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Autore: Koa__    25/09/2012    5 recensioni
«Lui era mio fratello, il mio confidente, il mio migliore amico, il mio compagno, il mio capitano, il mio amante… era il mio T’hy’la, era la persona più importante della mia vita, era tutto il mio mondo!»
[Universo 2009]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi di Star Trek non appartengono a me, io li utilizzo senza scopo di lucro

 

 

All my world

 



Prologo

 
«Diario del capitano, data stellare… 47.36.2

Questa notte è sorprendentemente buia, non c’è luna che orbita attorno al pianeta sul quale sono precipitato, non conosco con precisione la mia posizione stellare, ma si tratta di certo di un pianeta di classe Minshara. 


Per mia sfortuna sono capitato in un deserto…

Vi sono precipitato dopo esser stato inseguito, ed abbattuto, da una nave da guerra orioniana appartenente quasi sicuramente al Sindacato di Orione. Il motivo per il quale ho lasciato l’Enterprise e sono finito sulla navetta uno, mi è ignoto. Quando mi sono risvegliato ero su un planetoide disabitato. Ho tentato, con i mezzi a mia disposizione, di localizzare la mia astronave, ma invano. Presumo che per salvarmi la vita il mio primo ufficiale Spock abbia preso la decisione d’allontanarmi dall’Enterprise, un atteggiamento del tutto insensato da parte sua, che va contro la sua lealtà. Se riuscirò a sopravvivere, dovrò indagare maggiormente non solo sull’attacco che ho subito, ma anche sullo strano comportamento del mio secondo in comando.

Per quanto concerne la mia sopravvivenza qui, devo ammettere che è assai ardua. La temperatura durante il giorno supera i cinquanta gradi mentre durante la notte scende fin sotto lo zero. L’ambiente è inospitale ed abitato prettamente da piccoli rettili dalle strane forme e colori, c’è poco cibo e ancor meno acqua. Temo che, se l’Enterprise non mi troverà in tempo, sarà la fine del capitano Kirk.

Computer, pausa…»
 
Mi lascio andare a terra, sfinito, passandomi poi una mano sul volto. L’ultima cosa di cui ho voglia è stendere il mio diario giornaliero. In questo momento ho ben altro a cui pensare: questo vento forte che spira mi ferisce la pelle del viso e mi fa gelare il sangue nelle vene, scavandomi fin dentro le ossa. 
Ho freddo e il fuoco che ho acceso con le pistole a phase a malapena riesce a scaldarmi.

Guardo il mio mezzo di trasporto, che già da giorni funge da riparom, giacere semi distrutto a pochi metri da me e sospiro rassegnato. Se il mio ufficiale scientifico fosse qui, avrebbe già snocciolato numeri su numeri riguardanti le probabilità di sopravvivenza. Non potendo godere della sua saggezza, proverò a fare da solo: ritengo che siano assai scarse. L’unica mia speranza risiede nelle abilità del tenente Uhura, spero infatti che si rivelino ancora una volta strabilianti e che riesca ad intercettare il messaggio di soccorso che ho inviato.

Non ho idea di dove si trovi l’Enterprise e, in questo momento, posso solo pregare. Pregare e sperare. Mi rendo conto che è un atteggiamento del tutto insolito per il capitano James Tiberius Kirk, ma non mi importa di nulla, sono solo in questa spianata desertica e l'orgoglio è l'ultima cosa di cui mi importa.

Sollevo lo sguardo verso il cielo buio, mi sento così strano… Sono ovviamente in ansia per la mia sorte, ma c’è qualcosa d’altro che m’angoscia. Sento freddo e non è solo il vento, è come se venisse da dentro. Percepisco distintamente un vuoto qui: nel petto, all’altezza del cuore, come se ne mancasse una parte.


«Hai freddo?» Una voce profonda mi spaventa; scatto all’impiedi, strabuzzando gli occhi, quando vedo la sagoma del mio primo ufficiale camminare verso di me.
«Spock?» sussurro sbalordito.
 
Il luogo in cui mi trovo è una spianata desertica, non vi sono avvallamenti o montagne a celare la vista, se una navetta fosse atterrata o se Spock si fosse teletrasportato, l’avrei sentito. Nessun suono disturba le mie orecchie e il silenzio è quasi assordante.
«Jim, cosa fai qui?» lo sento chiedermi. 
Da quando Spock usa questo tono colloquiale? Rigoroso com’è, non s’azzarda mai a parlarmi come fosse un mio intimo amico.
«Non dovresti essere in questo posto, ma nudo nel mio letto, mollemente abbandonato a me come tutte le sere.»
«Co-come?» balbetto senza capire, Spock non può essere serio! So che i vulcaniani non scherzano mai, pertanto deve credere a quello che dice, probabilmente è stato drogato oppure qualcosa deve averlo fatto impazzire, è la sola spiegazione che riesco a darmi, per quanto essa possa sembrare assurda.

«Perché fai quella faccia? Abbiamo soddisfacenti rapporti sessuali tutte le notti, non ricordi?» precisa lui poco dopo.

Lo vedo avvicinarsi e, passo dopo passo, togliersi lentamente i vestiti. Non riesco a non guardarlo mentre si toglie la casacca blu della divisa e la lascia cadere malamente a terra e quando si sfila i pantaloni e rimane nudo di fronte a me, rimango estasiato: è bellissimo.

Come ho fatto a non notarlo prima? Il fisico è asciutto, ma i suoi muscoli forti sembrano perfetti per stringermi tra le sue braccia e per dominarmi come solo lui saprebbe fare. Il colorito della pelle verdastro e il profilo del viso nobile, lo rendono semplicemente meraviglioso. 


Ed è come se il freddo e quell’ingombrante sensazione di vuoto, fossero improvvisamente svanite.

Mi sdraio a terra, so di non poter fare altro, quello sguardo penetrante mi entra dentro e sembra voglia sondare ogni più piccola parte della mia anima. Quando Spock si stende sopra di me, un fremito d'eccitazione mi attraversa e quando mi bacia, mi sento morire. Con passione mi stringe le mani attorno alla vita e con vigore spinge il suo inguine contro al mio. Vedo i suoi profondi occhi scuri incendiarsi di passione e sento distintamente un ringhio basso uscire dalla sua bocca.
«Solo tu mi fai sentire completo, Jim».
 

*

 

Il capitano Kirk si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi e respirando affannosamente: era stato solo uno strano, stranissimo sogno a sfondo erotico. 
Certamente ben dettagliato, ma di sicuro non vero. Si guardò attorno accendendo poi la luce nella sua cabina: era vuota! Spock non era lì con lui, non era nudo e non lo stava guardando in quel modo appassionato.
«Non era reale» mormorò lasciandosi andare e ricadendo sul materasso morbido.

Incredibile che avesse sognato una cosa del genere; di certo doveva essere l’astinenza sessuale... 
Sì, era l’unica spiegazione logica. Non che fosse così strano per lui immaginarsi di fare sesso, ovviamente non era la prima volta, ma mai gli era capitato di fantasticare sul suo ufficiale scientifico. Già, perché era il soggetto dei propri penseri a sconvolgerlo ancora di più:
«Spock» sussurrò. I loro rapporti erano strettamente professionali, poteva certamente ritenerlo un valido collaboratore e addirittura un amico, ma era del tutto assurdo sognarlo a quel modo.

Però… A Jim sembrava quasi che ad una parte di lui quel sogno fosse piaciuto, come se un suo lato nascosto ritenesse che fare del sesso con Spock non fosse un’idea del tutto insensata.
 
Sì, era stato davvero uno strano, strano sogno.
 

Continua...



La dicitura "Minshara" è il termine completo della sigla "M" che viene detto per la prima volta in Enterprise da T'Pol, la quale spiega che, la classificazione così come poi la conosciamo nella TOS, è in reltà la classificazione dei pianeti fatta dai vulcaniani. Classificazione usata poi dalla Federazione.
_Koa_
   
 
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