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Autore: SeaLight    28/09/2012    6 recensioni
Lunch sbuffò per quella che le parve la milionesima volta nel giro di mezz’ora e scrollò rabbiosamente il braccio, nel tentativo di liberarsi dalla ferrea stretta di una Bulma terrorizzata. Si stava annoiando a morte – nel suo caso, ovviamente, la morte non sarebbe stata sua, ma di chiunque avesse avuto la sfortuna di incrociare per primo il raggio di una delle sue armi. Quando Lunch si annoiava, era pericolosamente incline a fare pazzie. [...] E chiunque la conoscesse sapeva che il sorrisetto folle che le attraversò il volto mentre si abbassava e cominciava a strisciare silenziosamente ai loro piedi non prometteva nulla di buono.
Post-Majin Bu. Film horror in compagnia. TenshiLunch. Non aggiungo altro.
Genere: Demenziale, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Goku, Lunch, Tenshinhan, Un po' tutti | Coppie: Lunch/Tenshinhan
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPicNon ci credo. Ho scritto una Ten/Lunch arancione E HO ANCHE CAMBIATO CARATTERE, WOW. A dire il vero non so neanche se sia arancione o gialla - un giallo un po' scuro. Mi appello al vostro consiglio (?).
Boh, a dire il vero ce l'ho scritta da un po', credo che stessi aspettando di pubblicarla nella mia raccolta - ma 2225 parole o giù di lì sono un tantino troppe per una drabble, LOL. E si lo so che non la leggerà nessuno e che il fandom ne ha abbastanza del mio TenLunchismo acuto e che penserete malissimo di me ma è TUTTA COLPA DI LUNCH BIONDA. E-è lei che mi esce dalle dita e si scrive da sola. Ecco. Oh, quanto amo quella donna. <3
TEN, SPOSATELA. E' UNA FFFFIGA ASSURDA.
Non ho un granché da dire, salvo che mi vergogno questa one-shot è ambientata nel post-Majin Bu, in un raduno random di tutta l'allegra combriccola, anche se ormai hanno più o meno tutti passato la quarantina - escludendo, ovviamente, evntuali giovinezze saiyan e morti perdurate per sette anni.
Ora mi eclisso come un'eclissi ok, era pessima e vi lascio alla lettura, che spero vi strappi qualche risata - non riesco a fare cose serie. Non ci riesco.
Come sempre, e specialmente in questo genere che per me è così nuovo, commenti, critiche e consigli wow, tre C in fila saranno accolti benissimo <3
Au revoir! Ah, ovviamente nessuno dei personaggi citati mi appartiene, in particolare, Ten è di Lunch e solo suo, fino alla fine dei suoi giorniii *w*
SeaLight
p.s.: Devo ringraziare il gruppo "EFP Editing" su Facebook, che mi ha insegnato la differenza fra il trattino corto (-) e il trattino lungo (–) <3




 

 
Provocazioni.

 


Lunch sbuffò per quella che le parve la milionesima volta nel giro di mezz’ora e scrollò rabbiosamente il braccio, nel tentativo di liberarsi dalla ferrea stretta di una Bulma terrorizzata. Si stava annoiando a morte – nel suo caso, ovviamente, la morte non sarebbe stata sua, ma di chiunque avesse avuto la sfortuna di incrociare per primo il raggio di una delle sue armi. E quando Lunch si annoiava, era pericolosamente incline a fare pazzie.
Fece scorrere il suo sguardo sugli altri occupanti del divano di proporzioni enormi – adatte a quelle della Capsule Corporation, d’altronde – su cui lei rimpiangeva amaramente di essersi fatta convincere a sedere, che troneggiava in mezzo alla stanza buia, illuminata solamente dal chiarore dell’altrettanto enorme televisore a qualcosa come un centinaio di pollici o giù di lì che attualmente trasmetteva immagini di una povera, ingenua, innocente ragazza fatta brutalmente a pezzi da qualche macchinario infernale con gran spargimento di sangue e interiora ovunque. Bulma e Chichi avevano gli occhi e la bocca spalancati dal terrore e si aggrappavano alle sue braccia con le unghie, nascondendosi dietro un cuscino di tanto in tanto. La ragazza di nome Videl, la più giovane del gruppo e, a quanto aveva capito, quasi nuora di Goku, si stringeva convulsamente alle proprie ginocchia ma resisteva, senza lasciarsi sfuggire un gemito né nascondersi. La biondissima donna dagli occhi di ghiaccio che le era stata frettolosamente presentata da Crilin come C18 era l’unica che, a parere di Lunch, avesse un atteggiamento sensato: stava a braccia incrociate, perfettamente immobile e impassibile, e sembrava quasi sul punto di fare un pisolino o andarsene. Infine c’era una trentenne che nessuno di loro conosceva, venuta assieme a Yamcha ed assai poco vestita. Il solito puttaniere. Santo cielo, avevano tutti passato i quaranta ormai.
Poi passò ad osservare gli uomini, all’angolo opposto del divano. Goku si era né più né meno addormentato – non è cambiato affatto – e sbavava seraficamente sulla testa ora capelluta di Crilin, che preso com’era dal film, neanche se ne accorgeva e divorava un popcorn dopo l’altro, in trance. Pual si era rannicchiato tra i piedi di Yamcha, che fissava lo schermo a bocca spalancata, incapace di fare alcunché. Gohan, il figlio di Goku, faceva altrettanto. Oolong aveva cercato di approfittare del momento per palpeggiare qualcuna di loro, ma se n’era andato con la coda fra le gambe non appena era stato steso da un pugno di Chichi. C’era poi un posto vuoto, precedentemente occupato dal marito di Bulma, un tipetto basso e scontroso che Lunch aveva scoperto essere nientemeno che Vegeta, il saiyan che era venuto a conquistare la Terra anni prima, prima che questi uscisse dalla porta seccato e all’apparenza disgustato da tutti loro. Probabilmente era stato lì sotto ricatto, e se n’era andato non appena aveva potuto. E in fondo, il più lontano possibile dagli altri, le braccia incrociate, la fronte corrucciata, l’aria di chi vorrebbe essere ovunque tranne dov’è, c’era l’unica persona di cui le importasse qualcosa fra tutta quella gente. Tenshinhan sembrava annoiarsi parecchio, o forse era solo sdegnato dalla qualità e dal tema del film, in ogni caso non lo stava assolutamente seguendo e squadrava con occhio critico il televisore. Le labbra si stringevano in una smorfia di disapprovazione. I muscoli delle braccia erano contratti. I pettorali risaltavano anche da sotto l’ampia maglietta.

E chiunque conoscesse Lunch sapeva che il sorrisetto folle che le attraversò il volto mentre si abbassava e cominciava a strisciare silenziosamente ai loro piedi non prometteva nulla di buono.

 
*


Tenshinhan non riusciva a capire. Non riusciva proprio a capire come alla gente potessero piacere film del genere, perché ci tenesse tanto a vedere corpi smembrati e sangue ovunque. La morte, la distruzione, la guerra, non avrebbero dovuto essere trattate con tanta leggerezza e, soprattutto, tanto sprezzo. Lui, e tutti i suoi amici, quelle situazioni le avevano vissute in prima persona, sulla loro pelle, eppure in quel momento sembrava l’unico a disapprovare quel film. Sospirò e fissò lo schermo con aria ancora più torva, quando una moltitudine di ragni nerissimi e pelosi cominciò a zampettare sopra il corpo maciullato della vittima.
Improvvisamente, deglutì. Gli era sembrato di sentire qualcosa ticchettare sulla sua gamba. Ma no, era impossibile. Sicuramente era solo soggezione, causata da quella schifezza che spacciavano per film. Eppure il ticchettio – sembrava proprio qualcosa che gli camminasse lungo la gamba – non cessò. Continuò a salire, salire, salire, e nel buio Tenshinhan continuava a distogliere ostinatamente lo sguardo e ripetersi che era solo un’impressione, che probabilmente era solo un formicolio passeggero. Ma quando quella cosa salì ancora di più e si insinuò nella cintura dei suoi pantaloni, non poté più far finta di nulla e chinò la testa a guardare. Quella cosa era una mano, e la mano apparteneva nientepopodimeno che al flagello della sua esistenza.

– LUNCH? – sibilò, a metà fra l’irato e l’incredulo. – Che stai facendo?
Lei si alzò lentamente dal pavimento, appoggiandosi con le mani alle sue gambe, e gli si sedette sopra, un sorriso folle e malizioso sulle labbra.
– Questo film mi annoia – rispose in un soffio, la scollatura a due centimetri dal volto di lui.
– Sì, ma che diav... – Non fece in tempo a finire la frase, perché Lunch lo zittì con un bacio che aveva decisamente poco di casto e delicato, afferrandogli con forza la maglia.
– Vieni giù – sussurrò languida al suo orecchio, prima di trascinarlo letteralmente giù dal divano e farlo pesantemente cadere a terra, sul tappeto. Qualcuno trovò la forza di esalare un debole “ssh!” prima di tornare a concentrarsi completamente sul film, la cui assordante colonna sonora coprì immediatamente qualsiasi altro rumore.
Lunch, ovviamente, non se ne curò più di quanto non si sarebbe curata di un granello di polvere e si riappropriò nuovamente delle labbra del compagno, steso in stato di shock sotto di lei. In un tentativo di liberarsi le afferrò con decisione le spalle, staccandosela di dosso quanto bastava per consentirgli di parlare.
– Lunch, che diavolo hai in mente?
– Non si vede? – mormorò lei, liberandosi dalla sua stretta e lasciandogli una scia di baci ardenti sul collo. A cavalcioni sopra di lui, cominciò a far ondeggiare sensualmente il bacino sul cavallo dei suoi pantaloni, cosa che gli provocò un rossore da record in volto – nonché una tensione non indifferente in un certo altro posto. Era una sua impressione, o in quella stanza faceva sempre più caldo?
– L...LUNCH! F-finiscila immediatamente! – balbettò allarmato quanto inerme, cercando di sfuggirle. Ma Lunch gli si era aggrappata saldamente addosso, e gli teneva i fianchi stretti fra le proprie gambe. Non aveva scampo.
– E perché? – replicò con tono falsamente innocente, insinuando le mani sotto la sua maglietta e tenendogli le labbra impegnate con un bacio lungo e possessivo. Quando si separarono, Tenshinhan era praticamente senza fiato.
– Perché fai così? Non siamo neanche a casa! Non ti stufi mai? – gemette.
– Tu mi provochi – fu la risposta che lei gli diede fra un bacio e l’altro. Risposta che non fece che aumentare la sua confusione.
Io? – si sbalordì, e si sarebbe messo a ridere in un’altra situazione. – E che avrei fatto?
– Mm-mm – annuì lei, separando le proprie labbra dal suo collo. – Basta vederti senza maglietta.
– Non... non mi pare di... essermela tolta...
– Ah, no?          
Pochi istanti dopo, con un fruscio, la maglietta di Tenshinhan giacque a terra di fianco al suo proprietario.
– Santo cielo, Lunch! Smettila subito!
Lunch, com’era prevedibile, non gli diede ascolto e prese a baciargli il petto ora scoperto, senza smettere un istante di muoversi sopra di lui. Le mani scorrevano ansiose sui muscoli, le labbra assaporavano affamate la sua pelle, incapaci di saziarsene. Sembrava quasi in estasi.
– E... mmm... e perché? – ripeté, beffarda.
– P-perché... – gli ci volle qualche istante per radunare le idee e trovare il fiato per esporle. – Primo, qui è pieno di gente...
– Non sono obbligati a guardare, e con questa musica... non sentiranno niente...
Lui ignorò questa sua affermazione – ignorare interamente lei era pressoché impossibile, anche perché aveva preso a mordicchiargli l’orecchio, per non parlare degli effetti che stava provocando nel suo corpo.
– Secondo – continuò, vacillando di tanto in tanto – siamo in casa di altri, sul tappeto. E non è una cosa da fare sui tappeti altrui. Terzo, hai la minima idea di cosa potrebbero pensare? Lunch, dannazione, RAGIONA!
– Mmm. Se ci tieni, possiamo cambiare posto. C’è il bagno, qua fuori...
– Non è QUESTO il punto! Dio, Lunch, quanto hai bevuto stasera?
– Neanche un goccio, caro – replicò, fissandolo intensamente negli occhi – sono ubriaca di te.

E detto questo lo coinvolse in un bacio interminabile, profondo e passionale, che lo lasciò completamente remissivo fra le sue braccia, incapace di opporsi oltre. Le posò delicatamente le mani sulla vita, accarezzandola piano, mentre abbassava le palpebre e si lasciava trasportare dalla passione di Lunch, all’improvviso dimentico di qualunque altra cosa stesse loro intorno. Lei premette ancora di più i loro corpi l’uno contro l’altro, baciandolo con tanta foga da far pensare che volesse mangiarselo. La mano di lui salì gradualmente verso l’alto. Le sfiorò il ventre con le dita, provocandole un fremito. Più in alto. Giocherellò con l’orlo della maglietta, facendole il solletico. Più in alto. Si insinuò lentamente sotto il tessuto, trovandosi una via sotto il ferretto del reggiseno, e tremando le carezzò con le dita il seno morbido. Lei si lasciò sfuggire un sospiro di apprezzamento e gli si strinse addosso con ardore ancora maggiore, incitandolo a continuare...

– Hohohooo, ragazzi! Ho pensato, a quest’ora avrete sicuramente fame! Bulma, tesoro, volete un po’ di tè coi biscottini?

 
*


Bulma Briefs, la geniale, bellissima, giovaneOh, ma davvero hai passato i quaranta, Bulma? Ma no, non ci credo, non è possibile, devi essere molto più giovane! Sembri ancora una ragazzina! – direttrice della Capsule Corporation, risolveva situazioni problematiche per professione. Le adorava. Le permettevano di esprimere il meglio di sé. Ma quella era un po’ troppo problematica.

Primo: la sua adorabile, allegra, ingenua madre aveva avuto la brillante idea di entrare e accendere la luce nel bel mezzo della scena più cruenta del film, e la scienziata sperò ardentemente che davvero attraverso quegli occhi perennemente chiusi non vedesse nulla al di là del vassoio dei pasticcini, o avrebbe rischiato come minimo di pigliarsi un colpo apoplettico.
Secondo: la quasi totalità dei suoi ospiti, talmente coinvolti nel film da pensare di stare per essere trucidati da una qualche entità sovrannaturale e sovrannaturalmente malvagia, si era rannicchiata a mo’ di struzzo con la testa fra le pieghe del divano e raccomandava fra i singhiozzi la propria anima a Re Enma.
Terzo: proprio sul suo tappeto, davanti al divano, Lunch e Tenshinhan erano praticamente incollati l’uno all’altra e amoreggiavano ignari del resto del mondo, in una posizione che lasciava poco spazio ad equiv...
Chi stava facendo che cosa?

Fu prima che Bulma o chiunque altro potesse reagire in qualunque modo a quella visuale. Per tutta la città risuonò un urlo belluino, mentre una furia animalesca meglio nota con il nome di Chichi si tuffava istericamente sull’adorato primogenito travolgendo chiunque fosse stato tanto sfortunato da trovarsi fra lei e il suo Gohan.
– SVERGOGNATI! VOI... VOI... COME OSATE FARE CERTE COSE DI FRONTE AL MIO BAMBINO! – Il suo bambino, a dirla tutta, ormai era sulla soglia dei vent’anni e faceva coppia fissa con Videl da quasi tre, ma Chichi era troppo impegnata a tappargli disperatamente gli occhi con le mani per ricordarsene. – GOKU! TUTTI I TUOI AMICI SONO UN BRANCO DI TEPPISTI! ECCO COSA SIETE! SENZA UN BRICIOLO DI PUDORE! SVERGOGNATI! SCARTI DELLA SOCIETA’! GOKU! SVEGLIATI! HAI VISTO CHE COSA FANNO QUESTI... QUESTI... QUESTI QUI DAVANTI A NOSTRO FIGLIO? DI’ QUALCOSA!
– CHIUDI QUEL FOTTUTO FORNO CHE TI RITROVI AL POSTO DELLA BOCCA PRIMA CHE TE LO RIEMPIA DI PIOMBO, RAZZA DI VECCHIA GALLINA! – Lunch, ovviamente, non era da meno, nonostante si trovasse ancora stesa su un Tenshinhan sempre più mortalmente rosso in viso e sempre più desideroso di sprofondare sottoterra, e non avesse la minima intenzione di spostarsi. – SCOMMETTO CHE IL TUO BAMBINO HA SCOPATO PIU’ VOLTE DI TE E GOKU MESSI INSIEME, SEMPRE CHE GOKU ABBIA CAPITO COME SI FA! E SE IO VOGLIO PORTARMI A LETTO TENSHINHAN, NON HO BISOGNO DEL PERMESSO DI NESSUNO! MEN CHE MENO DEL TUO!
Chichi sembrò per un attimo sul punto di svenire, ma si riprese in fretta e fronteggiò la rivale con uno sguardo di puro disprezzo, peraltro ricambiato. Tutti trattennero il fiato. Era uno scontro fra titani dagli effetti potenzialmente devastanti. Ma proprio mentre la donna stava per parlare di nuovo, Goku alzò lentamente la testa dal divano, sbadigliando così forte da sovrastare qualunque altro rumore.
– Yaaaaawn... ehi, ragassci, che sciuccede qui? Non sci stavamo divertendo?
– GOKU! Finalmente ti sei svegliato! Guarda le scene a cui i tuoi cosiddetti amici fanno assistere il MIO Gohan!
– Mamma... lascia per...
– DI’ QUALCOSA, GOKU!
Lui fissò la moglie con uno sguardo stralunato. Poi fissò il figlio, che gli rivolse un’occhiata di rassegnazione. Poi fissò i suoi amici, ancora a bocca aperta. Poi fissò il groviglio umano – suo malgrado, Tenshinhan non era ancora riuscito a liberarsi – che giaceva sul tappeto. E dopo qualche istante la sua voce limpida, cristallina e infantile squarciò il silenzio.

– Uuuuuuurcaaaaaa! Ehi, che cosa combinate, voi due? Queste cose si fanno nel lettone! Non è vero, Chichina?
E come se all’improvviso la tensione precedente si fosse infranta come un vetro, la maggior parte dei presenti scoppiò in una risata incontrollata. Gohan si massaggiò la testa, ridacchiando imbarazzato. Chichi si nascose il volto fra le mani. Tenshinhan sbatté forte la nuca contro il pavimento, nella speranza di venirne inghiottito.
– Ehi, Tenshinhan! – gridò Yamcha, abbastanza forte perché tutti potessero sentirlo sopra alle risate – non sapevo che tu stessi sotto!

E poi ci si chiedeva perché ci tenesse tanto a vivere in solitudine.









 

 
   
 
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