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Autore: tsubaki    14/04/2007    15 recensioni
Piccola one-shot incentrata sul periodo dei 130 giorni del primo soggiorno sulla Terra di Vegeta. Bulma esce a fare shopping con Gohan e Dende e trova un regalo per il principe.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bad Man

Bad Man

 

Un silenzio irreale regnava alla Capsule Corporation. Era ormai giunta l’ora del crepuscolo, il sole calava velocemente all’orizzonte e il cielo assumeva quella dolce tonalità rosa pastello tipica delle giornate estive.

Bulma spalancò la portafinestra del salotto ed andò in terrazza appoggiando i gomiti alla ringhiera e lasciandosi andare in un dolce sospiro di tranquillità.

Era quasi giunta la fine di agosto e mancava poco al termine dei famigerati 130 giorni quando le sfere del drago di Namecc avrebbero ripreso a funzionare. Quattro mesi di pace e armonia erano passati. I namecciani erano un popolo educato e pacifico, non le avevano dato alcun disturbo durante la convivenza.

Si rabbuiò leggermente muovendo gli occhi verso una finestra del piano superiore poco più a sinistra del balcone. La stanza occupata da Vegeta. Non che le avesse dato fastidio, anzi: non lo vedeva quasi mai.

Quando lo aveva invitato a trasferirsi alla Capsule con tutti i namecciani aveva sperato in un qualche minimo contatto con lui. Non aveva ancora capito cosa l’avesse spinta a compiere quel gesto: Vegeta era un assassino, voleva distruggere la Terra, voleva uccidere Son Goku, era violento, maleducato e arrogante. Nessuna persona con la testa sulle spalle lo avrebbe accolto a casa. Ma Bulma era famosa per essere fuori dal comune.

Le era sembrato così solo e quasi incompreso quel giorno del ritorno sulla Terra quando aveva invitato i namecciani a casa. Appoggiato a quell’albero con le braccia conserte le aveva dimostrato la sua intelligenza arrivando ad una conclusione prima della donna più intelligente del pianeta e le aveva dato il suo aiuto incondizionato. Beh, forse l’aveva fatto solo perché desiderava scontrarsi con il famoso super saiyan…ma l’importante era il risultato, non il fine nascosto. Era stato anche sgarbato con il piccolo Gohan che, educato com’era, gli si era avvicinato con un sorriso speranzoso e gli aveva teso la mano che il principe, disgustato, aveva schiaffeggiato. E aveva puntato gli occhi su di lei.

Bulma rabbrividì nuovamente ricordando il momento: come poteva un assassino essere così affascinante? Si era quindi lasciata guidare dagli ormoni. Non che desiderasse andare a letto con lui - questo mai! – ma la ragazza era anche famosa per impazzire davanti ai bei ragazzi.

Se solo quel saiyan si degnasse di mostrarsi in giro! Lo vedeva a malapena a cena dato che nemmeno a pranzo si faceva vivo. Al mattino presto partiva senza dire nulla a nessuno e alle volte mancava da casa per giorni e giorni.

Una leggera brezza scompigliò i lunghi capelli azzurri di Bulma e fecero alzare leggermente la sua gonna. Con un sorriso soddisfatto la ragazza chiuse gli occhi lasciandosi cullare da quella pace. Prese un lungo respiro estasiato e rimase a lungo ad osservare il panorama di fronte a lei.

Quando si girò per rientrare, per poco non si mise ad urlare notando il principe dei saiyan seduto sul bordo del terrazzo con le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato fisso su di lei.

 

Sudato e stanco, Vegeta si spogliò della tuta logora che indossava e si gettò nell’acqua rinfrescante di quel laghetto naturale nascosto nell’isola sperduta in cui si svolgevano i suoi allenamenti giornalieri. Quel pianeta gli dava ormai alla nausea.

Quei dannati 130 giorni sembravano non concludersi mai! Ecco come si era ridotto il principe dei saiyan: bloccato su un pianeta di smidollati neanche in grado di difendersi e costretto a ‘convivere’ con un branco di namecciani e una famiglia terrestre composta dalle due donne più irritanti che avesse mai conosciuto. E tutto per colpa di Kakaroth!

I suoi guai erano iniziati da quando Radish aveva pronunciato per la prima volta quel nome. Se non fosse mai venuto a conoscenza della presenza di quella sottospecie di saiyan avrebbe potuto continuare ad allenarsi con i migliori guerrieri della galassia, sarebbe diventato un super saiyan e avrebbe distrutto Freezer con le sue stesse mani. Maledetto Kakaroth: era compito suo sbarazzarsi di quel mostro! Fin dall’infanzia si allenava in vista dello scontro finale con il suo ‘padrone’.

Tutti i suoi sogni erano stati infranti. E ora si trovava bloccato in quel misero pianeta in attesa del ritorno del suo peggior nemico.

Si andò ad immergere completamente sott’acqua e vi restò per qualche minuto mantenendo gli occhi aperti e i muscoli tesi. Si rialzò poi e, uscito dalla sorgente, si agitò come un cane bagnato e aumentò la sua aurea per asciugarsi completamente. Storcendo il naso andò a reindossare la sua tuta sgualcita e la corazza graffiata e bucata in più punti. Non gli piaceva continuare ad indossare quella dannata divisa, ma era sempre meglio di niente.

Si alzò poi in volo diretto alla Capsule Corporation. Se era abbastanza fortunato non si sarebbe imbattuto in nessuna delle due odiose donne. Si sarebbe chiuso in camera a meditare e poi, ad un’ora molto tarda, si sarebbe recato in cucina ad arraffare del cibo.

Volò velocemente in direzione della città dell’Ovest – ormai riusciva ad orientarsi facilmente – e si bloccò proprio in cima al grande edificio giallo. Prese a scendere lentamente, deciso ad entrare nella propria stanza tramite la finestra che lasciava sempre socchiusa, ma ben presto si accorse della presenza azzurra sul terrazzo proprio sotto di lui. Ignorandola, cercò di spalancare la finestra ma non ci riuscì essendo questa stata richiusa. *Dannazione!* pensò il saiyan cercando un modo per non essere visto e quindi bloccato da lei. Per quanto ottusa potesse essere, l’avrebbe subito notato se fosse planato in giardino e passato dall’ingresso della casa. E se anche avesse tirato dritto la donna bionda lo avrebbe seguito e tormentato. Meglio una di due.

Scese velocemente sul balcone agitando l’aria e si ritrovò ad apprezzare la visione delle mutandine con le fragole della donna.

Si sedette quindi silenziosamente sul balcone e incrociò le braccia, aspettando. E non riuscì a trattenere il perfido ghigno quando la spaventò.

 

“Vegeta!!! Ma sei impazzito?!” domandò Bulma appoggiandosi una mano al petto. Non l’aveva minimamente sentito arrivare.

“Non strillare, donna” rispose lui tranquillamente.

La ragazza piantò le mani ai fianchi e lo guardò con rabbia. “Si può sapere dove sei stato anche oggi?! Qui sarai anche solo un ospite, ma comunque hai il dovere di informare quando esci e dove vai!”

Vegeta alzò un sopracciglio. “Io non ho nessun obbligo simile, donna.” Si alzò minacciosamente dalla sua posizione e si andò a piantare di fronte a lei fissandola pericolosamente negli occhi. “Dovresti ritenerti fortunata che non ti ammazzo in questo istante” si avvicinò con il volto al suo fino quasi ad alitarle in faccia.

Bulma socchiuse gli occhi, spaventata. Ma non abbassò lo sguardo. Non poteva dimostrarsi debole con lui o non avrebbe più avuto scampo.

“Non mi uccideresti mai…” bisbigliò lei “Goku e io siamo amici. Se tu mi uccidessi lui non ci penserebbe due volte a vendicarmi. E sbaglio o tu non sei ancora un super saiyan come lui?” chiese poi irriverente.

“Bada donna!” rispose Vegeta agitando il pugno di fronte a lei. Ma sapeva che aveva ragione. “In breve tempo sarò anch’io un super saiyan! Sconfiggerò Kakaroth e stanne certa…tornerò qui a fare fuori anche il tuo bel faccino. Contaci” finì ghignando.

Fece per andarsene ma Bulma si frappose sulla sua strada.

“Ma fino a quel momento non potrai farmi nulla!” disse appoggiando una mano sul suo petto e fermandolo. Un pezzo dell’armatura di Vegeta si sbriciolò tra le sue mani. “Ah! Che schifo! Come fai ad andare in giro con addosso una cosa simile?” domandò lei squadrandolo da testa a piedi. “Sai, ti servirebbe proprio un po’ di shopping. Ti potrei accompagnare, che ne dici?” chiese subito entusiasta.

Vegeta la guardò male. Il principe dei saiyan non era certo una amichetta del cuore con cui andare a fare spese, né tantomeno il suo schiavetto o il suo ‘ragazzo’ come dicevano sulla Terra. “Scordatelo! A me va bene così!” le gridò in faccia per poi scansarla malamente ed entrare in sala, incurante se ci fosse o meno stata l’oca dai capelli biondi.

“Screanzato! Lo facevo per te!” gli urlò Bulma dietro mentre lo fissava uscire dalla stanza. Si girò nuovamente su sé stessa e fissò il cielo. Era comunque riuscita a parlare con lui.

 

Nonostante il loro pianeta fosse stato distrutto da poco e fossero salvi per miracolo, i namecciani sembravano quasi aver dimenticato la terribile avventura da loro vissuta e si stavano ambientando facilmente sul pianeta Terra.

La Capsule Corporation era colma di risate ed elettrizzante armonia. Gohan arrivava quasi ogni pomeriggio e passava in allegria il tempo con Dende e gli altri piccoli alieni con cui aveva fatto amicizia. E per quanto Chichi non apprezzasse che suo figlio impegnasse la maggior parte del tempo con loro e quindi alla larga dai libri, non riusciva a dire di no a quel faccino sorridente che per la prima volta nella sua vita aveva trovato una compagnia della stessa età.

Il piccolo mezzo saiyan arrivò anche quel pomeriggio dopo pasto ed, educatamente, si presentò alla porta dell’edificio suonando il campanello e aspettando diligentemente che gli venisse aperto. Fu la signora Brief ad accorrere.

“Oh, ciao caro!” lo accolse con il solito sorriso stampato sulle labbra. “Buongiorno signora…” rispose timidamente Gohan guardandosi la punta delle scarpe. “Ti prego, accomodati! Dende e i suoi simpatici amichetti sono nella serra. Corri da loro!” lo invitò indicando la strada che il piccolo conosceva già alla perfezione.

“La ringrazio!” disse freneticamente correndo verso la sua meta. Aveva tanta voglia di rivedere i suoi amici! E più si avvicinava, più riusciva a distinguere le aure dei namecciani tra cui si stagliava anche quella di Piccolo. Il sorriso di Gohan si allargò ulteriormente al pensiero di rivedere anche il suo caro maestro e amico, e accelerò felice.

Arrivato alla porta scorrevole fece una piccola corsa sul posto aspettando l’aprirsi delle porte automatiche e quando la luce lo colpì nuovamente in viso saltellò contento e si gettò alle spalle di Dende facendolo spaventare e buttandolo a terra. Quando il namecciano riconobbe l’amico i due cominciarono a ridere e rotolare per terra. Tutti si girarono a guardarli e una risata generale riecheggiò nella serra. Persino Piccolo, a quella scena, non riuscì a trattenere un sorriso e diede le spalle agli altri, troppo orgoglioso per dimostrare i suoi sentimenti.

“Ben arrivato Gohan!” esclamò Bulma raggiungendo i due che ancora rotolavano per terra. La ragazza rise e automaticamente pensò di non aver mai visto il figlio di Goku così felice. Forse Chichi e Goku dovevano iniziare a considerare la possibilità di avere un altro figlio…sicuramente Gohan ne sarebbe stato entusiasta. Quando Goku sarebbe tornato in vita glielo avrebbe detto.

“Ciao Bulma!!” rispose il piccolo bloccando il gioco per un momento. I due rimasero stesi sull’erba raggomitolati insieme. “Come siete carini!” esclamò Bulma ridendo.

Di nuovo la stanza si riempì di risate ma tutti, eccetto Bulma, si bloccarono improvvisamente sentendo un’aura conosciuta lì attorno.

Capendo di essere la sola ancora a ridere, la ragazza si guardò attorno e vide le espressioni tese e leggermente spaventate dei suoi ospiti. Gohan e Piccolo avevano lo sguardo fisso dietro di lei. Bulma si girò su sé stessa e si trovò immersa in due occhi scuri come la notte senza stelle.

Ciao Vegeta” disse tranquillamente. Sembrava essere l’unica non intimorita dal saiyan, e probabilmente lo era. Lui grugnì una sottospecie di risposta per poi incrociare le braccia al petto e sparire dalla stanza.

Tutti si lasciarono andare in un sospiro di sollievo e ripresero le loro attività.

“Dimmi Bulma” iniziò Gohan alzandosi in piedi e aiutando anche Dende “Vegeta ti da fastidio qui?”

Lei sbattè le palpebre, pensandoci. Poi rispose con tranquillità. “No. Per niente. Anche perché non è quasi mai in casa” ammise leggermente intristita dall’ultima parte. “Non ho idea di dove vada. Alla mattina parte in volo e a volte non lo vedo tornare per giorni. Che tipo strano! Probabilmente si allena in segreto!” continuò lei inclinando la testa da un lato.

Gohan, che per tutto il tempo aveva mantenuto un’espressione seria e decisamente troppo matura per la sua età, si sciolse in un sorriso costatando di come tutto andasse nel migliore dei modi.

“Senti Gohan? A che cosa giochiamo oggi?” chiese Dende richiamando l’attenzione dell’amico. “Non saprei…tu hai qualche idea?”

Il namecciano scosse la testa. Sembravano aver esaurito i giochi. Fu allora che Bulma si intromise nel discorso.

“Io avrei un’idea. Devo recarmi in centro fra poco a fare spese e guarda caso devo proprio passare davanti al parco giochi…vi andrebbe di accompagnarmi?” chiese strizzando l’occhio.

Gohan saltò dalla gioia e quando Dende gli chiese cosa fosse esattamente questo posto, il piccolo mezzo saiyan rispose esultando in cosa consistesse. Entrambi poi iniziarono a saltare insieme facendo un girotondo. “Direi che siete interessati!” disse Bulma con un sorriso. I due si fermarono e la guardarono come se fosse stata una divinità.

La ragazza si compiacque del risultato e andò a prepararsi per uscire.

 

Quando Bulma fu pronta ad uscire – ovvero più di mezzora dopo – chiamò Gohan e Dende che quasi avevano perso la speranza di partire. Al namecciano venne fatto indossare un cappellino per coprire le orecchie appuntite. Bulma decapsulò la sua decappottabile rossa, fece salire i bambini, e dopo aver acceso la radio quasi a tutto volume mise in moto e sfrecciarono lungo le vie del centro.

Dende e Gohan, seduti nei posti dietro dell’auto, cercavano di reggersi in ogni modo da qualche parte. Bulma correva veramente tanto!

Arrivati a destinazione la ragazza intravide un parcheggio libero e, senza nemmeno rallentare, tirò il freno a mano facendo sterzare la macchina e posizionandola perfettamente nelle linee del parcheggio.

I due bambini scesero vacillando dall’auto, ancora scossi dall’emozione.

Eccoci arrivati!” esclamò Bulma scendendo dall’auto e ravvivandosi i capelli, per poi incamminarsi decisa verso il centro commerciale senza aspettare che i due si riprendessero. Gohan e Dende le corsero dietro e, pacamente, la seguirono senza neppure chiedere dove stessero andando.

Passarono più di un’ora a setacciare ogni tipo di negozio e i poveri bambini si trovarono sommersi di pacchi comprati da Bulma. Sembrava non fermarsi mai.

“Ehm, Bulma?” chiese timidamente Gohan affacciandosi da dietro la pila di oggetti che stava trasportando. La ragazza si girò incuriosita.

“Ehm…hai ancora molti negozi da vedere?” continuò sempre con molta educazione. Lei sorrise intenerita: per quel giorno poteva bastare. “Beh…solo uno. Ma penso che vi piacerà!” disse incamminandosi verso il luogo prescelto.

“Arrivati!” esclamò lei indicando alle sue spalle dove una grande gelateria piena di gente in coda aspettava il proprio turno. “Vi va un bel gelato?” chiese lei sapendo già la risposta. “Siiiii!!!!” gridarono i bambini entusiasti. Poi si guardarono le mani occupate: non sarebbe stato affatto facile mangiare il gelato con quei pacchi in mano.

Bulma capì subito il problema. “Sentite, andiamo a sederci in quella panchina laggiù” e ne indicò una poco distante “Lì potrete appoggiare i pacchi e poi andrete a prendervi il gelato! Ve lo siete proprio guadagnato!”

I bambini corsero verso la panchina e appoggiarono cautamente fino all’ultimo pacchetto. Bulma poi diede loro i soldi e i due corsero per mano verso la gelateria.

La ragazza quindi si sedette stancamente sulla panchina lasciandosi andare in un sospiro tutt’altro che femminile. Era davvero stancante fare shopping!

*Oh Yamcha…mi manchi!* pensò al suo defunto ragazzo. Solitamente era con lui che intraprendeva quelle maratone di shopping ma doveva ammettere che anche i due bambini non se l’erano cavata male! Per far loro piacere era bastato offrire un gelato; solitamente Yamcha si riprendeva osservando le gambe delle altre ragazze.

Bulma si imbronciò al ricordo. Ma quando l’avrebbe risuscitato le cose sarebbero cambiate. Dovevano cambiare. Era giunta l’ora di mettere la testa a posto…e magari sposarsi e creare una famiglia. Bulma continuava a chiedersi se sarebbe stato quello il suo futuro con Yamcha. Era abbastanza maturo per essere il suo compagno per la vita e un padre per i loro eventuali figli?

Quando vide Gohan e Dende ritornare da lei con in mano ciascuno un gelato di mille colori grande quasi il doppio della loro manina le venne da ridere. Quei bimbi erano proprio carini. Si trovò a immaginare sé stessa come una madre: sarebbe stata in grado? Una cosa era certa, non avrebbe avuto figli se non dopo essersi sposata con un uomo deciso a restare con lei. Voleva sicurezze.

Gohan e Dende si sedettero sulla panchina accanto a lei e presero ad abbuffarsi con i loro gelati. Quando finirono erano entrambi sporchi e appiccicosi ma decisamente felici. Bulma scosse la testa sorridendo nonostante tutto.

“E adesso?” chiese Dende facendo dondolare i piedi. “Adesso andiamo al parco giochi!” sorrise Bulma alzandosi in piedi e sistemandosi la gonna rosa. I bambini schizzarono in piedi e ripresero ad esultare con il loro girotondo. Ripresero tutti i pacchi che avevano appoggiato e si lasciarono guidare fino alla macchina di Bulma. Seduti e con le cinture di sicurezza bene allacciate, partirono alla volta del parco giochi.

Giunti a destinazione, i due bambini non poterono trattenere l’esclamazione di stupore alla magnificenza di colori del parco. Bulma reincapsulò la macchina con tutti i suoi pacchi e indicò ai bambini di correre a giocare. E i due non se lo lasciarono ripetere.

Gioiosamente corsero in tutte le direzioni cercando di decidere in quale giostra salire. Bulma li seguiva distrattamente, fiduciosa che non si facessero male o forse troppo inesperta con i piccoli per preoccuparsene.

Fatto sta che in pochi minuti li perse di vista. Sapeva che i due potevano cavarsela da soli, ma erano entrambi talmente innocenti e gentili che probabilmente non sarebbero stati in grado di reagire prontamente a qualche mal intenzionato. Immaginava già la faccia di Chichi se fosse successo qualcosa a Gohan.

“Bambini!! Gohan!! Dende!! Dove siete?” chiese guardandosi attorno. Ricevette una risposta dall’alto di un imponente scivolo. Era il piccolo namecciano che, merito del suo super udito, aveva subito captato la sua richiesta.

La ragazza sospirò di sollievo e, sorridendo, rimase a guardare i due scendere.

I bambini risero un sacco e le andarono incontro, scusandosi immediatamente per non averle detto dove erano andati. “Non fa niente. Solo fate attenzione” disse lei.

Passarono più di un’ora a giocare, i bambini provarono tutte le giostre più volte e fecero amicizia con altri ragazzini accompagnati dai rispettivi genitori. Un giovane papà di 30 anni attaccò bottone con Bulma.

“Anche lei qui al parco giochi a scarrozzare dei bambini?” chiese lui affiancandola e sorridendo gentilmente. Era un uomo giovane e aitante, capelli e occhi scuri, sorriso gentile e carattere solare e aperto. *Proprio il mio tipo!* pensò Bulma dimenticando nuovamente di essere fidanzata. Arrossì leggermente e prese spudoratamente a flirtare, ridendo di battute affatto divertenti e usando una vocina sottilissima.

Convinta di rimorchiare, Bulma mentì leggermente affermando che Gohan fosse suo figlio e Dende un suo cuginetto. I due bambini non potevano certo essere scambiati per fratelli!

“Davvero?” chiese l’uomo desideroso di conoscere di più della sua storia. “E il padre dov’è?”

Bulma si morse il labbro e pensò rapidamente ad una risposta. “Ehm…il padre è…è a lavoro!!” risolse in fretta “Doveva lavorare e allora ho portato io i bambini al parco giochi! Di solito è sempre lui che porta nostro figlio in giro!” mentì rapidamente.

“Capisco…invece mia moglie non ha mai tempo di portare la nostra bambina in giro. Ha sempre la scusa del lavoro” disse lui triste. “Beh, lavorare è importante ma anche i figli lo sono!” rispose Bulma convinta che quando avrebbe avuto dei figli si sarebbe occupata personalmente di loro e avrebbe denigrato il lavoro.

L’uomo sorrise caldamente mostrando i suoi denti bianchi e il cuore di Bulma fece un capitombolo.

“E mi dica…suo marito com’è?” chiese l’uomo notando come la figlia fosse immersa in giochi di tutti i tipi con gli altri bambini e ovviamente poco interessata al ritorno a casa.

“Beh…” iniziò Bulma lasciandosi trasportare dalla fantasia “E’ un uomo dolce e romantico, e mi ama da impazzire!” disse civettuola e ridendo quasi istericamente. “E’ stato amore a prima vista! Ho capito subito che ci saremmo sposati!” Il suo interlocutore la guardò un momento tra il perplesso e lo spaventato e continuò a chiederle informazioni più precise.

“E che lavoro fa?” le domandò. “Dunque…è un…un dottore! Sì, è proprio un dottore! E’ molto intelligente, sa?” continuò la sua sfilza di bugie. Mentalmente si domandò perché non avesse semplicemente descritto Yamcha: beh, forse un giocatore di baseball non era proprio l’immagine dell’uomo colto e intelligente.

“Davvero? Ma che coincidenza, anch’io sono un dottore!” affermò l’uomo facendo subito pentire Bulma di non aver tenuto la bocca chiusa. “In cosa è specializzato? E in che ospedale pratica?” chiese lui sempre più interessato.

“Ecco…è un chirurgo plastico! E lavora all’ospedale di…Berry Town!” biascicò lei sperando con tutto il cuore che l’uomo non continuasse a farle domande. “Conosco molti dottori di quell’ospedale! Magari lavorano con suo marito!” rispose lui mentre Bulma si sentì sprofondare. “La prego, mi dica il nome del suo consorte così lo potrò conoscere! Dev’essere un uomo veramente in gamba per essere riuscito ad ottenere l’amore di una donna bella come lei!”

La ragazza si sentì fluttuare al complimento ricevuto e dimenticò totalmente la sua vergogna. “Oh, così mi fa arrossire!” aggiunse posandosi una mano al volto. “Però non posso proprio parlare di lui…è un uomo molto riservato e timido con gli altri. Non apprezza essere adulato così. Se mi sentisse adesso mi direbbe di smetterla di continuare a discutere di lui!”

“Oh, la prego me lo dica!” la implorò quasi lui. “Ma…perché le interessa tanto?” domandò la ragazza desiderosa di uscire da quel discorso. “Mi basta guardare lei per capire quanto sia bravo suo marito! Chissà quanti interventi di chirurgia plastica le avrà fatto per farla diventare così! E mia moglie necessiterebbe di qualche buona aggiustatina…” sorrise l’uomo squadrando la ragazza da testa a piedi.

Bulma iniziò a tremare. Come si permetteva quello screanzato?! “Come osa?!?! Sappia che tutto ciò che vede è naturale al 100%!!!” gridò lei facendo crollare l’uomo a terra. Quest’ultimo si rialzò lentamente e rispose “Avanti, non ci credo! E’ impossibile che una donna che sposa un chirurgo plastico non si sia mai fatta ritoccare da lui!” Senza pensarci due volte, Bulma strinse la mano a pugno ed andò a stampare un potente gancio contro la mascella del malcapitato che rovinò a terra incapace di reggere il colpo.

“Brutto zoticone che non è altro!! Nessuno può parlarmi così!!” disse Bulma sovrastandolo con i pugni piantati ai fianchi. Si rivolse poi a Gohan e Dende e urlò loro di avvicinarsi.

Gohan! Dende! Torniamo a casa!” ringhiò ai due che non se lo fecero ripetere ancora e corsero da lei scusandosi con l’uomo che, ancora a terra, si posò una mano sull’occhio colpito.

 

“Siamo a casa!” gridò Bulma aprendo l’ingresso della Capsule Corporation. Gohan e Dende la seguivano caricati di tutti i pacchi comprati dalla ragazza.

“Ehm, Bulma? Dove li mettiamo?” chiese il mezzo saiyan barcollando. “Potete appoggiarli sul divano” rispose lei stiracchiandosi. I bambini si svuotarono in fretta e la signora Brief chiese loro se desideravano dei dolcetti. Domanda scontata per dei bambini. I due corsero infatti in cucina decisi a strafogarsi incuranti che la cena sarebbe stata servita a breve.

Bulma era ancora irritata per il discorso che aveva avuto con quel signore e prese a svuotare alcuni pacchetti per risollevarsi il morale. Aveva fatto incetta di camicette, magliette, gonne, jeans, gioielli, borse e scarpe. Forse avrebbe dovuto comprare anche un nuovo armadio.

All’ennesimo pacchetto scartato trovò una camicia che le fece tornare il sorriso. Era sicuramente l’acquisto migliore della giornata. Emozionata corse subito su per le scale ed andò a bussare alla porta di Vegeta, sperando fosse in camera.

Non ci fu risposta. Bulma allora aprì la porta per controllare che davvero non ci fosse nessuno.

“Vegeta?” chiese affacciandosi. Si guardò attorno ma di lui non c’era traccia. “Uffa!” borbottò lei entrando. Anche quel giorno era andato via.

Si avvicinò al letto e osservò la desolazione di quella stanza: non un abito, non un piccolo ricordo del suo passato, nulla. Vegeta non aveva niente. Bulma si morsicò il labbro inferiore mentre sentiva la solitudine attanagliare anche il suo cuore: quel saiyan non aveva nessuno al mondo. Non poteva certo biasimarlo per essere sempre così scontroso e arrabbiato.

Ma tutto sarebbe cambiato. Se era cambiato Piccolo, perché non sarebbe potuto cambiare anche Vegeta? Bulma era convinta che grazie all’amicizia di Goku e un po’ di aiuto anche il principe dei saiyan sarebbe potuto diventare un difensore del pianeta.

Si avvicinò alla finestra e si affacciò, sperando di vederlo arrivare.

La richiuse allora, proprio come aveva fatto la sera prima, e dopo aver appoggiato il suo regalo sul letto se ne andò.

 

Distesa in modo non propriamente femminile sul divano con gli occhi puntati alla TV, Bulma, in pigiama, continuava a fare zapping alla ricerca di qualsiasi programma da guardare. Si piantò allora su una sit-com già vista e afferrò il sacchetto di patatine iniziando a sgranocchiarle. Fu così che Vegeta la trovò.

“Donna! Cosa diavolo è questa roba?!” le gridò contro gettandole addosso la camicia che aveva trovato sul suo letto.

“Come sarebbe a dire che cos’è?!” domandò lei alzandosi a sedere. “E’ una bellissima camicia! E penso che ti starebbe proprio bene! L’ho comprata apposta per te!” si vantò infine mostrandogliela di nuovo.

“Ma…è rosa!!” sbottò lui rosso in faccia. “Come puoi pensare che il principe dei saiyan accetti di indossare qualcosa di quel colore?!” chiese offeso.

“Io la trovo carinissima!” gli rispose Bulma sorridendo. “E poi guarda qui!” disse girandola e indicandogli la scritta sul retro. “Dice ‘Bad Man’ cioè uomo cattivo! Proprio come te!!” e iniziò a ridere e scalciare.

Vegeta strinse le labbra e le gridò: “Non mi metterò mai quella robaccia! Io sono il principe dei saiyan, non indosserò mai quella roba da volgare terrestre!! Scordatelo donna!!

“Ma non puoi continuare a metterti quell’orribile tuta!” gli rispose storcendo il naso.

“Sono affari miei!” le rispose lui girandosi. Si diresse allora verso la porta e prima di uscire girò leggermente il volto per dirle: “E non provare mai più ad entrare nella mia stanza e chiudere la mia finestra!” E se ne andò.

Grrrr!!!! Che odioso!!!” lo maledì Bulma riprendendo il suo sacchetto di patatine. “E io che sono così stupida da essere gentile con lui!! Gli uomini sono tutti uguali!! Non mi sposerò mai!!!” affermò con decisione e riprese a guardare il programma TV.

E pensare che era stata felicissima quando aveva trovato la camicia! Vegeta era un ingrato! Ma prima o poi sarebbe riuscita a fargli indossare il suo regalo.

Lei era Bulma Brief, non era ancora nata la persona in grado di evitare di fare ciò che lei desiderava. E neppure il principe dei saiyan poteva. Prima o poi se ne sarebbe reso conto anche lui.

 

 

 

 

FINE

 

 

Piccola one-shot senza pretese sul primo soggiorno del nostro saiyan preferito alla Capsule Corporation. La famigerata camicia rosa “Bad Man” non poteva che essere un regalo di Bulma! E se per questa volta il saiyan è riuscito a scamparla, noi tutti sappiamo come gli venga appioppata al ritorno sul pianeta! Bulma vince sempre!

Ho cercato di datare abbastanza precisamente il soggiorno del principe sul pianeta…dopo l’esplosione di Namecc, notando il clima sulla Terra, presumo fosse stato verso il mese di maggio. E all’evocazione del drago Polunga, Bulma indossa un vestitino a maniche lunghe percui immagino fosse il mese di settembre.

Spero vi sia piaciuta almeno un po’!! Recensite se vi và!!

Alla prossima!!

  
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