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Autore: Ili91    28/09/2012    1 recensioni
[Emily/Nolan, post season 1]
Emily, Nolan e un finto matrimonio.
Tratto dalla one-shot:
Le avvolse un braccio intorno alle spalle e le strinse gentilmente un polso con una mano per avvicinarselo alle labbra. Le baciò il dorso e affermò: «Proprio così! Lei è la mia dolce metà.» Il tono era divertito e non era possibile non notare l'ironia con cui calcò l'aggettivo dolce.
Emily si disse che più tardi gli avrebbe fatto capire quanto esattamente potesse essere dolce, a quell'idiota.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emily Thorne, Nolan Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just married - capitolo unico Titolo: Just married
Personaggi: Nolan Ross, Emily Thorne
Rating: Verde
Genere: Commedia, Sentimentale
Avvertimenti: One-shot
Note dell'autrice:
- Momento imprecisato, ma post season 1.
- N. Parole: 2622


Just married

«E voi? Siete sposati? Sembrate proprio una bella coppia.»
A Emily era capitato molto spesso nella sua vita, soprattutto da quando si era trasferita negli Hamptons, di dipingersi sul viso un sorriso puramente finto, ma quella volta era peggio del solito.
Sentiva le guance rigide e l'irresistibile bisogno di lasciarsi andare e spalancare occhi e bocca in un'espressione di completa sorpresa. Magari poi avrebbe potuto inarcare un sopracciglio con disappunto, perché la situazione era davvero troppo assurda.
Per fortuna, Emily era preparata e abituata a mantenere un perfetto controllo di sé, in ogni momento.
«Come ha detto, prego?» chiese educatamente, con tono affabile. Non che non avesse sentito, il suo udito funzionava perfettamente, ma forse aveva capito male.
Al suo fianco, Nolan Ross era sorpreso quanto lei, ma si riprese subito e soffocò una risata. Le avvolse un braccio intorno alle spalle e le strinse gentilmente un polso con una mano per avvicinarselo alle labbra. Le baciò il dorso e affermò: «Proprio così! Lei è la mia dolce metà.» Il tono era divertito e non era possibile non notare l'ironia con cui calcò l'aggettivo dolce.
Emily si disse che più tardi gli avrebbe fatto capire quanto esattamente potesse essere dolce, a quell'idiota.
Allargò ancora di più il suo sorriso e avvolse un braccio attorno a quello del suo novello marito. Lo amava così tanto che, di nascosto alla coppia davanti a loro, gli diede un pizzicotto doloroso. «È un avvenimento recente» recitò a beneficio dei signori Wilson.
I suddetti erano una coppia sui cinquant'anni passati di età, composta da Elizabeth e George Wilson. Lei era bassa, con il viso a cuore e i capelli rossi. Gli occhi verdi era intonati al colore del vestito, ed era elegante e gentile. Il marito era di statura media e di corporatura sottile, aveva i capelli grigi e gli occhi erano marroni.      
Nolan fece una piccola smorfia per il dolore al braccio che gli aveva procurato, ma si riprese subito. «Già, sono solo due mesi, è come essere ancora in viaggio di nozze. Prima Emily era fidanzata con un altro – un Grayson, immagino ne abbiate sentito parlare -, ma non è riuscita a resistermi, è scoccata la scintilla» cominciò a raccontare gesticolando animatamente.
Sembrava così sinceramente felice che, se Emily stessa non avesse conosciuto l'effettiva situazione, avrebbe creduto che fosse tutto vero.
Ora, però, stava davvero esagerando. Se gli avesse dato la possibilità, avrebbe tirato fuori anche le foto photoshoppate del loro presunto matrimonio?
«Tesoro, non annoiare i signori Wilson, con queste vecchie storie.» Usò un tono affabile, lo stesso che aveva utilizzato più volte con Daniel, ma sapeva che Nolan ci avrebbe letto ben altro. Lui la conosceva fino in fondo, tutta la verità che si nascondeva dietro Emily Thorne – da cinque minuti Emily Ross -, una donna la cui infanzia era stata rubata, il padre allontanato da lei e rinchiuso da uomo innocente in prigione. Nolan sapeva bene quanto fosse piena di odio e quanto sentisse la necessità di vendicarsi.
La festa a cui stava partecipando attualmente insieme al suo complice e amico era un altro dei tanti punti di cui era composto il suo piano di vendetta.
L'evento in questione era stato organizzata da Eleonore Baker, che sembrava avesse avuto un ruolo in merito alla scomparsa di sua madre. Da quando aveva scoperto che era ancora in vita, Emily stava facendo il possibile per ritrovarla e scoprire come fossero andate le cose.
Dietro le spalle della signora Wilson, Emily notò finalmente il suo obiettivo, l'unico motivo per cui stesse perdendo tempo a quella festa.
«Guarda, tesoro!» disse Emily rivolta a Nolan, facendo un cenno con il capo per indicargli dove guardare.
Lui spostò lo sguardo e comprese immediatamente la situazione. «Abbiamo appena notato la presenza di amici che non vediamo da tempo, se volete scusarci.»
Elizabeth Wilson annuì comprensiva. «Ma certo.»
«È stato un piacere parlare con voi» aggiunse Nolan, mentre Emily lo prendeva sottobraccio e si accomiatava educatamente da Elizabeth e George.
«Anche per noi. Spero di avere modo di parlare di affari in futuro con lei, Signor Ross. La sua compagnia va a gonfie vele.»
Era vero, e Emily avrebbe voluto sapere come fosse possibile visto il tempo esiguo che dedicava al lavoro.
Nolan sorrise, felice e orgoglioso, poi finalmente si allontanarono dalla coppia.
«Vuoi spiegarmi che ti è preso?!» lo aggredì lei, appena si furono sufficientemente allontanati. Tenne un tono di voce minaccioso, ma basso, per evitare di attirare l'attenzione di altri ospiti.
Nolan si lasciò andare ad una risata divertita. «E dai, era solo uno scherzo! Tanto non li rivedremo mai più e, anche se fosse, che importa?» chiese e scrollò le spalle con noncuranza.
Emily rinunciò a proseguire con quella questione; aveva recitato molti ruoli nella sua vita, quindi non era un gran problema in fondo. «Lo spero per te» lo minacciò. «E ora andiamo, abbiamo già perso fin troppo tempo.»
Nolan sbuffò. «Dovresti rilassarti ogni tanto, ti verranno le rughe.»
***
Emily era decisamente una specialista di raccontare bugie, storie, balle, che dir si voglia. Nolan aveva avuto una grande maestro, lei.
Ed era proprio lei, ora, che era costretto ad ingannare, perché era certo che, se avesse saputo la verità, non l'avrebbe mai aiutato.
Non gli piaceva cosa era costretto a fare, ma il fine giustificava i mezzi e pure Emily ci campava con gli utili della compagnia NolCorp.
Nolan, in piedi davanti alla porta della casa di Emily, suonò il campanello e si mise in attesa.
Poco dopo la porta si aprì e lei lo fissò con sorpresa. «Non ti aspettavo, che ci fai qui?»
Lui sollevò il braccio e mosse le dita in segno di saluto. «Ehi, Ems!» esclamò allegro.
Emily sollevò gli occhi al cielo e si fece da parte. «Dai, entra.»
Nolan si fece largo lungo la stanza.
«Allora? Che cosa devi dirmi?»
«Ti ricordi i signori Wilson che abbiamo incontrato a quella festa, tempo fa?»
Lei annuì e lo incitò a continuare.
«Sembra che il marito sia implicato con l'arresto di tuo padre.»
Emily strabuzzò gli occhi. «Ma di che diavolo stai parlando?! Come sei arrivato a questa conclusione?» Mosse qualche passo avanti, avvicinandosi a lui, e dando l'impressione di essere davvero minacciosa.
«Sai com'è, utilizzando i miei sistemi informatici, ho scoperto che George Wilson è collegato agli sporchi affari di Conrad Grayson. Immaginando che tu avresti voluto indagare, sono riuscito ad ottenere un invito a cena con la scusa di parlare d'affari.»
L'altra incrociò le braccia al petto e storse il naso, dubbiosa. «Mi stai nascondendo qualcosa, non è vero? Dove sono le prove?»
Nolan sorrise e infilò una mano nell'interno della giacca, per poi estrarre un contenitore trasparente pieno di documenti e immagini. Tutti falsi, ovviamente, si trattava di un lavoretto che aveva fatto al computer. Terminata la serata, le avrebbe spiegato come stavano le cose, ma per un paio di giorni non ci sarebbero stati problemi.
Lei esaminò le carte. «Secondo questi fogli, anche George Wilson era implicato nel disastro aereo, quello che non capisco è come mai mio padre non ne fosse a conoscenza. Quest'uomo non era nemmeno presente al processo.»
Nolan deglutì nervosamente. «Dev'essere stato messo tutto a tacere.»
Emily si fece pensierosa mentre continuava a far correre lo sguardo tra i fogli che teneva tra le mani. «In altre parole, tutto quello che devo fare è andare a quella cena insieme a te e scoprire di più su questa storia.»
Lui sorrise, sentendosi più sollevato che la sua recita avesse avuto successo.
Poi l'altra si avvicinò di un passo e lo spontaneo istinto di fare lo stesso all'indietro crebbe. Prima che potesse prendere una qualsiasi decisione, Emily lo agguantò bruscamente per il colletto della camicia, facendogli quasi perdere l'equilibrio.
«Pensi che sia stupida? Tutta questa storia non regge. Ora la smetti di mentire e mi spieghi per filo per segno come stanno davvero le cose, sono stata chiara?»
«Okay, okay!» si affrettò a dire Nolan, sollevando le braccia in segno di resa. «Quelle carte sono false, le ho fabbricate io. Ma ho davvero bisogno di partecipare a quella cena, è per concludere un importante affare. Hai presente quella compagnia di cui possiedi quasi la metà delle azioni con cui campi e compi la tua vendetta? Ecco, quella!» spiegò con sarcasmo, mentre Emily si decideva a lasciarlo andare per poi rivolgergli un'occhiata sempre più malevola.  
«Posso immaginare il resto: devo partecipare anch'io perché l'altra volta hai avuto la brillante idea di farmi passare per tua moglie?»
Nolan annuì con il capo. «Sarebbe il momento giusto per dirmi: “te l'avevo detto”.»
«Anziché inventarti quella storia, non potevi semplicemente chiedermi aiuto?»
«Ci tengo davvero alla mia compagnia, ero convinto mi avresti detto di cavarmela da solo, soprattutto perché è colpa mia se mi sono messo in questo casino.»
Aveva tirato su la NolCorp dal niente, grazie all'aiuto del padre di Emily, David Clarke, e voleva che continuasse sempre a prosperare.
«Visto che, come dici tu, anch'io ho degli interessi verso la NolCorp, ti aiuterò.» Nolan avrebbe voluto sorridere e saltellare di gioia, ma poi notò l'espressione scura di Emily. «Ma non mentirmi, non mettermi nella condizione di non potermi fidare di te.»
L'aveva detto con tono duro, ma Nolan sapeva che c'era dell'altro; anche se, alla fine dei conti, si trattava di una sciocchezza, il concetto di fiducia di Emily era molto fragile e Nolan non aveva nessuna intenzione di perdere quel poco che era riuscito a conquistare, né tanto meno di farla soffrire in alcun modo.
«Mi dispiace, e anche per aver usato il tuo piano di vendetta come scusa.» Allungò un braccio e le fece una carezza sulla guancia.
«Non importa.»
Nolan lasciò ricadere la mano e Emily sollevò la testa. «Quando sarebbe la cena?»
«Tra due giorni. Ti passo a prendere alle sette?»
***
La cameriera dei signori Wilson che venne ad aprire la porta era una donna sui quarant'anni, bassa e tarchiata. Aveva i capelli neri legati in una stretta crocchia e gli occhi marroni.
«Voi dovete essere i signori Ross» affermò, rivolta a loro due.
Nolan stava per scoppiare a ridere, un misto di ilarità e nervosismo, ma la gomitata che Emily gli conficcò nel fianco lo fermò.
«Sì, siamo noi» confermò tranquillamente lei sorridendo, come se un attimo prima non gli avesse quasi rotto qualche costola.
«Prego, il signore e la signora Wilson vi aspettano in salotto.»
La casa di George ed Elizabeth ricordava quella dei Grayson, in quanto a grandezza, anche se era più antica e più intima, in un certo senso, emanava calore famigliare.
La cameriera li guidò fino al salotto. Elizabeth era seduta sul divano di velluto beige, ma si alzò immediatamente quando li vide entrare.
Nolan vide che il marito, invece, era in piedi vicino ad una finestra.
«Benvenuti. Avete avuto difficoltà a trovare la casa?» chiese Elizabeth.
«No, assolutamente.» rispose Nolan, mentre lui ed Emily prendevano posto di fronte alla signora Wilson, che nel frattempo si era riseduta.
«Volete bere qualcosa?» chiese George, indicando bicchieri colmi di caipiroska e delle ciotole con salatini misti.
Finora stava procedendo tutto bene, non poté fare a meno di pensare Nolan. Certo, gli era sembrato lo stesso con Emily, poi lei aveva rivelato di aver scoperto il suo inganno... Sperava che questa volta andasse meglio, anche se di certo la sua compagnia non ne avrebbe risentito per un affare perso; più che altro voleva evitarsi una cattiva pubblicità se i Wilson si sarebbero risentiti in caso avessero scoperto la verità.  
«Emily, di cosa ti occupi, mentre tuo marito pensa ai computer? Confesso che io non ci capisco molto» disse Elizabeth, mentre il marito si sedeva al suo fianco e prendeva per sé un bicchiere di caipiroska.
Uhm, quant'era rimasto immerso nei suoi pensieri? Quand'è che erano passati a darsi del tu?
«Beneficenza, perlopiù» spiegò Emily, continuando a sostenere la sua commedia come Emily Thorne.
Già, proprio beneficenza, penso Nolan.
«Davvero? È una cosa ammirevole, ma pensavo si occupasse di ben altro nella vita, è così intelligente e sveglia.»
Emily, al suo fianco, rimase interdetta per un attimo prima di affrettarsi a ringraziare per il complimento, mentre lui si limitò a sollevare le sopracciglia, osservando ammirato Elizabeth.
Quella donna doveva essere molto acuta.
Ripresasi dalla sorpresa, Emily sorrise e scrollò le spalle.
«Hai qualche hobby?» chiese ancora Elizabeth.
Oltre che curiosa e chiacchierona.
«Dipingo, mi piace molto dipingere.»
«È piuttosto brava» disse Nolan, che ricordava di aver visto alcuni dei quadri dipinti dall'amica appesi alle pareti.
«A me piace prendermi cura delle piante. George mi ha costruito una serra in giardino dove me ne prendo cura.»
«Davvero? Mi piacerebbe vederle, se sei d'accordo» affermò Emily, prima di gettargli un'occhiata in tralice.
Era piuttosto sicuro che gli stesse offrendo un'occasione per concludere l'affare.
«Assolutamente. Facciamo dopo cena?»
«Certo.»
Sulla soglia della porta di legno comparve un'altra cameriera, un po' più giovane e magra della prima, e bionda. «Scusatemi, signori, la cena è pronta.»
***
I fiori della serra di Elizabeth erano davvero belli e lei doveva avere il pollice verde, perché sembravano davvero ben curati.
Emily non aveva una grande esperienza in proposito, ma non si poteva non notarlo.
«Queste orchidee sono bellissime» affermò, indicando le piante di fiori di fianco a loro.
Elizabeth sorrise. «Grazie. Sono “Odontioda lola”.»
I petali di quella specie di orchidee avevano forma quasi circolare, a punta; l'interno era di colore arancione scuro, mentre il contorno era bianco.  
Andarono avanti ancora di qualche passo prima che Elizabeth rompesse il silenzio. «Allora... tu e Nolan non siete sposati, ma avete qualcosa che vi lega, non è vero?»
Emily si voltò a guardare l'altra. «Ti chiedo scusa per aver preso il giro te e tuo marito, non è stato fatto con cattive intenzioni» rifletté sulle parole pronunciate da Elizabeth. «Che cosa intendi con “qualcosa che ci lega”?» Non era rimasta sorpresa che i Wilson, o perlomeno la moglie, avessero scoperto la verità su lei e Nolan, sarebbe bastata una semplice ricerca, ma voleva capire che connotazione avesse il resto.
«Nulla, credo solo che abbiate un rapporto speciale.»
«Siamo amici e ci conosciamo da parecchi anni» spiegò brevemente, evitando di proposito di spiegare “cosa” davvero li legasse, cioè il desiderio di vendetta. Si volevano bene, d'accordo, ma il loro rapporto non aveva nulla di speciale.
Anche ora che aveva capito di non essere davvero innamorata di Jack Porter, non aveva mai pensato di vedere Nolan diverso da quello che era: un amico, un complice, sicuramente non un uomo.
«Capisco» disse Elizabeth e un sorriso enigmatico le piegò le labbra. «Vieni, raggiungiamo i nostri mariti.»
Emily, senza aggiungere nulla, si limitò a seguirla.
***
«È andato tutto bene» disse Nolan, quando salirono sulla sua auto, al termine della serata.
«Non esattamente, lei lo sapeva.» Emily aveva lo sguardo rivolto al finestrino.
«Chi? Cosa?» chiese lui, guardandola scioccato, la mano ferma a mezz'aria che impugnava la cintura di sicurezza.
Erano stati scoperti? Allora perché sempre essere andato tutto bene? Il contratto era stato firmato e la cena si era svolta nella più assoluta tranquillità.
«Elizabeth sapeva già che non siamo sposati.»
Nolan aprì la bocca per replicare, ma Emily lo fermò sul nascere: «Stai calmo, non se l'è presa. È una persona gentile.»
Lui mise in moto l'automobile, che si allontanò lentamente dall'abitazione dei signori Wilson. «E cosa ti ha detto?» Le gettò un'occhiata.
«Nulla di ché» rispose, scrollando le spalle.
D'accordo, allora perché per tutto il viaggio fissò pensierosa il finestrino? Nolan avrebbe proprio voluto saperlo.
***
«Grazie di avermi aiutato» disse Nolan a Emily, sulla soglia della porta di casa di dei, dopo averla accompagnata a casa.
«Figurati, immagino che in qualche modo mi dovessi sdebitare per tutte le volte che mi hai aiutato tu.»
«Sempre a disposizione» affermò lui con un sorriso.
«Allora, buonanotte.» Emily fece un passo indietro e afferrò la maniglia interna della porta d'ingresso.
Nolan, svelto, allungò un braccio e le prese la mano. «Ems, dico sul serio, per qualsiasi cosa, io sono sempre per te.»
Lei annuì. «Lo so, Nolan.»
Gli rivolse un sorriso misterioso, poi la porta si chiuse davanti a lui.


Nota: Ovviamente, tutta la storia della madre è utilizzata nella storia come mero pretesto. Visto che ancora non si sa come sia andata.

Spazio Autrice: Scrivere questa OS è stato complicato. L'ho cominciata settimane fa ed ero ad un passo dalla conclusione da almeno dieci giorni, forse anche di più, ma il finale proprio non mi veniva. I finali e i titoli sono miei problemi abituali, ma a volte è anhe peggio del solito. Questa era una di quelle volte.
Detto questo, spero vi sia piaciuta. :D
Ilaria
   
 
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