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Autore: Queenofsockpuppets    01/10/2012    0 recensioni
Una giovane navigatrice si trova alle prese con una leggenda di mare...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGUANA
 
Tutto accadde cosi' in fretta che Isabella non ebbe neanche il tempo di realizzare a quali pericoli sarebbe andata incontro di li' a poco: era stesa sulla sabbia fredda e umidiccia della spiaggia, ad osservare le stelle,quando improvvisamente si alzo' il vento.
Inizio' cosi', con il vento,forte,fortissimo: almeno centoquaranta chilometri orari, un vento che Isabella, esperta marinaia, stranamente non riconobbe.
Dalla potenza sembrava maestrale, ma era troppo freddo, troppo forte: e fu cosi' che inizio' la tempesta.
Il mare comincio' ad infuriarsi, vomitando sul bagnasciuga cavalloni spumeggianti che si schiantavano sulla sabbia compatta schizzando di acqua salata la ragazza, che si alzo' spaesata dal suo asciugamano,guardandosi intorno alla ricerca dei suoi genitori.
Un grido si levo' all'improvviso dal molo: "Una barca ha mollato gli ormeggi! Una barca si sta allontanando alla deriva! Attenzione!".
Capolorai, il vecchio nostromo amico di suo padre, un uomo gioviale con una lunga e folta barba bianca, urlava con le mani a coppa ai lati della bocca per fare sentire la sua voce sopra l'ululare del vento: indicava con l'indice grosso e nodoso una grande barca a vela bianca che si allontanava beccheggiando nel buio.
Aguzzando la vista,Isabella pote' scorgere il nome sulla fiancata, e quando vi riusci' il cuore le si fermo' nel petto: "Diamante".
Quella che si stava allontanando all'orizzonte era la sua barca.
Si volto' di scatto correndo a piedi nudi per andare a chiamare suo padre che stava cenando nel ristorante in riva al mare, ma volto' bruscamente direzione quando lo vide lanciarsi a rotta di collo in direzione del molo.
"Papa'!" urlo' con tutto il fiato che aveva,per farsi sentire: troppo tardi,in un lampo suo padre si era tuffato nelle scure onde del mare in burrasca.
Udi' sua madre urlarle qualcosa,confusamente,parole che si mischiarono all'ululato costante del vento: non si fermo' ad ascoltare, piu' velocemente che pote' si tolse le scarpe,la canotta e i pantaloncini e si tuffo' nella bocca nera di una grossa onda.
Il mare ruggiva intorno al lei,gonfiando le sue onde e scagliandogliele contro.
Isabella si guardo' intorno convulsamente,chiamando a gran voce il padre: per un istante ne vide la testa,i capelli neri fradici appiccicati al volto, ma poi un'onda piu' grossa delle altre la trascino' giu',facendole ingoiare una gran quantita' di acqua salata mentre tentava nuovamente di attirare l'attenzione del genitore.
Quando riusci' a riemergere, affamata di aria, si rese improvvisamente conto che non sarebbe durata molto in mezzo a quella tempesta: la corrente era fortissima,e a causa del buio e della pioggia che non accennava a indebolirsi,non sapeva dove si trovasse.
Stava inspirando una grande boccata d'aria per prepararsi ad urlare aiuto, quando scorse in mezzo al muro d'acqua che scendeva dal cielo, una sagoma bianca allungata che veniva sballottata dalla tempesta: la sua barca.
Raccogliendo le sue forze riusci' a raggiungerla,e inizio' a nuotarci faticosamente intorno alla ricerca di un modo per salire: la tempesta l'aveva strappata ai suoi ormeggi nel porto, indi per cui la scaletta era stata staccata dai suoi sostegni agganciati al cemento della banchina, ma Isabella noto' una scotta che penzolava in acqua, e aggrappatasi a quella, si isso' sulla barca.
Una volta a bordo si ancoro' saldamente ad una maniglia del ponte, perche' il cabinato rollava e beccheggiava,sballottandola di qua e di la': dell'albero maestro non era rimasto che un moncone spezzato, il vento era stato talmente forte da strapparlo via da sostegno,di conseguenza non vi erano neanche piu' le vele.
"Pazienza" penso' la ragazza: "tanto non avrei potuto issarle comunque,con questa tempesta.".
"Papa'!" urlo' al mare in burrasca.
"Papa'! Dove sei?!?!?!?".
Si accascio' sulle assi bagnate e scivolose del ponte,abbracciata alla base dell'albero maestro: il dondolio si era fatto piu' forte, e la grossa barca minacciava di scuffiare.
"Non riusciro' mai a portarla in porto da sola" penso' Isabella,sconsolata.
Un'onda piu' forte delle altre colpi' il fianco della barca,facendole perdere la presa sul sostegno e mandandola a sbattere contro la ringhiera del ponte: sulla fronte le si apri' un taglio che inizio' immediatamente a sanguinare.
"Rettifico:non riusciro' a portarla in porto affatto." mormoro',stavolta terrorizzata.
Era combattuta tra due decisioni difficili: salvare la sua vita o affondare con la sua barca.
Tentare di portarla in porto era fuori discussione,anche con l'aiuto di suo padre (che chissa' dove era finito, e se era ancora vivo) non sarebbero mai riusciti a prendere il controllo di una cabinato di sedici metri alla deriva senza albero maestro,e rituffarsi in mare era ancora piu' pericoloso.
Proprio mentre sperava che la tempesta si quietasse, davanti a lei vide profilarsi l'ombra scura di un'onda alta almeno dieci metri: rimase paralizzata attaccata alla ringhiera contro cui era stata scaraventata, incredula, con la bocca stupidamente aperta, mentre nella frazione di secondo in cui ebbe il tempo di realizzare che stava per morire udiva il rombo dell'onda anomala che arrivava,veloce,letale, un muro d'acqua nera che non lasciava scampo, che sarebbe diventata la sua tomba.
Trascorsero dieci secondi. Venti. Trenta. Quaranta.
L'onda non arrivava.
Sembrava che qualcuno avesse premuto il tasto fermo immagine sul telecomando: alzandosi in piedi si accorse che la barca era completamente immobile, come se poggiasse su una base solida.
L'onda era davanti a lei,nera,muta e immobile,in tutta la sua minacciosa altezza,che la fissava come una spada di Damocle, come un pericoloso cane bloccato nel suo assalto dalla robusta catena a cui il padrone l'ha legato. 
"Meriti di morire" disse una voce alle sue spalle. 
Isabella si volto' di scatto per vedere a chi appartenesse quella strana voce gorgogliante.
Dietro di lei c'era una strana creatura umanoide dalla pelle verdina e luminescente, volto allungato, naso piatto,neri occhi acquosi e lunghi capelli rossi che si muovevano attorno al fragile corpo come una specie di aura fiammante. 
"Chi sei?" domando' la ragazza.
La creatura volteggio' attorno al moncone dell'albero maestro fermandosi a due centimetri dal naso di Isabella.
"Io sono un demone acquatico.Il mio nome e' Anguana" rispose, la voce acquosa vibrante di rabbia.
"Il mare e' la mia casa, e voi umani non fate altro che sporcarla e inquinarla con i fumi neri delle vostre barche. Anche il mare e' una creatura viva, proprio come me, e voi non ne avete nessun rispetto,e nessuna pieta'. Perche' allora lui dovrebbe averne per voi?" continuo' il demone.
"Non capisco perche' io meriti di morire" cerco' di difendersi Isabella. 
"Io ho sempre rispettato il mare, non capisco perche' tu mi stia facendo questo!".
La creatura esito' per un attimo,come spiazzata, poi disse: "Il mare e' il mio padrone, e pretende sacrifici. Il tuo destino non lo decidero' io. Io ho solo il compito di accompagnare le anime di coloro che hanno perso la vita in mare.".
"Accompagnarle dove?" chiese la ragazza.
Il demone non rispose,ma si limito' a fissare con odio la ragazza.
Isabella aveva altri quesiti per la creatura, ma non trovarono mai risposta .
Il muro nero d'acqua ricomincio' ad avanzare e la travolse insieme alla sua barca: per un attimo venne sballottata in mezzo alle onde, poi il mare la sommerse, e qualcosa le colpi' violentemente la testa facendole perdere i sensi. 
Quando si risveglio' intorno a lei vide solo blu scuro:alzando gli occhi riusci 'a scorgere uno scorcio di azzurro chiaro.
Volgendo lo sguardo alla sua destra,vide il relitto della sua barca sprofondare giu',nell'abisso: la poppa fu l'ultima a venire inghiottita dal buio.
Isabella chiuse gli occhi,e quando li riapri' si guardo' le braccia: sembravano viscide,e la carnagione era color verdina e luminescente.
Toccandosi i capelli,li trovo' blu e lunghissimi,quasi inconsistenti al tatto: la sua intera persona era leggerissima e eterea.
Udi' una voce chiamarla dal buio delle profondita' marine.
Con la coda dell'occhio vide Anguana sfrecciare davanti a lei e tuffarsi nell'oscurita': Isabella sorrise, e la segui'.
   
 
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