone subito un’altra.

“ Ma qui ci sono le nostre infermierine preferite che ci rimetteranno in sesto, no?” Ghigna divertito il biondo, una nota maliziosa nella voce, osservandoti come un rapace, ma con estrema dolcezza. Ma prima che tu abbia il tempo di fare o dire alcunché una sberla si abbatte sulla sua nuca, facendolo gemere.

“ Infermierine a chi, testa quadra che non sei altro! Noi siamo medici, non infermierine!” Esclama Ino, indignata, le mani sui fianchi in una sua tipica posa. E Naruto ride, allegro, chiedendole scusa prima che Shikamaru la trascini via, dagli altri del gruppo.

E finalmente siete solo – soli dopo cinque anni!

“ Ne è passato di tempo, eh?” Dice lui, avvicinandosi a te.

“ Quello che era stato stabilito allora.”

“ Ho visto Sasuke. È con Hinata.”

“ Lo so. Me l’hanno detto. Mi dicono anche che sono anche felici, insieme.”

“ Lo spero. Si meritano un po’ di felicità.”

Ma a nessuno dei due interessa un granché di Sasuke e Hinata, al momento. Infatti Naruto appoggia la birra e fa lo stesso con la tua, prendendoti poi per la vita e attirandoti a sé.

“ Mi sei mancata.” Sussurra mentre con la punta del naso percorre il tuo profilo. E tu fremi, sotto quel contatto.

“ Anche tu.”

Beato oblio. Ti bacia, come non ti ha mai baciata, assaporando le tue labbra come non ha mai fatto. Ma sono passati cinque anni, siete stati lontani, e siete cambiati e cresciuti lontani. E quel bacio sembra tanto un “ti amo” non detto a parole.

“ Che dici, andiamo dagli altri a far un po’ di casino?” Ma mentre te lo chiede ti ha porto la tua birra, preso la sua e preso la tua mano, trascinandoti in mezzo alla ressa dei vostri amici, con lo stesso entusiasmo di quando eravate ragazzini.

C’è un momento di gelo, quando i tuoi occhi e quelli di Sasuke s’incrociano. Ma non siete più diciottenni, e ciò che è stato è stato. Per cui vi sorridete, piano. Per il momento non potete permettervi di più, perché in fondo fa ancora un po’ male, sia per chi ha agito che per chi ha ricevuto le conseguenze di quelle azioni. Con il tempo, forse…

Poi tutto diventata colorato, e le risate, le canzoni, gli abbracci si susseguono, e poi si mescolano. E tutto ti scivola addosso, così simile all’acqua, come l’amore di quei tre ragazzi ora uomini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È stata lunga da scrivere, come immagino si possa notare dalla sua stessa lunghezza. E non è stato facile. Bè, ora tocca a voi!

Me lo lasciate un commentino per farmi sapere cosa ne pensate??

ByeBye

   
 
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