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Autore: RobTwili    01/10/2012    24 recensioni
OS spoiler Ryan pov del Capitolo 20 della storia You saved me
Dal testo: «Combatti, coglione». Tirai un pugno alla sua spalla sinistra, sperando che reagisse. E lo fece. Inspirò a fondo, prima di caricare un gancio destro che arrivò forte e chiaro al mio stomaco facendomi sorridere soddisfatto. La resa dei conti. Ci sarebbe stato un vincitore e un vinto, nessuno sarebbe uscito senza un risultato finale. Continuavo a tirare pugni a qualsiasi parte del corpo avessi sottomano, colpii il suo fianco un paio di volte e lo stesso fece lui fino a quando non cadde a terra, tirandomi per un lembo della felpa sopra di lui.
Faccia a faccia, l’ultimo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Eagles don't gain honestly'
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YCKI
SPOILER! Sconsiglio vivamente a chiunque non abbia letto (e voglia farlo) You saved me di non leggere questa OS altrimenti si spoilera davvero troppo.
OS ambientata durante il capitolo 20.
Ryan pov.







Ad Ale, che sogna con me e che aspettava quella frase da quando ha letto i nomi dei personaggi.
                                                                              A Chiara, Cristina e Ale.




«Non toccarmi cazzo, lo sai che mi dà fastidio» sbottai, colpendo la sua mano che aveva appoggiato al mio petto. Non doveva toccarmi, lo sapeva. Odiavo che rimanesse stesa di fianco a me mentre fumavo la sigaretta dopo aver scopato con lei per scaricarmi. Non le entrava in quella fottuta testa che non sarebbe mai diventata la mia Signora e che non mi interessava niente di lei.
«Dai Ryan…» mugolò ammiccando perché voleva farsi trombare di nuovo. Gattonò fino a me, sedendosi sul mio stomaco e prendendo la sigaretta dalle mie labbra per spegnerla sul posacenere sopra al comodino di fianco al letto. Pessima mossa. Lo sapeva che non doveva negarmi quella sigaretta e che non mi interessava quello che voleva.
«Levati dalle palle, non ho voglia di scopare di nuovo. Va a farti sbattere da Sick se ne vuoi ancora». Avevo altri pensieri per la mente, come l’incontro di quella sera con i Misfitous. Speravo di riuscire ad attirarli con una fottuta scusa nel nostro territorio per poter rivendicare Dollar. Poco mi importava se Brandon non era d’accordo o meno con quel piano: l’O.G. degli Eagles ero io e io avrei deciso cosa era giusto o meno fare.
«Sei uno stronzo Ryan. sei ancora più bastardo da quando hai perso quella fottuta collana, datti una calmata non è colpa mia se non la trovi». Si alzò, raccattando i suoi vestiti dal pavimento e indossando gli slip e il reggiseno prima di appallottolare i jeans e la maglia tra le mani e prendere le scarpe. «Fottiti» brontolò, aprendo la porta della mia camera e sbattendosela alle spalle una volta uscita.
«L’hai appena fatto tu» urlai, incapace di trattenere un ghigno, sicuro che mi avesse appena mandato a fanculo dall’altra parte della porta. Come se mi fosse importato qualcosa di lei. Avevamo messo le cose in chiaro ma io sapevo che il suo desiderio più grande era quello di diventare una Signora. Butterfly era la nostra puttana e sarebbe rimasta tale. Una brava puttana, sapeva fare il suo lavoro, certo, ma non l’avrei mai voluta come Signora.
Sospirai appoggiando il capo contro la testiera del letto dietro di me e dondolandolo tra una sbarra di ferro e l’altra portai la mano al petto, cercando inconsciamente quella collana che non avevo più. Ridacchiai, ricordando il momento in cui avevo capito quando l’avevo persa, nella foga di togliermi i vestiti, a casa di lentiggini. Come avevo fatto a non rendermene conto? Perché non avevo realizzato che quando mi ero sfilato la felpa fradicia di pioggia avevo lasciato cadere anche la collana? Ricordai lentiggini e il suo piccolo e fragile corpo contro il mio, la sensazione che potesse rompersi con un movimento sbagliato o sotto al mio peso, il suo volto arrossato e quelle lentiggini sulle sue guance e sul suo naso ancora più evidenti; il suono della sua voce roca e il rumore dei suoi ansiti. Come avevo fatto a dimenticare la collana in camera sua?
«Ryan, volevo dirti che… vestiti, coglione». Brandon entrò in camera senza bussare, rimanendo immobile quando si accorse che ero disteso a letto, assorto nei miei pensieri. Mi coprii svogliatamente con il lenzuolo, allungando il braccio per prendere un’altra sigaretta e fumarla. «Senti, ho controllato e stasera dovrebbero esserci tutti, che ne dici se li aspettiamo a Coster Street e gli facciamo il culo? Ho già parlato con Josh e Paul e sappiamo come dividerci. Puoi prendere tranquillamente BB Child e Dead». Si posò contro il mobile in fondo alla stanza, frapponendosi tra il mio letto e lo specchio.
Sì, non era male come idea, poteva benissimo funzionare. Dovevamo dare una lezione una volta per tutte ai Misfitous e a quel coglione di Dead, che si credeva immortale. Era proprio la giornata giusta per tirare qualche cazzotto e per uccidere. Sentivo già l’adrenalina che scorreva nelle mie vene al pensiero del rumore delle ossa che si rompevano contro ai miei pugni e dei rantoli di quella fighetta di Dead che si lamentava come una donna. Mi misi a sedere prendendo i miei boxer dal pavimento e indossandoli prima di infilarmi una felpa e portare una sigaretta tra le labbra; la accesi, infilando i jeans e le scarpe e poi seguii Brandon in cucina, dove gli altri ragazzi ci stavano aspettando.
Butterfly continuava a graffiare il petto di Sick, cercando di attirarlo in camera da letto tanto che, vedendo come lui stesse lentamente cedendo, mi incazzai ancora di più, perdendo definitivamente la pazienza. «Levati dai coglioni, Butterfly. Dobbiamo parlare». La spintonai distante da Sick, rischiando di farla cadere a terra perché avevo usato troppa forza, ma non mi interessava. Quando parlavamo di questioni degli Eagles lei non doveva essere nei paraggi; non mi fidavo di nessuno all’infuori dei ragazzi che avevano deciso di rischiare la vita durante la prova dell’ascensore. Non mi fidavo soprattutto di lei: ero ancora convinto che fosse pronta a tradirci con i Misfitous se solo avesse avuto qualche vantaggio maggiore a essere con loro. Non era come lentiggini che di gang non ne capiva niente e rischiava la vita ogni giorno perché per lei erano tutte cagate senza senso. Ghignai a quel pensiero, al suo volto sconvolto ogni volta che le svelavamo qualche particolare in più e, dopo essermi aperto una birra, appoggiai la schiena contro il frigo dietro di me, guardando i volti dei ragazzi uno a uno.
«Brandon vi ha già detto che cosa dobbiamo fare, vero?» domandai, bevendo un sorso di birra e guardandoli annuire tutti assieme. «Bene. Stasera gli facciamo il culo, voglio pareggiare i conti. BB Child per Dollar, lasciatelo a me. Non me ne fotte un cazzo di chi volete picchiare, lasciatemi BB Child e Dead, gli altri spartiteveli voi, basta che gli facciamo il culo». Appoggiai la birra al bancone e frugai nella tasca della felpa in cerca di una sigaretta e dell’accendino che trovai sopra al bancone della cucina, dietro di me.
«Posso togliere il sorriso a quello stronzo di Dan?» chiese con una smorfia sadica Paul. Vidi Josh, di fianco a lui, sghignazzare felice alla domanda del gemello e annuii, prima di continuare con il mio discorso, riportando l’attenzione di tutti verso di me.
«Sarà una cosa veloce, li aspettiamo, arrivano, li provochiamo e poi lottiamo. Non voglio perdere nessuno di voi stasera perché si tratta solo di pareggiare i conti. Portatevi una pistola perché sapete come sono loro, una cosa di routine, insomma. Gli facciamo il culo e torniamo a casa, d’accordo?». Aspirai una nuova boccata di fumo, spegnendo la sigaretta dentro al posacenere e bevendo un sorso di birra fresco. Una cosa veloce; solamente perché avevo l’intenzione –come Brandon sapeva –di fottergli veramente il culo la settimana successiva, in un’imboscata nel territorio neutrale. Li avrei attirati con una scusa banale e dopo averli presi per il culo per irritarli avremmo cominciato a ucciderli. «Andiamo» decretai, prendendo il mio giubbotto di pelle dalla sedia davanti a me e nascondendo meglio la pistola nella cintura dei jeans, sulla schiena. I ragazzi uscirono da casa uno alla volta, scherzando e ridendo, spintonandosi e cercando di rubarsi i caschi a vicenda. Uscii per ultimo, chiudendo la porta di casa dietro di me e fermandomi per un paio di secondi a osservare l’uscio dall’altra parte del pianerottolo. La mia collana doveva per forza essere dentro a quell’appartamento. Magari avrei potuto andare a riprendermela prima che lentiggini ripartisse.
«Andiamo, Ryan». Brandon mi diede una pacca sulla spalla, intimandomi di seguire i ragazzi che stavano scendendo la scala per andare a prendere le moto. Scossi il capo per togliermi dalla mente il ricordo di lentiggini e della mia collana probabilmente nascosta sotto al suo letto e rincorsi i ragazzi, salendo velocemente in moto e dando gas mentre mi infilavo il casco.
Iniziai a correre; sentivo l’aria che fischiava e mi pungeva la pelle, trapassando la felpa che indossavo. Sentivo il rombo delle moto dei ragazzi dietro di me e qualche minuto dopo Brandon si affiancò, facendomi ridere. Era così coglione quando mi sfidava, per vedere quale moto corresse più veloce. Lo sapevamo entrambi che era la mia, visto che avevo volutamente comprato quella più potente. Spinsi al massimo la leva del gas, accelerando fino a quando non svoltai di colpo verso Coster Street, seguito subito dopo da Brandon che rischiò di tamponarmi quando frenai di colpo.
«Coglione, sta attento, se mi strisci la moto ti taglio la gola» scherzai, togliendomi il casco e appendendolo al manubrio prima di spintonare Brandon contro un cassonetto dell’immondizia poco dietro di lui. Rise, mandandomi a fanculo e calciando una bottiglia di birra vuota che aveva calpestato per sbaglio. Il rumore del vetro che si infranse contro il muro dietro di me e un brusio che si avvicinava, nonostante provenisse dalla parte opposta della strada mi fecero voltare. «Guarda Brandon, guarda chi c’è» urlai, perché tutti potessero sentirmi. Dead e la sua gang di ragazzini idioti se ne stava dall’altra parte della strada, a braccia incrociate in attesa di una nostra mossa. Vidi Sick avvicinarsi al bordo della strada, pronto per andare a picchiarli, ma lo fermai, appoggiandogli una mano sulla spalla.
«Che c’è, Calloway? Non li lasci nemmeno avvicinare a noi perché hai paura che muoiano?» ghignò Dead facendo un passo in avanti. Bene, mi stava sfidando e non aspettavo che quello per poter iniziare a rompergli quel fottuto volto. Sick indietreggiò, tornando ad affiancarmi alla mia sinistra e sentii lo scatto della sicura che aveva tolto alla sua pistola.
«No, fermi, aspettate che siano loro a tirare fuori le pistole, non facciamoci vedere pronti» mormorai, portando la mano dietro alla schiena, pronto anche io per sparare. Bastava una piccola mossa e avremmo fatto fuoco, BB Child e Dead erano miei e li avrei guardati negli occhi prima di premere il grilletto. Li avrei visti morire, perché era così che doveva andare. Sentii i ragazzi dietro di me borbottare qualcosa quando Dead fece ridere Pitt, di fianco a lui. «Che c’è, Dead? La mamma non ti ha insegnato che non si sussurra perché è da maleducati?» sghignazzai, provocando le risate dei ragazzi. Sentii distintamente Brandon muoversi irrequieto di fianco a me, avvicinandosi di un passo nel caso in cui i Misfitous avessero deciso di attaccarci.
«Sai cosa, Calloway? Credo che per questa sera ci ritireremo, così puoi andare a casa dalla tua puttanella che ti aspetta a gambe aperte. Ma prima o poi riuscirò a trovarla da sola, senza che accorriate prima che le sfiori anche solo uno di quei lunghi capelli castani, sai, Calloway? Voi Eagles siete così stupidi… avete così tante Signore che c’è l’imbarazzo della scelta. La biondina, l’altra che è scappata in Italia, questa nuova arrivata… sarebbe così facile trovarle da sole e, cavolo… il Bronx è davvero un brutto posto, non trovi? Così tanta criminalità che… povere donne». Stava cercando di intimidirci, sapevo che era il suo modo di giocare per far in modo che avessimo paura di lui. La verità era che Dead non mi faceva paura; provavo pena per lui. Lui che aveva deciso di copiare la mia idea per formare una gang, lui che non seguiva nessuna regola, lui che non combatteva per una causa e che arruolava chiunque facesse domanda. Perché i Misfitous avevano così tanti giovani arruolati che non credevo sapessero per cosa davvero stavano combattendo. Se c’era qualcosa per cui combattere per loro, poi.
«Sai Dead? Riguardo questa cosa della criminalità del Bronx… hai ragione. Ci sono la Bronx Lighthouse Charter School e la Hyde Leadership Charter School… hanno così tanti alunni e alcuni di loro con fratelli maggiori. I giovani scappano proprio di casa e non li trovi più». Minacciare i fratelli minori dei giovani ragazzi della gang di Dead era molto peggio del suo minacciare le Signore dei miei ragazzi. La sua minaccia era vera, la mia no; loro però non lo sapevano. Non sapevano che non avrei mai ferito un ragazzo che non poteva c’entrare nulla con la gang; l’avrei ferito solo se avesse fatto un passo falso. Vidi uno delle nuove leve di Dead avvicinarsi per parlargli e sorrisi tra me e me, sicuro che il mio discorso avesse fatto il suo effetto.
«Ci si vede in giro, mi mancano un paio di uomini e non ho voglia di rompervi le palle stasera». Dead, come il suo solito, salutò con quel mezzo inchino prima di dileguarsi assieme a tutti i suoi. Qualche istante dopo sentimmo il rombo delle moto partire e mi voltai verso i ragazzi, deluso.
«Gli faremo il culo domani, ne uccideremo un paio così la smetteranno di parlare per il cazzo». Mi infastidiva l’idea che Dead continuasse a tirarsi indietro quando vedeva che eravamo disposti a lottare, solo perché sapeva che non sarebbero usciti tutti vivi da uno scontro con noi. Gli serviva una lezione, dovevano capire che il tempo delle parole era finito e che era il momento dei fatti. «Andiamo a casa, ragazzi» ordinai, tornando verso le moto. Che serata di merda, speravo di riuscire a combinare qualcosa e invece per colpa di Dead non avevo fatto nulla; ma prima o poi sarebbe cambiato quell’andazzo del cazzo.
Diedi gas e in pochi minuti tutti i ragazzi mi seguirono lungo le strade di Hunts Point per arrivare a Whittier Street; frenai davanti a casa, aspettando che Lebo scendesse dalla moto per aprire il portone del garage. Le moto non potevano assolutamente rimanere fuori o si sarebbe rovinata la carrozzeria.
«Dai Lebo, muovi quel culo» scherzai, pigiando il pulsante della tromba per infastidirlo ancora di più. I ragazzi dietro di me cominciarono a fischiare e a urlare perché si muovesse ad aprire quel portone del cazzo quando sentii il rumore di altre moto che sopraggiungeva da dietro di noi. Mi voltai appena prima che il sibilo di un proiettile sfiorasse il mio casco che tenevo in mano. «Cazzo, ragazzi giù» urlai nascondendomi dietro alla mia moto e prendendo la pistola dalla cintura dei pantaloni per iniziare a sparare. Brandon corse subito di fianco a me, seguendo il mio esempio e sparando verso i Misfitous che erano scesi dalle moto. Vidi Sick affiancarsi a Ham e Swift, poco distante da noi e Josh e Paul andarono a parare il culo a Lebo che era rimasto scoperto. In pochi minuti sparai tutti i colpi che avevo nel caricatore della pistola, ritrovandomi subito dopo a cercare l’altro che portavo sempre appresso ma che sfortunatamente quel giorno non avevo. «Porca troia, cazzo» urlai, sbattendo il caricatore vuoto a terra e tirando un pugno alla moto davanti a me. «Non ho più munizioni, sparate finché avete colpi, dopo di che combattiamo» ordinai, guardando verso Josh, Paul e Lebo che erano quelli più distanti. Li vidi annuire, segno che avevano sentito e capito quello che avevo detto e subito dopo tornarono a concentrarsi per sparare. Qualcuno dei Misfitous gridò, probabilmente perché un proiettile l’aveva colpito e ghignai soddisfatto, sentendo che da parte loro c’erano colpi sempre meno frequenti: stavano finendo anche loro le munizioni e presto avremmo lottato corpo a corpo.
Un ultimo sparo proprio quando presi il mio coltello tra le dita, impugnandolo saldamente pronto per ferirlo. «Adesso» urlai, correndo verso le loro moto, in cerca di BB Child. Lo trovai da solo, isolato da tutti. Una preda così facile che non ci pensai nemmeno un secondo per ferirlo. Mi avvicinai a lui vedendo il suo sguardo mutare e i suoi occhi diventare sempre più grandi per la paura mentre vedeva la lama del mio coltello brillare davanti alla sua gola. Sentivo i ragazzi dietro di me urlare e lottare, ma prima di dedicarmi a loro dovevo assolutamente uccidere BB Child, esattamente come loro avevano fatto con Dollar, solo che io l’avrei fatto soffrire meno.
Un colpo alla gola, secco.
Taglio netto della giugulare.
Non avrebbe nemmeno sentito la lama affondare. Lo vidi chiudere gli occhi quando appoggiai il mio braccio sotto al suo mento, alzandogli il collo per avere più visibilità. «Questo è per Dollar, fottuto coglione» sibilai piantando la lama e spostando il coltello verso destra. Sentii distintamente i muscoli tagliarsi e il sangue caldo sporcarmi le mani ma non ci feci nemmeno caso, troppo impegnato a godermi il suo sguardo che si rilassava. Almeno ero riuscito a privarli di uno dei loro elementi più giovani, uno dei ragazzi a cui tenevano di più.
Nell’esatto momento in cui lasciai cadere il corpo di BB Child a terra tutto attorno a me tornò a circondarmi, come se la bolla che mi ero costruito uccidendo quel coglione fosse scoppiata all’improvviso. Sentii le urla di Josh e Lebo e corsi ad aiutarli, picchiando più forte che potevo ogni Misfitous, senza nemmeno guardare chi fosse; riuscii a ucciderne un altro e a salvare Josh che corse verso Paul, impegnato con Pick che non la smetteva di pugnalargli una gamba. Non mi interessava di Pick, Dan o Pitt –che stava perdendo sotto alla scarica di pugni di Brandon –volevo Dead, lui che se ne stava andando verso la moto, con passo zoppicante. «Dead, figlio di puttana» urlai, richiamando la sua attenzione e raggiungendolo a grandi passi prima di tirargli un pugno sulla mandibola. «Sei un fottuto codardo del cazzo, lo sai?». Cercavo di farlo reagire, ma non sembrava interessato, i suoi occhi erano quasi spenti, il suo sguardo non era acceso da quella luce che aveva di solito, come se non avesse motivo di rimanere lì ancora. «Combatti, coglione». Tirai un pugno alla sua spalla sinistra, sperando che reagisse. E lo fece. Inspirò a fondo, prima di caricare un gancio destro che arrivò forte e chiaro al mio stomaco facendomi sorridere soddisfatto. La resa dei conti. Ci sarebbe stato un vincitore e un vinto, nessuno sarebbe uscito senza un risultato finale. Continuavo a tirare pugni a qualsiasi parte del corpo avessi sottomano, colpii il suo fianco un paio di volte e lo stesso fece lui fino a quando non cadde a terra, tirandomi per un lembo della felpa sopra di lui.
Faccia a faccia, l’ultimo.
«Mettiti in quella fottuta testa che Alexis non è la mia puttanella, d’accordo?» sibilai, tra un pugno e l’altro. Non lottava nemmeno più, i suoi movimenti si facevano sempre più deboli a mano a mano che i miei pugni colpivano il suo viso. Sentii la sua mandibola fratturarsi sotto alle mie nocche e la mia presa sulla sua maglia si rafforzò di più, visto che il suo corpo sembrava avere sempre meno forza. Un ultimo colpo contro al suo naso che si ruppe e lasciai la presa dai suoi vestiti, fermandomi con il pugno in aria, pronto a colpirlo di nuovo se solo si fosse mosso.
Immobile.
Morto.
Così era finita, Dead il capo dei Misfitous era morto?
«Dead, adesso sei veramente morto» sbottai, alzandomi in piedi e tirando un calcio al suo volto, tanto che mi sporcai la scarpa di sangue e non solo. Mi guardai attorno, sentendo uno strano silenzio; c’era solo il rumore del mio respiro pesante e il pulsare alla testa per quella ferita che mi aveva provocato Dead. Cercai i ragazzi, ma vidi solo Brandon e Sick a pochi passi da me. Entrambi avevano il volto distrutto dai pugni e dai tagli; per fortuna c’era anche Josh che era inginocchiato.
«No» urlò Brandon prima che sentissi tre spari e un dolore al centro del petto. Abbassai lo sguardo notando che la felpa scusa era bucata in due punti.
«Cazzo» mormorai, inginocchiandomi senza accorgermene e portando una mano al centro del petto, per notare subito dopo che era macchiata di sangue. Cercai di respirare, ma qualcosa me lo impediva, soffocandomi sempre di più. C’era anche la vista che sembrava diminuire attimo dopo attimo, come se tutto si stesse spegnendo lentamente. Dove cazzo era andato Brandon? Perché vedevo solo Sick urlare attaccato a un telefono? Non riuscivo nemmeno a capire le parole, visto che parlava troppo veloce e il dolore cominciava a catturare tutta la mia attenzione.
Sentii il mio capo sollevarsi e poi una voce distante, tanto distante. «Ryan, Ryan…». Cercai di guardarmi attorno per capire chi mi stesse chiamando, e poi incontrai i suoi occhi. Stava piangendo, piangeva per me. Era lì per me.
«Lentiggini… sei qui» cercai di dire, sperando che riuscisse a sentirmi nonostante i colpi di tosse. Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime e risi, notando come la lentiggine sotto all’occhio sinistro –quella più grande di tutte –fosse ancora più evidente da bagnata. Allungai la mia mano per appoggiarla alla sua guancia sinistra, sfiorando di nuovo la sua pelle morbida, il suo volto piccolo e delicato. Sentii le sue mani calde sorreggere la mia e cercai di alzarmi per avvicinarmi a lei ma quei fottuti buchi che mi trapassavano il petto mi facevano troppo male. Più mi muovevo, più lentiggini piangeva, come se non volesse che lo facessi. Fottuta donna che era riuscita a rapirmi quella collana. Lasciai scivolare la mia mano lungo il suo collo, ritrovando la sensazione che avevo provato quando l’avevo toccata in camera sua e fermandomi al centro del suo petto, esattamente all’altezza del suo piccolo cuore. Mi sembrava quasi di sentire il calore emanato dalla sua pelle, nonostante fosse impossibile e tutto stesse diventando sempre più freddo e buio. «Ce… l’hai… tu?» domandai, riferendomi alla collana. La vidi annuire subito e sentii una sua lacrima scivolare sul mio viso e scaldare la mia pelle fredda. Cercai di parlare di nuovo per dirle che poteva tenerla, che sapevo che ce l’aveva lei da quando mi ero accorto che l’avevo persa, ma non uscì nessun suono dalle mie labbra, tanto che la mano di lentiggini si spostò per accarezzarmi una guancia. Sentii la pelle bruciare e socchiusi gli occhi. Speravo che quel tocco rimanesse impresso per sempre nella mia memoria, come se mi avesse marchiato. 
«Sta zitto, stupido» mormorò, o forse gridò. Non potevo saperlo, visto che cominciavo a non sentire più nulla e tutto stava diventando confuso. Mi sembrò quasi di sentire la sua stretta farsi più forte, o forse era semplicemente la mia che si stava indebolendo. Poi udii lentiggini di nuovo. «Adesso ti portano in ospedale, ti tolgono i proiettili e domani cominci a ordinare ancora ai ragazzi che cosa fare, d’accordo?». Non avevo nemmeno capito quello che mi stava dicendo perché volevo dirle un’ultima cosa, una cosa importante, una a cui tenevo davvero. Stavo parlando della collana ma non solo, stavo parlando di…  
«A…lexi…s, pu…oi te…nerl…». Speravo mi avesse sentito, perché non riuscii nemmeno a completare la frase, spossato. Mi lasciai semplicemente andare, con il ricordo dei suoi occhi davanti a me, lì per me.
Dicono che quando stai per morire rivivi tutta la tua vita. Cazzate. Quando stai per morire rimani aggrappato alla vita fino alla fine, lottando per non essere fottuto, e non è la propria vita che si vede prima di spegnersi definitivamente, è solamente una carrellata di volti, di quelle persone a cui vuoi un fottuto bene. Per questo continuavo a vedere ogni singolo componente degli Eagles, la mia famiglia; tutti, da Night a Brandon, da Dollar a Sick, uno per uno, fino all’ultimo. Nel momento in cui ti accorgi però che l’ultimo volto non è quello della tua famiglia ma di lentiggini, capisci che la vita ti ha fottuto, due volte.




Prima le note tecniche, poi tutto il resto.
Dunque, poche cose, comunque. Parlano di Coster Street, la stessa via dove Alexis era stata braccata dai Misfitous nel capitolo 19, appunto perché è territorio di confine. Ripeto che sono i confini di Eagles e Misfitous, non quelli delle vere Gang del Bronx, appunto perché non volevo rispettare troppo le varie divisioni.
Il modo in cui Ryan tratta Butterfly è odioso e sono la prima che l’avrebbe preso a pugni, ma è per ricordare che lei è solo un oggetto dedito al loro piacere e per questo viene trattata.
La frase che Ryan dice dopo aver ucciso Dead “Dead adesso sei veramente morto” farebbe più figo in inglese, dove suonerebbe più o meno come “Dead, now you’re really dead” con il gioco di parole per Kevin Deadler.
Infine… io non so che dire. Lo so che ha deluso, che vi aspettavate grandi cose, ma Ryan è uno stronzo e non è così facile entrare nella sua mente. Più che altro è stato un percorso difficile vedere tutto con occhi diversi. Avrei potuto soffermarmi di più su quello che pensava di Lexi, ma credo che alcune frasi siano molto indicative.
Mi rendo anche conto che la lucidità che ha prima di morire non è normale, il dolore dovrebbe accecarlo, ma non sapevo come rendere quella scena, non è una morte fulminea ecco.
E niente, vi ringrazio se siete arrivate fin qui, e ricordo che l’epilogo lo pubblicherò entro una settimana, visto che è già scritto.
Nerds’ corner è il mio gruppo spoiler a cui se volete potete iscrivervi.
Grazie di nuovo.
Rob.
   
 
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