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Autore: JaneA    03/10/2012    3 recensioni
One shot ispirata alla pellicola cinematografica del 2010 'Blue Valentine'.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio,
JaneA
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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You and me, baby.

Blue Valentine (2010)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dimmi cosa devo fare. Dimmi come dovrei essere. Dimmelo e basta..dimmelo e lo farò.” Il biondo inspirò. Le mani strette contro le pareti. Il respiro corto.

La osservava, premere la fronte contro le sue mani.

La osservava versare lacrime.

“Non ce la faccio più.”

“Lo so. Ma sto solo cercando di salvare la nostra famiglia.” Continuò il biondo. “Pensa a nostra figlia. Vuoi farla crescere in una famiglia divisa?”

“Io ci penso a nostra figlia, Malfoy.” Quasi urlò la ex Grifondoro.

“Non credo, Granger. Ti prego, dimmi cosa devo fare.”

“Non so cosa dire. Mi dispiace così tanto. Non so cosa fare.” Enunciò la donna portandosi le mani a coprire interamente il volto.

“Lo farò! Granger, te lo giuro. Dimmi solo cosa devo fare. Ti prego! Dimmi cosa devo fare.”

“Non stiamo più bene insieme, Malfoy. Il modo in cui ci trattiamo a vicenda.”

“Non dire così Granger! Io ti amo.”

“Io non riesco a smettere. Tu non riesci a smettere.”

La verità più forte di ogni cosa.

Il corpo della ragazza era scosso da singhiozzi.

Lui le si avvicinò.

“ Vieni qui.”

“No, Malfoy.”

“Vieni qui.”

L’attirò a sé posando le sue labbra tra i suoi capelli cespugliosi. L’amava, l’amava più di qualsiasi cosa. L’amava e la stava perdendo.

Forse non erano mai stati l’uno per l’altra. Forse avevano solo cercato nell’altro quello che desideravano, avevano fatto finta divedere qualcosa che in realtà non c’era mai stato.

Le labbra premute ancora in quel cespuglio di capelli. Il fragile corpo tra le sue braccia tremava.

Inspirò. Inspirò quel profumo, si perse in quel calore, che ormai non era più suo.

Hermione tentò di discostarsi e lui la strinse ancora, contro il suo petto, contro il suo cuore.

La strinse forte, più che poteva. Come ad imporle la sua presenza.

Le labbra ancora tra i capelli.

Il battito accelerato.

Stettero così attimi, forse minuti, forse ore.

L’uno perso nell’altra per quella che sarebbe stata l’ultima volta.

 

 

(Flashback)

Si rivedeva in quell’abito bianco. Il suo ventre gonfio. Un’altra vita cresceva dentro di lei. Lui l’aveva accolta, l’aveva amata e le aveva accettate entrambe. Lei si era persa in quegli occhi grigi. Si era persa dentro di lui più volte, sempre. Il suo sorriso sghembo sull’altare. I loro amici, i loro parenti. Le sue mani sul suo pancione, ad accogliere quella bambina che non era loro ma lo sarebbe stata.

“Diventiamo una famiglia.”

Era perso di lei, e aveva accettato una figlia non sua.

 

“Vi dichiaro marito e moglie.”

La gioia. L’amore.

Vedeva amore nei suoi occhi grigi. Le accarezzava le guance umide di lacrime con i polpastrelli.

L’amava.

 

 

L’aveva lasciata andare, gli si era discostata quasi scottata dalla loro stretta.

“Granger, tu mi hai fatto una promessa. Hai detto ‘nella buona e nella cattiva sorte’. L’hai detto tu! L’hai detto tu ed era una promessa!”

Lo donna lo guardava. Dolore nei loro occhi. Dolore nelle loro anime.

“Mi dispiace” sussurrò.

“Questa è la mia parte peggiore, ok? Lo so. Lo so. La mia parte peggiore.”

“Mi dispiace” continuò a ripetere la donna. Il volto ora chino a fissarsi le mani.

“Migliorerò Granger, mi devi solo dare una seconda possibilità per migliorare.”

Speranza, illusione.

Accorciò nuovamente le distanze e la strinse a sé.

“Mi dispiace così tanto.”

“Ti amo così tanto, Granger.”

Lei si lasciò stringere, lasciò che quel calore immenso l’avvolgesse.

Si distaccò ancora da lui, nuovamente scottata.

“Granger..”

“Lasciami un po’ di spazio.” Si allontanò da lui, da se stessa, da quello che erano stati.

 

 

Si era arreso. L’aveva lasciata lì. Sul divano del Manor a piangere. Non avrebbe potuto fare altro. L’aveva allontanato.

Camminava verso il cancello. Si sarebbe smaterializzato. Avrebbe pianto, avrebbe bevuto sino a star male. Era solo.

Qualche altro passo al cancello. Contava mentalmente, pur di lasciare i pensieri fuori.

Il dolore era troppo forte. Troppo.

Poi un rumore di passi alle sue spalle.

“Papà, papà!”

La sua piccola Narcissa si era attaccata alle sue gambe.

Sorrise. L’amava così tanto. Amava quegli occhi così simili a quelli della madre. I capelli cespugliosi.

“Narcissa torna a casa, ok?”

“Papà!”

Sorrideva. Quel sorriso era letale. Come poteva distaccarsene?

“Torna dalla mamma, Cissy. Per favore, torna dalla mamma.”

Lei era lì. A guardarli.

“Papà facciamo una gara.”

“Torna dalla mamma, ok?”

“Torna indietro papà.”

La Granger si avvicinava.

“Vuoi fare una gara?”

“Si!”

“Bene. Verso la mamma. Pronti, partenza, via.”

La spinse verso la Granger. Lui restò immobile.

La donna prese la bambina tra le braccia, così si voltò e arrivato al cancello si smaterializzò.

Nelle orecchie l’eco della voce della sua bambina. Nel cuore solo vuoto, perdita.

 

  
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