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Autore: Nipotina    03/10/2012    0 recensioni
In fondo non so nemmeno io perché ho scritto tutto questo, e nemmeno se abbia un senso. Di sicuro non ho voluto scriverlo pensando alle recensioni che potrei ricevere oppure no. L’ho scritto semplicemente perché una volta tanto ho voluto dare ascolto a quell’impulso interiore che mi diceva di narrare tutto questo. Scrivere, perché era ora di far uscire quello che pensavo per non tenermelo più dentro. Scrivere perché era la cosa giusta da fare anche se la pigrizia mi diceva di no. Scrivere, perché una volta iniziato non ci si ferma più.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E poi boh. Ci sono quei momenti in cui senti una sorta di malessere addosso, una specie di stanchezza fisica mista a stanchezza morale. Un qualcosa di non meglio definito che ti fa crogiolare nell’inerzia, desiderando sempre di essere dove non sei.
Ci sono questi momenti che ti fanno seriamente pensare “Ma che diavolo ho in testa?”, perché proprio non riesci a spiegarti che cosa tu abbia. Lunatica, direbbero alcuni. Incomprensibile, insondabile dico io.
 
E poi boh. Viaggi in macchina e vedi i campi immersi in una nebbiolina bianca e fine che li fa assomigliare a piste di pattinaggio ghiacciate. Guardi il cielo e noti la scia di un aeroplano, rosa come l’alba, che fa una curva a gomito e lascia un segno marcato nel cielo. Ti affacci alla finestra e vedi i rami dei pini  farsi arancioni a causa del sole che sorge. Esci un attimo di casa per andare a comprare i biglietti del treno, vedi il cielo azzurro, senti l’aria fresca del mattino sul volto e ti senti all’improvviso più leggera. Come se ti fosse stato tolto un peso dallo stomaco.
All’improvviso la stanchezza scompare e nasce in te una nuova determinazione perché, in fondo, anche se non sei sul lago o in montagna, dove vorresti essere, anche dalla città si vede il cielo azzurro interrotto dalle montagne.
 
E allora tutto ti appare più accettabile, meno pesante, e per esempio ti viene in mente perché ti piaccia così tanto andare in oratorio la sera, anche se è per le prove del coro e tanta gente ti dà sui nervi. Perché dal cortile si vede un cielo stellato mozzafiato, anche quando è coperto di nuvole. Si vede molto meglio che da casa tua, e tu ogni volta resteresti lì ferma con lo sguardo rivolto verso l’alto.
 
E vorresti essere capace di spiegare quel senso di immensità che ti attraversa, ma quando ci provi anche solo col pensiero non gli rendi mai giustizia. Pensi che se fossi una scrittrice vera forse sarebbe più facile, o ancora di più se fossi una pittrice, ma nemmeno così riusciresti a descrivere a dovere quello che provi.
Certe esperienze non si possono descrivere, vanno vissute per poter essere capite.
A volte, però, anche se ti sembra inutile scriverne, ti rendi conto che man mano che vai avanti un altro blocco si scioglie in te, perché quello che hai provato cerca di uscire fuori e non è più solo dentro di te.
 
Ho pensato spesso che la vita adatta a me sarebbe quella dell’eremita, sperduta su una montagna, a picco su lago o sulla spiaggia del mare, perché non c’è niente di paragonabile al restare fermi davanti alla grandezza del mondo. Perché in quei momenti tutti i tuoi pensieri ti sembrano così inutili di fronte a tutta quella vastità, e pensi che c’è sempre qualcosa di bello nel mondo, e a volte questo può bastare a risollevare una giornata partita male.
 
Come svegliarsi alle 6:30, guardare fuori dalla finestra e vedere il lago e le montagne immerse nel buio e nella nebbia, uscire di casa e percepire sulla propria pelle l’aria umida e fresca che sale dal lago e che ti avvolge, rendendoti partecipe di uno spettacolo così consueto eppure così sconvolgente.
Forse sconvolgente è proprio l’aggettivo giusto. E’ come il concetto del “sublime”, che ti fanno studiare fino all’esasperazione quando fai il Romanticismo in italiano, filosofia, inglese… Il sublime, quel senso di ammirazione e inquietudine allo stesso tempo che, non per niente, è caratteristico davanti agli spettacoli naturali. Avete presente “Viandante sul mare di nebbia” di Friedrich? Ecco.
Credo che questa sia una delle cose imparate a scuole che ho maggiormente sperimentato nella vita reale. Questa e il principio fisico di azione e reazione che ho ampiamente sfruttato quando, seduta sul letto a castello, spingevo il muro affinchè il letto si spostasse. Ma questa è un’altra storia.
 
In fondo non so nemmeno io perché ho scritto tutto questo, e nemmeno se abbia un senso. Di sicuro non ho voluto scriverlo pensando alle recensioni che potrei ricevere oppure no. L’ho scritto semplicemente perché una volta tanto ho voluto dare ascolto a quell’impulso interiore che mi diceva di narrare tutto questo. Scrivere, perché era ora di far uscire quello che pensavo per non tenermelo più dentro. Scrivere perché era la cosa giusta da fare anche se la pigrizia mi diceva di no. Scrivere, perché una volta iniziato non ci si ferma più.
  
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