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Autore: Juu_Nana    30/09/2012    1 recensioni
Ero innamorato di lei. Ma non ero affatto sicuro di poter riuscire a dichiararmi. Tipico, lo so. Sommate questo a un amico troppo sicuro di sè, al mio vice-caporedattore e a un compagno di classe che non sopporto per avere una vaga idea di cosa mi sia successo all'inizio di questo infernale anno scolastico
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Porca troia.
Il primo bacio della mia vita all’ imbarazzante età di diciotto anni… e ricevuto da un ragazzo per di più! Non so se ho sentito storie di vita amorosa più squallide di questa. In jeans e camicia cammino tra le pozzanghere con gli occhi bassi e con la pioggia che mi tartassa la testa.
Non sono stato molto carino con Michele, anzi, sono stato proprio uno stronzo a piantarlo così. Lunedì mi devo scusare. Però anche lui, approcciarsi in quel modo...
Tiro un calcio a un sassolino per terra che rimbalza sul cemento un paio di volte.
E, tra l’altro, si è pure approfittato di Diana per mettere su tutto questo casino.
Tiro un altro calcio al sasso, che rotola avanti.
Finché coinvolgeva solo me era un conto, ma Diana poteva, anzi doveva lasciarla fuori. Potrebbe anche esserci rimasta male e scommetto che questo lui non l’ha nemmeno messo in conto.
Tiro un altro calcio, e stavolta la pietra schizza in avanti, centrando sulla gamba il passante che sta uscendo da una stradina laterale proprio adesso.
- Ops, scusa - dico subito alzando gli occhi. E poi mi viene spontaneo sorridere.
- Niente, figurati. Oh, ciao Fabio - mi saluta Diana.
Ha il giubbotto grondante d’ acqua e tutti i capelli gocciolanti.
- Che ci fai fuori con questo tempo? - le chiedo, andandomi a ritirare accanto a lei sotto il portico che la protegge.
- Potrei farti la stessa domanda - risponde lei, togliendosi gli occhiali dal naso e iniziando ad asciugarli sulla felpa.
- Sono andato da Michele per dargli una mano con l’articolo - rispondo, con tono incolore.
- Wow. Passi anche il sabato a lavorare, sei da encomio - commenta lei, esaminando le lenti e ricominciando ad asciugarle.
- Sì, ma il tuo uomo è una causa persa. Non abbiamo fatto praticamente niente - dico io, con un sospiro teatrale.
- Sì, immagino - sorride - comunque non è più il mio uomo, non te l’ha detto? Ci siamo lasciati oggi - chiede.
Sbatto le palpebre.
- …no, in realtà no -
- Beh, oggi dopo scuola - dice rimettendosi gli occhiali - non mi andava bene come stava andando, gliel’ho detto e lui ha risposto che forse era stato un po’ un colpo di testa mettersi assieme. Fine -
- …ah. Hai anticipato la mia domanda sul come - commento - comunque mi dispiace -
- Grazie, ma non è stato poi tanto brutto. Alla fine Michele non mi piaceva - dice lei, cercando di strizzarsi un po’ i capelli.
- E allora perché ti sei messa con lui? -
Diana si irrigidisce e poi distoglie lo sguardo.
- Ti offendi se non ti dico che non mi va di risponderti? - dice con un certo imbarazzo.
- Beh, non sono affari miei dopotutto - rispondo alzando le spalle. Non so perché, ma mi sento più a mio agio rispetto al solito a parlare con lei. Mi sembra di poter fare qualche pazzia.
- Cavoli, ma non hai freddo vestito così? - alle parole di Diana mi guardo. Sono completamente zuppo, con la camicia appiccicata al torace che lascia ben poco spazio all’immaginazione.
- Mah, in realtà sì -
- E perché sei uscito senza giacca? -
- Me ne sono dovuto andare un po’ di corsa - rispondo con un sorrisetto imbarazzato - ti offendi se non ti spiego nel dettaglio? -
- Figurati - lei solleva le mani.
- Beh, d’ altro canto l’ uomo bagnato che sarai non sarà diverso dall’ uomo asciutto che eri - sorrido io passandomi una mano tra i capelli bagnati.
- Questo lo dice Tamaki in “Host Club” - ride lei.
- Siamo malati - ridacchio io.
- Tu sei malato, semmai… -
Diana si interrompe e starnutisce.
- Salute -
- Graz… -
Altro starnuto. Tira su con il naso.
- Mi sa che mi ammalo anch’ io se non mi asciugo in fretta - dice, tirando fuori dalla borsetta un fazzoletto e soffiandosi il naso.
- Allora vado. Ci vediamo lunedì a scuola, ciao -
Allora Diana si avvia, offrendosi di nuovo alla pioggia. Se ne va. La vedrò tra due giorni nella quotidianità scolastica, intrappolati in un contesto di normalità che non so davvero se riuscirò a vincere. E non mi va che le cose restino così, proprio no.
“Non voglio”
E il mio braccia scatta ad afferrare il polso di lei.
- Diana Marcato! - prorompo, unendo i tacchi e irrigidendo le braccia lungo i fianchi. Il mio primo pensiero suona tipo “cacchio fai Fabio?”, il successivo “fermati, idiota!”, ma sembra quasi che le mie labbra abbiano volontà propria mentre scandiscono.
- Il gesto che mi accingo a compiere ha un’ alta percentuale di probabilità di traumatizzarla, sconvolgerla o quantomeno farle desiderare di tirare uno schiaffo al sottoscritto -
Ignorato il fatto che siamo in mezzo alla strada e che ci possa giudicare chiunque, il mio tono si avvicina pericolosamente a livello urlato.
- Tuttavia, le circostanze attuali mi costringono a correre il rischio e a puntare la mia dignità sulla percentuale non troppo alta che mi è concessa. Quindi, qualunque cosa possa pensare di me, posso contare sul suo perdono e la sua comprensione nel caso in cui quello che farò non sarà corrisposto? -
Una sconvolta Diana accenna a un assenso con la testa, prima di mormorare.
- Cosa stai… -
Di più non può dire, le labbra sigillate dalle mie, che con gli occhi chiusi e il viso in fiamme sto aspettando solo un calcio negli stinchi.
Ma lei non si ritrae. Anzi, sento le sue mani toccarmi il viso e carezzarmi le guance e i capelli appiccicati sopra. Io allungo titubante le braccia intorno alla sua schiena, poi la stringo forte.
La pioggia e il vento penetrano sotto gli abiti, gelando le ossa.
Non c’importa.
È bellissimo anche così.

Fine
  
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