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Autore: Cloe901s    01/10/2012    2 recensioni
Il suo sì, il tuo sì, il vostro bacio, i sorrisi che vi scambiavate, le vostre mani intrecciate, tutto mi uccideva, tu sapevi mi stesse uccidendo, ma non te ne curavi, mi avevi voluto lì, in ogni caso.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avevi deciso per entrambi e questo non era giusto. Ti eri sposato, mi avevi persino scelto come testimone, costringendomi ad assistere a quella messinscena.
Il suo sì, il tuo sì, il vostro bacio, i sorrisi che vi scambiavate, le vostre mani intrecciate, tutto mi uccideva, tu sapevi mi stesse uccidendo, ma non te ne curavi, mi avevi voluto lì, in ogni caso. Non ti importava se avessi dovuto trattenere le lacrime per tutta la cerimonia, non ti importava se le mie mani tremassero talmente tanto da non riuscire a tenere in mano il microfono al momento del discorso, non ti importava neppure che la mia voce mancasse, che evitassi di guardarti negli occhi.
Io non sapevo mentire, non ero capace di leggere spensieratamente quel bel discorso che mi ero preparato pieno di "il mio amico" o "una volta mi disse" e ancora "mi parlava sempre di te" rivolgendomi alla tua sposa.
La vedevo muoversi tra gli invitati come una regina, circondata da fieri sorrisi, complimenti insensati e sguardi commossi. Come la odiavo, quanto mi sarebbe piaciuto stringere le mani intorno al suo collo fino a vedere la luce abbandonare i suoi occhi, accompagnarla a terra e lasciarla lì, morta e fredda. Scacciavo questi pensieri e, ogni volta che mi si avvicinava, le sorridevo, tentando di evitare il tuo sguardo che mi cercava ovunque.
Perché continuavi? Perché non la smettevi di stuzzicarmi? Avevi scelto la tua strada solo da poche ore e già ti tiravi indietro.
Solo Leonard sapeva, solo lui conosceva tutto. Era la mia unica speranza di sopravvivenza, l'unica persona che conosceva il mio dolore, solo lui poteva salvarmi, nonostante fossi già spacciato.
-Come stai?- mi aveva chiesto, porgendomi un calice con dello champagne dentro.
-Guardalo, sembra quasi felice.- ti indicai con il bicchiere, ingurgitando velocemente il contenuto.
Poi tu lo feci, di nuovo, la baciasti, cercando il mio sguardo. Un bacio dolce da parte sua, scontato per te, tanti applausi, tante risate, anche la tua.
Strappai il bicchiere di mano a Leonard e, non appena ti voltasti a sorridere a qualcun altro, esprimendo tutta la tua gioia, tracannai anche quello.
-Se vuoi andiamo via. Luke capirà.- mi propose lui, vedendo il mio disagio, nonché il mio astio contro la donna che si premetteva di toccarti.
-No, voglio rimanere. Preferisco vedere e sopportare piuttosto che andare via e immaginare. Sarebbe peggio, molto peggio.- storsi il naso sentendo lo champagne infiammarmi il petto.
Leonard sospirò e tutto procedette come previsto.
Cerimonia perfetta, sposi perfetti, invitati perfetti, cibo perfetto, regali perfetti, vestiti perfetti, foto perfette. Tutto perfetto. Ma d'altronde era così che volevi, era così che avevi deciso: volevi una vita perfetta, una vita semplice, senza complicazioni, senza lotte, ma lo capivo. Eri debole, lo eri sempre stato, pensavo avrei potuto cambiarti, pensavo di poterti dare coraggio, pensavo saresti stato disposto a lottare per me, per noi. Ma mi sbagliavo, ovviamente, io mi sbagliavo sempre su di te.
-Bel matrimonio...- mi avevi poi detto, senza nemmeno guardarmi alla fine della cerimonia, quando eravamo rimasti solo noi due in quella sala decisamente troppo pomposa.
Io avevo ricambiato l'indifferenza, annuendo silenziosamente.
-Elise ha prenotato in un albergo di lusso, lo odio, odio questo genere di cose. Avrei preferito andare a casa, ma lei ci teneva.- continuasti, sembrava ci provassi proprio gusto nel girare il coltello nella piaga.
Sentii la mani prudere e mi girò la testa, come mi succedeva spesso quando ero frustrato, ma ormai non ci facevo più caso.
-Ci tenevi a ricordarmi che te la scoperai proprio stanotte e la notte successiva e quella dopo ancora?- urlai quasi, fortunatamente non c'era nessuno, altrimenti sarei stato preso per pazzo, ma in quel momento non mi sarebbe importato.
Ti odiavo, ti odiavo con tutto me stesso.
-No.. Volevo solo..- tentasti, ma ero troppo abbattuto per lasciarti finire, per sentire la tua voce.
-Non importa. Lo sapevo già, in ogni caso.- continuai, prima di voltarti le spalle e muovere qualche passo.
Tu non facesti nulla, non mi fermasti, non mi dicesti nemmeno un misero "aspetta". Niente di niente, solo silenzio, ma non mi sorpresi. Eri così tu, evitavi tutto, avevi evitato anche di amarmi, figuriamoci litigare.
Me ne andai così da quel matrimonio, fiacco, annoiato e con un enorme vuoto, che solo tu avresti potuto colmare, ma tu non c'eri e non ci saresti stato mai più, non come io avrei voluto almeno.
 
 
Il tempo passò, ci sentivamo poco. Tu eri sempre di fretta, io sempre freddo e il nostro rapporto si lacerò totalmente. Non ci vedemmo più; mi invitasti una volta ad una cena, non venni, c'era anche lei. Avevo appena superato gli istinti omicidi nei suoi confronti, vederla stringerti la mano con la fede al dito, la fede che io avrei dovuto portare, non avrebbe aiutato.
Ti evitavo, ti evitavo perché ti odiavo; ti odiavo perché mi facevi stare male; mi facevi stare male perché ti amavo; ti amavo perché avevo bisogno di te; avevo bisogno di te perché ti amavo.
Poi un giorno non potei farne a meno, non potei evitare di rispondere al telefono. Un momento di fretta in cui non ebbi memoria di controllare il numero sullo schermo e risposi.
-Vorrei conoscessi mio figlio.- avevi detto.
Un'altra pugnalata. Mi avevi invitato in ospedale, non ero venuto, mi era morto il gatto, non potevo di certo lasciarlo solo a casa. Eppure tu non capivi, ti ostinavi a tenermi attaccato a te, non volevi andassi via, non me lo permettevi.
Volevo dirti di no, inventare una scusa, ma sentire la tua voce, dopo tutto quel tempo mi aveva confuso le idee e risposi un vago "va bene", fingendomi entusiasta.
Sentii di nuovo la tua voce, quella che amavo, la voce del Luke felice, la tua voce roca, ma calda e eccitante.
Chiusi con una scusa, ma era tardi non avevo scampo, dovevo vederti. Vedervi: te e tuo figlio, e tua moglie, ovviamente.
Suonai il campanello, ero il ritardo.
Fa che non ci siano, fa che sia tardi.
Ma le mie preghiere non furono ascoltate, mi accogliesti in casa tua. Eri bellissimo e la tua visione mi bloccò per diverso tempo, ridevi dandomi pacche sulla schiena e cercando di riportarmi alla realtà, ma con te io non potevo mai stare con i piedi per terra.
Lei non c'era e improvvisamente mi sentii molto meglio, mi rilassai, ripresi a scherzare con te come facevamo un tempo. Mi sembrò di essere tornato indietro nel tempo, molto indietro. Quando ridevamo insieme di ogni cosa, quando poi mi abbracciavi sussurrando "ma sei proprio scemo!". Dio, quanto mi mancavi.
Ma dovevo reprimere i ricordi, altrimenti mi avrebbero soffocato, bastavi tu a togliermi il fiato.
-Quel giorno, il giorno del matrimonio, io pensavo a te, quando la baciavo.- esordisti.
Il cuore cominciò a battere troppo forte, non riuscii a parlare, né a respirare. Stavi parlando di noi, non potevo sopportarlo, dovevo fermarti.
-Luke, é...- cominciai, ma non mi uscii di bocca nient'altro.
-Io ho pensato a te quando ho detto sì. Io volevo dirlo a te, solo a te.- i tuoi occhi erano seri, non traspariva nessuna emozione, mi scrutavi, ma allo stesso tempo coglievo dolcezza nel tuo sguardo, qualcosa che non avresti potuto nasconde.
-È tardi.- sospirai, abbassando lo sguardo.
-Volevo lo sapessi.- posasti una mano sulla mia gamba, sentii il calore della tua pelle attraverso i jeans e cominciai a respirare affannosamente, fissando dapprima la tua mano, poi i tuoi occhi, fissi sui miei.
-Nel caso ti fosse passato per la mente il malato pensiero che io non ti ami..- continuasti, inchiodando maggiormente i miei occhi.
Sorrisi mestamente, cercando di recuperare lucidità.
-Io ti amo, tu no. Io ti amo perché ho sopportato tutto in silenzio, da sempre, sopportato per entrambi.- presi un respiro e abbassai lo sguardo, non avrei avuto il coraggio necessario per dirtelo, guardandoti negli occhi. -Tu hai preferito infliggermi dolore piuttosto che starmi accanto, piuttosto che proteggermi.- sentii gli occhi pizzicare e interruppi il contatto, ritraendo velocemente la gambe e lasciando ricadere sul vuoto la tua mano.
-Mi dispiace.- avevi sussurrato.
-Credo dispiaccia più a me.- sorrisi ancora. Mi ostinavo a nascondere il dolore, ero abituato ad essere forte e dovevo continuare ad esserlo, nonostante mi fossi spogliato dei miei pensieri più intimi sotto i tuoi occhi.
-Volevo comunque ci fossi tu all'altare, con me.- continuasti, catturando con un dito una lacrima che era scesa sul mio volto.
-L'amore della mia vita..- era un soffio, accompagnato dalla tua voce. Ti avvicinasti, fino a far sfiorare i nostri nasi, dischiudesti le labbra e sentii il tuo respiro caldo e profumato sul viso.
-Eri l'amore della mia vita e ho lascito che mi sfuggissi.- pronunciasti queste parole per poi posare le tue labbra sulle mie solo per qualche secondo. Dovevo rifiutarti, spingerti indietro, picchiarti e andare via, ma non ne avevo la forza.
Ero stanco di non averti, di non toccarti.
Poggiai una mano sul tuo petto, sentendo il tuo cuore battere.
-Tu sei scappato.- aggiunsi, lasciandoti catturare con le labbra un'altra lacrima.
-Eri l'amore della mia vita e ho avuto paura.- soffiasti contro il mio collo.
-È tardi per i ripensamenti.- sussurrai, cercando nuovamente la tue labbra che mi concessero un ultimo bacio.
-È tardi per dirti che ti amo?- poche parole che mi fecero scoppiare in lacrime.
Scossi la testa, alludendo ad un timido no, che non avevo la forza di pronunciare.
-Bene, ti amo.- prendesti il mio viso tra le mani e mi cullasti, come non facevi da anni.
Per la prima volta mi considerai uno stupido. Stupido perché non ero riuscito a convincerti, stupido perché ti avevo lasciato andare. Eri solo debole, tutto qui. Se solo ti avessi fatto ragionare, se solo fossi stato poco più forte e paziente, non ci sarebbe stato bisogno di incontrare tuo figlio, lo avrei conosciuto fin troppo bene, sarebbe stato anche mio, sarebbe stato nostro.

 

 

Ciao a tutti! È una delle prime storie che pubblico, fatemi sapere che ne pensate se vi va, mi farebbe molto piacere. Vi ringrazio in ogni caso, anche se leggete silenziosamente, spero vi piaccia. Alla prossima! 

  
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