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Autore: TheRedFox    26/09/2012    1 recensioni
"-Scusi mi può ripetere?- Sofia non poteva credere a quello che aveva sentito.
-Mi dispiace, ma non ho nessuna Karen Walker in lista-"
"Le grida erano strazianti, Sofia avrebbe voluto che cessassero, che la sua vita terminasse per far sì che non potesse più sentire la disperazione penetrargli dentro, ma non poteva..."
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli adepti gridarono.
Sofia aveva il vestito sporco di sangue.
Aveva affondato la lama nella carne, e dopo che lo aveva estratto uno spruzzo di sangue era fioccato come una piccola fontana.
Si sentì un urlo percuotere le mura, un grido disumano, quasi bestiale.
Gli occhi spalancati cercavano lontano qualcosa che le facesse capire dove si trovasse, cosa stesse succedendo.
E poi vide davanti a lei sua madre.
Karen si toccò con la mano dove sentiva il dolore lancinante, sentì qualcosa di bagnato e caldo, portò la mano agli occhi e vide che era sporco di sangue.
Sofia teneva il coltello in mano, la sua faccia era compiaciuta, un sorriso sadico le passava il volto da parte a parte, i suoi occhi erano freddi, sembravano aculei che entravano nella carne.
-Mamma?- Karen sentiva che il sangue stava uscendo anche dalla sua bocca, tossì un paio di volte, sentiva il sapore metallico dentro la sua gola, stava avendo la nausea.
Sentì un altro dolore lancinante, la mano di sua madre era vicino a lei, ed in mano teneva il pugnale, la cui lama era affondata un’altra volta nel suo corpo.
Urlò straziata dal dolore, era insopportabile, ma quello che le faceva più male era il fatto che i colpi erano stati dati dalla persona che lei chiamava mamma.
-Ti ho sempre odiata- Karen riconobbe la voce in quella di sua madre –Per colpa tua ho dovuto soffrire, faticare il doppio per andare avanti, ed ogni volta che ti guardo, mi viene in mente lui, quel bastardo che mi promise di rimanermi sempre accanto ed invece, appena scoprì che ero incinta di lui, prese tutto quello che avevo e sparì.
Il mio orgoglio, le mie speranze, i miei sogni, sono andati tutti distrutti per colpa sua.
Mi ha privato anche di quel poco che avevo messo da parte, quel farabutto.
Ho provato ad andare avanti, a dimenticarlo, ma come facevo?
Hai i suoi stessi occhi, il suo stesso sorriso, quella faccia che un tempo amavo con tutto il cuore-
Sofia passò la lama sul volto di sua figlia, lasciando una lunga ferita sulla sua guancia.
Karen piangeva e singhiozzava, non capiva cosa stesse accadendo, se non fosse per il dolore lancinante che provava, era convinta che fosse tutto un incubo.
-Mamma- Ormai Karen aveva perso le forze, con voce flebile cercò di chiamare un ultima volta sua madre, non riusciva ad odiarla, nonostante quello che le stava facendo.
-Zitta!- Sofia infierì diverse volte sul suo corpo, anche dopo che aveva smesso di contorcersi ed urlare dal dolore, chiamando sempre lei, fino a quando non rimase nient’altro che una mezza parola strozzata ormai dalla sua ultima esalazione.
Sofia era ricoperta di sangue, le sue mani erano scarlatte, lasciò cadere il pugnale per terra, e guardò per l’ultima volta sua figlia.
Cosa aveva fatto?
Si accasciò accanto a lei, pianse, inizialmente la chiamò come quando la svegliava la mattina, poi alzò la voce sempre più finchè non si rese conto che stava urlando il suo nome.
Appoggiò la testa al suo corpicino, ma ormai non sentiva niente, il suo cuore aveva smesso di battere per sempre.
Intorno a lei il silenzio.
Non c’era più nessuno.
Solo lei e sua figlia.
Solo lei ed il suo dolore.
 
-Sofia Walker?-
Sofia si ridestò.
Era in una stanza con una sola lampadina che dal centro della stanza illuminava nel mezzo.
Un tavolo di metallo separava lei da lui, un uomo con i capelli corti, una cicatrice sulla guancia ed una camicia di lino bianca con una orribile cravatta bordeaux.
-Signora Walker, le ricordo che è sotto interrogatorio. Tempo fa abbiamo ricevuto da lei una chiamata in cui affermava che sua figlia era stata uccisa. Quando siamo accorsi abbiamo trovato lei in stato di shock accanto al corpo di sua figlia. Teneva un coltello sporco di sangue in mano, le impronte digitali trovate sul manico appartengono solo a lei ed il sangue corrisponde a quello della vittima.
Mi vuole raccontare quello che è successo veramente?
Ormai è un mese che si trova in questo centro di detenzione, ma ancora non ha detto niente che fosse utile alle indagini.
L’unica sospettata è lei, perché non ci vuole dire nulla?-
Qualcuno bussò alla porta, aspettò un attimo e poi aprì la porta. Era un poliziotto.
-Ispettore Genesis? Abbiamo bisogno di lei nella sala di là, c’è una questione urgente che ha necessità del suo contributo-
L’ispettore guardò per un attimo Sofia, ma lei continuava a guardare la piccola finestra murata con un leggero sorriso.
-Arrivo- L’ispettore si alzò e si incamminò insieme al poliziotto, lasciando Sofia da sola.
Sofia continuava a sorridere, lentamente fece scivolare la mano fino ai piedi, e tirò fuori dalla scarpa che portava un frammento di vetro.
Lo aveva ottenuto rompendo un pezzo dello specchio che aveva in cella.
Nessuno si era accorto di nulla.
Con la mano destra se lo portò all’altezza del collo, vicino alla vena giugulare.
Pronunciò a bassa voce una parola, forse un nome, si potevano leggere solo le labbra, fece un sorriso verso qualcuno di invisibile davanti a lei, ed infine lasciò che la lama le recidesse la vena, lasciandola agonizzante sul tavolo, mentre un poliziotto era accorso ormai tardi nel tentativo di soccorrerla.
Sofia continuava a guardare in alto sorridendo mentre credeva di vedere l’ombra di sua figlia accanto a lei, cercò di tendere la mano verso di lei, ed infine fu tutto buio.
  
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