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Autore: GreenNightmare    02/10/2012    0 recensioni
Missing Moment di "It's not over 'til you're undergound". Il P.O.V. è sempre di Sallie, ma è più una riflessione sulla sua vita ora che Joey è partito e l'ha lasciata sola lì a Rodeo, a vedersela con se stessa. Sallie, sempre incerta e allo stesso tempo testarda, sempre impaurita dal futuro ma coraggiosa, la ragazza forte e dinamica che non ha paura di affrontare il mondo, la Sallie pessimista, la Sallie furiosa, passionale e orgogliosa di sempre, mette a nudo se stessa, la sua vita, ma soprattutto il suo amore per Joey. Un amore sofferto, pianto, sanguinato, sfociato in un unico bacio disperato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, mi chiamo Sallie Sander, ho quasi sedici anni, un fratello di uno, i capelli tinti di azzurro, gli occhi castani, e sono innamorata di Joey Armstrong.
E’ la prima volta che lo ammetto così candidamente e non sono ancora sicura che sia la cosa giusta.
Non l’avrei mai ritenuto possibile, e non solo perché mi ero ripromessa di non innamorarmi di nessuno; e nemmeno perché mi sono sempre considerata arida, incapace di provare sentimenti positivi; forse ciò che mi sbalordisce è scoprire che l’amore non un lusso che possono permettersi solo gli altri, quelli che vivono a Berkeley, il tipo di persone con una stanza guardaroba e la piscina nel giardino, per intenderci. Non so perché, ho sempre pensato che l’amore fosse una cosa da ricchi, per tutti quelli che hanno sempre avuto una vita facile e non sanno cosa voglia dire vedersi impegnare il mobilio perché tua madre non ha i soldi per pagare l’affitto. Io non avevo il tempo di occuparmi dei ragazzi, ero troppo impegnata a pulire cessi o sfuggire dalla tirannia della vita insieme al mio migliore amico Joe.
La mia non è mai stata una vita facile. Né quella di Joe, o quella di Larry.
La nostra vita è sempre stata così, disperata e improvvisata.
Perché quando perdi ogni speranza e ogni scusa, non ti rimane altro che vivere alla giornata e sorridere di ogni piccola cosa.
La nostra vita è uno schifo, ma ci aggrappiamo l’uno all’altro e sorridiamo: della nostra musica, di un nuovo cd, di una tinta particolare, di una semplice birra.
E viviamo così, senza sapere cosa ci succederà domani, perché stasera siamo vivi, ed è questo l’importante.
La gente ci chiama perdenti, emarginati, sfigati, figli del disagio, ma noi siamo solo ragazzi molto carini arrivati ultimi alla gara della vita.
A noi non importa niente di un vestito firmato quando possiamo avere un cd dei Rancid nuovo di zecca. Che ci importa di un cocktail party quando possiamo rubare tre birre al supermercato e bercele di nascosto a Christie Road?
Sono loro i veri perdenti, perché pensano di avere tutto e non hanno niente.
E poi, nel bel mezzo di tutto questo, è piombato Joey. All’inizio diffidavo da lui, mi sembrava uno di quei bamboccioni che vogliono fare i “ragazzi vissuti” ma su una strada, la notte, senza sapere dove andare non ci sono mai capitati. Pensavo che fosse uno di quei ricconi figli di papà che alle feste per fare il dannato si lega una cravatta sulla testa in stile Rambo, che va dal parrucchiere e spende cinquanta dollari per farsi fare un perfetto taglio punk, e cose di questo genere. Sì, perché Joey è miliardario. Anzi, farei meglio a specificare che suo padre è miliardario. Perché il padre di Joey si chiama Billie Joe Armstrong e di mestiere fa il cantante e il chitarrista.
Esatto, è il cantante dei Green Day e credo che abbia deciso di “adottarmi” o qualcosa del genere. Si prende cura di me come un padre, mi da’ ascolto e riflette sempre sulle cose che gli dico come se per lui contasse davvero la mia opinione. Per un po’ di tempo ho vissuto a casa loro, quando mi avevano espulsa da scuola.
Ma non è per i soldi, o per la fama di suo padre, che mi sono innamorata di Joey. Come dicevo, inizialmente ero convinta che fosse un bamboccio, uno che dalla vita ha tutto e non ha diritto di lamentarsi.
Solo dopo ho capito che la sua vita è incasinata almeno quanto la mia.
Ma non è neanche per questo che non riesco a togliermelo dalla testa.
Joey… Ha come una scintilla. Ha una luce tutta sua che gli brilla negli occhi, sempre, quando è felice, quando è triste, quando s’incazza (cosa che accade spesso), quando suona. Sempre. Quando parlo corruga sempre le sopracciglia in un’espressione incredula o pensierosa, a seconda dei casi; spesso mi guarda in un modo… Come se fossi un trattato scientifico incomprensibile, una mappa da decifrare. Mi fa venire i brividi.
Joey vede il mondo a modo suo. Spesso lo vede peggiore di quello che è. Spesso è più pessimista perfino di me. Allora tocca a me farlo tornare sui binari giusti. E, quando la situazione si inverte, lui fa lo stesso con me.
Joey se n’è andato. Ieri.
E’ salito sul maledetto furgone ed è sparito dalla mia vista.
E io sono rimasta qui, a Rodeo, sola con i miei rimpianti.
Ci siamo baciati, anche. Sempre ieri. Nessuno di noi due l’aveva programmato. E’ stato l’istinto a guidarci. E io non riesco a non ricordare. Non riesco a non pensarci. E il mio cuore è ridotto come una lattina accartocciata e presa a calci, vorrei solo urlare, graffiare il pavimento e rotolarmi nella polvere, gridarlo in faccia al mondo che sto male e che mi manca. Annebbiare la mia mente, e affogare le mie lacrime nel calore dell’alcool. Dimenticare tutto. Solo di questo ho bisogno. 
  
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