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Autore: trotri    25/09/2012    0 recensioni
Una ragazza come tante altre, innamorata, con tanti amici, alcuni veri e altri no. Qualcosa, però, sconvolgerà la sua vita...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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-Amore, svegliati!
-Adele, è tardi!
-Non ti chiamo più, alzati subito!

Eccomi qua, è il primo giorno di scuola e arriverò in ritardo. Mi rendo conto solo la mattina quando non riesco a svegliarmi, di quanto sia stupido andare a letto così tardi. Ma mi ritengo giustificata, visto che per Ivan esisto solo tramite Facebook. Lui va al liceo scientifico ed io al classico, quindi non ci vediamo spesso, ma quando usciamo prima io e Beatrice, la mia migliore amica, andiamo sempre ad aspettarlo davanti la sua scuola. Lui esce, mi saluta, Bea rosica ed io rido. Piace a entrambe dalla prima media, quando si è deciso a tagliarsi i capelli in modo maschile e ha comprato una crema anti-brufoli.
Ci tengo così tanto a chattare con lui perché di persona si limita ad agitare la mano, e io proprio non lo capisco.
 
Io e Beatrice ci conosciamo dalla prima elementare, ma siamo diventate amiche solo in quarta, perché si è trasferita con la sua famiglia al palazzo di fronte al mio, così abbiamo cominciato a passare molto tempo insieme; più che altro perché non sapevamo cosa fare quando i suoi genitori lavoravano, il pomeriggio, e mamma andava a far la spesa. Era simpatica, si, ma mi era sempre sembrata troppo perfettina, non che ora sia cambiata, ma ho imparato a sopportare i suoi difetti e lei ha fatto lo stesso con me, questa è l’amicizia, no?
 
Scendo e Bea è già sotto, naturalmente.
-Per colpa tua arriverò tardi anch’io, ma cazzo, neanche il primo giorno potevi svegliarti?
-Potevi andartene da sola a scuola, eh.
-Lo sai che senza di te non c’è gusto, tesoro!
Fa sempre così, si infuria, poi se ne pente e mi tratta dolcemente. E’ anche per questo che la adoro, è lunatica e riesce sempre a farmi sorridere.
Mentre camminiamo mi tremano le gambe, ho una paura incredibile di affrontare quest’anno scolastico.
L’anno scorso in pagella ho avuto 7 e 8, certo, non vedevo l’ora di cominciarlo, sto liceo. Ora però non ho la minima voglia di impegnarmi, e so che devo farlo per non deludere mamma. Lei ci tiene troppo, e soprattutto, ci teneva papà. Dopo la sua morte tutto è cambiato: ho promesso a me stessa che non avrei dato più delusioni alla mamma, che già quella basta e avanza. E so che quando mi dice di uscire un po’ con Bea facendomi capire che vuole che mi diverta, in realtà desidera solo rimanere a casa sola, andare nello studio di papà e ricordarlo. Perché lei non riesce a piangere in silenzio, quando piange lo fa con tutta la sua forza. Io invece piango di notte e non mi faccio sentire, ho imparato a farlo quando avevo 12 anni. Quando tutte le mie amiche avevano il Nintendo o la PSP e io non riuscivo a chiederlo a mamma per paura. I soldi c’erano, ma avevo paura di chiedere troppo, di dar fastidio. Però l’iniziativa ce l’avevo, andavo in cucina decisa a chiederle qualche gioco che desideravo tanto, ci andavo convinta che quella volta sarebbe stata quella buona.
-Mami, senti..
E quando stavo per parlare, le parole mi morivano in gola. Che figlia ero se approfittavo della sua dolcezza? Lei è così triste e io le chiedo i giochi per divertirmi.
-Volevo chiederti, può cenare Bea qua così poi facciamo i compiti insieme?
-Si amore, però comincia i compiti già ora, se no dopo non li finisci.
Beatrice cenava sempre da noi, sia per questa scusa, sia perché a volte ne avevo bisogno. Era come se il mio cervello mi dicesse di chiamarla e di star con lei, perché solo lei riusciva a capirmi. Piangevo con la mia amica, “non ci sono riuscita neanche oggi!” e mi ripeteva che un giorno ci sarei riuscita. Io ci credevo. Mi sentivo così stupida a piangere per queste idiozie, ma in realtà di quei giochi del cavolo non m’importava, volevo solo non sembrare ‘quella sfigata a cui è morto il padre che non ha niente’. Questo però non lo dicevo a Bea, questo lo dicevo solo a me stessa, lo ripetevo nel mio letto e inzuppavo il cuscino. “Perché sei andato via, papà? Perché non sono riuscita a farti restare?” e mi sentivo così ridicola che a volte vedevo mamma sulla porta, che mi fissava cercando di capire il motivo delle mie lacrime. In realtà non c’era, dormiva, e anche io dovevo farlo.
 
Arriviamo a scuola e ci mettiamo a correre verso i nostri amici: Manuel Grati, Letizia Monti, Vittoria Silvestri e Federico Carona, detto Carota.
Ognuno ha trascorso le vacanze in posti diversi, tranne me e Bea, quindi rivederci dopo mesi è meraviglioso; la paura è passata, ci sono i miei amici insieme a me, loro mi aiuteranno, come hanno sempre fatto.
-Manuu, com’era la Spagna?
-La Spagna carina, ma le spagnole di più! C’era una che ti somigliava tantissimo.
Quando stacchiamo l’abbraccio Letizia e Vittoria mi saltano addosso da dietro. Loro sono gemelle di sangue, ma sono letteralmente diverse esteriormente. Letizia è la classica secchiona, viso dolce coperto da occhiali esageratamente grandi, ma un fisico perfetto; Vittoria, invece, si “cura” di più, ha i capelli più lunghi e li piastra in continuazione, porta le lenti a contatto verde scuro ed è più formosa di Letizia. Stranamente di carattere si somigliano molto: entrambe sono gentili, educatissime e schizzinose.
-E io non esisto Lele?
-Carota, ma che hai fatto in Calabria tutta l’estate?
-Il mare li è strepitoso, e poi si mangia bene!
Suona la campanella e andiamo in classe. Io e i miei amici assumiamo i posti dell’anno scorso, quelli che ci hanno fatto stringere amicizia. Io e Bea penultimo banco fila centrale, Vitto e Leti avanti, Carota e Manu dietro.
Il primo giorno di quarto ginnasio, l’anno scorso, è stato praticamente perfetto. Io che ero convinta di non trovare amici, o almeno, non così in fretta, mi sono dovuta ricredere. Tutto è cominciato quando Federico, al cambio dell’ora è salito sul banco, tutta la classe lo guardava e nessuno si è accorto quando è entrata la professoressa di storia. Lui si è giustificato con “la mia amica voleva sapere se ha forfora nei capelli” indicando me, tutti si sono messi a ridere, compresa me. La prof. ha lasciato correre visto che era il primo giorno, ha cominciato a presentarsi. Lui mi ha toccato la spalla e mi sono girata.
-Scusa, ti sei offesa?
-Ma va, manco ci conosciamo e già mi hai fatto ridere!
-Meno male, sono Federico, comunque non c’hai forfora, i tuoi capelli sono solo biondissimi.
Poi s’è presentato anche Manuel e a ricreazione Beatrice ha scoperto che era andata all’asilo con Fede, e che li tutti lo chiamavano Carota per via dei suoi capelli rossi e lui piangeva. Così scherzando lo abbiamo fatto anche noi ed è rimasto il suo soprannome.
Le gemelle le abbiamo conosciute bene alle prove d’ingresso di matematica, Vittoria mentre copiava dalla sorella stava ascoltando me e Beatrice che cercavamo di risolvere quel problema che sembrava impossibile.
-Siete messe proprio male eh, ma mai quanto me! Tranquille che ora che finisce mia sorella ve lo passo.
Poi si gira Letizia.
-Ho quasi fatto, però mi serve una calcolatrice, ce l’avete?
Manuel ce l’aveva, così il problema è arrivato anche a lui e Federico, e le prove sono state un successo.
A volte le amicizie nascono perché devono nascere, perché senza quelle amicizie una persona non sarebbe la stessa.
 
Manuel gioca con i miei capelli mentre la prof di greco spiega, non si è neanche sforzata di chiederci come abbiamo trascorso le vacanze.
Per fortuna entra il prof di letteratura a salutarci e darci la notizia più bella che mi abbiano mai dato, in 15 anni e mezzo di vita.
-Ragazzi, per mancanza di aule, le classi del ginnasio si trasferiscono al Liceo Scientifico John Kennedy.
Io e Bea ci guardiamo subito e facciamo un sorriso non a 36 denti, ma 72. E’ la scuola di Ivan.
-Dovevamo avvertirvi prima e ci scusiamo caldamente, ma da domani ci trasferiremo li. Recatevi davanti la scuola, dove i ragazzi del liceo scientifico vi accoglieranno e vi mostreremo insieme le nuove aule.
All’uscita siamo tornati tutti insieme a casa, io e Bea ancora col sorriso stampato in faccia.
-Si si, sarete anche felici per il vostro ragazzo voi, ma pensate a me. Io e Luca ci stavamo finalmente frequentando e ora ci vedremo meno spesso.
Luca è il suo ragazzo, che frequenta il primo liceo classico, nella B, quindi è rimasto alla sede.
-Dai Vitto, vi vedrete comunque, classico e scientifico sono anche vicini!
-Magari allo scientifico sono bone.

-Sei sempre il solito, Manu!

Letizia e Federico stavano in silenzio mentre noi discutevamo sul liceo scientifico, a loro basta stare insieme, non importa dove. Sono innamorati l’uno dell’altra, ma non se lo dicono. A volte si tengono per mano e si abbracciano, e quando sono troppo vicini si allontanano. Forse non vogliono rovinare l’amicizia, o forse sono troppo timidi.

  
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