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Autore: orphan_account    02/10/2012    7 recensioni
#1 Zayn si vergogna di provare un sentimento simile, ma non riesce a farne a meno. Alla fine è libero.
#2 Harry non ci crede, non può crederci. È ridicolo che Mallory stia per morire. Impossibile.
#3 Liam, già ansioso di suo, non pensa di riuscire a reggere la tensione della sala d'attesa. Men che meno le cattive notizie.
#4 Niall piange. Ha paura, si sente solo. È sotterrato dal dolore della sua perdita e dai 'se'.
#5 Louis prova solo rabbia. Per lui, tutto questo è sbagliato. Non è giusto che gli stia capitando questo proprio adesso.
//Cinque cortissime OS, ognuna incentrata su un personaggio diverso. Questa è una Deathfic, contiene, in caso non lo aveste capito, tematiche di morte. Sì, gente che muore. Se non vi piace, non leggete.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Goodbye to you, my trusted friend.
We've known each other since we're nine or ten.
Together we climbed hills or trees.
Learned of love and ABC's,
skinned our hearts and skinned our knees.
Goodbye my friend, it's hard to die,
when all the birds are singing in the sky,
Now that the spring is in the air.

 

Mi sentivo in colpa ad ammettere a me stesso che questa notizia era un sollievo. Insomma, quale persona normale era contenta a sapere che quella sera una vecchia amica di infanzia sarebbe morta definitivamente? L'avevo sempre saputo che c'era qualcosa di tremendamente sbagliato in me.

Io e Michelle ci eravamo conosciuti dieci anni fa, quando io avevo nove anni e lei sette, perché eravamo vicini di casa. Le volevo un bene incredibile.

Era diventata quasi una sorella per me, una degna sostituta di tre sorelle di sangue, ma assenti. Noi avevamo fatto di tutto assieme. Avevamo costruito una casa sull'albero sotto casa sua quando avevo dodici anni. A undici avevamo, per sbaglio ovviamente, rovesciato della pittura blu sul vestito da sposa della fidanzata di suo fratello. Se mi concentravo riuscivo ancora a sentire le sue urla isteriche mentre strillava che non sarebbe mai riuscita a trovare un altro vestito in tempo per la cerimonia.
Avevamo letto libri assieme che ci avevano traumatizzato entrambi, tanto da cominciare a guardare mia madre sotto una luce diversa. Ci eravamo rincorsi su una spiaggia deserta i primi giorni di dicembre. Ci eravamo anche baciati una volta, prima di decidere che eravamo solo amici.

Quando l'avevano accettata nella scuola media che voleva lei ero stato il primo che aveva chiamato. L'avrei invitata anche al ballo di fine anno se avesse potuto venirci con me. Le avrei dato la serata che ogni ragazza sognava.

Ma per quando io avevo compiuto i diciotto anni, lei era in coma da un bel pezzo.

Quando aveva quattordici anni era stata coinvolta in un incidente stradale. Un tipo l'aveva investita mentre attraversava le strisce pedonali, di ritorno dalla scuola.

Non si era nemmeno fermato ad aiutarla, aveva tirato dritto e tanti saluti.

Per grande sorpresa dei medici, non era morta sul colpo. Aveva combattuto contro la morte, contro il suo destino inevitabile. Quasi speravo che non ci fosse riuscita. E ora, dopo quattro anni, avrei dovuto rivivere tutto da capo.

I primi giorni ero stato al suo fianco ininterrottamente, tenendole la mano mentre le parlavo, perché qualcuno un tempo mi aveva detto che le persone in coma continuavano a sentire le conversazioni. Per mesi e mesi mi ero alzato dal letto solo con la convinzione che forse oggi sarebbe stato il giorno, che oggi si sarebbe svegliata.

Poi, dopo due anni, le visite settimanali che continuavo a farle erano diventate un peso. Mi ero rifatto una vita: avevo altri amici, una ragazza e una pallida imitazione della mia Michelle, un'altra migliore amica. Non credevo che Michelle si sarebbe aspettata che io spendessi la mia vita a piangerla, sarebbe stato davvero egoista da parte sua.

L'avevo vista crescere, tenuta in vita da apparecchi elettronici, con ecocardiografi che registravano ogni suo funzione vitale e i suoi battiti cardiaci. In poco tempo era diventata un'altra persona, un fantasma di quel che era.

Quando entrai nella sua camera quell'ultimo giorno, era una completa sconosciuta. Ma vederla continuava ad evocare un masso sul mio stomaco, il ricordo di una vita passata che non avevo speranza di recuperare. Michelle era il simbolo di un'innocenza ormai a lungo andata e che non avevo possibilità di recuperare, se non attraverso i ricordi sbiaditi dal tempo.

Nulla di lei era uguale a quattro anni fa. Oggi era il suo diciottesimo compleanno, e come regalo i suoi genitori avevano deciso di darle la libertà.

A ragione, secondo me. Vivere in coma, bloccati su un letto, senza potersi muovere, ridere, guardarsi attorno e imparare, che genere di vita era?

Al diavolo la chiesa, ero contento che Michelle non fosse più costretta a questo stato di dormiveglia.

Oggi, ventun agosto, a mezzogiorno in punto, Michelle sarebbe finalmente diventata l'ennesima stella in cielo.

Erano quattro anni che convivevo con la sua perdita, ma questa volta sarebbe stato più definitivo.

Niente più visite all'ospedale di domenica mattina, al posto della messa. Niente più essere costretti a rivivere quegli stupendi momenti passati insieme. Niente di niente. Vuoto.

Al posto di Michelle si sarebbe aperta una voragine, che avrei solo potuto cercare di colmare come potevo.

Mi appoggiai contro il muro bianco, sentendomi per un momento mancare per l'intensità del sentimento. Michelle sarebbe morta.

E la parte più bruta da dire era che io mi sentivo sollevato. Se avessi pianto quando le avrebbero sfilato i tubicini dalla gola sarebbe stato solo per la gioia.

Sì, mi sentivo in colpa, ma purtroppo era vero. Ero felice di non avere più quella stupida prova vivente del mio passato felice, quando il presente era così triste. Non volevo più sentirmi colpevole di essermi rifatto una vita dopo che era risultato ovvio che non si sarebbe svegliata.

Un'infermiera entrò nella camera, avvicinandosi a Michelle prima di notarmi e fermarsi: “Mi scusi, signore, posso aiutarla?”

Scrollai le spalle: “Volevo solo salutarla un'ultima volta.” ammisi alla fine, e per qualche motivo la voce mi si incrinò.

La donna esitò per un secondo, guardandomi meglio: “Capisco. Ci metterò solo un secondo, poi però dovrebbe liberare la camera entro due minuti, abbiamo altri pazienti che aspettano il ricovero.”

Annuii, osservando mentre l'infermiera sfilava gli aghi che la nutrivano e i tubi che le permettevano di respirare. L'ecocardiografo prese a rallentare impercettibilmente, una parabola n perenne discesa che l'avrebbe uccisa.

L'infermiera annuì, lasciandole i capelli: “Ha due minuti.” disse uscendo, guardandomi con compassione. Probabilmente credeva che avrebbe dovuto darmi i numeri di qualche bravo psicologo quando fossi uscito.

Mi avvicinai con passo lento, abbassandomi fino alla sua altezza e sfiorandole la fronte con le labbra. Michelle stava morendo, e nulla avrebbe potuto cambiare le cose, ora. Nessun ripensamento.

Esitai, sovrastandola con la mia altezza, il mio viso a centimetri dal suo. Per un secondo fui tentato di aprirle gli occhi, che ora erano chiusi così placidamente, come se stesse dormendo.

Peccato che non stesse respirando, e che tra qualche secondo sarebbe morta di soffocamento.

L'ecocardiografo emise un ultimo bip prima di fermarsi definitivamente.

“Tanti auguri, Michelle.” mormorai con le lacrime agli occhi, sentendomi libero da un grosso peso.

Mi girai e uscii dalla camera, cercando di trattenermi dal girarmi a guardarla per l'ultima volta.

Ma mentre uscivo fui assalito da un dubbio, destinato ormai a torturami per l'eternità e non consentirmi la pace mentale che avevo tanto agognato.

Gli occhi di Michelle erano verdi o azzurri?

 

ANGOLO AUTRICE

Non so da dove sia uscita questa cosa, sinceramente... Ma ho pensato che tanto valeva cercare di pubblicarla, e vedere se poteva interessare. Quindi, beh, se vi è piaciuto, o se siete interessati a leggere la OS #2 su Harry, lasciate una recensione! Prometto di non mordervi.
E ovviamente, critiche e consigli costruttivi sono benaccetti :)
La canzone iniziale è 'Seasons in the Sun', di... beh, vedete voi, io ho preso come riferimento quella dei Westlife, ma ce ne sono mezzo milione di altre versioni.
Quindi, spero che il mio sclero serale vi sia piaciuto.
Un bacio,
Ele

   
 
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