Bad Man
Un silenzio
irreale regnava alla Capsule Corporation.
Era ormai giunta l’ora del crepuscolo, il sole calava velocemente all’orizzonte
e il cielo assumeva quella dolce tonalità rosa pastello tipica delle giornate
estive.
Bulma spalancò la portafinestra del salotto
ed andò in terrazza appoggiando i gomiti alla ringhiera e lasciandosi andare in
un dolce sospiro di tranquillità.
Era quasi
giunta la fine di agosto e mancava poco al termine dei famigerati 130 giorni quando le sfere del drago di Namecc
avrebbero ripreso a funzionare. Quattro mesi di pace e armonia erano passati. I
namecciani erano un popolo educato e pacifico, non le
avevano dato alcun disturbo durante la convivenza.
Si rabbuiò
leggermente muovendo gli occhi verso una finestra del piano superiore poco più
a sinistra del balcone. La stanza occupata da Vegeta. Non che le avesse dato
fastidio, anzi: non lo vedeva quasi mai.
Quando lo
aveva invitato a trasferirsi alla Capsule con tutti i namecciani aveva sperato in un qualche minimo contatto con
lui. Non aveva ancora capito cosa l’avesse spinta a compiere quel gesto: Vegeta
era un assassino, voleva distruggere
Le era
sembrato così solo e quasi incompreso quel giorno del ritorno sulla Terra
quando aveva invitato i namecciani a casa. Appoggiato
a quell’albero con le braccia conserte le aveva
dimostrato la sua intelligenza arrivando ad una conclusione prima della donna
più intelligente del pianeta e le aveva dato il suo aiuto incondizionato. Beh,
forse l’aveva fatto solo perché desiderava scontrarsi con il famoso super saiyan…ma
l’importante era il risultato, non il fine nascosto. Era stato anche sgarbato
con il piccolo Gohan che, educato com’era, gli si era
avvicinato con un sorriso speranzoso e gli aveva teso la mano che il principe,
disgustato, aveva schiaffeggiato. E aveva puntato gli occhi su di lei.
Bulma rabbrividì nuovamente ricordando il
momento: come poteva un assassino essere così affascinante? Si era quindi
lasciata guidare dagli ormoni. Non che desiderasse andare a letto con lui -
questo mai! – ma la ragazza era anche famosa per impazzire davanti ai bei
ragazzi.
Se solo quel saiyan si degnasse di mostrarsi in giro! Lo vedeva a
malapena a cena dato che nemmeno a pranzo si faceva vivo. Al mattino presto
partiva senza dire nulla a nessuno e alle volte mancava da casa per giorni e
giorni.
Una leggera
brezza scompigliò i lunghi capelli azzurri di Bulma e
fecero alzare leggermente la sua gonna. Con un sorriso soddisfatto la ragazza
chiuse gli occhi lasciandosi cullare da quella pace. Prese un lungo respiro
estasiato e rimase a lungo ad osservare il panorama di fronte a lei.
Quando si
girò per rientrare, per poco non si mise ad urlare notando il principe dei saiyan seduto sul bordo del
terrazzo con le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato fisso su di lei.
Sudato e
stanco, Vegeta si spogliò della tuta logora che indossava e si gettò nell’acqua
rinfrescante di quel laghetto naturale nascosto nell’isola sperduta in cui si
svolgevano i suoi allenamenti giornalieri. Quel pianeta gli dava ormai alla
nausea.
Quei dannati
130 giorni sembravano non concludersi mai! Ecco come si era ridotto il principe
dei saiyan: bloccato su un pianeta di smidollati
neanche in grado di difendersi e costretto a ‘convivere’ con un branco di namecciani e una famiglia terrestre composta dalle due
donne più irritanti che avesse mai conosciuto. E tutto per colpa di Kakaroth!
I suoi guai
erano iniziati da quando Radish
aveva pronunciato per la prima volta quel nome. Se non fosse mai venuto a
conoscenza della presenza di quella sottospecie di saiyan
avrebbe potuto continuare ad allenarsi con i migliori guerrieri della galassia,
sarebbe diventato un super saiyan e avrebbe distrutto
Freezer con le sue stesse mani. Maledetto Kakaroth:
era compito suo sbarazzarsi di quel mostro! Fin dall’infanzia si allenava in
vista dello scontro finale con il suo ‘padrone’.
Tutti i suoi
sogni erano stati infranti. E ora si trovava bloccato in quel misero pianeta in attesa del ritorno del suo peggior nemico.
Si andò ad
immergere completamente sott’acqua e vi restò per qualche minuto mantenendo gli
occhi aperti e i muscoli tesi. Si rialzò poi e, uscito dalla sorgente, si agitò
come un cane bagnato e aumentò la sua aurea per asciugarsi completamente.
Storcendo il naso andò a reindossare la sua tuta
sgualcita e la corazza graffiata e bucata in più punti. Non gli piaceva
continuare ad indossare quella dannata divisa, ma era sempre meglio di niente.
Si alzò poi
in volo diretto alla Capsule Corporation.
Se era abbastanza fortunato non si sarebbe imbattuto
in nessuna delle due odiose donne. Si sarebbe chiuso in camera a meditare e
poi, ad un’ora molto tarda, si sarebbe recato in cucina ad arraffare del cibo.
Volò
velocemente in direzione della città dell’Ovest – ormai riusciva ad orientarsi
facilmente – e si bloccò proprio in cima al grande edificio giallo. Prese a scendere
lentamente, deciso ad entrare nella propria stanza tramite la finestra che
lasciava sempre socchiusa, ma ben presto si accorse della presenza azzurra sul
terrazzo proprio sotto di lui. Ignorandola, cercò di spalancare la finestra ma non ci riuscì essendo questa stata richiusa.
*Dannazione!* pensò il saiyan cercando un modo per
non essere visto e quindi bloccato da lei. Per quanto ottusa potesse essere,
l’avrebbe subito notato se fosse planato in giardino e
passato dall’ingresso della casa. E se anche avesse tirato dritto la donna
bionda lo avrebbe seguito e tormentato. Meglio una di due.
Scese
velocemente sul balcone agitando l’aria e si ritrovò ad apprezzare la visione
delle mutandine con le fragole della donna.
Si sedette
quindi silenziosamente sul balcone e incrociò le braccia, aspettando. E non
riuscì a trattenere il perfido ghigno quando la
spaventò.
“Vegeta!!! Ma sei impazzito?!” domandò Bulma
appoggiandosi una mano al petto. Non l’aveva minimamente sentito arrivare.
“Non
strillare, donna” rispose lui tranquillamente.
La ragazza
piantò le mani ai fianchi e lo guardò con rabbia. “Si può sapere dove sei stato
anche oggi?! Qui sarai anche solo un ospite, ma
comunque hai il dovere di informare quando esci e dove
vai!”
Vegeta alzò
un sopracciglio. “Io non ho nessun obbligo simile, donna.” Si alzò
minacciosamente dalla sua posizione e si andò a piantare di fronte a lei
fissandola pericolosamente negli occhi. “Dovresti ritenerti fortunata che non
ti ammazzo in questo istante” si avvicinò con il volto al suo fino quasi ad
alitarle in faccia.
Bulma socchiuse gli occhi, spaventata. Ma
non abbassò lo sguardo. Non poteva dimostrarsi debole con lui o non avrebbe più
avuto scampo.
“Non mi
uccideresti mai…” bisbigliò lei “Goku e io siamo
amici. Se tu mi uccidessi lui non ci penserebbe due volte a vendicarmi. E
sbaglio o tu non sei ancora un super saiyan come
lui?” chiese poi irriverente.
“Bada donna!”
rispose Vegeta agitando il pugno di fronte a lei. Ma sapeva che aveva ragione.
“In breve tempo sarò anch’io un super saiyan!
Sconfiggerò Kakaroth e stanne certa…tornerò qui a
fare fuori anche il tuo bel faccino. Contaci” finì ghignando.
Fece per andarsene ma Bulma si frappose
sulla sua strada.
“Ma fino a
quel momento non potrai farmi nulla!” disse appoggiando una mano sul suo petto
e fermandolo. Un pezzo dell’armatura di Vegeta si sbriciolò tra le sue mani. “Ah!
Che schifo! Come fai ad andare in giro con addosso una
cosa simile?” domandò lei squadrandolo da testa a piedi. “Sai, ti servirebbe
proprio un po’ di shopping. Ti potrei accompagnare, che ne dici?” chiese subito
entusiasta.
Vegeta la
guardò male. Il principe dei saiyan non era certo una amichetta del cuore con cui andare a fare spese, né tantomeno il suo schiavetto o il suo ‘ragazzo’ come
dicevano sulla Terra. “Scordatelo! A me va bene così!” le gridò in faccia per
poi scansarla malamente ed entrare in sala, incurante
se ci fosse o meno stata l’oca dai capelli biondi.
“Screanzato!
Lo facevo per te!” gli urlò Bulma dietro
mentre lo fissava uscire dalla stanza. Si girò nuovamente su sé stessa e
fissò il cielo. Era comunque riuscita a parlare con lui.
Nonostante il
loro pianeta fosse stato distrutto da poco e fossero
salvi per miracolo, i namecciani sembravano quasi
aver dimenticato la terribile avventura da loro vissuta e si stavano
ambientando facilmente sul pianeta Terra.
Il piccolo
mezzo saiyan arrivò anche quel pomeriggio dopo pasto
ed, educatamente, si presentò alla porta dell’edificio suonando il campanello e
aspettando diligentemente che gli venisse aperto. Fu
la signora Brief ad accorrere.
“Oh, ciao
caro!” lo accolse con il solito sorriso stampato sulle labbra. “Buongiorno
signora…” rispose timidamente Gohan guardandosi la
punta delle scarpe. “Ti prego, accomodati! Dende e i
suoi simpatici amichetti sono nella serra. Corri da loro!” lo invitò indicando
la strada che il piccolo conosceva già alla perfezione.
“La
ringrazio!” disse freneticamente correndo verso la sua meta. Aveva tanta voglia
di rivedere i suoi amici! E più si avvicinava, più riusciva a distinguere le
aure dei namecciani tra cui si stagliava anche quella
di Piccolo. Il sorriso di Gohan si allargò
ulteriormente al pensiero di rivedere anche il suo caro maestro e amico, e
accelerò felice.
Arrivato alla
porta scorrevole fece una piccola corsa sul posto aspettando l’aprirsi delle
porte automatiche e quando la luce lo colpì nuovamente in viso saltellò
contento e si gettò alle spalle di Dende facendolo
spaventare e buttandolo a terra. Quando il namecciano
riconobbe l’amico i due cominciarono a ridere e rotolare per terra. Tutti si
girarono a guardarli e una risata generale riecheggiò nella serra. Persino
Piccolo, a quella scena, non riuscì a trattenere un sorriso e diede le spalle agli
altri, troppo orgoglioso per dimostrare i suoi sentimenti.
“Ben arrivato
Gohan!” esclamò Bulma
raggiungendo i due che ancora rotolavano per terra. La ragazza rise e
automaticamente pensò di non aver mai visto il figlio di Goku
così felice. Forse Chichi e Goku
dovevano iniziare a considerare la possibilità di avere un altro
figlio…sicuramente Gohan ne sarebbe stato entusiasta.
Quando Goku sarebbe tornato in vita glielo avrebbe
detto.
“Ciao Bulma!!” rispose il piccolo
bloccando il gioco per un momento. I due rimasero stesi sull’erba
raggomitolati insieme. “Come siete carini!” esclamò Bulma
ridendo.
Di nuovo la
stanza si riempì di risate ma tutti, eccetto Bulma, si bloccarono improvvisamente sentendo un’aura
conosciuta lì attorno.
Capendo di
essere la sola ancora a ridere, la ragazza si guardò attorno e vide le
espressioni tese e leggermente spaventate dei suoi ospiti. Gohan
e Piccolo avevano lo sguardo fisso dietro di lei. Bulma
si girò su sé stessa e si trovò immersa in due occhi scuri come la notte senza
stelle.
“Ciao Vegeta” disse tranquillamente. Sembrava essere l’unica
non intimorita dal saiyan, e probabilmente lo era.
Lui grugnì una sottospecie di risposta per poi incrociare le braccia al petto e
sparire dalla stanza.
Tutti si
lasciarono andare in un sospiro di sollievo e ripresero le loro attività.
“Dimmi Bulma” iniziò Gohan alzandosi in
piedi e aiutando anche Dende “Vegeta ti da fastidio
qui?”
Lei sbattè le palpebre, pensandoci. Poi rispose con
tranquillità. “No. Per niente. Anche perché non è quasi mai in casa” ammise
leggermente intristita dall’ultima parte. “Non ho idea di dove vada. Alla mattina parte in volo e a volte non lo vedo
tornare per giorni. Che tipo strano! Probabilmente si allena in segreto!”
continuò lei inclinando la testa da un lato.
Gohan, che per tutto il tempo aveva
mantenuto un’espressione seria e decisamente troppo matura per la sua età, si
sciolse in un sorriso costatando di come tutto andasse nel migliore dei modi.
“Senti Gohan? A che cosa giochiamo oggi?” chiese Dende richiamando l’attenzione dell’amico. “Non saprei…tu
hai qualche idea?”
Il namecciano scosse la testa. Sembravano aver esaurito i
giochi. Fu allora che Bulma si intromise nel
discorso.
“Io avrei
un’idea. Devo recarmi in centro fra poco a fare spese e guarda caso devo
proprio passare davanti al parco giochi…vi andrebbe di accompagnarmi?” chiese
strizzando l’occhio.
Gohan saltò dalla gioia e quando Dende gli chiese cosa fosse
esattamente questo posto, il piccolo mezzo saiyan
rispose esultando in cosa consistesse. Entrambi poi iniziarono a saltare
insieme facendo un girotondo. “Direi che siete interessati!” disse Bulma con un sorriso. I due si fermarono e la guardarono
come se fosse stata una divinità.
La ragazza si
compiacque del risultato e andò a prepararsi per uscire.
Quando Bulma fu pronta ad uscire – ovvero più di mezzora dopo –
chiamò Gohan e Dende che
quasi avevano perso la speranza di partire. Al namecciano
venne fatto indossare un cappellino per coprire le
orecchie appuntite. Bulma decapsulò
la sua decappottabile rossa, fece salire i bambini, e dopo aver acceso la radio
quasi a tutto volume mise in moto e sfrecciarono lungo le vie del centro.
Dende e Gohan,
seduti nei posti dietro dell’auto, cercavano di reggersi in ogni modo da
qualche parte. Bulma correva veramente tanto!
Arrivati a
destinazione la ragazza intravide un parcheggio libero e, senza nemmeno rallentare,
tirò il freno a mano facendo sterzare la macchina e posizionandola
perfettamente nelle linee del parcheggio.
I due bambini
scesero vacillando dall’auto, ancora scossi dall’emozione.
“Eccoci arrivati!” esclamò Bulma scendendo
dall’auto e ravvivandosi i capelli, per poi incamminarsi decisa verso il centro
commerciale senza aspettare che i due si riprendessero. Gohan
e Dende le corsero dietro e, pacamente,
la seguirono senza neppure chiedere dove stessero andando.
Passarono più
di un’ora a setacciare ogni tipo di negozio e i poveri bambini si trovarono
sommersi di pacchi comprati da Bulma. Sembrava non
fermarsi mai.
“Ehm, Bulma?” chiese timidamente Gohan
affacciandosi da dietro la pila di oggetti che stava trasportando. La ragazza
si girò incuriosita.
“Ehm…hai
ancora molti negozi da vedere?” continuò sempre con molta educazione. Lei
sorrise intenerita: per quel giorno poteva bastare. “Beh…solo uno. Ma penso che
vi piacerà!” disse incamminandosi verso il luogo prescelto.
“Arrivati!”
esclamò lei indicando alle sue spalle dove una grande gelateria piena di gente
in coda aspettava il proprio turno. “Vi va un bel gelato?” chiese lei sapendo
già la risposta. “Siiiii!!!!”
gridarono i bambini entusiasti. Poi si guardarono le mani occupate: non sarebbe
stato affatto facile mangiare il gelato con quei pacchi in mano.
Bulma capì subito il problema. “Sentite,
andiamo a sederci in quella panchina laggiù” e ne indicò una
poco distante “Lì potrete appoggiare i pacchi e poi andrete a prendervi
il gelato! Ve lo siete proprio guadagnato!”
I bambini
corsero verso la panchina e appoggiarono cautamente fino all’ultimo pacchetto. Bulma poi diede loro i soldi e i due corsero per mano verso
la gelateria.
La ragazza
quindi si sedette stancamente sulla panchina lasciandosi andare in un sospiro tutt’altro che femminile. Era davvero stancante fare
shopping!
*Oh Yamcha…mi
manchi!* pensò al suo
defunto ragazzo. Solitamente era con lui che intraprendeva quelle maratone di shopping ma doveva ammettere che anche i due bambini non se
l’erano cavata male! Per far loro piacere era bastato offrire un gelato;
solitamente Yamcha si riprendeva osservando le gambe
delle altre ragazze.
Bulma si imbronciò al ricordo. Ma quando l’avrebbe risuscitato le cose sarebbero cambiate. Dovevano
cambiare. Era giunta l’ora di mettere la testa a posto…e magari sposarsi e
creare una famiglia. Bulma continuava a chiedersi se
sarebbe stato quello il suo futuro con Yamcha. Era
abbastanza maturo per essere il suo compagno per la
vita e un padre per i loro eventuali figli?
Quando vide Gohan e Dende ritornare da lei con in mano ciascuno un gelato di mille colori grande quasi
il doppio della loro manina le venne da ridere. Quei bimbi erano proprio
carini. Si trovò a immaginare sé stessa come una madre: sarebbe stata in grado?
Una cosa era certa, non avrebbe avuto figli se non dopo essersi sposata con un
uomo deciso a restare con lei. Voleva sicurezze.
Gohan e Dende si
sedettero sulla panchina accanto a lei e presero ad abbuffarsi con i loro
gelati. Quando finirono erano entrambi sporchi e appiccicosi ma decisamente
felici. Bulma scosse la testa sorridendo nonostante
tutto.
“E adesso?”
chiese Dende facendo dondolare i piedi. “Adesso
andiamo al parco giochi!” sorrise Bulma alzandosi in
piedi e sistemandosi la gonna rosa. I bambini schizzarono in piedi e ripresero
ad esultare con il loro girotondo. Ripresero tutti i pacchi che avevano
appoggiato e si lasciarono guidare fino alla macchina di Bulma.
Seduti e con le cinture di sicurezza bene allacciate, partirono alla volta del parco
giochi.
Giunti a
destinazione, i due bambini non poterono trattenere l’esclamazione di stupore
alla magnificenza di colori del parco. Bulma reincapsulò la macchina con tutti i suoi pacchi e indicò ai
bambini di correre a giocare. E i due non se lo lasciarono ripetere.
Gioiosamente
corsero in tutte le direzioni cercando di decidere in quale giostra salire. Bulma li seguiva distrattamente, fiduciosa che non si facessero male o forse troppo inesperta con i piccoli per
preoccuparsene.
Fatto sta che
in pochi minuti li perse di vista. Sapeva che i due potevano cavarsela da soli,
ma erano entrambi talmente innocenti e gentili che probabilmente non sarebbero
stati in grado di reagire prontamente a qualche mal intenzionato. Immaginava
già la faccia di Chichi se fosse
successo qualcosa a Gohan.
“Bambini!! Gohan!! Dende!! Dove siete?”
chiese guardandosi attorno. Ricevette una risposta dall’alto di un imponente
scivolo. Era il piccolo namecciano che, merito del
suo super udito, aveva subito captato la sua richiesta.
La ragazza
sospirò di sollievo e, sorridendo, rimase a guardare i due scendere.
I bambini
risero un sacco e le andarono incontro, scusandosi immediatamente per non averle detto dove erano andati. “Non fa niente. Solo fate attenzione” disse lei.
Passarono più
di un’ora a giocare, i bambini provarono tutte le giostre più volte e fecero
amicizia con altri ragazzini accompagnati dai rispettivi genitori. Un giovane
papà di 30 anni attaccò bottone con Bulma.
“Anche lei
qui al parco giochi a scarrozzare dei bambini?” chiese lui affiancandola e
sorridendo gentilmente. Era un uomo giovane e aitante,
capelli e occhi scuri, sorriso gentile e carattere solare e aperto. *Proprio il mio tipo!* pensò Bulma dimenticando nuovamente di essere fidanzata. Arrossì
leggermente e prese spudoratamente a flirtare, ridendo di battute affatto
divertenti e usando una vocina sottilissima.
Convinta di
rimorchiare, Bulma mentì leggermente affermando che Gohan fosse suo figlio e Dende un
suo cuginetto. I due bambini non potevano certo essere
scambiati per fratelli!
“Davvero?”
chiese l’uomo desideroso di conoscere di più della sua storia. “E il padre
dov’è?”
Bulma si morse il labbro e pensò
rapidamente ad una risposta. “Ehm…il padre è…è a lavoro!!”
risolse in fretta “Doveva lavorare e allora ho portato io i bambini al parco
giochi! Di solito è sempre lui che porta nostro figlio in giro!” mentì
rapidamente.
“Capisco…invece
mia moglie non ha mai tempo di portare la nostra bambina in giro. Ha sempre la
scusa del lavoro” disse lui triste. “Beh, lavorare è importante ma anche i
figli lo sono!” rispose Bulma convinta che quando avrebbe avuto dei figli si sarebbe occupata
personalmente di loro e avrebbe denigrato il lavoro.
L’uomo
sorrise caldamente mostrando i suoi denti bianchi e il cuore di Bulma fece un capitombolo.
“E mi
dica…suo marito com’è?” chiese l’uomo notando come la figlia fosse immersa in
giochi di tutti i tipi con gli altri bambini e ovviamente poco interessata al
ritorno a casa.
“Beh…” iniziò
Bulma lasciandosi trasportare dalla fantasia “E’ un
uomo dolce e romantico, e mi ama da impazzire!” disse civettuola e ridendo
quasi istericamente. “E’ stato amore a prima vista! Ho capito subito che ci
saremmo sposati!” Il suo interlocutore la guardò un momento tra il perplesso e
lo spaventato e continuò a chiederle informazioni più precise.
“E che lavoro
fa?” le domandò. “Dunque…è un…un dottore! Sì, è proprio un dottore! E’ molto
intelligente, sa?” continuò la sua sfilza di bugie. Mentalmente si domandò
perché non avesse semplicemente descritto Yamcha:
beh, forse un giocatore di baseball non era proprio l’immagine dell’uomo colto
e intelligente.
“Davvero? Ma
che coincidenza, anch’io sono un dottore!” affermò l’uomo facendo subito
pentire Bulma di non aver tenuto la bocca chiusa. “In
cosa è specializzato? E in che ospedale pratica?” chiese lui sempre più
interessato.
“Ecco…è un
chirurgo plastico! E lavora all’ospedale di…Berry
Town!” biascicò lei sperando con tutto il cuore che l’uomo non continuasse a
farle domande. “Conosco molti dottori di quell’ospedale!
Magari lavorano con suo marito!” rispose lui mentre Bulma si sentì sprofondare. “La prego, mi dica il nome del
suo consorte così lo potrò conoscere! Dev’essere un
uomo veramente in gamba per essere riuscito ad ottenere l’amore di una donna
bella come lei!”
La ragazza si
sentì fluttuare al complimento ricevuto e dimenticò totalmente la sua vergogna.
“Oh, così mi fa arrossire!” aggiunse posandosi una mano al volto. “Però non
posso proprio parlare di lui…è un uomo molto riservato e timido con gli altri.
Non apprezza essere adulato così. Se mi sentisse adesso mi direbbe di smetterla
di continuare a discutere di lui!”
“Oh, la prego
me lo dica!” la implorò quasi lui. “Ma…perché le
interessa tanto?” domandò la ragazza desiderosa di uscire da quel discorso. “Mi
basta guardare lei per capire quanto sia bravo suo
marito! Chissà quanti interventi di chirurgia plastica le avrà fatto per farla
diventare così! E mia moglie necessiterebbe di qualche buona aggiustatina…” sorrise l’uomo squadrando la ragazza da
testa a piedi.
Bulma iniziò a tremare. Come si permetteva
quello screanzato?! “Come osa?!?!
Sappia che tutto ciò che vede è naturale al 100%!!!”
gridò lei facendo crollare l’uomo a terra. Quest’ultimo si rialzò lentamente e
rispose “Avanti, non ci credo! E’ impossibile che una donna che sposa un
chirurgo plastico non si sia mai fatta ritoccare da
lui!” Senza pensarci due volte, Bulma strinse la mano
a pugno ed andò a stampare un potente gancio contro la mascella del malcapitato
che rovinò a terra incapace di reggere il colpo.
“Brutto
zoticone che non è altro!! Nessuno può parlarmi così!!” disse Bulma sovrastandolo con i
pugni piantati ai fianchi. Si rivolse poi a Gohan e Dende e urlò loro di avvicinarsi.
“Gohan! Dende! Torniamo a casa!”
ringhiò ai due che non se lo fecero ripetere ancora e corsero da lei scusandosi
con l’uomo che, ancora a terra, si posò una mano sull’occhio colpito.
“Siamo a
casa!” gridò Bulma aprendo l’ingresso della Capsule Corporation. Gohan e Dende la seguivano
caricati di tutti i pacchi comprati dalla ragazza.
“Ehm, Bulma? Dove li mettiamo?” chiese
il mezzo saiyan barcollando. “Potete appoggiarli sul
divano” rispose lei stiracchiandosi. I bambini si svuotarono in fretta e la
signora Brief chiese loro se desideravano dei
dolcetti. Domanda scontata per dei bambini. I due corsero
infatti in cucina decisi a strafogarsi
incuranti che la cena sarebbe stata servita a breve.
Bulma era ancora irritata per il discorso
che aveva avuto con quel signore e prese a svuotare alcuni pacchetti per
risollevarsi il morale. Aveva fatto incetta di camicette, magliette, gonne,
jeans, gioielli, borse e scarpe. Forse avrebbe dovuto comprare anche un nuovo
armadio.
All’ennesimo
pacchetto scartato trovò una camicia che le fece tornare il sorriso. Era sicuramente
l’acquisto migliore della giornata. Emozionata corse subito su per le scale ed
andò a bussare alla porta di Vegeta, sperando fosse in camera.
Non ci fu
risposta. Bulma allora aprì la porta per controllare
che davvero non ci fosse nessuno.
“Vegeta?”
chiese affacciandosi. Si guardò attorno ma di lui non
c’era traccia. “Uffa!” borbottò lei entrando. Anche quel giorno era andato via.
Si avvicinò
al letto e osservò la desolazione di quella stanza: non un abito, non un
piccolo ricordo del suo passato, nulla. Vegeta non aveva niente. Bulma si morsicò il labbro inferiore
mentre sentiva la solitudine attanagliare anche il suo cuore: quel saiyan non aveva nessuno al mondo. Non poteva certo
biasimarlo per essere sempre così scontroso e arrabbiato.
Ma tutto sarebbe
cambiato. Se era cambiato Piccolo, perché non sarebbe potuto
cambiare anche Vegeta? Bulma era convinta che grazie
all’amicizia di Goku e un po’ di aiuto anche il
principe dei saiyan sarebbe potuto diventare un
difensore del pianeta.
Si avvicinò
alla finestra e si affacciò, sperando di vederlo arrivare.
La richiuse
allora, proprio come aveva fatto la sera prima, e dopo aver appoggiato il suo
regalo sul letto se ne andò.
Distesa in
modo non propriamente femminile sul divano con gli occhi puntati alla TV, Bulma, in pigiama, continuava a fare zapping alla ricerca
di qualsiasi programma da guardare. Si piantò allora su una
sit-com già vista e afferrò il sacchetto di patatine iniziando a
sgranocchiarle. Fu così che Vegeta la trovò.
“Donna! Cosa
diavolo è questa roba?!” le gridò contro gettandole
addosso la camicia che aveva trovato sul suo letto.
“Come sarebbe
a dire che cos’è?!” domandò lei alzandosi a sedere.
“E’ una bellissima camicia! E penso che ti starebbe proprio bene! L’ho comprata
apposta per te!” si vantò infine mostrandogliela di nuovo.
“Ma…è rosa!!” sbottò lui rosso in faccia. “Come puoi pensare che il
principe dei saiyan accetti di indossare qualcosa di
quel colore?!” chiese offeso.
“Io la trovo
carinissima!” gli rispose Bulma sorridendo. “E poi guarda
qui!” disse girandola e indicandogli la scritta sul retro. “Dice ‘Bad Man’ cioè uomo cattivo! Proprio come te!!”
e iniziò a ridere e scalciare.
Vegeta
strinse le labbra e le gridò: “Non mi metterò mai quella robaccia! Io sono il
principe dei saiyan, non indosserò mai quella roba da
volgare terrestre!! Scordatelo donna!!”
“Ma non puoi
continuare a metterti quell’orribile tuta!” gli
rispose storcendo il naso.
“Sono affari
miei!” le rispose lui girandosi. Si diresse allora verso la
porta e prima di uscire girò leggermente il volto per dirle: “E non provare mai
più ad entrare nella mia stanza e chiudere la mia finestra!” E se ne andò.
“Grrrr!!!! Che odioso!!!” lo maledì
Bulma riprendendo il suo sacchetto di patatine. “E io
che sono così stupida da essere gentile con lui!! Gli
uomini sono tutti uguali!! Non mi sposerò mai!!!” affermò con decisione e riprese a guardare il programma
TV.
E pensare che
era stata felicissima quando aveva trovato la camicia!
Vegeta era un ingrato! Ma prima o poi sarebbe riuscita a fargli indossare il
suo regalo.
Lei era Bulma Brief, non era ancora nata
la persona in grado di evitare di fare ciò che lei desiderava. E neppure il
principe dei saiyan poteva. Prima o poi se ne sarebbe
reso conto anche lui.
FINE
Piccola one-shot senza pretese sul primo soggiorno del nostro saiyan preferito alla Capsule Corporation. La famigerata camicia rosa “Bad Man” non
poteva che essere un regalo di Bulma! E se per questa
volta il saiyan è riuscito a scamparla, noi tutti
sappiamo come gli venga appioppata al ritorno sul
pianeta! Bulma vince sempre!
Ho cercato di
datare abbastanza precisamente il soggiorno del principe sul pianeta…dopo
l’esplosione di Namecc, notando il clima sulla Terra,
presumo fosse stato verso il mese di maggio. E all’evocazione del drago Polunga, Bulma indossa un
vestitino a maniche lunghe percui immagino fosse il mese di settembre.
Spero vi sia
piaciuta almeno un po’!! Recensite se vi và!!
Alla prossima!!