Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Ricorda la storia  |       
Autore: bieberlicious    25/09/2012    22 recensioni
Liz e Justin sono amici dalla culla, cresciuti come due fratelli, un legame inscindibile.
Lui 18 anni, sfacciato e arrogante, premuroso ma allergico all'amore.
Lei 16 anni, estroversa, lunatica, permalosa e innamorata dell'idea dell'amore.
Ad unirli un'amicizia da oscar: vera, sincera, inscindibile, finché la festa per il sedicesimo compleanno di Liz -con tanto di alcolici- non stravolgerà tutto.
//Dal primo capitolo:
“Justin?” Lo chiamai, in un momento di lucidità, mentre l'ultimo indumento mi scendeva lungo le gambe.
“Mh?” Lo sentii rispondere, mentre si liberava dei suoi boxer.
“Sono vergine.” Non farmi del male. Né fisicamente né metaforicamente. Una richiesta silenziosa.
“Lo so.”
E poi lo sentii...//
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



1. Di notte

 

Le sue labbra mi divoravano, insaziabili, quasi volessero respirare dalla mia bocca.
Le sue mani mi toccavano ingorde, registrando ogni centimetro del mio corpo.
Le sue dita affondavano nella mia pelle; sembravano fatte per toccarmi, il mio corpo sembrava fatto per essere toccato da lui. 
Il suo sapore mi invadeva, confondendomi, stordendomi; era il sapore più dolce che avessi mai assaggiato, sapeva di buono, di familiare, di lui.
Tutto girava in quella stanza: la parete tinta di verde, le tendine che erano dello stesso colore da circa sette anni, la scrivania su cui avevamo studiato ogni giorno per anni e la lampada sul comodino che emanava una luce tenue.

“Liz.” Un ansito, un gemito, il rumore di una zip che scendeva.
La zip del mio vestito.

“Justin.” Un gemito di passione, di preghiera, di paura.
“Sei bellissima.” Un sussurro mentre la stoffa del mio vestito scendeva, lasciandomi scoperta ai suoi occhi.
Mi sentii scottare mentre il suo sguardo affamato si soffermava sul pizzo del mio reggiseno e sul cotone dei miei slip.
Mi avventai sulle sue labbra, sconsiderata per colpa dell'alcool.
Le mie mani afferrarono i lembi della sua camicia -che avevo abilmente sbottonato- e lasciai che gli scivolasse via dalle spalle.
Le mie labbra scesero a disegnare il profilo della sua guancia, seguii il contorno della mascella per poi giungere fino al collo, giù per i pettorali.

“Stai giù.” Biascicai, capovolgendo le posizioni e, così facendo, mi portai a cavalcioni su di lui.
Un ghigno soddisfatto gli si disegnò sulle labbra non appena la mia lingua prese a disegnare cerchi egocentrici sul suo stomaco.

“Sei ubriaca.” Sbottò d'improvviso.
Risi, una risata isterica, vuota, priva di divertimento. 
“Anche tu.” Risposi.
La voce gli morì in gola  quando le mie dita giunsero a sbottonargli il bottone dei jeans e, soddisfatta, gli tirai giù la cerniera dei jeans.
Gli morsi il lembo di pelle tra l'ombelico e i boxer, poi lo liberai dall'impiccio dei jeans.
Mi soffermai a guardarlo e allora, da brilla, ubriaca, sincera, spensierata, sfacciata, mi permisi di osservarlo per la prima volta con occhi da donna e non da amica: era bello, bello da morire, il fisico asciutto, i pettorali scolpiti, le braccia ai lati del corpo, i piccoli tatuaggi, le labbra schiuse da cui si susseguivano una serie gemiti, gli occhi resi lucidi dall'alcool e dalla passione, i capelli scompigliati e l'espressione seria, eccitata.

“Non guardarmi così.” Si lagnò.
“Così come?” 
“Come se volessi mangiarmi!” Sbuffò.
“Io voglio mangiarti, effettivamente.” Ghignai, risalendo a cavalcioni sul suo corpo.
Il suo sguardo cambiò: le pupille si dilatarono e il colore delle iridi si sciolse.
La situazione si capovolse e, in un baleno, mi ritrovai ad essere di nuovo la preda mentre mi trascinava sotto di lui, in sua balia.
“Non dovresti giocare con il fuoco.” Il suo sussurro, le sue dita che sganciavano il mio reggiseno e mi liberavano anche da quella barriera.
“Voglio scottarmi.” E credetti di andare davvero a fuoco quando le sue labbra scesero a lambire il mio seno.
Una marea di sensazioni nuove mi esplose nel basso ventre, non avevo mai provato nulla del genere, nessun ragazzo era mai arrivato a farmi provare niente di simile.
Ma, in fin dei conti, non avevo alcuna esperienza in quel campo. Neanche minima.

“Non distrarti.” Protestò, mordendomi un seno.
“Justin.” Una pretesta per il dolore e un'invocazione per il piacere.
Strinsi le braccia intorno al suo collo e mi inarcai sotto di lui; stavo toccando il paradiso con un dito o forse, più probabilmente, entrambi stavamo cadendo all'inferno nel girone dei lussuriosi ma in quel preciso momento, non mi interessava.
Lo volevo, tanto da star male.

“Sei sicura?” Domandò, mentre le sue dita si infilavano sotto la stoffa dei miei slip.
La voce mi mancò, così mi limitai ad un cenno d'assenso con la testa.
La realtà dei sensi mi venne a mancare e, d'istinto, mi inarcai sotto le sue attenzioni, mentre toccava ogni mia parete, fisica e metaforica.
Il mio corpo fremeva sotto di lui mentre stuzzicava e giocava con la parte più nascosta di me.
E il piacere mi travolse, inaspettato, appagante, travolgente.

“Justin?” Lo chiamai, in un momento di lucidità, mentre l'ultimo indumento mi scendeva lungo le gambe.
“Mh?” Lo sentii rispondere, mentre si liberava dei suoi boxer.
“Sono vergine.” Non farmi del male. Né fisicamente né metaforicamente. Una richiesta silenziosa.
“Lo so.
E poi lo sentii, completamente, totalmente, centimetro dopo centimetro.
Mentre il dolore veniva scemato dall'alcool.
Mentre mi riempiva, arrivandomi fino infondo, fino a toccarmi cuore e anima.

“Sei così... stretta.” L'avrei ritenuta un'esclamazione poco felice se non fossi stata sopraffatta dal piacere, dal suo essere dentro di me, dall'alcool.
“Oddio, Justin, ti sento.
E non ci furono più barriere a dividere la nostra unione fisica, non ci furono più parole gettate al vento né alcool a rendere lucida quella situazione.
C'eravamo solo noi: amici sin dall'età della culla, mentre ci stringevamo uno all'altro.
Mentre il suo corpo era su di me, dentro di me.
Mentre mi inarcavo sotto di lui, a volerlo sentire di più, a volere un'unione più profonda.
Mentre mi sfuggiva una lacrima dettata da una minima parte conscia di ciò che stava accadendo, in un attimo di lucidità che sfumò all'istante.
Mentre il silenzio veniva interrotto solo dai nostri sospiri, dai nostri ansiti, dai nostri gemiti.
Dal suo nome che trapelava dalle mie labbra, dal mio nome che suonava come una poesia tra le sue.
Dal piacere che sopraggiungeva, di nuovo, questa volta unicamente per lui.
E l'ultima sensazione che percepii fu il suo corpo che crollava al di sopra del mio, e l'ultima immagine che registrai non la dimenticherò mai: una bustina argentata che segnava la mia perduta ingenuità, con il mio migliore amico.


* * *
 


Avevo in mente questa trama sin dall'età della pietra, finalmente sono riuscita a buttarla fuori.
Questo non è proprio un capitolo, è tipo un prologo.. e non so se vi piacerà.
Io ci ho messo il cuore per scriverlo, credetemi, e sarei più che felice se mi lasciaste una recensione!
Che altro dire? Spero che mi accompagnerete anche in questa nuova follia.
Alla prossima :)
PS: inizialmente questa storia doveva avere il rating rosso, ma ho preferito metterlo arancione e aggiungere, da parte, eventuali MM rossi :)
   
 
Leggi le 22 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: bieberlicious