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Autore: Storm_    25/09/2012    5 recensioni
Una metropolitana quasi deserta, di notte.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Acluofobia'
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Tornare a casa in metropolitana mi era sembrata la soluzione migliore, per qualche tempo.

Ma ci sono sere, come questa, in cui preferirei dormire in biblioteca.

Le sere senza luna sono la cosa che mi spaventa di più.

Non c’è un motivo preciso, non credo né ai lupi mannari né a qualsiasi altra leggenda riguardante la luna.

A dire la verità non credo in niente, ma questo non centra un cazzo con la metropolitana.

Scendo quelle luride scale di marmo grigio.

Mi portano al solito neon sotterraneo.

Forse oggi non viaggerò da sola.

C’è un ragazzo che controlla costantemente la galleria vuota, in attesa del prossimo treno.

Mi ci vuole un attimo a realizzare cosa significhino i suoi piedi oltre la linea gialla di sicurezza.

Non devo essere così sciocca, non siamo in un film drammatico.

Non può essere che questo voglia farsi tirare sotto dal treno.

Le scarpe del ragazzo di muovono di un altro passo in avanti.

Avevo visto giusto.

Mi si stringe lo stomaco.

Sento di nuovo la sensazione di paura e disagio che mi assaliva quando, da piccola, guardavo il telegiornale quando rimanevo in casa da sola.

Suicidi, sparatorie, incendi, tutte quelle immagini mi rimanevano impresse nel cervello per tutta la notte.

Da dove mi trovo in questo momento sarebbe facile girare i tacchi, tornare in superficie e illudersi di aver avuto un’allucinazione.

Ma c’è questa morsa al petto che vuole comandare, dirigere le mie azioni.

Mi avvicino a quella figura.

Che cazzo voglio fare? La superman del nuovo millennio?

Stai per suicidarti, arriva una sconosciuta che ti guarda per qualche secondo con aria imbarazzata e tu cambi idea?

Ma certo, ovvio.

Vorrei tanto salvare questo ragazzo. Non so né come né da cosa, forse a parlare è quell’idea che da piccola avevo della me stessa cresciuta: un’eroina
romantica che va in giro a cicatrizzare i dolori altrui e a salvare vite.

E’ ridicolo, ma continuo a camminare verso il ragazzo.

Sono a mezzo metro da lui, ora.

Mi avvicino ancora.

Il volto del ragazzo, per metà coperto dall’ombra del cappuccio, sembra fatto di plastica.

L’unico indizio che sia fatto di materia viva è la sottile cicatrice che ha sul mento.

Ha gli occhi umidi.

Mi degna di uno scialbo sorriso rassegnato.

Rimango incantata a fissare quei lineamenti, incapace di fissarli nella mia mente.

Chissà cosa lo spinge a voler morire.

E’ una decisione drastica, alla fine.

L’idea di decidere quando morire mi attrae e terrorizza al tempo stesso.

Il ragazzo mi prende la mano, e tutta la situazione è così assurda che non ci faccio neanche caso.

Guarda oltre la mia spalla e sorride mestamente.

Il treno sta arrivando.

Precipitiamo insieme nel vuoto.

  
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