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Autore: Wren    13/04/2007    10 recensioni
Kurogane trova una misteriosa videocassetta e riceve una strana telefonata... (KuroFay) [Spoiler Capitolo 133, ma se non ci fate caso, non lo vedete nemmeno!]
Genere: Romantico, Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Kuro-Ring

Kuro-Ring

“La sai la storia della videocassetta maledetta?”

“No e non mi interessa saperla.”

Kurogane era troppo impegnato a leggere il 45356674esimo volumetto di Maganyan per prestare attenzione al suo collega Seishiro. Quel tizio doveva smetterla di importunare la gente con domande assurde o qualcuno avrebbe potuto prenderlo per un maniaco…

“E’ una storia che mette i brividi!” continuò imperterrito l’uomo, tutto soddisfatto di sé. “Esiste una videocassetta maledetta che compare dal nulla… non si sa chi l’abbia registrata o come abbia fatto… le immagini sono in bianco e nero e molto rovinate, ma si riesce ad intravedere qualcosa… Immagini di luoghi, oggetti e persone dall’aria inquietante… Non dura più di pochi minuti. Appena la registrazione si interrompe, il telefono squilla e se rispondi senti una voce che ti dice che dopo sette giorni morirai… Non è una storia fichissima?”

“A me sembra una gigantesca cavolata…” commentò nel totale disinteresse Kurogane.

“Non credi a queste storie?” gli domandò Seishiro con un sorriso poco rassicurante.

“Bah… credo solo che la nostra pausa pranzo è finita.” replicò seccato Kurogane, lasciando un segnalibro nella pagina che stava leggendo ed alzandosi per tornare in ufficio.

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La giornata lavorativa era trascorsa, come tante altre, nella noia più assoluta. Kurogane salì la rampa di scale fino al suo appartamento e quasi inciampò sul pacchetto che giaceva abbandonato sul suo zerbino. Il ragazzo si chinò a raccoglierlo perplesso. La carta marroncina in cui era avvolto il misterioso contenuto era rovinata e vagamente umidiccia e, cosa assai bizzarra, non c’era scritto nulla sopra. Con un’alzata di spalle, Kurogane aprì la porta di casa portandosi dentro l’involto. Se era sulla porta di casa sua era evidentemente per lui, qualsiasi cosa fosse.

Una volta abbandonata la sua ventiquattrore e liberatosi della giacca, Kurogane strappò l’involucro rivelando al suo interno una videocassetta.

Quell’idiota di Seishiro… domani lo ammazzo!!!”

Curioso di vedere cosa si era inventato quella volta il folle collega, Kurogane infilò la cassetta nel videoregistratore e pigiò con fiero cipiglio il tasto play.

Le immagini erano rovinate ed in bianco e nero, proprio come raccontava quella mattina Seishiro. Se quel deficiente voleva spaventarlo doveva impegnarsi decisamente più di così!

Le immagini intanto si susseguivano in un silenzio spezzato solo dal ronzio della registrazione rovinata.

Una torre alta e minacciosa vista dal basso, con la neve che scendeva lenta a grandi falde.

Una figurina trasandata che precipitava nel vuoto.

Una mano che compariva nel nulla.

Un limone brulicante di vermi.

La registrazione si interruppe di scatto e sulla televisione non rimase che un’immagine grigiastra percorsa da interferenze.

Il telefono squillò. Decisamente prevedibile, davvero. Kurogane rispose.

Fiiiiiisssss…” rantolò una vocina roca dall’altra parte della cornetta.

“Seishiro, sei un deficiente di proporzioni galattiche, ma devo riconoscere che sai cavartela con gli effetti speciali. Rispose tagliente Kurogane.

“…tra sette giorniii…” continuò la vocina.

“Sì , tra sette giorni passa la fatina dei desideri del cazzo e mi porta via…”

..noooh… tra sette giorniii…”

“Sei capace di dire una frase di senso compiuto con soggetto, verbo e, se proprio non ti disturba, complemento oggetto?”

“…moriraiii…”

Che fantasia sottosviluppata, Seishiro!”

“Non sono Seishiroooh….”

“Sì vabbeh, ciao.”

E Kurogane riagganciò.

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“Spero tu abbia capito che non riuscirai a spaventarmi con uno scherzo tanto idiota!” esclamò Kurogane l’indomani, non appena vide Seishiro entrare in ufficio.

“Buongiorno anche a te e non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo!” lo salutò l’altro, gioviale come sempre.

“Non fare lo gnorri, la tua cassetta faceva pena e la voce modificata al telefono… ma per favore! Per chi mi hai preso???

“Continuo a non capirti, ma se può farti sentir meglio ieri non avrei potuto farti nessuno scherzo perché sono uscito con Subaru subito dopo la chiusura!”

Kurogane lo guardò male. Molto male.

“Vuoi che gli telefoni perché te lo dica anche lui?”

Kurogane lo stava fissando in cagnesco.

“Ed ho intenzione di uscirci anche oggi, se per caso stai progettando di darmi la colpa di strani scherzi anche domani!” e detto questo Seishiro se ne andò alla sua scrivania, lasciando un pensieroso Kurogane alla prese con le sue scartoffie.

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Al suo ritorno a casa, Kurogane aveva ormai raggiunto almeno una certezza.

Non poteva essere davvero stato Seishiro, perché quando si trattava del ragazzino delle superiori che quel maniaco del suo collega continuava ad importunare, Kurogane poteva star certo che Seishiro non ci avrebbe mai scherzato.

Non fece però nemmeno in tempo ad entrare in salotto, che il telefono squillò ancora.

Fiiiiiissssss…”

“Ah… tu.”

“…forse ieri non hai capito beneeee… fra sei giorni….

“Sì ok, muoio. Ma tu chi diavolo sei?”

“…tra sei giorniii…”

“Ma non sai dire altro???

La vocina parve sorpresa dalla reazione del suo interlocutore, perché rimase in silenzio per un po’.

“…è che non parlo spesso con la genteee…”

“Se normalmente telefoni dicendo che qualcuno muore, la cosa non mi stupisce...

“…ma tu non hai paura di meee…?”

“No.”

Stavolta fu il misterioso interlocutore ad attaccare.

Tsk… non mi fanno paura gli idioti…” commentò Kurogane, ma il suo tono non era più irritato.

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Il telefono squillò anche il giorno dopo e questa volta Kurogane non si stupì di risentire la vocina.

Fiiiiiiissss…”

“Si può sapere che razza di verso sarebbe quello?”

“…cercavo di fare un fischio inquietante, ma non so fischiareee…”

“Se non sai farlo allora lascia perdere!!!

“…scusaaacomunque volevo ricordarti che tra cinque giorniii…”

“Muoio. Lo so. Muoio.”

“…”

“…”

“…”

“Beh??? Non hai altro da dire???”

“...è che la gente di solito riattacca subitooo…”

“Probabilmente perché sei la creatura più noiosa dell’universo!”

“…e allora perché tu non riattacchiii…?”

“…e perché tu continui a chiamarmi?”

Anche stavolta la telefonata venne interrotta bruscamente, lasciando Kurogane a fissare la cornetta.

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Kurogane ricevette una telefonata al giorno per tutti i quattro giorni successivi, tutte inconcludenti come quelle precedenti e tutte gli lasciavano addosso un senso di frustrazione insopportabile.

Alla sera del quinto giorno il telefono non squillò, ma la televisione si accese all’improvviso. Kurogane guardò incuriosito le immagini rovinate e disturbate di un bambino che arrancava a carponi in un tetro paesaggio innevato, avvicinandosi a scatti allo schermo finché non ci fu abbastanza vicino da toccarlo. Allora qualcosa di incredibile accadde davanti agli occhi sorpresi di Kurogane. Dapprima le mani, poi la testa coperta da una cascata di capelli biondi arruffati e sporchi che coprivano ne volto ed infine tutto il corpo attraversarono lo schermo e si trascinarono sul pavimento del suo salotto. Il padrone di casa rimase ad osservare in silenzio il bambino mentre si tirava in piedi a fatica. I capelli gli ricadevano disordinatamente davanti alla faccia ed erano talmente lunghi che, anche se lui era in piedi, strascicavano per terra.

“…”

E allora?” domandò Kurogane spazientito.

“…sono passati sette giorni…” la sua voce suonava meno roca dal vivo, ma tremendamente più triste.

“Sei venuto per uccidermi?”

“…sì…”

Perché?”

“Non sei tu a volerlo, vero?”

Il bambino si sorprese della sua tranquilla constatazione e per un attimo, dietro la massa incolta di capelli si intravide un bagliore azzurro.

“…come fai a dirlo..?”

“…perché uno scemo che telefona tutti i giorni ad uno sconosciuto perché si sente solo non mi sembra il tipo di persona che se ne va in giro ad ammazzare la gente.

Il bambino abbassò ancora di più la testa.

“…sono stato maledetto …sono costretto ad uccidere… ma non voglio fare del male alle persone…”

E allora non farlo! Sei tu a decidere cosa fare, che diamine! Solo i deboli e gli stupidi si fanno condizionare in questo modo! Le maledizioni si spezzano, sai? Se non ti sta bene quello che sei costretto a fare, allora combatti per cambiare le cose!”

“Non è così facile! Non posso… Non potrò mai spezzare la maledizione!” cominciò a gridare il bambino.

Perché?”

“Non puoi capire! Non sai niente! Non posso perché… l’unico modo che ho…” Il suo corpicino rachitico cominciò a tremare convulsamente, sconvolto dai singhiozzi “…è semplicemente impossibi…”

Qualcosa di caldo lo avvolse all’improvviso.

Qualcosa che non sentiva da tanto tempo.

Era il tepore di un abbraccio.

“Non dire scemenze… niente è impossibile! Se non ce la farai da solo… ti aiuterò io.

E qualcosa di miracoloso avvenne, con immenso stupore di entrambi.

Il bambino si illuminò di una luce dorata e cominciò a cambiare, a trasformarsi, finché Kurogane non si ritrovò tra le braccia un ragazzo decisamente più grande, decisamente più pulito e con due splendidi occhi azzurri che lo fissavano increduli.

“…cosa…?” cominciò a domandare Kurogane, ma fu costretto a rimandare la questione, perché il ragazzo lo abbracciò con forza e cominciò a ridere e piangere insieme, stretto disperatamente a lui.

“…avevo aspettato per così tanto tempo… qualcuno che spezzasse la maledizione e mi portasse via… ma tutte le persone con cui avevo a che fare erano quelle che ero costretto ad uccidere… credevo che non avrei mai trovato nessuno… che per me sarebbe stato impossibile trovare qualcuno che… che mi…” e strinse l’abbraccio ancora di più.

Kurogane sbuffò, ma ricambiò la stretta, accarezzando i capelli biondi dell’altro, ora più corti anche se ancora disordinati.

“Te l’avevo detto che niente è impossibile…”

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Owari

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Buon Venerdì 13! XD

  
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