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Autore: Always_Always    25/09/2012    5 recensioni
Kratos è ormai arrivato al monte olimpo. Solo due cose lo dividono dal suo obiettivo: una sfilza di Dei futili e meschini e una ragazzina, la chiave per ottenere la sua vendetta.
Recensite, mi raccomando! :)
«Corre, guidato da un’inguaribile dolore, spinto da una insaziabile vendetta.
Non si fermerà mai. Non finché Zeus continuerà a respirare. Ha soffocato la sofferenza nel sangue e nelle battaglie, ubriaco di morte e distruzione, ma adesso è ora di fargliela pagare. Affretta il passo, sfrecciando sul corpo erboso di Gaia. Davanti a lui, i soldati dell’olimpo sono pronti a respingerlo.
Sorride, estraendo le sue fedeli spade, che luccicano per un istante, sotto il sole rovente».
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Ti ucciderò, fosse l'ultima cosa che faccio




Sta arrivando.
 
Ha i muscoli contratti per lo sforzo, il vento pungente che gli pizzica la faccia, la stanchezza che scivola via dal suo corpo, impenetrabile corazza di dolore e sofferenza, costruita pezzetto dopo pezzetto, in questi lunghi anni di infinita attesa. Le catene - roventi come la prima volta che si sono impresse per sempre nella sua carne – cigolano minacciose, mentre le sue lame macchiate di sangue – quanto sangue? Quante morti?- sono legate fedeli alla sua schiena sudata.
Corre, guidato da un’inguaribile dolore, spinto da una insaziabile vendetta.
Non si fermerà mai. Non finché lui continuerà a respirare. Ha soffocato la sofferenza nel sangue e nelle battaglie, ubriaco di morte e distruzione, ma adesso è ora di fargliela pagare. Affretta il passo, sfrecciando sul corpo erboso di Gaia. Davanti a lui, i soldati dell’olimpo sono pronti a respingerlo.
 
Sorride, estraendo le sue fedeli spade, che luccicano per un istante, sotto il sole rovente.
 
Attacca tutti i nemici che riesce a raggiungere. Le sue spade bevono il loro sangue, assetate tanto quanto il loro padrone. Affonda nel petto di uno, stacca la testa ad un altro, lanciandosi selvaggiamente su un terzo con gli occhi iniettati di sangue. E’ una bestia, ma non se ne cura.
Ormai, non ha più importanza.
Riemerge dalla battaglia, le spade gocciolanti ancora sotto mano. I soldati rimasti lo guardano, persi nella paura. Restano immobili per chissà quanto tempo, poi, cominciano a correre, cercando in qualche modo di mettersi in salvo, perché nonostante tutto (nonostante la brutalità di quel mostro fosse leggenda, nonostante le mogli li avessero pregati di restare a casa, con i loro figli, e nonostante anche loro sapessero che difficilmente sarebbero sopravvissuti), non vogliono morire.
Kratos avverte l’odore del loro terrore. Respira il loro tormento, che gli penetra nella sua anima nera. Sorride di nuovo, più crudele di prima, e spalanca le ali di Icaro. Non li lascerà scappare.
Ha troppo bisogno di circondarsi di dolore, così da nascondere il suo, per avere compassione.
Li raggiunge in pochi attimi, seguito da grida di dolore – musica, per le sue orecchie tormentate – e di pietà. In altrettanti attimi, rimane solo il silenzio, e il sangue dei caduti che ricopre la sua pelle cadaverica.
 
Osserva i corpi straziati dei suoi nemici, che hanno semplicemente, come unica colpa, scelto la parte sbagliata. Si sono macchiati di tradimento, patteggiando per Zeus, e in quanto traditori, dovevano morire. Soccombere alla sua furia. Senza pietà, senza ripensamenti.
 
Si chiede se Atena, dovunque sia, lo stia osservando, vegliando su di lui come ha fatto per tutta la sua vita. Molto probabilmente sarebbe contraria alle sue gesta, ma Kratos non prende ordini da nessuno e, rimettendosi in marcia verso la distruzione dell’olimpo, si dà dello stupido e del sentimentale, per l’assurda ipotesi fatta.
 
Sta arrivando.
 
Corre sempre più velocemente, mentre l’eccitazione per la prossima battaglia lo invade completamente. Assaporerà presto la sua vendetta. Eliminare gli Dei dell’olimpo è stata una passeggiata, anche se, in effetti, avrebbe voluto scontrarsi con qualcuno degno delle sue spade.
Ma non importa, perchè alla fine, avrà quello che gli spetta. Nessuno sopravviverà alla sua furia omicida. Si compiace dei suoi stessi pensieri, ghignando caino.
  
Saetta veloce, risalendo la catena dell’equilibrio. Solleverà quell’edificio, e aprirà il vaso di Pandora. Già, Pandora. Si chiede cosa ne sarà di lei, dopo che avrà adempito al suo compito. Sparirà per sempre? Non dovrebbe importagliene, e infatti scaccia quel pensiero, sostituendolo con la visione della morte di Zeus. Sente il sapore del suo sangue sulle labbra, che si lecca soddisfatto, raggiungendo la sala del vaso di Pandora.
Ripensa alla ragazzina, quasi inconsciamente. Quella mocciosa ha qualcosa di dannatamente familiare. Volente o nolente, si ritrova a rovistare tra i suoi ricordi, che aveva deciso di seppellire per sempre nelle profondità del suo essere, schiacciati dalla morte e dalle battaglie.
 
Calliope.
Quella Pandora gli ricorda sua figlia.
 
Impreca, scagliando un pugno che provoca delle crepe lungo la colonna. Non dovrebbe ripensare al passato. Deve concentrarsi, maledizione, ha una vendetta da compiere.
Ma non può dimenticare il sorriso di sua figlia, la sua dolce voce, i suoi occhi curiosi.
Prima che quello stesso sorriso diventasse una smorfia di dolore, e quella voce un grido disperato. E quegli occhi…quegli occhi.
Scaraventa un altro pugno alla colonna, che si inclina pericolosamente.
Non avrebbe mai potuto dimenticare l’agonia mista a terrore impressa per sempre negli occhi di sua figlia.
 
Pandora è la sua maledizione, se ne è reso conto troppo tardi. Legandosi a lei, ha forse rischiato di compromettere la sua vendetta. E ora, deve allertare i sensi più che mai.
 
Troverà un altro modo per aprire il vaso. Non lascerà che anche Pandora paghi il prezzo dei suoi errori.
 
Sta arrivando.
 
E’stato tutto inutile, tutto fottutamente inutile!
Si è mostrato ancora una volta per la bestia che è: ha sacrificato Pandora, per la vendetta che lo ha accecato. E’svanita sotto i suoi occhi, con le mani che ancora sfioravano le sue.
 
Rivive con la mente quegli ultimi attimi, con la strana sensazione che anche lei, d'ora in poi, popolerà i suoi incubi.
Come la sua famiglia.
E Atena.
 
La rabbia lo pervade, l’ira lo riempie di energia. Chiunque si leghi a lui, è destinato a soccombere. Sempre. E per sempre. Si rialza con uno scatto, afferrando bruscamente le sue spade insanguinate. Non ragiona più, non ricorda più. La sua mente si è svuotata di tutto – dolore, sofferenza, tormento, malinconia, colpe – ogni cosa è ormai persa nel vento.
C’è solo lui, la bestia dall’anima nera, il dio caduto dalla pelle bianca.
E il prossimo obiettivo.
 
Lui è là fuori. Ne è sicuro. Sente il suo odore. Un misto di tradimento e vigliaccheria. Il padre del mostro, consumato dalla paura per il figlio che ha risparmiato. Kratos non mostrerà pietà. Lo ucciderà lentamente, interiormente, con tutti i modi che sa che più teme.
 
Divorato dall’odio, supera le rovine del monte olimpo, guidato dalla vendetta, unica cosa rimastagli dell’uomo che è stato.
 
Kratos sta arrivando, e Zeus non è per niente sicuro di essere pronto a riceverlo.








Note dell'autrice:

^^ Non potevo non scrivere su questo gioco favoloso ^^
 Descrivere il punto di vista di Kratos è molto difficile, ma spero di esserci riuscita (se non bene, almeno decentemente :D)
Au revoir :)

 - Kh2zvn - 
   
 
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