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Autore: L i f e    01/10/2012    9 recensioni
Crystalia è in pericolo, e con lei la sua terra, Ludia.
Il principe di Domino arma il suo esercito.
Il prescelto attraverserà le cinque terre, per arrivare alla battaglia. Se entrerai nella terra dove il tempo si è fermato, sappi che scoprirai la guerra e l'onore, la vita e la morte, la luce e il buio, l'amore...
Supererai pericoli che neanche immaginavi e alla fine, sarai una persona diversa. Prima di andare, ricorda:
"Non tutto è ciò che appare"
Questa storia è dedicata a tutte le pasticcione come me, e a chi, almeno una volta nella vita, ha avuto la sua classica giornata no :)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '"Come il destino giochi brutti scherzi"'
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Uno scrigno, una ragazza e una giornata no

come il destino giochi brutti scherzi
 

Questa storia si svolge in una normale, o quasi, giornata di Settembre. La nostra protagonista è una ragazzina di 13 anni, che, come suggerisce il mese, dovrà andare a scuola. Ma partiamo dalla mattina.

 

Capitolo 1: Ma tutte a me devono capitare?

 

-DRIIIN!-

-Mhm…-

-DRRRRIN!-

-....Cinque minuti...-

-DRIIIIIN!-

-Ok, ok mi alzo!-

Riemersi dalla massa di coperte che mi coprivano, mi scostai un riccio ribelle dagli occhi e spensi la sveglia. La presi in mano e farfugliai:

-Maledetto aggeggio inutile...-

Ad un certo punto in me affiorò un pensiero...

-Perché è suonata la sveglia? Siamo a Luglio, sono in...-

Mi girai improvvisamente verso il calendario, e urlai:

-OH NO!-

Uscii in fretta dal letto, inciampando nelle pantofole e cadendo di faccia sul pavimento.

-Ahio-

-Mi verrà un bel bernoccolo-

pensai rialzandomi.

Intanto sentii dalla cucina mia mamma che urlava:

-DORA! SVEGLIATI CHE ARRIVI IN RITARDO A SCUOLA!-

-Sì, mamma-

Mi vestii in fretta, afferrando dei jeans, una maglietta a maniche corte bianca e le mie All Star nere, che giacevano sul mio letto da una settimana. Di me si può dire tutto, tranne che sono ordinata.

Basta guardare la mia camera: una stanza piccola-piccola, o se volete usare il mio gergo, una sottospecie di ripostiglio fucsia (colore che odio con tutto il cuore) con dentro ammassati un letto, un armadio con specchio, una scrivania e una libreria. Tutto qua. Metteteci dentro me e non riuscirete più a entrare. La prima cosa che faccio quando vi entro è accendere il portatile e sbattere i libri di scuola in un angolino. Un' altra caratteristica che mi distingue è il mio modo delicato di mettere da parte i vestiti. Sulla sedia o sul letto. Bene, ma torniamo alla mia mattinata.

Diedi una rapida occhiata alla 'camera', per trovare lo zaino di scuola. Quando finalmente lo trovai lo presi, e scesi di corsa le scale, rischiando di cadere di nuovo. Altra mia caratteristica: sono tremendamente sbadata, anche se odio dirlo.

Mentre passavo per il salotto salutai la mia gatta Luna. Lei miagolò un 'miao' di risposta e tornò a dormire su un cuscino del divano. A guardarla mentre dormiva sembrava una palla di pelo nera. Mentre andavo in ucina guardai l'orologio:

-L'autobus arriva alle 7.30.-

-Sono le 7.25.-

-OH MIO DIO!-

Mia mamma mi diede un' occhiataccia e mi disse:

-Che c'è?-

-Sono in ritardo!-

Presi una mela dalla fruttiera sopra al tavolo in cucina, le diedi un morso e corsi fuori da casa.

-Dora, ma sta...-

Piovendo. No, mi correggo, stava diluviando. Ma ormai ero a metà strada, e correvo come una matta verso l'autobus, che stava partendo senza di me. In maniche corte, senza un ombrello.

-STOP! STOP! LA PREGO SI FERMI!-

Ma l'autista non mi sentii, o forse non volle fermarsi, e mi lasciò a piedi.

-Non mi resta che andare a piedi. Forza Dora, puoi farcela.- mi dissi tra me e me.

Corsi per un quarto d'ora sotto l'acqua, e arrivata a scuola, sembravo la superstite di un cataclisma.

Mi guardai sconsolata i capelli castani, lunghi fino alla vita, bagnati fradici, e sospirai.

-Mi lasci entrare, la prego- supplicai al bidello, che stava chiudendo la porta d'ingresso.

Lui mi lasciò andare controvoglia, e io pensai:

-Ok, ce l'ho fatta.-

Salii le scale a fatica, perché le gambe ormai non mi reggevano più, e arrivai davanti alla mia aula.

3° D

-Bene, la classe è giusta.

-

Bussai, e aprii timidamente la porta.

-Signorina Pandora, in ritardo il primo giorno di scuola? E le sembra questo il modo di presentarsi?-

Disse la professoressa, guardando schifata le mie scarpe tutte infangate per la corsa. Una signora non molto giovane, che appena vidi, mi sembrò racchia e antipatica. Aveva gli occhi ridotti a due fessure, e mi guardava maligna. Una tipetta socievole no?

-Beh, ecco...l'autobus ...- cercai di giustificarmi.

-Niente scuse, vada a sedersi a quel banco!-

Seguii con lo sguardo l'indice della professoressa e vidi che mi aveva voluto mettere all'ultimo banco, vicino a una ragazzina sorridente.

Feci per andare verso il banco, poi mi fermai di botto e chiesi:

-Potrei andare un attimo in bagno?-

La prof sbuffò e mi fece cenno di andare.

Appena mossi un passo però scivolai sulla pozzanghera che avevano lasciato intorno a me le mie scarpe, e tutti si misero a ridere.

Mi rialzai con fatica, e uscii dalla classe, rossa come un pomodoro.

In bagno cercai di sistemarmi come meglio potevo, senza grandi risultati. Avevo la schiena tutta bagnata e mi stavo congelando.

-Per fortuna la maglia non è diventata trasparente, ci mancava solo quello-

pensai cercando di confortarmi. Ad un certo punto arrivò la ragazzina di prima, che mi chiese:

-Ciao, ti chiami Pandora, non è vero?-

-Sì-

-Io mi chiamo Diana-

Era una ragazzina alta e magra, con lunghi capelli castano-ramati, e occhi nocciola. Aveva alcune lentiggini sul viso, bianco come il latte, che le conferivano un'aria simpatica.

Sorrisi, e le chiesi:

-Anche tua mamma aveva la fissazione per gli dei?-

-Sì, abbastanza- disse lei, facendo una faccia buffa.

Ci ritrovammo in silenzio, ognuna persa per i propri pensieri, ma lei ad un certo punto disse:

-La prof mi ha mandato a farti cercare, pensava che fossi caduta dalle scale o cose così. - ammise

-Ah-

-Beh, non preoccuparti, non sei la prima che fa figure del genere-

-Dammi retta, non sarò la prima ma sono sicuramente quella che ne ha fatte di più.- risposi scocciata

-Va beh, andiamo- disse lei, facendo segno di andare.

Io mi fermai e le chiesi:

-Sono ancora rossa?-

-No-

-Bene, allora andiamo-

Tornate in classe, tutti mi guardavano sorridendo, e io mi sedetti velocemente cercando di nascondermi.

-Bene, adesso iniziamo la lezione, ma prima Pandora vorrebbe presentarsi, non è vero?-

-Ma anche no-

pensai io.

Mi alzai controvoglia, e andai davanti alla lavagna.

-Mi chiamo Pandora, ho 13 anni, mi sono appena trasferita qui a Londra, e sono felice di conoscervi...-

-Certo-

pensai sarcasticamente dentro di me.

-Ho una gatta, il mio colore preferito è il verde... e...-

-Beh, penso che possa bastare. Torni a sedersi- disse la professoressa, cercando di farmi sparire il prima possibile.

Io sospirai, e stando attenta a non cadere fra gli zaini, tornai al mio posto.

Ero vicino alla finestra di banco, e potevo guardare fuori, perdermi nei pensieri... anzi, no. C'era un ragazzino che mi copriva la visuale, anche lui stava guardando fuori. Aprii la cartella, tirai fuori un quaderno, e iniziai a disegnare, la mia passione. Feci un disegno raffigurante quello che potevo vedere dalla finestra: un bellissimo parco pieno di alberi, bagnati dalla pioggia battente.

La pioggia mi era sempre piaciuta. Certo, oggi avrei tanto voluto che non piovesse, almeno che non diluviasse, ma non potevo farci niente.

A lezioni finite (gloria all'inventore della lezio brevis!) uscii in fretta dalla scuola, e sorrisi:

Verso metà lezioni era spuntato un bel sole, e le gocce di pioggia sulle foglie degli alberi brillavano di mille colori. Era uno spettacolo magnifico! Tirai fuori il mio Ipod dalla cartella, e lo accesi.

Batteria scarica.

-Uffa- dissi tra me e me.

Lo misi in tasca e salii sull'autobus.

Guardai male l'autista che mi aveva causato quel domino di guai e mi sedetti negli ultimi posti. Dopo un po' sentii un rumore:

-Ehi...si fermi!-

Scostai le tendine dell'autobus, e vidi il mio vicino di banco che si sbracciava e urlava per far fermare l'autobus.

Sul momento pensai di lasciarlo lì a correre:

-Lui ha riso per me e io gliela faccio pagare-

Ma poi la mia gentilezza prevalse e dissi all'autista di fermarsi. Il ragazzo salì in fretta e si sedette vicino a me, dato che non c’erano altri posti liberi.

-G..grazie- disse lui, ansimando ancora per via della corsa.

Io non lo guardai nemmeno, tirai fuori il mio quaderno e mi misi a sfogliarlo:

Un ritratto di Luna , una coccinella sulla finestra di camera mia, la mia ex-camera... il ragazzo di fianco a me si mise a guardare e ad un certo punto disse:

-Wow, sei brava a disegnare-

-Grazie-

-E questo? L'hai fatto oggi a scuola?-

-Sì-

-Si vede, lo conosco bene quel parco, mi piace guardarlo.-

Io sono una tipa di poche parole, quindi mi limitai sorridere e poi guardare fuori, aspettando la fermata vicino a casa mia.

Quando arrivai, scesi dal sedile, e dissi:

-Io mi fermo qua, a domani-

-Anche tu di queste parti?-

-Sì, perché?-

-Io abito qua-

Scendemmo dall'autobus, e lui mi indicò la casa davanti alla mia.

-Tu abiti lì?-

-Sì-

-Beh, io abito davanti a te- e indicai casa mia.

-Siamo vicini di casa allora-

-Già-

-Va beh, devo andare, ciao- dissi io, salutandolo e correndo verso casa mia.

*****************************************

 

-Mamma, sono a casa. - dissi entrando.

Non mi rispose nessuno.

-Mamma?-

Mi guardai in giro. Tutto disordinato come al solito. Si vedeva che avevamo appena traslocato, c’erano ancora gli scatoloni con dentro tutti i nostri vecchi oggetti. Quando arrivai in cucina vidi un biglietto.

Sono a fare la spesa, torno verso le tre.

Nel microonde c'è il tuo pranzo.

Un bacio,

Mamma.

 

Sorrisi, immaginando mia mamma con tutte le borse al ritorno.

Sorpassai una colonna di scatoloni, arrivaiin cucina e aprii il microonde. Trovai il pranzo, come scritto nella lettera.

Lo presi e andai verso il salotto. Accesi la televisione e mi sedetti sul divano.

-Se lo scopre la mamma mi uccide-

pensai, ridendo alla sua faccia se avessi rovesciato qualcosa sul divano BIANCO nuovo che aveva comprato mia mamma.

Detto fatto.

-Cavolo- dissi cercando una spugna.

Trovandola, cercai di pulire la macchia di lasagna al sugo che ho lasciato, ma senza grandi risultati.

Convinta che non se ne sarebbe accorta, andai verso camera mia.

Passai davanti a una scala, che portava alla soffitta, e mi feci prendere dalla curiosità.

-Non ci sono mai salita là sopra- pensai, e iniziai a salire le scale.

Una volta salita, mi ricredetti di vedere bene.

C'era più disordine che in camera mia in quella stanza! Ed era tutto pieno di polvere.

Mi inginocchiai per poter passare, dato che il tetto era veramente basso in quel punto della stanza, e mi rialzai al centro della camera.

-Wow- dissi, guardando tutti gli oggetti li vicini.

C'era proprio di tutto lì dentro: specchi, vestiti, bauli pieni di giocattoli, libri, telescopi...

Quest' ultimo era puntato verso il lucernaio che c'era davanti, e io gli diedi un'occhiata. Non si vedeva niente, troppa polvere.

Mi guardai in giro, e vidi anche una strana scatolina, simile a uno scrigno, un portagioie immagino. Lo presi in mano, e lo osservai meglio. Aveva un'aria molto antica, e preziosa. Era pieno di polvere, quindi ci soffiai sopra. Mentre cercavo di decifrare i simboli riportati sul coperchio, sentii una voce:

-Dora? Sono a casa!-

Mia mamma.

Scesi in fretta dalla mansarda, portandomi dietro il portagioie. Corsi velocemente in camera mia, mettendo lo scrigno sulla scrivania. Dopo di che scesi in cucina.

- Com'è andata a scuola?- mi chiese mia madre appena mi vide scendere.

-È andata.- risposi io, sedendomi su una sedia.

-Ah, perfetto. Mi dai una mano?-

Mi alzai e aiutai mia mamma a mettere in ordine la spesa. Non vedevo l'ora di poter guardare meglio il portagioie, ha un non so che di... Magico, non so neanche io come spiegarlo.
 

Angolo autrice:

Buondì ^^

Prima di tutto complimenti, siete arrivati fino in fondo, e non avete cliccato sulla X rossa in alto a destra.

Sorpresi di ritrovarmi con una nuova storia? Bene, spero non sia tanto male, oggi ho avuto una classica giornata no, con tanto di strappo dei pantaloni O.o meno male che il mio banco è in fondo...

In realtà temo sia colpa della storia, perchè l'avevo già scritta qualche giorno fa, e mi ha portato sfortuna, oh sì -.-' se vi dicessi tutto quello che mi è successo oggi...

Vabbè, dato che non vi interessa sapere avvenimenti della mia giornata di scuola, me ne vado. ANZI, NO!

Volevo chiedervi un favore molto importante:

Potreste lasciarmi una recesione? Una piccola-piccola-piccola... e dirmi se va bene, oppure no, perché vorrei sapere se è meglio lasciarla così, incompiuta, oppure farne una storia vera e propria. Mi aiutate?

  
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