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Autore: Naky94    25/09/2012    6 recensioni
Cit: In un giorno di quiete si ritrovarono in una delle stanze per gli interrogatori, ormai in disuso, per discutere delle contromisure da adottare per far cessare quel clima da “Gli orsetti del cuore”.
Cosa mai sarà successo ai nostri agenti, per costringerli a prendere delle "contromisure"?
Scopriamolo insieme!
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grace Van Pelt, Kimball Cho, Patrick Jane, Teresa Lisbon, Wayne Rigsby | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note: Generalmente metto le note alla fine per evitare di fare spoiler, ma questa volta è doveroso metterle all’inizio. Ho dichiarato il raiting arancione, per lo stesso motivo per cui ho dichiarato il pairing Contenuti forti. All’interno della shot troverete dei riferimenti abbastanza espliciti a certi tipi di cose, e dato che forse io per prima mi sentirei infastidita se dovessi leggere una storia così senza prima essere avvertita, ho preferito mettere le cose in chiaro.
La shot comunque non ha basi fondate, è il risultato di un discorso fatto con un’altra fan che è leggermente degenerato.
Quindi godetevi questa storia, e magari fatevi anche qualche risata. Le recensioni sono comunque apprezzate.
Grazie per l’attenzione!

 

 

 

 

 
Aria di Cambiamento

 

 
C'era una strana sensazione nell'aria al CBI...

Tutti se ne erano accorti. Persino Jane e Lisbon che erano costantemente impegnati nel loro balletto d’amore, fatto di mezze frasi, sorrisini imbarazzati e telefonate mielose degne di due quindicenni alla prima cotta.

Se ne era accorto Luther Wainwright che, convinto di andare a dirigere una delle migliori squadre di polizia investigativa, si era ritrovato di nuovo al liceo.
Se ne era accorto Wayne Rigsby che ormai padre provetto, non aveva proprio tempo per dedicarsi a quei due.
Lo aveva capito Grace VanPelt che non poteva credere a quello che stava succedendo.
Ma colui a cui questa situazione dava più fastidio era Kimball Cho, che sul campo era costretto a vegliare che nessuno si facesse male, o che Jane combinasse qualcuno dei suoi guai. E in ufficio era costretto a vedere il consulente che magicamente scompariva nell’ufficio del capo, o nella sua adorata soffitta. Nella quale spesso veniva raggiunto dalla magnifica poliziotta dagli occhi verdi.
Fu proprio suddetto agente Cho che un giorno decide di convocare una riunione speciale, all’insaputa del consulente e dell’agente speciale.
I due colleghi d’unità accettarono subito l’invito, incuriositi dalla strana richiesta, e in un giorno di quiete si ritrovarono in una delle stanze per gli interrogatori, ormai in disuso, per discutere delle contromisure da adottare per far cessare quel clima da “Gli orsetti del cuore”.
Ma, non si sa come e non si sa perché, furono subito scovati da Luther Wainwright, che quel giorno aveva deciso di esplorare i sotterranei del CBI.
Ma con lo smascheramento del suo piano, Cho non decise di abbandonare la barca, bensì accolse il nuovo marinaio a bordo. Quindi, dopo che anche il giovane Luther prese posto alla tavola rotonda, cominciò a spiegare.
“E’ ormai da anni che questa manfrina fra Jane e Lisbon va avanti. E se all’inizio poteva anche essere una cosa sensata, ormai siamo arrivati al punto di non ritorno. Devono smetterla di comportarsi come due liceali. Ed è qui che entriamo in campo noi” asserii il coreano ghignando.
“Cosa proponi, capo?” chiese Wayne mentre mangiucchiava distrattamente un pacchetto di patatine.
Kimball, dal canto suo, allargò il suo ghigno malefico e cominciò a descrivere per filo e per segno il suo piano.
“Tu vuoi cos.... cough cough” provò a chiedere il povero Rigg che si era affogato con le patatine per lo stupore.
“Vuoi rinchiudere Jane e Lisbon in una stanza?” chiarì Grace, che già stava già cominciando a figurarsi la scena nella sua testolina tutta pony e arcobaleni.
“Esattamente” disse Cho.
“Questa situazione deve finire. Abbiamo bisogno sia della guida di Lisbon che della mente lucida e calcolatrice di Jane. E se per riavere entrambe le cose dovrò rinchiuderli in una stanza vuota con solo un letto e un cesto pieno di preservativi, bhe lo farò. Muahahahahahaahah!!!!!” concluse il perfido Cho.
Rimasero tutti a bocca aperta a guardare l’ormai ex serafico agente che ancora se la rideva, chiedendosi quanto fosse bravo a fingere per non essersi mai accorti che sotto quella scorza indifferente, nascondeva una mente degna del miglior criminale degli ultimi anni.
Quando, finalmente, Cho ebbe smesso di ridere, riprese a parlare.
“Ma non posso fare tutto da solo. Qualcuno deve allontanare dal CBI sia Jane che Lisbon, per poi ricondurveli questa sera stessa. E si dovrebbe pensare anche a sistemare la soffitta di Patrick.”
Si guardarono l’un l’altro interdetti, poi fu Luther a rompere il silenzio.
“Allora, io mi occupo della location. Magari potrei apparecchiare un tavolo per due, con una cena fredda. Mettere qualche candela, della musica soffusa. E non dimentichiamo le lenzuola di raso, e soprattutto il cesto delle meraviglie.”
Insomma il caro Luther era già partito per Erotic-Fantasylandia e di sicuro nessuno degli agenti rimasti si sarebbe preso l’incarico di riportarlo al mondo reale.
Dopo Luther, fu Grace a prendere parola.
“Io mi occupo di Lisbon. Anzi Wayne potresti chiedere a Sarah di darmi una mano? Porteremo il capo a farsi bella e magari la faremo cambiare d’abito” e pure la nostra cara rossa era partita per le sue fantasia. Stava già progettando, infatti, di passare un pomeriggio di “sole donne” all’insegna di manicure, pedicure, parrucchiere –effettivamente Lisbon aveva bisogno di un nuovo taglio, che magari la svecchiasse un pochino-, shopping selvaggio e un’immancabile giro al Sexy Shop, dato che l’occasione richiedeva della lingerie particolare.
Resisi conto, i due agenti rimasti, che ormai non avrebbero più potuto riprendere i compagni d’arme, non gli rimase che convenire che a loro sarebbe toccato il compito di distrarre Patrick, fino all’ora “X”.
Ritornati, i due sognatori, con i piedi ben piantati per terra, la compagnia si sciolse e si diede appuntamento alle nove di sera al centro del Bull Pen.

 
Ed era proprio li che ormai, passata da circa un quarto d’ora l’ora concordata, si trovavano Cho, Rigsby, Wainwright e Jane che chiacchieravano amabilmente del più e del meno.
Se non fosse che quello era stato un giorno particolarmente noioso, nonostante la compagnia dei colleghi, e Jane aveva più volte palesato la propria intenzione di volersene andare a casa.
Guarda te se il mio piano deve andare in fumi a causa del ritardo di una donna, pensava Cho che stava quasi per spazientirsi per i reiterati capricci del consulente.
Aveva deciso di tacitarlo assestandogli un pugno in faccia, quando il campanello dell’ascensore suonò e le porte di aprirono, facendo uscire l’agente VanPelt, Sarah e Lisbon in tutto il suo splendore.
Chissà come mai quando Jane vide Lisbon, smise subito di lamentarsi.
Ma finalmente erano tutti, e i giochi potevano iniziare.
“Bene, finalmente siete arrivate. Ora, se vogliamo procedere...” disse Cho, riacquistando la sua posa inespressiva.
A quelle parole Grace e Wayne uscirono dalle tasche delle loro giacche de nastri neri e con questi bendarono il consulente e la poliziotta, non senza qualche protesta.
“Silenzio voi due!” abbaiò Cho.
“Per sta sera comando io, e voi farete esattamente quello che dirò io”.
Pur con un certo stupore, consulente e poliziotta decisero di seguire gli ordini. Nel peggiore dei casi, se fossero riusciti a liberarsi, Lisbon si sarebbe vendicata  per il trattamento costringendo Cho e tutta la combriccola ai doppi turni per almeno tre settimane. E Jane avrebbe sicuramente trovato un modo per rifarsi.

Fu così che Cho vide il suo piano compiersi e i due ostaggi entrare nella soffitta di Patrick credendo che stessero andando a morire o chissà che.
Dopo che la coppietta felice fu rinchiusa, i quattro compari rimanenti si recarono in sala video, dove campeggiava un’enorme televisore che proiettava l’immagine di Jane e Lisbon ancora bendati.
Cho prese il piccolo microfono che era stato opportunamente collegato con la soffitta e parlò.
“Ora potete anche togliervi la benda, ma molto lentamente”.
E così fecero i poveri reclusi, che in un primo momento rimasero interdetti, non riuscendo a capire dove fossero finiti; ma quando realizzarono lo stupore e il dubbio cominciò a lampeggiare sui loro volti.
“Che cosa vuol dire tutto questo?” chiese Jane, leggermente preoccupato.
“Vuol dire che siamo stufi di avere a che fare ogni giorno con due ragazzini alla prima cotta. E’ ora che le cose cambino” asserì deciso.
“E come dovrebbero cambiare secondo te?” gli chiese Lisbon deridendolo.
Ma Cho non colse la provocazione e al contrario le disse.
“Per quanto mi riguarda Jane può anche metterti incinta, non importa. Certo è che non potete ancora andare avanti così, con tutta questa attrazione repressa. Quindi noi vi diamo la possibilità di sfogarla. Per tutta la notte. Verremo domani a liberarvi. Buona notte piccioncini!” e così dicendo spense televisore e microfono, con ancora un ghigno sul viso.
L’allegra combriccola aveva già deciso che non si sarebbero soffermati a spiare i due reclusi, almeno per rispetto del diritto alla privacy; erano pur sempre un branco di poliziotti ed un avvocato. Ragion per cui, lasciarono i malcapitati in soffitta e si andarono a mangiare una bella pizza tutti insieme.
La mattina dopo, alle sette del mattino, erano già tutti e quattro in ufficio, pronti a vedere i frutti del loro lavoro. Ma..... nessuno aveva il coraggio di andare ad aprire quella porta, anche se erano estremamente curiosi.
Decisero di giocarsela a morra cinese, e dopo un infinita serie di scontri e duelli all’ultimo sangue, la sorte volle che fosse proprio Cho ad uscire vincitore.
Il coreano di sentì orgoglioso della vincita, ma sapeva che una Lisbon arrabbiata non era proprio la cosa migliore da affrontare di prima mattina, e se il suo piano non avesse funzionato, Lisbon sarebbe stata per molto tempo intrattabile.
Si dovette far coraggio e dirigendosi a passo cauto verso la soffitta cominciò a prepararsi mentalmente a combattere un’imminente guerra.
Arrivato alla porta, diede le mandate con meno rumore possibile, sperando di non svegliare il can che dorme, anche se non ci credeva poi molto.
Dovette ricredersi, perché quando la porta si aprì neanche un rumore provenne dalla stanza. Fu tirando un sospiro di sollievo che Cho si accorse di avere il resto dei membri della squadra, compreso Luther, dietro di se.
Tutti insieme si addentrarono nei meandri della soffitta, illuminata dolo da alcuni rari raggi di sole, e si fermarono stupiti quando si accorsero che il pavimento in legno era disseminato di vestiti. Fecero qualche altro passo, per poi bloccarsi inteneriti davanti al letto.
Jane e Lisbon erano ancora lì, addormentati l’una fra le braccia dell’altro.
Non sapevano gli agenti cosa sarebbe successo in futuro, ma per il momento la guerra l’avevano vinta loro.

 

 

Fine

   
 
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