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Autore: meiousetsuna    30/09/2012    10 recensioni
Questa storia si è classificata Prima nel favoloso contest di skullrose, sul sito Japan Syndrome!
Haruka e Michiru si saranno conosciute davvero a sedici anni, o forse il destino le aveva già volute far incontrare? Nella magica notte di Tanabata, quando gli amanti immortali Orihime e Hikoboshi si congiungono attraverso la via lattea, possono succedere molti prodigi....
Dal testo: Mentre si avvicinava, un sorriso dolce si formò sulle sue labbra, mentre la piccola bionda si asciugava gli occhi con la manica, e poi, non sapendo come atteggiarsi, dispose le braccia lungo i fianchi, in una specie di posa sull’attenti. Gli occhi verde cinabro brillarono spalancandosi davanti a quella visione inattesa, di una creatura uscita da un libro di favole per soccorrerla. “Stai bene?” Il tono non era indagatore, ma solo gentile, spingendola a rispondere con sincerità. “Mi volevano agghindare. Sono scappata, ma mi stanno cercando, non ho tanto tempo”. “Per fare cosa?” “Godermi la mia fuga! Poi mi riporteranno a casa in punizione… - io mi chiamo Haruka. E tu?” “Io sono Michiru. Ti va di giocare insieme, finché non arriveranno i tuoi genitori?".
Amanti del fluff, mi regalate cinque minuti per farmarvi a leggere? Vostra, Setsuna
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Questa storia ha vinto il bellissimo Japan Syndrome Contest, di skullrose, sull'omonimo sito!

p.s. il banner è stato utilizzato col gentile permesso di skullrose

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Rain on my Tanabata*
Autore:  meiousetsuna
Rating:  verde
Genere:  sentimentale
Avvertimenti:  fluff, missing moment
Paring:  Child!Haruka / Child!Michiru


*Tanabata (七夕 Settima notte) è una tradizionale festa giapponese che cade il sette luglio, quando le stelle Vega ed Altair si incrociano in cielo. È legata ad una leggenda popolare: nel cielo vivevano ad Ovest, gli uomini, e ad Est le divinità; il bovaro Hikoboshi (Altair) e la dea-tessitrice Orihime (Vega) si innamorarono e sposarono in segreto contro la volontà del padre di lei. Quando lui lo seppe allontanò i due sposi, e per evitare il ricongiungimento, creò un fiume celeste, la Via Lattea: I due ne soffrirono tanto che alla fine il padre fu commosso dalle lacrime versate e accordò che potessero rincontrarsi una volta l’anno, la settima notte del settimo mese. In questa occasione si usa scrivere un desiderio, in un foglio verticale, il tanzaku (短冊 ),da appendere ad un ramoscello di bambù.


** Grande Giappone,  isola principale del Giappone
*** Obi:  letteralmente serpente, la fascia che chiude il kimono, legandolo con un fiocco sul retro
****Kannon  è più o meno corrispondente alla nostra Venere
***** Matsumoto  è ad oggi l’unico cognome che identifica chi lo porta come un sicuro discendente di una delle ex famiglie imperiali, essendo appartenuto solo a  quel nucleo familiare.
****** Per esigenze di narrazione ho ‘usato’ il vero pesciolino, ma ormai si trovano spesso quelli di plastica; mi raccomando, preferiteli! Gli animali non servono per giocare!

 

Le nuvole rese grevi e molli dal peso dell’umidità che si stava rapidamente addensando, non promettevano niente di buono; ma il clima monsonico dello Yamato**era noto per mutare rapidamente e raramente il sette Luglio si giungeva davvero ad avere una giornata di pioggia.
Michiru si osservò in uno degli specchi che ornavano la sua cameretta, una suppellettile che amava moltissimo e che aveva insistito per avere in ogni forma e dimensione. Il suo nuovo kimono rosa pallido, con l’obi*** giallo limone e i fiori di seta sui capelli raccolti in una coda alta acconciata con dei boccoli, la rendevano una splendida bambola di porcellana, proprio l’effetto che voleva ottenere.


Sua madre le sorrise dolcemente, soddisfatta che la sua bambina di otto anni, fosse così già così bella e naturalmente elegante, una vera signorina da esibire nelle occasioni mondane come quella. Malgrado la festa fosse soprattutto popolare, era una di quelle ricorrenze importanti per ribadire lo spirito di un vero giapponese e la famiglia Kaiou non sarebbe mancata per nessun motivo.
Al tempio Sensoji, nel distretto di Asakusa, avrebbero incontrato i più importanti personaggi tra i capitani d’industria, trascinati senza dubbio lì dalle mogli e dalle figlie, vista la presenza della statua della dea Kannon,**** che avrebbe garantito una raccomandazione maggiore alle preghiere delle ragazze, che consistevano quasi sempre nella richiesta di incontrare il vero amore.


Avrebbero riso garbatamente dietro preziosi ventagli dipinti a mano, mangiando dolci di riso sedute sui panchetti, mentre i bambini si sarebbero senza dubbio divertiti con le numerose attrazioni delle bancarelle che tutti gli anni proliferavano sulla via del santuario, con i loro colori, musichette più o meno adeguate e paccottiglia che vedeva la luce probabilmente solo in quella giornata, quando tutti erano disposti a farsi trascinare dallo spirito della festa.


Michiru camminava tranquillamente di fianco a sua madre, senza sollevare lo sguardo verso il suo viso neanche una volta, come facevano tutte le bimbe della sua età, desiderose di essere rassicurate sul loro aspetto, mentre procedevano un poco impacciate  nel loro abito migliore, timorose di ritrovarsi in disordine o  spettinate. Lei emanava una sicurezza che a volte faceva quasi paura, come se i pensieri più comuni non la toccassero; in ogni caso, non era mai meno che perfetta.


La donna sospirò, non sapendo se essere orgogliosa, o preoccuparsi che fosse il segnale di una personalità un po’ alienata dalla realtà; ma finché avesse continuato a riportare voti alti ed eccellere nelle attività extrascolastiche non era il caso di allarmarsi troppo. Chiunque l'avesse ascoltata avrebbe riso delle sue ansie e questo non le andava per niente; meglio indossare il miglior sorriso di circostanza e procedere. Eventualmente, se ne sarebbe preoccupata in seguito.
Erano ormai a un solo isolato di distanza, ma la folla le stava notevolmente rallentando; visto che il traffico era chiuso alle auto, le persone cominciavano a sostare davanti ai primi venditori, bloccando il passaggio. Tutta quella gente le dava noia, ma d'altronde…


In quel momento Michiru si fermò bruscamente, quasi come se l’avessero chiamata gridando il suo nome a squarciagola. Dall’altro lato della stradina, una strana bambina, sola, spiccava tra i passanti come se la sua presenza rendesse il resto un semplice fondale. Eppure non era ‘carina’ nel senso tradizionale del termine, in quel momento. Un lato del viso era sottolineato da una liscia treccina biondo sabbia che arrivava alle spalle, mentre dall’altra parte, le ciocche libere e scomposte dei suoi capelli spiovevano disordinate.


Gli occhi erano gonfi per il pianto trattenuto, le mani strette al petto a proteggersi, mentre tirava  calci a dei sassolini, senza dubbio per calmarsi. Il suo yukata avorio e blu era insieme di evidente ottima fattura, col disegno a punte di lancia prediletto per le figlie delle famiglie discendenti dai samurai, ma così sobrio che nessuna lo avrebbe scelto con entusiasmo. In un certo senso, niente di speciale. Ma il cuoricino di Michiru si fermò un istante, impedendole di tirar via, come se fino a quel momento non fosse mai stata davvero contenta.


“Mamma?” – lei si fermò per ascoltarla – vorrei andare a parlare con quella bambina, lì. Forse si è persa... e comunque mi sembra tanto triste. Non passano macchine e se tu ti siedi un po’ più avanti, nel solito posto, entro un’ora torno, va bene? Non mi fermerò con gli sconosciuti e resteremo sempre lungo la fila delle bancarelle. Per favore…?”
La donna avrebbe voluto rispondere “no”, ma non avrebbe saputo dare una spiegazione alla sua reazione.
“Hai del denaro, vero? E l’orologio che ti ha regalato tuo padre?”


“Certo! - Michiru estrasse dalla piega tra gli strati del tessuto un piccolo portafogli con legato un orologino da tasca rosa – e so a memoria l’indirizzo e il tuo numero del cellulare, se mi perdo chiamerò un poliziotto!”
"Resta sempre in vista dove ci sono le luci, intanto chiederò se qualcuno sta cercando una ragazzina smarrita, poi ti aspetterò al solito posto, con la moglie del Generale Matsumoto*****”.


Mentre si avvicinava, un sorriso dolce si formò sulle sue labbra, guardando la piccola bionda che si asciugava gli occhi con la manica e non sapendo come atteggiarsi, disponeva le braccia lungo i fianchi, in una specie di posa sull’attenti. Gli occhi verde cinabro brillarono spalancandosi davanti a quella visione inattesa, di una creatura uscita da un libro di favole per soccorrerla.
“Stai bene?” Il tono non era indagatore, ma solo gentile, spingendola a rispondere con sincerità.
“Mi volevano agghindare. Sono scappata, ma mi stanno cercando, non ho tanto tempo”.
“Per fare cosa?”
“Godermi la mia fuga! Poi mi riporteranno a casa in punizione… io mi chiamo Haruka. E tu?”
“Io sono Michiru. Ti va di giocare insieme, finché non arriveranno i tuoi genitori? Senza allontanarci tanto, così ti sarai svagata un po’!”


“Perché ti importa?” Il tono di Haruka non era antipatico, ma solo leggermente scontroso, come se di abitudine non si fidasse di chi non conosceva da tempo.
“Non lo so. Ma sarei felice che ti divertissi, non ti va di fare amicizia?”
“Forse… che vorresti fare?”
“La pesca dei pesciolini! Ti va, Haru-chan?”
“Hum! Va bene, andiamo, io ne prenderò un bellissimo per regalartelo, promesso!”
L’atteggiamento incredibilmente serio e dignitoso fece ridere Michiru, che si coprì educatamente la bocca col dorso della mano; nella sua immaginazione la vide abbassarsi il kimono sulla spalla sinistra, esibendo un tatuaggio da yakuza, mentre prestava giuramento posando ai piedi una spada e per la verità quel dettaglio non era poi così buffo…


“Perché ridi?”
“Sei simpatica! Vieni, andiamo”. Le prese la mano, come tutte le amichette che passeggiavano in due quella sera, ma  il viso di Haruka era illuminato di un rosa acceso, mentre una strana calma si impossessava di lei, come se fosse al centro di un mondo perfetto; in quel momento si vergognò di essere così scomposta vicino alla grazia dell’altra, ma non riusciva a stare davvero male.


Arrivate al chioschetto, Haruka insistette per pagare e si inginocchiò davanti alla vaschetta, concentrandosi come se da quella prova le dovesse derivare un giudizio inappellabile. Un agile movimento del polso e al primo tentativo il Golden Fish *******fu delicatamente sollevato dalla palettina di carta di riso, finendo esattamente nel centro della scodella. Con evidente fierezza la bambina lo consegnò al gestore, per farlo trasferire nella bustina di plastica, per poi porgerlo con un inchino a Michiru.


Camminarono ancora un po’, mangiando dello zucchero filato colorato di tinte pastello, finché Michiru smise di parlare di colpo. Si bloccò fissando l’animaletto nella sua prigione trasparente, poi alzò lo sguardo azzurro.
“Mi sento egoista… non è giusto catturare una creatura dell’acqua, devono vivere libere. Haru-chan, so che lo hai vinto per regalarmelo, ma potremmo liberarlo?”
“C’è un laghetto dietro il parco del tempio! È grande , li starà bene, e gli daranno da mangiare! Andiamo!”
Corsero fino al ponte che attraversava il lago artificiale e aperta la bustina, tenendola per un angolo ciascuno, la girarono.


L’animaletto si tuffò , riemergendo con un guizzo gioioso, come per salutarle.
“Ciao pesciolino, stai bene, ricordati di noi! Oh, Michi-chan, hai visto? Sta piovendo!”
Le prime gocce si persero sulla superficie delle stesso elemento, fondendosi in un abbraccio, ma già pochi secondi dopo l’acquazzone era diventato forte e tutti coloro che non avevano portato un ombrello correvano a rifugiarsi sotto il pergolato e gli ombrelloni dei venditori. Haruka fece cenno a Michiru di seguirla e la guidò ad attraversare il giardino seguendo una scorciatoia tra gli alberi, che le proteggevano abbastanza bene con le loro fronde piene. Ma arrivate all’ultimo pezzetto, la loro strada fu sbarrata da un grosso rigagnolo di acqua  sporca che si era scavato un letto improvvisato, visto che la superficie della proprietà era tutta in perfetta pianura e non riusciva a scorrere via agevolmente.

Michiru alzò gli occhi al cielo, rassegnata a non poter passare, ma non fu certo quello a far brillare delle piccole lacrime intrappolate tra le sue ciglia.
“La Via Lattea è coperta… quest’anno Vega e Altair non si incontreranno. Non è terribilmente triste? Essere separata dalla persona che ami da un destino sfortunato”.

“Non ci credo – la voce di Haruka suonò chiara e sicura – se ti importa davvero, niente può dividerti dal tuo amore.  Ma non raccontare a nessuno che ho detto una cosa così sdolcinata!”
Senza aspettare una risposta imbarazzante sollevò l’orlo del kimono e davanti a una esterrefatta Michiru, arrivò dall’altra parte, sporcandosi completamente. “Non voglio farti fare tardi. Ecco!”
Slacciato l’obi bianco, Haruka lo lanciò dall’altro lato; quello che si era sollevato in aria come una striscia di tessuto, ricadde come un ponte di latte e seta su quel fiumiciattolo di fango.


Restarono un lunghissimo attimo paralizzate, fissandosi, finché contemporaneamente stesero la mano e reggendosi, Michiru arrivò dall’altra parte, sana e salva. Senza dire nulla, si avvicinò alla bambina malconcia ma soddisfatta, che aveva di fronte e senza esitare le sciolse l’unica treccia, pettinandola un pochino con le dita.
“Sai che ti dico? Sei bella così. Questo me lo lasci per ricordo?”
Prese il nastrino blu che era stato usato come legaccio, e lo annodò in un fiocco intorno al suo polso. Poi fece per prendere uno dei suoi fermacapelli col fiore, ma si fermò.


Non serviva niente del genere.
“Il mio regalo per te è questo - sollevatasi sulle punte dei piedi, posò un bacio sulla guancia della bambina più alta – ora devo scappare, ma un giorno ci rivedremo, non mi scorderò di te!”
Salutandola con la mano, fuggì via come una visione, lasciando un tepore nuovo dove le sue labbra si erano soffermate.


Più tardi, una imbronciatissima Haruka veniva letteralmente strattonata via da suo padre, per tornare subito a casa, ma arrivata vicino ai rami di bambù dell’ingresso, si liberò, solo il tempo di annodare un tanzaku  ed essere subito riacciuffata. Il vento soffiò insistentemente contro quel sottile ostacolo di carta, come per cantare con la sua voce le parole scritte con mano sicura.
‘Vorrei che Michiru restasse mia Amica. Per sempre’.

Commento e voto

Ciao Setsuna
Serenità e dolcezza. Questo mi ha trasmesso la tua shot.
Descrivere alcuni momenti dell'infanzia di Haruka e Michiru e soprattutto narrare il loro ipotetico primo incontro è un ottimo spunto anche se "rischioso" poichè di fatto ci ritroviamo dinanzi alla prima nota intorno alla quale si "costruisce" l'intensa sinfonia del loro amore.
In qualche modo il tuo punto di vista si allinea con l'interpretazione platonica del loro legame, fatta dalla stessa Takeuchi.
Per quanto riguarda la scrittura, devo dire che sei riuscita a rendere il testo estremamente piacevole da leggere, scorrevole ed immediato.
Mi hai rapita con la semplicità di piccole emozioni che scaldano il cuore ed oltretutto le due protagoniste sono caratterizzate in maniera eccellente. Per tali motivi meriti senza dubbio il punteggio pieno.

Voto 5

Phantom girl

 

 

VOTO 3
Ho messo 3 xké la coppia HxM nn è delle mie preferite QinD la storia nn è riuscita a coinvolgermi come altre in cui mi sono imbattuto negli anni ma dato ke in giro c'è pochissimo shojo-ai/yuri tocca accontentarse!:-P E poi ho voluto premiare la cura nei particolari descrittivi ke,come ho detto,anche se personalmente in Qesta fic ho trovato un po'noiosa è comunque una cosa importante in una storia e in ogni caso una capacità ke invidio!

Yurii

voto 5

il mio commento te l'ho dato su efp ma mi sembra giusto dartelo anche qui

La storia mi piace molto per i motivi che anche se conosci li ripeto,
La tradizione giapponese e la dolcezza in se della storia;
Haruka e Michiru da piccole a me son piaciute molto, anche se appunto sai che il fluff non è il mio genere, sei riuscita a farmelo apprezzare.
La leggenda di Orihime e Hikiboshi è una delle mie preferite visto che a modo suo è drammatica o comunque triste come poche (tolte alcune che sono allucinanti in quanto a divertimento)
Che altro dirti, Secchan per me la tua storia è perfetta così com'è, nulla più e nulla meno :3

skullrose

Ciao Setsunaaa, ma che bella questa shot *-*complimenti davvero! Mi hai fatto vivere un atmosfera tranquilla e delle volte "magica" mentre la leggevo!
Tutta la storia è descritta in maniera perfetta e si riescono a cogliere alcune sfumature che rendono la lettura ancora più piacevole!
Voto 5

Rit_Iè

ciao sets! questa storia è veramente molto dolce anche perchè è insolito trovare storie su haruka e michiru bambine. Invece a me le tue descrizioni piacciono molto, perchè rendono meglio l'idea della scena e sembra quasi di poterla vedere con i propri occhi. il mio voto è 5

magic me

  
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