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Autore: itsniall    29/09/2012    0 recensioni
Debora non aveva mai creduto nell'amore. Solo una persona era riuscita a convincerla del contrario. Ma quella persona, in realtà, si è rivelata soltanto falsa.
E adesso? Cosa sarebbe successo se non gli avesse creduto? Ora, forse, non starebbe così male.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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PRIMO.


E se avessero deciso di andare a Berlino, invece che a Londra?
E se la mia migliore amica non mi avesse convinto ad andare insieme a lei?
E se i miei non mi ci avessero mandato?
E se io non l'avessi mai incontrato?
E se tutto, dalla prima all'ultima virgola, fosse andato diversamente? Cosa sarebbe successo? Cosa avrei fatto? Cosa lui avrebbe fatto?
Non so rispondere a queste domande. Adesso mi sembra solo di aver fatto un'enorme stronzata, e avrei preferito che tutto fosse andato diversamente.
Avrei preferito andare a Berlino al freddo.
Avrei preferito starmene a casa da sola che a Londra con Eleonora.
Avrei preferito che i miei, se avessi scelto Londra, non mi ci avessero mandata.
Avrei preferito che tutto andasse in maniera completamente diversa. Perché io adesso non sarei qui, sul letto, sola, a piangere e a urlare, mentre lui è con i suoi amichetti a divertirsi e a ridere come dei coglioni. 
«Ma tanto, se doveva succedere, sarebbe successo comunque. Che tu fossi o non fossi andata a Londra.»
E' questo che mi ripete ogni santa volta Eleonora.
Ma io non ci credo, no. 
Comunque, partiamo dall'inizio.
Io sono Debora, una ragazza di 23 che sta a Roma per l'università, ma originaria di una città Toscana, Arezzo. Andavo al liceo linguistico. In seconda la scuola organizzò uno scambio culturale, sia a Berlino, sia a Londra. Gli alunni dovevano decidere quale città sarebbe stata meglio, così poi ci saremmo andati. Ovviamente quelli che potevano e volevano.
Io avrei preferito andare a Berlino, mi è sempre piaciuta come città. A me è sempre piaciuto il freddo e Berlino era la mia città ideale.
Ma ovviamente scuola mia era un branco di pecore, per cui scelsero tutti Londra a parte altri 10 ragazzi, neanche.
Comunque, il giorno che ci dettero la notizia (benché provvisoria) non dissi niente ai miei.
Fu una settimana dopo, quando ci consegnarono i fogli per le adesioni.
«Mamma, io non ci voglio andare a Londra. Mi sta sul culo quella città. Qest'anno poi ci vanno tutte quelle bimbeminchia del cazzo. Preferisco starmene a casa.»
«Oh, suvvia Debora cara, non essere rompicoglioni e alternativa come sempre.»
«Ma mamma, se non voglio. Tanto vado bene ad inglese.»
«Si, col 5 vai bene. Comunque ancora c'è da sentire papà, che non so se ti ci manderà. Va beh, dai, vai in camera a posare la roba che fra un po' si pranza.»
Lasciai mia mamma da sola a riguardare il foglio dell'adesione e io invece me ne andai in camera ed entrai su facebook.
"Deb, Deb, Deeb!" mi salutò al solito la mia Ele.
"Oh, dimmela!"
"Ti devo raccontare una cosa. Stasera ti posso chiamare? Ora devo andare agli allenamenti!"
"Okay, chiamami stasera. Però verso le 22, che prima mi sa che ceno."
Ci salutammo. Io staccai il computer e mi distesi sul letto.
Dopo dieci minuti mi chiamò mia madre per andare a pranzo.
Mentre mi stavo dirigendo verso la cucina, mi arrivò un messaggio. Era il mio ex, Giulio. Aveva 4 anni in più di me, ma lo amavo uguale.
"Ehi Deb, ti devo parlare. Alle 7 vieni al parco. 7 in punto. Ciao, a dopo. :)"
«Figlio di troia.» sussurrai tra me e me.
«Debora! Sbrigati che si sciupa!» mi richiamò mia mamma.
Mi precipitai in cucina e mangiai alla svelta. Poi andai a preparare il borsone e corsi in palestra. 
Faccio ginnastica artistica, si. Da 5 anni.
Dalle 3 finii alle 7 e 40. Quando entrai negli spogliatoi, guardai il cellulare e mi trovia 5 chiamate perse, 12 messaggi e 3 messaggi vocali.
"Mi dispiace, ma avevo palestra." mi scusai. Ero educata, anche se non avrei dovuto.
"Non importa. Sono da Gianni, ti aspetto qua. Sbrigati."
Gianni ero il bar del parco, dove andavo (e vado tutt'ora) a fare due chiacchere coi miei amici. Mi diressi là, con tutta la calma possibile. Arrivai verso le 8 e lo trovai lì fuori, a fumarsi la sua bella sigaretta e a cazzeggiare col suo Iphone. 
Quanto mi stava sul culo.
Arrivai lì, posai la roba e lo salutai. Lui mi salutò e restammo per 10 minuti circa in silenzio.
«Senti, io ho fame e devo andare a studiare. Vedi di muoverti.» ruppi il ghiaccio. 
Lui senza dire niente, si alzò, mi si posò davanti e per 20 secondi buoni, mi guardò fissa negli occhi. Io feci uguale.
Poi, dal nulla, si mise in ginocchio e mi prese il viso tra le mani. 
Fu lì che mi resi conto che tutte le minchiate che avevo detto ad Eleonora erano solo puttanate.
Qual bacio fu il più lungo, il più bello e il più emozionante della mia vita. Mai nessun altro bacio potrà eguagliare quello che mi dette Giulio quel giorno.
Provai un miscuglio di emozioni insieme. Rabbia, tristezza, malinconia, felicità, agitazione, imbarazzo.. tutte riassunte in delle fitte alla pancia e le gambe che mi tremavano ed erano deboli.
Mi aveva baciata. Non ci potevo credere.


Ciaau(?)
Ho creato l'ennesima storia, perché l'altra mi faceva schifo.
Comunque, in questa credo ci sarà il Larry. Ma non perché io ci credo, eh. Sia chiaro. Anzi, tutto il contrario. E' solo per farci due risate! :)
Adesso vi saluto.
Baci, Gio'.

  
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