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Autore: francy091    30/09/2012    3 recensioni
storia ispiratami dall'omonimo libro di Sophie Kinsella... come reagireste se scopriste di essere state improvvisamente catapultate nel futuro?
la storia di Castle e Beckett vista da un insolito punto di vista...XD
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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La detective Kate Beckett si era svegliata la mattina decisa a riprendersi la sua vita, quella che conosceva, quella che aveva sempre vissuto prima dell'arrivo di chirurghi e scrittori: era ormai convinta che fosse l'unica cosa da fare per riacquistare la memoria.

Per questo motivo si trovò a bussare ad una porta in legno rosso con rifiniture di metallo grigio alle 7 e 30 di mattina.

“Kate! Attenta che potrei abituarmi alle tue visite quotidiane.”

“Scusami l'ora Castle, ma non sapevo da chi altri andare.”

“È successo qualcosa con Josh? Ti ha fatto male? Ti ha picchiato?” chiese lo scrittore, all'improvviso completamente sveglio e vigile.

“Cosa? No no, niente del genere... aspetta, Josh mi picchia?”

“No no, ovvero, non l'ha mai fatto, nonostante tutto ti ama e ci tiene a te...”

Le parole di Castle non ottennero però l'effetto desiderato.

“Hai ragione, lui mi ama... e io voglio escluderlo dalla mia vita... sono un mostro! Sono un mostro Castle, da quando sono diventata così insensibile?”

“Ehi ehi ehi, rallenta, credo che mi sia perso qualche pezzo, allora ricominciamo da capo. Buongiorno Beckett, dormito bene stanotte? Vuoi un caffè? Una ciambella? Pane e marmellata? Vuoi parlare della tua vita, di tuo marito, del tuo futuro, di prendere un gatto o un cane? O forse un canarino sarebbe più semplice per te?”

Ecco, con una delle sue solite battute, lo scrittore era riuscito a calmare Kate, che sospirò.

“Allora, vuoi dirmi cosa ti succede?”

La donna lo guardò un po' esitante, ma la convinzione che l'aveva portata quella mattina in quella casa era radicata in lei, che andò avanti con il suo piano.

“Ho finalmente capito cosa devo fare: io sono la detective Beckett, lo sono sempre stata e sempre lo sarò, quindi non devo fare altro che riprendermi la mia vita, ricominciare a vivere esattamente come ho sempre vissuto, tornare a prima del matrimonio, prima dell'amnesia, prima di tutto! Devo tornare ad essere Kate prima di poter tornare ad essere la moglie perfetta di Josh, devo riappropriarmi di me stessa!”

Mentre la donna parlava, Richard la guardava con uno sguardo confuso e assonnato allo stesso tempo, che arrivò a manifestare persino una leggera paura quando lei menzionò Josh e non lui: forse nella sua “nuova vecchia vita” non avrebbe avuto spazio per lui, forse si stava davvero innamorando di Josh, forse la vecchia lei, quella che aveva avuto poco occasione di conoscere, sarebbe davvero potuta essere attratta da un... tipo come lui. E questa eventualità lo spaventava più di quanto non volesse ammettere anche a se stesso.

“e per fare questo ho bisogno di aiuto, e a quanto pare tu sei l'unico in grado di potermi aiutare.”

“Kate, sai che io ci sono sempre, qualsiasi cosa ti serve...”

“vedi, è proprio questo il punto Castle, io non so che tu ci sei, cioè, ora lo so dopo il discorso di ieri, ma prima io non ero così, non sapevo di chi mi potevo fidare davvero, avevo solo pochi amici e mai nessuno c'è stato veramente per me... sono abituata a cavarmela da sola, e così voglio continuare a fare, ma il grande paradosso è che per poter tornare ad essere indipendente, ho bisogno dell'aiuto di qualcuno... e ho paura che ora come ora quel qualcuno sia tu Castle.”

Questo discorso era costato davvero molto a Kate, non era mai stata il tipo da damigella in pericolo, semmai lei era sempre l'eroina che salvava la situazione, e il chiedere aiuto le era sempre sembrata una debolezza; ma stavolta non aveva davvero altra scelta.

“D’accordo, fammi vedere se ho ben capito, dei ragionamenti così contorti di prima mattina non sono da tutti… vuoi cercare di recuperare la memoria perduta, ma per farlo vuoi tornare a come eri prima, prima del matrimonio, prima di tutto insomma… ho detto giusto?”

“Si, esattamente! Sento che è l’unica cosa da fare! Ripercorrendo tutte le tappe dall’inizio prima o poi qualcosa dovrà pur tornarmi in mente no?”

L’idea che neanche poche ore prima le era sembrata geniale, ora non suonava più così brillante alle sue orecchie: temeva che Castle potesse rifiutarsi di aiutarla, in fondo lei a malapena ricordava l’inizio della loro collaborazione, mentre, a quanto diceva lui, ormai si conoscevano da 4 anni e non solo a livello professionale. Lo scrittore avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per prenderla di peso e gettarla fuori dalla sua porta in men che non si dica senza neanche una parola, una spiegazione, o magari dicendole semplicemente…

“Ok, d’accordo, se credi che ti possa aiutare… questo e altro per la mia musa!”

“Davvero? Oh, beh, grazie, insomma, non credevo che… credevo…”

“Credevi che ti avrei cacciato di casa negandoti il mio aiuto? Kate, sono sempre un tuo amico, il tuo partner, non ti volterei mai le spalle… mi meraviglio di te detective, da quando sei diventata così insicura delle tue doti persuasive?”

“Credimi Castle, questa insicurezza è nuova anche per me… sarà stato il trauma, il coma, non lo so.”

“No, io non credo proprio…” disse lo scrittore con un tono basso, che però non sfuggì a Kate che si chiese a cosa volesse alludere con quel commento; decise di tenere la domanda per sé per il momento, meglio fare un passo alla volta, con calma.

 

Usciti dall’appartamento, la detective si voltò verso lo scrittore.

“Allora, da dove cominciamo? Che ne dici del mio appartamento? È ancora a mio nome? L’hanno già affittato a qualcun altro?”

Ecco la domanda da un milione di dollari a cui Richard avrebbe dovuto rispondere.

“Beh, non esattamente ecco… vedi… come faccio a dirtelo delicatamente? Beh, credo che non ci sia un modo gentile per dirlo quindi… Casa tua è esplosa Kate!”

“Cosa? Esplosa!? Vuoi dire proprio saltata in aria?”

“totalmente carbonizzata, un serial killer che ti perseguitava piazzò una bomba in casa tua; tu sei riuscita a ripararti giusto in tempo, ma del tuo vecchio appartamento non è rimasto granchè…”

“Vuoi dire che io ero dentro quando c’è stata l’esplosione? E… c-come ho fatto a… insomma… ad uscirne viva?!”

“Beh… diciamo che ti ho avvertito io e sei riuscita a ripararti dietro la vasca da bagno… come facevo io a sapere della bomba è un po’ lunga come storia, magari te la racconto con calma mentre facciamo colazione, che ne dici?”

 

 “caffè macchiato con due bustine di zucchero di canna, so per certo che negli anni i tuoi gusti non sono cambiati molto.” Disse lui passandole il bicchiere di cartone; il calore familiare scaldò le mani della donna, intirizzite dal freddo dell’autunno newyorkese e dall’improvviso calo di pressione dovuto al racconto inaspettato.

 L’aveva fatto di nuovo. Come il giorno prima le aveva lanciato la notizia scottante come se niente fosse per poi cercare di rimediare allo shock con un semplice caffè.

“E mi dispiace per la poca delicatezza… davvero Kate, è dura per te e io posso soltanto lontanamente immaginare quanto possa essere difficile questa situazione; quindi ti prometto che d’ora in poi faremo le cose con calma e con ordine, cercando di passare per tutte le tappe e non saltare direttamente al capitolo centrale della storia.”

Ed esattamente come il giorno precedente, le scuse e le rassicurazioni di cui aveva bisogno, come se riuscisse a leggerle i pensieri e capirne i bisogni… la faceva sentire al sicuro e protetta come non si sentiva da anni ormai, neanche quando indossava la sua pistola alla cintura.

“Non preoccuparti Castle, credo di averci fatto l’abitudine ormai…” lo sguardo che gli rivolse voleva trasmettere tutta la muta gratitudine che provava nei confronti di quell’uomo quasi perfettamente sconosciuto, che però si era rivelato un conoscitore di lei meglio di se stessa, un esperto in materia come pochi.

“Allora, visto che la mia casa non esiste più, da dove credi sia meglio cominciare a questo punto”

“Beh, sinceramente conosco poco la Kate che eri prima di incontrare me, le leggende che circolano al distretto narrano di una donna stakanovista, una drogata del lavoro senza quasi affatto vita sociale, che raramente si concedeva un’uscita di piacere con la sua unica, nonché migliore amica Lanie; un unico obiettivo la mandava avanti, scovare l’assassino che 12 anni fa uccise sua madre, ma quell’unico caso era stato anche la sua rovina, era precipitata in una spirale di ossessione, un vortice da cui non riusciva più ad uscire… una mano gentile l’ha aiutata a rialzarsi, la stessa mano che, qualche anno dopo, avrebbe premuto un grilletto, con il solo scopo di salvare la tua vita sacrificando la sua. Ma credo che questa storia tu già la conosca.”

“Si, si questa leggenda è famosa nel 12mo… quello che vorrei sapere è che fine ha fatto questa donna…”

“Beh, è sempre lei, un po’ cambiata, leggermente invecchiata, ma sempre pronta a combattere il crimine, a lottare per la giustizia delle vittime, pronta a portare un po’ di pace ai familiari straziati dal dolore… ed è questo che la rende così straordinaria.”

Le parole dello scrittore suonavano così dolci e gentili che chiunque sarebbe rimasto incantato ad ascoltarlo parlare per ore; la sua voce calda e rassicurante scacciava le preoccupazioni e cullava i voli pindarici della mente della detective, che improvvisamente si ritrovò a fantasticare su di una mano che la sorreggeva e la prendeva in braccio nei momenti più difficoltosi della sua vita. E quella mano, stranamente, era proprio quella di Castle.

“E quindi, visto che non posso esserti molto d’aiuto sulla te prima di me, ti condurrò in un tour guidato alla scoperta dei posti più significativi della storia della nostra collaborazione… a cominciare dal posto dove per la prima volta ci siamo incontrati.”

 

“Castle, tu sai che io ricordo perfettamente il luogo dove ci siamo conosciuti vero? Quel giorno fa parte del pacchetto-ricordi che non ho rimosso.”

Kate non mentiva, ricordava perfettamente quella sera: quel caso, quella scena del crimine, quella festa, quel suo quasi-arresto, quell’interrogatorio così irritante… come poteva dimenticarselo quello? Aveva dato il via a tutto.

“Oh si, io lo ricordo, ma qui sei tu detective che non ricordi: quando facesti irruzione alla mia festa per l’uscita di Storm Fall, eravamo sulla terrazza intermedia del Night Storm Cafè, all’epoca pensai che fosse molto poetico, e lo penso tutt’ora, ma non è questo il punto. Il fatto è che non stiamo andando lì, come puoi ben notare se presti un po’ di attenzione alla segnaletica stradale, bensì in un’altra terrazza, in un altro palazzo.”

Kate era un po’ confusa, era convinta che Castle volesse ripercorrere la “storia della loro storia” a partire dall’inizio, e tutto era cominciato al Night Storm, quindi dov’è che stavano andando se non lì?

 

“Stai tranquilla, ti piacerà, siamo quasi in cima, qualche ultima scala e…”

“Castle risparmia fiato e pensa a salire! Ma non potevano mettere un ascensore in questo palazzo?”

“Certo che no! Sarebbe un’eresia! Questa costruzione risale ai primi anni 20 del ‘900, costruire un ascensore qui sarebbe come mettere le persiane al Colosseo… anche se effettivamente… non siamo più così giovani.”

“Parla per te, quello che ha il respiro affannato a causa dei chili in più sei tu, non io.”

“Mi stai dicendo che dovrei mettermi a dieta detective? Questa la prendo come un insulto personale alla mia abilità nell’essere diversamente sportivo…” “e poi non dicevi così il mese scorso in montagna” aggiunse lui sottovoce, ma il tono non era sufficientemente basso ad impedire che lei sentisse il suo commento.

“Già… peccato che io non ricordi niente del mese scorso in montagna.”

Il tono della donna era di nuovo pieno di risentimento e frustrazione: per non ricordare niente, per non riuscire a fare ordine nella sua vita. Perchè lei è fatta così, tutto deve essere in ordine, dalla sua vita al suo armadio; se qualcosa è dove non dovrebbe stare, il panico si impossessa di lei ed un’irrefrenabile istinto di sopravvivenza prende il sopravvento, facendole risistemare tutto fino a che non torna come vuole lei.

Ma l’espressione dello scrittore le fece rimangiare subito quel commento sarcastico: anche lui sembrava distrutto, spaesato, come se la sua intera vita gli stesse crollando addosso e non potesse fare niente per impedirlo. La faccenda dell’amnesia aveva colpito emotivamente anche lui, che lei lo ammettesse o no erano entrambi sulla stessa barca.

“Eccoci qua, in cima… allora detective, ti ricorda niente questo posto?”

“É il tetto di un palazzo, cosa dovrebbe ricordarmi?”

“Sai, a me sono sempre piaciute le feste sui tetti, specie al tramonto: creano un alone di mistero e romanticismo, esattamente come i miei libri. Ed è su questo tetto che ci siamo incontrati per la prima volta Kate… adesso ti spiego.” Disse infine lui notando l’espressione interrogativa comparsa sulla faccia della donna.

“Era appena uscito il mio primo libro della saga di Storm, la casa editrice aveva puntato tutto su di me e su questo nuovo personaggio, la festa di lancio doveva essere qualcosa di grandioso e memorabile, la stampa ne avrebbe dovuto parlare per settimane insieme all’enorme successo che il mio libro avrebbe avuto. Gina ancora non era mia moglie, solo un editore molto esigente e sexy che mi coccolava come se fossi il suo cucciolo preferito…  soddisfavano ogni mia necessità e capriccio, mi trattavano come se fossi il presidente in persona, mi viziavano a dismisura; e io ne ero contento, eccome se lo ero! Così quando ci fu il party, un sacco di gente ricevette l’invito, tutti i miei conoscenti, tutti i dipendenti della Black Pawn, ed ognuno poteva portare qualcuno, tutto doveva urlare grandiosità e successo.

Ed effettivamente la festa non poté andare meglio, tutti che mi adulavano e si complimentavano, ero il re della festa e niente e nessuno mi avrebbe potuto portare via la corona… nessuno, se non una certa ragazza, vestita di nero e rosso, che se ne stava solitaria in un angolo.

La notai e mi avvicinai, pensando superbamente di ricevere un’altra dose di complimenti e riuscire a portarmela a letto quella sera, ma le cose non andarono affatto come previsto: la ragazza non mi riconobbe, mi disse di essere venuta alla festa perché il ragazzo che stava frequentando era uno degli impiegati all’ufficio stampa della casa editrice e, ciliegina sulla torta, non aveva mai sentito parlare di Richard Castle prima di quella sera e non riusciva a capire cosa la gente ci trovasse di bello in quel libro, che non aveva un personaggio sufficientemente carismatico, sembrava scritto da un adolescente alle prime armi e soprattutto, il caso descritto non era supportato da basi scientifiche sufficienti. In un attimo aveva smontato il mio castello di sogni, e con la stessa velocità scomparve dalla mia festa. Non riuscii a scoprire il suo nome, ma quando tre giorni dopo uscirono le prime statistiche sul mio libro, le sue parole non poterono non tornarmi alla memoria, e a malincuore dovetti ammettere che si erano rivelate sibilline: Storm Season fu il mio più grande fallimento… un fallimento annunciatomi da una donna che quasi 10 anni dopo mi avrebbe raggiunto di nuovo, stravolgendomi definitivamente la vita.

Non puoi dirmi che questo non riesci a ricordarlo.”

Kate aveva capito dove Rick voleva portarla con il suo discordo non appena aveva iniziato a raccontare. Si ricordava perfettamente quella sera.

“Si Castle, ricordo perfettamente quella sera: ricordo questo tetto, ricordo la festa, ricordo il tizio della casa editrice, ricordo il mio vestito e ricordo persino il discorso fatto ad un tizio avvicinatosi con la chiara intenzione di rimorchiarmi: ricordo di aver pensato che non era per niente male, e che in circostanze normali non mi sarei fatta scrupoli a passare una notte di sesso con quello sconosciuto. Quella sera però ero stanca a causa di un allenamento troppo faticoso in accademia, non ero entusiasta dell’idea della festa sin dall’inizio, ma Greg ne parlava da giorni e visto che ci frequentavamo da poco non volevo dargli l’impressione di essere una che si rimangia la parola; così venimmo qui, lui passò tutto il tempo a parlare con vicedirettori e caporedattori e io finii per stancarmi e voler tornare a casa. Non avevo neanche il minimo sospetto che quell’uomo con cui stavo parlando fosse l’autore del libro che avevo appena finito di leggere. Mi dispiace Castle, giuro che non sapevo che fossi tu.”

“Oh, non preoccuparti, lo so: metti insieme una brutta giornata, una serata andata storta e un libro mediocre e le frecciate velenose che mi hai mandato sono nettare divino in confronto a quello di cui so che sei capace.”

Kate aveva totalmente archiviato quell’episodio come un fatto di poca importanza che anche quando si era presentata alla festa per la Caduta di Storm, vedeva Richard Castle come lo scrittore di successo le cui parole la facevano sognare ogni giorno, quello per cui era stata in fila un’ora intera per un autografo soltanto un anno e mezzo prima, e non come lo scrittore in erba ubriaco di complimenti e false speranze che aveva conosciuto anni prima.

“Quindi… questo è il vero posto dove ci siamo incontrati la prima volta… come hai scoperto che ero io, se nemmeno io sapevo che eri tu?”

“In realtà sei stata tu a dirmelo. Tre mesi fa, avevi appena chiuso un caso difficile, Josh come al solito era all’ospedale per un’emergenza, avevi bisogno di qualcuno che ti stesse vicino, anche senza dire niente, solo vicino; così sei venuta da me e ti ho portato qui per goderci il panorama e cercare di farti rilassare un po’. I ricordi sono affiorati subito, e confrontando le nostre esperienze abbiamo scoperto il nostro comune segreto. Abbiamo anche fatto l’amore quella sera, una delle più belle notti che abbiamo passato insieme.”

L’ultimo commento fece arrossire la detective, che non poté fare a meno di immaginare come potesse essere fare l’amore con Richard Castle, su quel tetto o su un letto… magari proprio in quel momento… pensiero che ricacciò subito da dove era venuto, nei meandri della sua testa.

“E… c-come mai questo tetto è così importante per te? Voglio dire, a parte il nostro incontro, la notte e il resto, cosa ti ha spinto a portarmi proprio qui?”

“vieni, ti faccio vedere una cosa.”

 

“Ti ho già detto che mi piacciono i tramonti vero? Bene, sono le 10 di mattina e quindi non esattamente un orario da tramonto, ma credo che questo renda abbastanza l’idea.”

Lo spettacolo che si apriva davanti agli occhi dei due era ciò che di più meraviglioso e fantastico si potesse immaginare: la luce del sole mattutino, ormai alto nel cielo, irradiava lo skyline di New York e trasformava tutti i colori in un qualcosa di assolutamente magico e indescrivibile.

“Con questa luce si dovrebbe riuscire a vedere anche il ponte di Brooklyn da qui, riesce a diffondersi in tutta Manhattan.”

“Già… e filtra tra le foglie degli alberi di Central Park… ti ho mai detto quanto mi piace Central Park in autunno? I viali sembrano creare un passaggio verso un altro mondo… un posto dove niente di brutto può succedere… e i colori sono unici, credo che non esistano in nessun’altra parte del mondo colori così belli.”

Lo sguardo di Kate era perso verso l’orizzonte, impegnato a fantasticare su luoghi immaginari senza dolore e sofferenza.

Lo sguardo di Castle era perso nei suoi occhi, nei suoi lineamenti, nei suoi impercettibili cambi di espressione mentre pensava e vagava con la fantasia.

Entrambi cercavano di assaporare ogni istante di quel momento così perfetto ed unico, che sapevano non sarebbe tornato più così presto.




*coff coff*
Lo so, è troppo tempo, ma comincio a smontare i vostri sogni di gloria dicendovi che questo è l'ultimo capitolo che ho pronto....
se un giorno improvvisamente un fulmine dovesse colpirmi, potrei riuscire a riprenderla, ma non è per adesso....
Scusatemi, ma l'ispirazione qui ha dato le dimissioni...sapete, c'è crisi....
per Fedss, almeno hai qualcosa da fare...XD

A presto... si spera....

  
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