Fanfic su attori > Cast Glee
Segui la storia  |       
Autore: Meggie    26/09/2012    5 recensioni
Sono passati ormai quattro anni dalla fine di Glee e certe cose sono necessariamente cambiate. Molte altre, però, sembrano non cambiare mai. Quando Darren rivede Chris, sembra solo un incontro tra amici come tanti altri. Non sanno, invece, che è il momento di tirare fuori sette anni di cose non dette.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: (abbiamo trovato l’amore) Ed è un posto senza speranza
Fandom: Glee RPF
Pairing/Personaggi: Chris Colfer/Darren Criss
Rating: R/NC17
Genere: Angst, introspettivo, romantico
Warning: Slash
Beta: lisachanoando
Disclaimer: No, chiaramente Glee non è mio e non ci guadagno nulla (purtroppo).
Riassunto: Sono passati ormai quattro anni dalla fine di Glee e certe cose sono necessariamente cambiate. Molte altre, però, sembrano non cambiare mai. Quando Darren rivede Chris, sembra solo un incontro tra amici come tanti altri. Non sanno, invece, che è il momento di tirare fuori sette anni di cose non dette.


CAPITOLO 7

Sono anni che Chris ha imparato a proprie spese che la vita non gli dà mai nulla per niente. Che se non si fa il culo, nulla gli verrà veramente regalato.
(Perché hai quella voce. Perché sei gay. Perché parli di cose che non interessano – quasi – a nessuno. Perché sei troppo intelligente e il mondo di Hollywood è spesso popolato da idioti. Perché ti porti a letto dei ragazzi e a volte non va bene. A volte, invece, sì. A volte anche questo vende.)
Quando riesce ad avere qualcosa, quando riesce a stringere tra le mani un desiderio, oltre alla soddisfazione, c’è il terrore puro che possa sparire da un momento all’altro. Che possa arrivare qualcosa o qualcuno a portarglielo via.
Stringilo, stringilo forte e non lasciarlo. Tienilo tra le tue dita e non lascialo non lasciarlo non lasciarlo.
Il terrore è ancora più forte quando non ha ancora capito bene cos’ha tra le sue mani. Quando non sa ancora se ciò che cerca di stringere è suo o potrebbe esserlo o invece è solo un’illusione.
Non ha un contratto da firmare, con Darren. Non può marchiarlo imprigionarlo stringerlo e non lasciarlo andare. Si deve fidare.
(Si è già fidato di altre persone, in passato. Si è fidato di Jonah. Si è fidato e Jonah ha cercato altrove ciò che lui non era disposto a dargli. Gli aveva messo tra le mani il suo cuore, ma evidentemente non era stato abbastanza.)
Ne è terrorizzato.
Non dovrebbe essere così. Guardando Darren addormentato accanto a sé, Chris pensa a quanto sia ingiusto che nulla, proprio nulla, nella vita sia come cercano di vendertela con luci patinate e dialoghi appena sussurrati.
Quante stronzate.
La realtà è che la maggior parte delle volte sei terrorizzato anche solo dal respirare, figuriamoci dall’avere accanto a te qualcosa di prezioso.
(E che potresti perdere, esattamente come hai perso Jonah. Ironicamente, potresti perdere Darren anche per lo stesso motivo, magari.)
(Perché le persone sono tutte fiere di essere diverse. Fino a quando non si dimostrano tutte uguali.)
Quando Darren apre gli occhi e li punta nei suoi, Chris non fa neppure finta di distogliere lo sguardo. Pensa, Se proprio devo lasciarlo andare, se proprio devo provare ad aprire la mano e vedere se volerà via, tanto vale che me lo goda fino all’ultimo, che me lo ricordi. Perché se se ne va, non tornerà più indietro. È tornato una volta, forse era tutto qui quello che doveva succedere.
Darren gli sorride, cercando di nascondere uno sbadiglio contro il cuscino e mormorando “Che ore sono?”.
“Presto. Non devi ancora andare a lavoro.”
Chris non distoglie lo sguardo. Continua ad osservare Darren, la linea della spalla che si perde al di sotto delle lenzuola, i capelli completamente in disordine appiccicati alla sua fronte, la sua bocca la sua bocca la sua bocca.
Stringe i denti, sbattendo un paio di volte le ciglia e imponendosi di non essere stupido, che non vale la pena ritrovarsi con gli occhi lucidi per qualcosa che sta solo immaginando.
(Ma forse sono meglio gli occhi lucidi adesso che un cuore spezzato – spezzato veramente – dopo.)
“Hey,” mormora Darren sollevando il viso dal cuscino e aggrottando le sopracciglia. “Perché hai quella faccia?”
Perché non sai neppure cosa potresti farmi. Non lo sai.
Chris scuote la testa, mettendosi a sedere, facendo scivolare le lenzuola sul suo grembo e distogliendo finalmente lo sguardo da Darren.
Sente il materasso muoversi sotto di sé e sa che Darren si sta mettendo seduto accanto a lui, ma non lo guarda. Guardarlo fa male e pensare è ancora peggio.
“Mi stai facendo preoccupare, Chris…”
La voce di Darren è poco più che un mormorio e a Chris ricorda tanto un bambino. I bambini sono tremendi, ti guardano negli occhi, vedono che stai piangendo mentre ridi e ti abbracciano, facendoti sentire un idiota per aver pensato di fregarli. Non li freghi, i bambini.
Chris si rende conto che non può fregare neppure Darren.
“Io non ti ho detto tutto,” dice alla fine, senza girarsi verso di lui. Però lo sente, lì accanto, gli occhi puntati addosso e la mano sulla sua spalla nuda e vorrebbe dirgli di allontanarsi, perché non riesce mai a pensare quando lui è così vicino, quando lui è nudo nel suo letto, è impossibile buttare fuori “Non so se potrebbe funzionare, Dare, non lo so”, che rimane lì, sulla punta della lingua.
Come fai a dire una cosa del genere?
“Riguardo a Jonah… perché è finita, intendo. O uno dei motivi. Negli ultimi tempi ne ho trovati tanti, c’è solo l’imbarazzo della scelta.” Continua, azzardandosi a guardare Darren con la coda dell’occhio. Darren con la mano sempre addosso alla sua spalla. Darren ancora nudo accanto a lui. Ed è una pessima idea, perché più lo guarda, più non vorrebbe aprire la mano, più non vorrebbe dargli la possibilità di andarsene. Ed è un pensiero egoistico e un po’, in effetti, se ne frega anche.
“Non devi dirmelo. Ci sono un mucchio di cose che… ci sono un sacco di cose che non ti ho detto, e magari lo farò in futuro, ma non devi dirmi niente se non-“ interviene Darren.
“Ma voglio. Perché il motivo per cui… il motivo per cui non funzionava…” Chris sospira, abbassando lo sguardo, “ho sempre pensato… ho sempre pensato che in una relazione il sesso non fosse tutto. Lo so che tutti sembrano pensare che se sei gay allora non fai altro che pensarci, ma non è così, no? Ho sempre pensato di voler qualcuno accanto, non qualcuno nel letto. Non che non mi piaccia la seconda parte, ma non è… non è solo quello. Non per me, almeno.”
“Chris… se hai paura che sia una qualche sorta di esperimento, ti assicuro che-“
“No.” Si gira verso Darren e vede quegli occhi che lo fanno impazzire e a cui non riuscirebbe a dire di no, e gli mancano le parole. Lui, che con le parole ha costruito tutto se stesso. Bella fregatura.
Come fai a dirgli “Vorrai delle cose diverse da ciò che posso darti io? Come ha fatto Jonah. Che è uno stronzo, ma forse aveva ragione e forse sono io il problema, non lui”?
“È che tu vorrai-“ altro di più non me “come Jonah. Jonah è stato uno stronzo e non posso credere di essere stato così stupido da rimanere con lui tanto a lungo, è solo che… quando le cose andavano bene, andavano veramente bene e non… pensavo avesse solo bisogno di distrarsi. Da me. Non lo so. Qualcosa di passeggero. Ed è stato umiliante, perché non ero abbastanza e non lo sono mai stato e forse non glien’è mai fregato niente, forse il problema era solo che non saremmo mai andati bene e-“
“Chris”, Darren lo interrompe, accarezzandogli il mento e facendolo voltare verso di lui. E Chris si rende conto di star piangendo e si sente così stupido, così tanto stupido, perché non dovrebbe tirare fuori tutto quello, non dovrebbe dirlo a Darren, non c’entra nulla, dovrebbe solo dargli la possibilità di andarsene senza fare rumore, ma non vuole.
Ne ha avuto un assaggio e ne vuole ancora. E fanculo a Jonah e alle sue battute su quanto fosse noioso a letto, su quanto fosse sprecato un culo del genere-
E vaffanculo.
Chris sospira, chiudendo gli occhi e godendosi le dita di Darren sulla guancia. “Non so se funzionerebbe, Dare.”
“Perché? Continui a parlare di Jonah, ma non ha senso. Perché non dovrebbe funzionare tra di noi se non è andata tra voi due?”
“Perché sono appena uscito da una relazione di merda, ok? E… e tu vorrai altro, Darren. Vorrai qualcosa di semplice. Qualcosa che può darti una ragazza e non io. E-“
“Chris, smettila.”
Chris lo guarda. Vede gli occhi con cui Darren lo sta osservando, le labbra strette in una linea sottile e le sopracciglia aggrottate e l’espressione seria. E Chris vorrebbe solo allungare una mano e cancellare tutto. Ma non può, perché la sta lasciando aperta, quella mano. Perché se Darren vuole… se Darren vuole può andarsene.
(Ma ti prego, non farlo. Ti prego no.)
E se vuole restare, allora forse non se ne andrà neppure in futuro. Forse ha deciso lui di rimanere lì, tra le sue dita.
(Nel suo letto ci è già stato. E dalla sua vita non si è mai tolto.)
“Continui a ripetermi cosa vorrò, ma non puoi saperlo,” dice Darren. E Chris vorrebbe credergli – e un po’ lo fa. Ma ripensa anche alle promesse di Jonah. Anche quelle sembravano vere. E forse le persone sono tutte uguali. Feriscono solo in modi diversi -, ma non sa che fare. Perché vorrebbe anche fare la cosa giusta. E la cosa giusta è non fargli credere di potergli dare tutto, tutto quello che le ragazze gli hanno dato in quegli anni.
Non è una ragazza. E non era abbastanza neppure per Jonah. Quindi forse è lui, ad essere il problema.
“Non voglio qualcosa di semplice, Chris. Voglio qualcosa che mi faccia stare bene e…” scrolla le spalle, come se fosse scontato, “tu mi fai stare bene. Non deve essere difficile.”
Chris abbassa lo sguardo. Ha la vista appannata e qualcosa in gola che non riesce a mandare giù e che ha molto poco a che fare con ciò che ha fatto qualche ora prima e molto più a che fare con ciò che sta succedendo nella sua testa.
È sempre lì, il problema. Pensa troppo.
Jonah una volta gli ha detto che avrebbe dovuto pensare un po’ più con l’uccello, quando era a letto. Gliel’aveva detto ridendo e Chris aveva sorriso.
Ha capito dopo che non era affatto una battuta.
“Lo dici adesso. Ma poi… poi forse finirà come con Jonah e finirà che mi dirai che sono noioso,” e vorrebbe che la risata che esce dalle sue labbra fosse almeno in parte convincente, ma non lo è. È fredda e falsa e assomiglia troppo alla risata isterica di qualcuno che sta per piangere.
E Darren è come i bambini. Ti abbracciano anche quando ridi, perché vedono oltre.
Darren lo stringe e Chris vorrebbe solo chiudere gli occhi e dimenticarsi di tutto. È caldo, Darren, e a Chris basta allungare una mano per sentire la sua pelle sotto le dita e calmarsi. E vuole qualcosa del genere tutti i giorni. Vuole allungare una mano e trovare qualcuno che gliela stringa.
(Vuole la mano di Darren. La vuole disperatamente.)
“Allora era un idiota, oltre che uno stronzo, perché noioso, seriamente? Sei la persona meno-“
“A letto.” Lo interrompe Chris, in un sussurro. “Ero noioso a letto, secondo lui. Forse è vero. Non lo so. Non me n’è mai importato… prima che mi tradisse, almeno.”
Darren sospira e lo stringe di più. “Forse era la differenza d’età,” prosegue, appoggiando la testa sulla spalla di Darren e chiudendo gli occhi, “o probabilmente è solo che le persone sono diverse e noi eravamo evidentemente incompatibili sotto quell’aspetto. Non lo so. È che… certe cose non… non mi piacciono. Ci ho provato. E Jonah era convinto che alla fine… non so, avrei avuto un’illuminazione sulla via di Gaymasco o qualcosa del genere, ma non è successo. Se non mi fa star bene, per me non è sesso e per lui… secondo lui non lo volevo abbastanza.”
Chris sa che Jonah è stato uno stronzo a dire quelle cose. Che sono false.
Chris lo sa.
Solo che se le è sentite dire troppe volte. Fin da quando andava a scuola, fin da allora.
Perché se sei gay ti piace prenderlo nel culo e…
Chris chiude gli occhi e sospira. Sente le labbra di Darren baciargli la fronte e l’unica cosa che può fare è rimanere abbracciato a lui e non muoversi.
(Non andare, ti prego. Ti prego non farlo.)
“Per… per essere sicuro di aver capito bene, non stai… cioè, non stai parlando di cose… diciamo, non so, estreme, tipo-“
Chris scuote la testa.
“Intendi-“ prosegue Darren e Chris vorrebbe quasi ridere per il suo tentativo di non usare le parole sbagliate, quasi avesse paura di lui.
“Sesso anale, Darren, puoi dirlo. Non uscirò da questa stanza urlando.”
Chris sente Darren tremare leggermente nel tentativo di trattenere una risata e non può fare a meno di sorridere. Abbracciato a lui, con gli occhi chiusi, le guance umide dalle lacrime e un sorriso sulle labbra.
È assurdo.
“Mi fa piacere notare che riesci ad essere stronzo anche quando sei uno straccio. È confortante.” Mormora Darren, e Chris gli tira una pacca sulla spalla in risposta, senza neppure aprire gli occhi.
“Lo prendo come un complimento.”
“Lo è. Quindi… quell’idiota ti ha tradito perché…” Darren si ferma un attimo e Chris pensa che stia ancora cercando le parole giuste, ma l’attimo dopo Darren si stacca da lui e Chris è costretto ad aprire gli occhi e a guardarlo e Darren…
“Quell’idiota ti ha fatto sentire come una merda e poi ti ha tradito e adesso cosa, ti sei convinto che è stata colpa tua e che anch’io me ne andrò a trovare qualcuno da scopare perché il mio uccello è la parte più importante in una relazione ? Perché voglio essere sincero, e poi tornerò ad essere diplomatico e a provare a giustificare quel coglione, ma l’unica cosa di cui dovresti preoccuparti è di come mandarlo a fanculo per sempre, Chris. E se non sono ciò che vuoi, va bene. Cioè, no, non va bene per un cazzo, ma non ti costringerò a fare qualcosa che non vuoi e, soprattutto, Chris, non mi stai costringendo a fare qualcosa che non voglio io. Ok?”
Chris vorrebbe annuire. Ma l’unica cosa che fa è allungarsi verso di lui, incorniciare il suo volto con le mani e baciarlo, chiudendo gli occhi e non pensando alle lacrime nascoste dalle palpebre. Fa scivolare la lingua nella sua bocca, gemendo piano contro le sue labbra, ed è tutto lì, nello spazio di un respiro e nella disperazione di una carezza, che Chris riesce a pensare a come le persone, forse, possono anche essere tutte uguali.
Tranne una.

*

“Vorrei tornare al college.”
“…”
“Non dici niente?”
“Cosa dovrei dire?”
“Non lo so. Che è un’idea di merda e che fallirò, esattamente come la prima volta, e che dovrei pensare a-“
“Vuoi farlo veramente?”
“Sì.”
“Allora non è un’idea di merda. E forse fallirai, ma se non ci provi, ti ritroverai qui, nello stesso posto del cazzo in cui siamo adesso, a chiederti ‘cosa sarebbe successo se’. Lo sai come vanno queste cose, si vedono in tutti i film.”
“Potrebbe comunque essere un’idea di merda…”
“Potrebbe. Ma non vale la pena provare, ogni tanto?”

Darren lancia via la sigaretta, ormai finita, un attimo prima di sentire lo stop dato dal regista. Si gira verso Michael e gli sorride. È stata una buona giornata, quella.
(Soprattutto, è una giornata quasi conclusa.)
E per quanto ami stare sul set, vuole tornare a casa e porre fine all’incessante frenesia che sembra aver colto le sue dita. Deve scrivere scrivere scrivere e dar forma e spazio e musica a ciò che ha in testa.
(Chris. Solo Chris.)
È da quando… è da quella notte che ha le parole in testa e la musica sotto i polpastrelli. È lì, Darren riesce praticamente a vederla, la canzone.
(La canzone di Chris. Ancora senza titolo, ma già con una sua storia, fin dalle prime parole che è riuscito a buttare giù. Chris non gli ha cambiato la vita – nella sua vita, in effetti, è cambiato molto poco – e non ha reso il mondo un posto migliore. Chris gli ha solo aperto una porta che Darren aveva dovuto chiudere anni prima. E che Chris aveva sempre lasciato socchiusa, per lui.)
Darren si alza dal gradino su cui il suo Mark era seduto, dà una pacca sulla spalla a Michael mormorando un “Ci vediamo domani,” e nella testa ha già le prime note della canzone.
Non farà altro che canticchiarle sottovoce fino al suo rientro a casa.

*

Shortstop è il trovarsi a metà strada. Bloccati. Senza un’apparente motivazione per andare avanti. Senza speranza.
(Come l’amore. Ci cadi dentro e non sai risalire. E puoi inveire contro tutti gli Dei che conosci, tanto stai pur certo che nessuno ti salverà da quello. Ci sei dentro, e ci rimani.)
Shortstop è il trovarsi con una palla in mano e doverla rilanciare in una frazione di secondo. È il doversi muovere senza pensare. È l’agire.
(È lo sbloccarsi in un attimo.)
Shortstop è un po’ come la vita, che è un po’ come l’amore. Ci sei dentro.
E ci rimani.

*

Gli è mancata quella sensazione. La musica in testa e la voglia di raccontare qualcosa.
(Ha avuto paura – paura seriamente – che tutte le sue note fossero morte con Hidden Tales, morte con Mia. E ha continuato a parlare con le parole degli altri, a usare le canzoni degli altri, ma non è la stessa cosa. Non sono sue. Sono come se fossero sue, ma non lo sono, non completamente. Gli è mancato guardare un foglio e trovare se stesso. Gli è mancato sfiorare un pianoforte e perdersi nella sua testa.)
La canzone – la canzone di Chris – è quasi finita. La legge e la rilegge, la modifica, la canticchia sottovoce quando Joey è in casa, e la canta a squarciagola quando pensa di essere da solo.
Chris non l’ha mai sentita.
(Ha paura di cantargliela e non sa neppure perché.)
(Perché non sono le parole degli altri, sono le sue. Darren non sa ancora a che punto stanno, lui e Chris, e ha pura di forzare troppo, che sia troppo e basta. O non abbastanza.)
Un giorno gliela farà sentire. E mentre muove le dita sulle corde della chitarra, non può fare a meno di chiudere gli occhi, come se stesse accarezzando la pelle di Chris, la vibrazione che si propaga dalla punta delle dita e gli risuona nella testa, una musica che non finisce.
(È appena iniziata.)
Darren apre gli occhi e legge le parole scritte disordinatamente sul quaderno che ha davanti.
It is almost as if in the first page of a book,
you found out how it would be in the end.

Smette di suonare, giusto il tempo di afferrare la penna appoggiata al tavolino e appuntare le frasi che ha in testa, appena sotto quelle.
And when you start reading it,
you’re scared you can’t make it.

Non è ancora finita, la canzone – e qualcos’altro, invece, è appena iniziato -, ma per la prima volta da tanto tempo, Darren si ritrova a pensare di stare andando da qualche parte. E qualunque sia la direzione, sembra essere quella giusta.
È una bella sensazione, tutto sommato.

*

Anche dopo una settimana e mezza – una settimana e mezza da quella notte. Non che Darren abbia fatto il conto. È che se la ricorda. Non è che potrebbe dimenticarla. Secondo appuntamento e tutto quanto. Ecco. Tutto quanto -, Darren non sa bene cosa siano, lui e Chris.
A volte, quando ci pensa, va per negazione. Non sono quello e neppure quell’altro e no, di sicuro non questo. Non può fare altro, perché l’unica cosa certa, è che c’è qualcosa.
(Darren non è così stupido da non saperlo. Ed è anche abbastanza sicuro che pure Chris lo sappia. Ma è come un tacito accordo: è troppo presto, non se ne parla.)
(Questo non lo fa sparire.)
(Poi Darren si ricorda che questa cosa c’è da più di sette anni. E quindi forse sarebbe il caso di parlarne, in qualche modo.)
In ogni caso, Darren è anche certo che non se ne andrà. Che non importa se tra meno di due settimane Chris dovrà tornare a New York per un po’. Non importa se lui potrà andarlo a trovare solo nei weekend. Non è che sono quelle le cose importanti, i chilometri tra due persone.
Non è quanto sei lontano, ma quanto puoi essere vicino quando non siete nella stessa stanza.
(Darren l’ha imparato con Mia. Ha imparato a calibrare le aspettative e a rendere importante ciò che si ha, non quello che manca.)
Darren è certo che quella cosa che entrambi non vogliono nominare non sparirà con il primo cambiamento. Perché sette anni – e due vite parallele – sono un cambiamento abbastanza grosso per poter scommettere almeno sul prossimo mese. Una sorta di certezza di vita, ecco.
Solo che ogni volta che pensa che tra due settimane Chris se ne andrà, perde un po’ la testa. E solitamente capita che perda anche il respiro – addosso a Chris, sulla sua clavicola, contro le sue labbra, tra i suoi capelli.
Perde anche il senso del tempo, ogni tanto.
Quindi non è che può veramente dare la colpa a Joey quando rientra a casa – più tardi del previsto, nota Darren lanciando un’occhiata all’orologio – e lo trova sul divano con la lingua nella bocca di Chris.
(Joey ha visto di peggio. E anche Darren. Ed esiste ormai da anni l’accordo che tutto ciò che interrompono, in realtà, non è mai esistito. Funziona. Ma dovrebbero inventare anche la rimozione della memoria, perché Darren non dimenticherà mai quella volta della cucina.)
(Ha anche dovuto cambiare il tavolo e, Dio, non vuole ripensarci.)
Chris ridacchia contro le sue labbra quando lo saluta sulla porta d’ingresso, ancora imbarazzato per l’interruzione di Joey, ma va bene così. Darren non riesce comunque a smettere di sorridere. Va bene così.
Quando chiude la porta, Joey è appoggiato alla porta della cucina che sgranocchia una manciata di patatine.
“Dio, sei proprio innamorato perso!”
Darren si gira a guardarlo e si limita a sbuffare una risata.
(Quella è una cosa che ancora non si può dire. E Darren non la dirà. No, affatto.)
“… non ancora,” mormora alla fine, non convinto, cercando di rubargli il sacchetto che ha in mano.
“Uhm,” un altro lancio di patatine in bocca, “ma è una cosa seria.”
Darren lo guarda, Joey con le guance gonfie e l’aria da criceto e l’unica cosa a cui può pensare è che solo a lui poteva capitare di avere un coinquilino del genere. “È una cosa seria,” dice alla fine, sorridendo.
Joey riesce a fatica a deglutire, prima di illuminarsi in un sorriso raggiante. “Ah!” grida alzando la mano destra e, sul serio, a volte Darren pensa di essere circondato da pazzi, ma ipotizza che tutto sia coordinato a lui, quindi non può che battere il cinque a Joey e scuotere la testa, ridendo.
“Solitamente i ragazzi si battono il cinque quando scopano.”
Joey sbuffa alzando gli occhi al cielo, “come se per te potesse essere quello il problema. Esci di casa e la gente prenderebbe il numero pur di assicurarsi un giro nel tuo letto.”
“… questo è disgustoso.”
“No, questa è fortuna!” annuisce Joey, infilando di nuovo la mano nel sacchetto delle patatine. “Posso sedermi, vero? Non è contaminato da cose che non voglio neppure nominare?” chiede, indicando il divano.
Darren scuote la testa, prima di sedersi accanto a lui. Sul tavolino c’è ancora il quaderno dove sta scrivendo la canzone di Chris. Non gliel’ha ancora fatta leggere. Non gli ha neppure detto che la sta scrivendo.
After all these things. Alla fine, un titolo, gliel’ha trovato.
“È finita?” chiede Joey, facendo un cenno con la testa verso il tavolino.
“No,” mormora Darren, afferrando il quaderno e rileggendo ciò che ha scritto, mentre nella sua testa tutto si trasforma in musica. “Non ancora,” aggiunge subito dopo.
It is almost as if in the first page of a book,
you found out how it would be in the end.
And when you start reading it,
you’re scared you can’t make it.

Sfiora le parole con le dita, quasi riuscisse a sentirle attraverso l’inchiostro.
Ha paura. Che possa finire come con Mia. Che possa ritrovarsi allo stesso punto. Distrutto, in un mondo senza note, privo della voglia di fare qualsiasi cosa.
(Shortstop è come la vita, che è come l’amore. Ti ci ritrovi dentro, e non puoi sfuggirgli.)
Però.
Però potrebbe andare diversamente, per tutta una serie di motivi, primo tra tutti, beh, Chris non è Mia. E lui è sempre lui, sì, ma è diverso. Diverso da due anni prima. Diverso da un mese prima. Diverso da prima di Chris. Chris che non ha cambiato la sua vita, però, cazzo, ci è quasi andato vicino.
Ha paura, e forse sarebbe stupido che non l’avesse, però. Però ce la potrebbero fare. E non è racchiuso tutto lì? In quella possibilità che gli è stata data, che Chris ha deciso di porgergli nonostante anche lui ne fosse terrorizzato, Chris che lo guarda negli occhi e non riesce a mentirgli, Chris che non gli ha mai mentito, Chris che ha paura come lui, ma non si fa abbattere.
Afferra la penna, abbandonata tra le pagine del quaderno, e scrive le ultime tre parole.
But you can.
Sì. Darren è abbastanza sicuro che ce la potrebbero fare.

FINE

NOTE: E così siamo arrivati alla fine :D E! Ho anche da parlare un po’ :3
Prima di tutto, in questo capitolo c’è il motivo che mi ha spinto a scrivere questa storia. L’argomento trattato nella prima parte è infatti un’idea che mi ronza in testa da moltissimo, e quando ho avuto l’illuminazione per questa storia, ho visto che sarei riuscita finalmente a sfruttarla.
Doveva essere una storia intorno ai tre capitoli, ed è diventata di sette. E va beh XD Penso però che il numero di capitoli sia tutto sommato giusto, alla fine.
Poi poi poi… c’è una notizia :3 in realtà il Love!Verse di cui fa parte questa storia non si chiude qui :3 Questo perché ho intenzione di scrivere prima di tutto una onesto che chiuda il ciclo iniziato con “Love is not a victory march” e proseguito poi con questa “(abbiamo trovato l’amore) Ed è un posto senza speranza”. Così come queste due prime parti, anche la terza sa legata a questi Darren e Chris, ma sarà possibile leggerla anche separatamente, senza aver mai letto le prime due :) E il titolo *rullo di tamburi*, in piena tradizione del Love!Verse per cui la storia deve avere la parola “love” (o la sua traduzione) nel titolo, si chiamerà “Hold onto love (and it will lead you home)” :)
Come se non bastasse, ho anche intenzione di creare una raccolta di più o meno brevi missing moments/spin off. Il mondo che ho ricreato per questi Darren e Chris è veramente enorme. Ogni cosa che compare in questa storia, ogni dettaglio che sembra casuale, i sette anni di separazione tra la prima parte e questa, ogni premio menzionato, il film a cui lavora Darren, o le canzoni, o ciò a cui lavora Chris, in realtà è tutto spiegato. Nella mia testa :P Dato che mi è stato mostrato interesse (ovvero: la mia beta me l'ha ordinato XD) verso alcuni argomenti, ho deciso di creare una serie di missing moments. Se avete qualche curiosità che vi piacerebbe venisse maggiormente sviluppata, rispetto a quanto è stato fatto qui, chiedetemi pure e, se sarò ispirata, lo scriverò :) La raccolta si chiamerà “Love is a losing game”.
Per concludere, vi lascio con la canzone che ha dato il titolo a questa storia (o meglio, la sua cover ;)), e vi invito a raggiungermi su Facebook (o Twitter e Livejournal, se li avete) se avete voglia di chiacchierare con me :)
A presto, sia con questi due, che con Kurt e Blaine (eh sì, sto lavorando anche su loro due ;)) e grazie mille a tutti quelli che hanno seguito questa storia. Siete gentilissimi e spero che il finale vi sia piaciuto <3
Meg
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Glee / Vai alla pagina dell'autore: Meggie