Anime & Manga > Magister Nagi Nagi
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Autore: ourevel    26/09/2012    0 recensioni
Incerta, la giovane ripassò mentalmente le istruzioni che le erano state insegnate da colui che le aveva donato l'amuleto.
Facendo un profondo respiro, stappò la boccetta e si strofinò le mani col contenuto, per poi prendere in mano l'amuleto e leggere dal blocchetto di fogli che aveva nell'altra mano.
Un ampio pentacolo rosso si formò velocemente sotto i suoi piedi, mentre un ampio manto nero comparso dal nulla l'avvolgeva dolcemente...

Nuove minacce e vecchie conoscenze riemergono dal passato di Negi, mentre questi ancora sta tentando di riabituarsi alla vita 'moderna' del Mahora.
Continuo della FF
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 – Ospiti inattesi
 
Tutto sommato Eva non l'aveva presa così male, riconobbe Asuna con un sospiro.
Certo, aveva strillato, minacciato Helen di morte almeno tre volte e lei ancora di più per non aver garantito la sicurezza del suo Magister, non che Negi lo fosse ancora, tra parentesi.
Aveva più volte preteso conferme di quanto sentito, ed ogni volta aveva dato una sonora lavata di capo al giovane mago, per la sua disattenzione ed avventatezza.
Ma alla fine si era calmata. Non era ancora finito congelato nessuno e questo aveva tranquillizzato non poco Kagurazaka, anche se immaginava che il vero motivo di quella mancanza fosse l'impossibilità di praticare magie avanzate al di fuori dell'istituto da parte della ragazzina bionda.
La vampira sapeva essere terribile quando era furiosa.
Al momento, Eva era in piedi al centro di quello che rimaneva dell'arredamento dello chalet, fissando Negi con viso totalmente inespressivo, mentre gli altri presenti tenevano lo sguardo basso.
“Dunque...” riprese con tono neutro la ragazzina “... Non hai proprio idea di dove tu possa essere stato intossicato?”.
Il ragazzo scosse per l'ennesima volta il capo, sconsolato.
“No, Master. Come ti ho detto, in queste settimane non è successo assolutamente nulla, se non la fine delle lezioni... ma non penso sia stato il brindisi col personale magico dell'istituto.” a quelle parole accennò un sorriso forzato.
“Allora deve essere successo subito dopo il nostro arrivo.” asserì Kotaro, dal fondo della stanza.
“Negi...” intervenne pensierosa Asuna “sembra assurdo pure a me... ma non potrebbe essere stato il Conte? Voglio dire... in fondo sei stato l'unico ad essere ferito da Herbert, insieme ad Ako che... bhe... diciamo che non conta.”.
“Mhm...” Negi rifletté qualche istante su di ciò “Potrebbe anche essere, in effetti. Anche se non vedo che ragione potesse avere Herbert di usare magie intrise di tossine magiche...”.
“Moccioso... non ti basta il fatto che ti odiasse con tutto se stesso? E poi considera che era pazzo. Fuori.” lo contraddisse Eva.
“Solitamente un antidoto si ricava da una parte del veleno stesso...” interruppe tutti Helen “Lo stesso si può fare con quelli magici, a rigor di logica. Non avendo campioni di tossina, non possiamo estrapolare nulla se non dall'essere stesso che l'ha generata.”.
Tutti la guardarono con aria interrogativa, cercando di assimilare quanto appena detto.
Dopo qualche attimo, la ragazza gli venne in aiuto.
“Del sangue! Serve del sangue del vampiro. E' lì che la magia scorre più potente. Ne avete raccolto per campionamento vero?”.
I presenti si guardarono con aria interrogativa, poi fecero segni di diniego con la testa.
“Allora siamo daccapo.” si rabbuiò la giovane.
Dopo qualche attimo di silenzio però si riscosse, con una nuova luce negli occhi “Probabilmente c'è un posto dove possiamo cercare, però...”.
“Però cosa, ragazzina?” sbottò Eva “Vieni al dunque!”.
“E' un grande atlante della magia e dell'erboristeria, probabilmente il più completo esistente. Il problema... è che si trova nel mio studio a Bisanzio!”.
“In bocca al nemico...” Negi, che era scattato in piedi sentendosi riaccendere in petto una fiammella di speranza, si fece ricadere sulla sedia.
“Sarebbe un impresa anche solo arrivarci, a quanto ci ha detto il licantropo...”.
“Di sicuro non lo vedo possibile in questo momento. Questo misterioso tizio che orchestra tutte queste creature ha troppe informazioni su di noi! Di lui invece non sappiamo nulla, come tra l'altro delle sue vere intenzioni!” intervenne Takamichi “Perché vorrebbe uccidere i membri dell'ordine? Te ne sai qualcosa, Eva?” chiese rivolto alla ragazza.
“No... nulla.” rispose questa, scuotendo la testa.
“Professore! Tutto bene?” dalla porta spalancata irruppero in quel momento le rimanenti ragazze presenti sull'isola. Nessuna era ferita, ma Ayaka era svenuta sulle spalle di a Mana.
Quest'ultima, allo sguardo interrogativo dei compagni spiegò con un sorriso “Sta bene... Semplicemente diciamo che un lupo di due metri che irrompe in casa sbavando non è la vista più rassicurante del mondo...”.
 
“Quindi? Che facciamo?” domandò Kotaro, tornando in argomento, dopo che Negi ebbe spiegato la situazione.
“Non lo so.” rispose semplicemente il giovane mago “capitano, lei sa darci qualche informazione in più?
“Mhm...” rifletté Tatsumiya “Ho già avuto a che fare con licantropi in passato, ma non erano neanche paragonabili a questi... erano decisamente meno... come dire... 'invasati' e assolutamente meno organizzati. Ci potrei scommettere che sono sotto il comando di una qualche organizzazione più ampia rispetto ad un piccolo branco.” rispose.
Con la coda dell'occhio, la mercenaria notò Asuna che con lenti movimenti costanti e faccia indifferente aveva chiuso tutte le finestre, per poi avvicinarsi furtivamente ad un comodino in fondo alla stanza.
“Ma che diav...?” iniziò perplessa a chiederle Mana, ma si interruppe quando la ragazza le gesticolò di ignorarla.
“B-bhe...” riprese il discorso dal punto in cui l'aveva troncato, stupita “Non saprei che aggiungere, se non che non sono a conoscenza di organizzazioni con tali bestie tra i loro ranghi...”.
“AH-AH! PRESO, MALEDETTO!” urlò Asuna improvvisamente, tenendo le mani alte di fronte a sé, come se stesse stringendo qualcosa.
“E' inutile che urli come una ragazzina: tanto non ti mollo!” continuò, per poi girarsi verso i suoi compagni, che la stavano osservando quasi fosse pazza.
“Hey! Che c'è? Ho preso una di quelle maledette vocine! Ahi!” scosse le mani “Mi ha morso!” una serie di minuscole goccioline di sangue si formarono sull'indice della ragazza.
“A-Asuna... ma di che stai parlando? Che vocine?” chiese perplesso Negi.
“Ah! È vero che voi non le sentite...” rispose la giovane alzando gli occhi al cielo “Capito, pulce? È meglio per te se ti rendi sia visibile che udibile entro i prossimi dieci secondi, se non vuoi ritrovarti ridotto in poltiglia! E piantala di imprecare!” disse ricominciando a scuotere la mani, con rinnovato vigore.
“...k... OK! Ora smettila, dannata mocciosa!” gradualmente, tra le mani della ragazza comparve un piccolo essere dalle fattezze umane. Anzi, sembrava in tutto e per tutto un ragazzino in miniatura, se non ci fossero state quattro ampie ali da libellula a spuntargli dalla schiena. I capelli erano di un verde intenso, che fecero tornare in mente a tutti i colori di un prato in primavera, il suo unico capo d'abbigliamento era un costituito da una sottile veste azzurra, di quella che sembrava seta.
“Che carino...” mormorò Konoka, affiancandosi a Setsuna “Non trovi Secchan?”.
Asuna smise di agitare l'esserino, che emise un sospiro di sollievo.
“Come diavolo hai fatto a prendermi?” chiese irritato, come si fu ripreso “Nessuno dovrebbe poter superare le nostre barriere...”.
“Ti ho sentito.” rispose secca Asuna “A te e ad il tuo compare. Non avete idea di quanto siano irritanti le vostre battutine!”.
La creaturina fece una faccia esterrefatta “Ci hai sentiti?” sembrava realmente sorpresa “Ma come...?”.
“Scusa, ma penso che qui le domande le dovremmo fare noi.” intervenne Negi, dopo l'attimo di stupore, richiamando nel frattempo Miyazaki “Perdonami Nodoka, ma potresti passarmi il diario?”.
Timidamente, lei lo evocò e glielo consegnò.
“Innanzitutto, trovo sia molto scortese non presentarsi, anche se credo che siamo ormai solo noi a non conoscere il tuo nome, signor...” continuò il mago, aprendo l'artefatto.
“Non vedo perché dovrei dirvelo!” rispose beffardo il ragazzo in miniatura, ma si pentì quasi subito di quella risposta: fitte di dolore lo attraversarono mentre le dita di Asuna stringevano metodicamente la presa.
“Ok! Ok! Parlo! Ma smettila! Mi stai schiacciando!” digrignò quando fu al limite “Sono... Wollak... Orikssen!” annaspò.
“Bene, Wollak Orikssen.” ricominciò Negi, inespressivo “Suppongo tu sia un folletto, o sbaglio? E dimmi... cosa ci fa un essere magico delle foreste come te all'interno di un'abitazione umana nei mari del sud, invisibile e con un incantesimo del silenzio attivo? Sai, se dovessi guardare alla prima impressione, direi che non mi sto facendo una gran idea di te...”.
Un rapido sguardo al libro confermò le sue parole.
Anche il folletto dovette leggere alcune righe dalla sua posizione sopraelevata, dato che sbiancò probabilmente intuendo il funzionamento dell'artefatto.
“Mhm... capisco...” il mago annuì lievemente, scorrendo gli occhi sul testo “Fammi dunque capire... sei qui per tua iniziativa, o fai parte di qualche organizzazione precisa, come i due che sicuramente hai visto prima?”.
Negi non ottenne nient'altro che un silenzio ostinato e rabbioso.
“Comprendo...” il mago si soffermò a leggere un grosso paragrafo “La Stirpe, eh? Che nome altisonante...”.
“Maledetto...” digrignò i denti l'esserino, provando a liberarsi dalla stretta che lo stringeva “Ecco perché vi odio...”.
“Ci odi?” chiese stupita Yue, fino ad allora rimasta in silenzio a sorseggiare la sua bevanda al caffè-mango, in un angolo della stanza.
“Ovviamente! Così come dovrebbe fare ogni creatura magica sana di mente! Siete semplicemente... inutili! Irrispettosi, primitivi, violenti, incoerenti... meschini! Tu, moccioso! Ti ho mai accordato il permesso di frugare tra le mie memorie? E te, maledetta umana, ti sei mai chiesta in quella testolina se avresti potuto uccidermi con questa tua stretta ferrea?” sbraitò con occhi ardenti Wollak.
Il suo risentimento si riversò come un torrente in piena sui presenti, sconvolti da un rancore anzi, proprio un odio, così genuino e profondo.
Le ragazze indietreggiarono un passo di fronte a quelle accuse così dirette.
“Siete esattamente come allora... non una virgola di differenza, se non qualche ammennicolo tecnologico in più, per poter distruggere più rapidamente il mondo e i suoi figli!” terminò sputando sulla mano che lo stringeva.
Anche Negi era rimasto interdetto da quella furente reazione “Senti, Wollak...” cominciò a dire.
“NON.OSARE.PRONUNCIARE.IL.MIO.NOME!” lo interruppe ad alta voce il folletto.
Anche la stretta di Asuna si era allentata quel che bastava da permettergli di liberare le braccia.
Il mago continuò imperterrito “Perché tutto questo rancore? Cosa ti è accaduto?”.
“Oh... Ora finge interesse” fece sarcastico Wollak “Ci tieni a saperlo? Bene, ti accontento. Nel periodo che per voi umani corrisponde a otto secoli or sono, nel cuore di una grande foresta in Europa, sorgeva un grosso insediamento di folletti. La vita era pacifica ed armoniosa con la natura. Noi rispettavamo la terra e lei ci ripagava coi suoi frutti e la sua benevolenza. Un giorno, una giovane Figlia dell'uomo incappò per errore nel villaggio mentre era alla ricerca di erbe e radici e noi l'accogliemmo con gioia, secondo i nostri usi. Più volte ella ci fece visita nelle lune successive, e ad ogni occasione imparavamo qualcosa sulle reciproche razze. Noi insegnammo a lei come ricavare maggiori frutti dal terreno e lei ci insegnava come utilizzare impacchi e decotti, noi le insegnavamo come richiamare le arti arcane e lei ci illustrava le tecnologie dell'epoca. Poi, ad un certo punto, non si presentò più al villaggio, come invece era ormai era suo solito in tali giornate. Aspettammo vari giorni, poi finalmente la vedemmo sbucare dalla vegetazione: stava piangendo. Si volse agli arbusti da dove era arrivata e disse qualcosa, indicandoci. Poi, dal verde iniziarono ad uscire altri uomini, che con urla rabbiose e armi in metallo cominciarono a seminare morte e distruzione. Nel giro di poche ore non esisteva più nulla del villaggio, e quasi altrettanto dei suoi abitanti. Eravamo rimasti in una manciata, reduci di quegli scellerati di atti di violenza ingiustificata, senza più una casa, senza più una vita. In lacrime, cercammo l'umana per chiedere spiegazioni, ma come questa ci vide, fuggì lontano da noi, senza volgere una sola volta lo sguardo alle vite che aveva distrutto.”.
Il folletto raccontò tutto con calma, ed espressione via via più triste, come se il ricordo di quella storia ardesse ancora vivido nella sua memoria.
“Ci aveva traditi! Aveva fatto distruggere il villaggio! Aveva fatto uccidere innumerevoli folletti! Il tutto senza una singola schifosissima spiegazione, o parola di conforto! Nulla!” riprese con rabbia “Aveva appreso ciò che le interessava dal mio popolo e poi si era sbarazzata di noi!”.
I ragazzi avevano ascoltato in silenzio, con espressione cupa ed afflitta nella parte finale.
“Non tutti gli umani sono così...” intervenne Kotaro, quasi sussurrando “Anche io la pensavo come te fino a poco tempo fa, ma...”.
“Che vuoi saperne tu, Demone! Tu sei traditore quanto quella ragazza ai nostri occhi! A quelli della Stirpe Magica! Guardati, così come vi dovete guardare voi altre creature magiche qui dentro: collaborate, vivete con gli umani! Tu addirittura sei divenuto un Cavaliere!” lo zittì Wollak.
“Voi siete pazzi...” impallidì Negi, che nel breve scambio di battute aveva continuato la sua lettura “Non potete farlo...”.
“possiamo eccome! Non ascoltate i vostri 'telegiornali'? Siamo ovunque...” sorrise sadico l'esserino “La stirpe riuscirà finalmente nel suo intento...”.
“Di cosa stai parlando, moccioso?” chiese Eva.
“Vogliono...” deglutì il mago.
“... far scomparire dalla faccia del pianeta ogni singolo Figlio dell'uomo!” terminò per lui Wollak, esultando.
 
-continua-
  
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