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Autore: HeyFox    03/10/2012    1 recensioni
Carlos e' un pompiere esperto, che lavora in modo molto frequente sul campo.
Non gli e' mai successo niente di grave.
Ma fino a quando la sorte puo' assisterlo?
(Questa one shot e' simile all'altra mia storia corta, Lullaby.)
Genere: Azione, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlos, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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This time, This place
Misused, Mistakes
Too long, Too late
Who was I to make you wait
Just one chance
Just one breath
Just in case there’s just one left
‘Cause you know,
you know, you know

 
Carlos si riscosse dal sonno, senza pero' aprire gli occhi. Sorrise beandosi dal calore che produceva il corpo della ragazza che dormiva beatemente appoggiata sul suo petto.
Apri' gli occhi e abbasso' lo sguardo, accarezzando i capelli della ragazza senza fare a meno di pensare che fosse davvero bellissima.
Dopo un po' gli venne un'idea e sposto' delicatemente la ragazza dal suo petto al cuscino, alzandosi e mettendosi addosso una canottiera blu scuro.
Si diresse in cucina, ancora mezzo assonnato e incomincio' a preparare la colazione, fischiettando, felice di avere un giorno libero dal suo lavoro.
Mise la colazione su un vassoio e si diresse cautamente verso la stanza, attento a non fare danni.
Entro' e appoggio' il vassoio sul comodino, stendendosi poi nuovamente accanto alla ragazza.
Sorrise e comincio' a lasciarle delicati baci prima sulla fronte, poi sulle guance e infine sulle labbra.
La ragazza si sveglio' con un mugolio e un sorriso, mettendo una mano sulla guancia del ragazzo, accarezzandola.
Apri' gli occhi, facendo incontrare i suoi verdi con quelli marroni, caldi, del ragazzo.
-Ma che bel risveglio- sussurro'.
Lui in risposta sorrise e le pose il vassoio -Tutto per te scricciolo. Ho fatto il meglio che potevo, quindi mangia che poi diventi grande e forte come zio James.- disse scherzando, per poi lasciarle un bacio sulla fronte -No, seriamente, mangia tutto. Io vado a farmi una doccia.- concluse alzandosi senza distogliere lo sguardo dal sorriso acceso della ragazza.
Carlos ci mise poco per finire la doccia, ritornando in camera piu' fresco di prima, trovando la ragazza distesa, con le braccia incrociate dietro la testa.
Sorrise e le si distese sopra, attento a non pesarle. La fisso' negli occhi sorridenti mentre le accarezzava una guancia.
Incomincio' a baciarla dolcemente, venendo subito ricambiato.
Sorrise durante il bacio, ma furono interrotti dallo squillo del cellulare del ragazzo.
Quest'ultimo sbuffo' e lo prese dal comodino.
Accetto' la chiamata -Carlos Pena.- rispose subito.
-Carlos, sono Jason. Devi venire subito.- stava dicendo il suo capo-Micky ha avuto un incidente e non puo' venire oggi e ci sara' un emergenza ci manchera' un uomo.-.
Il ragazzo sbuffo' -Non puoi chiamare Max?- chiese infastidito.
-Carlos, sveglia, Max sta gia sostituendo te, visto che oggi dovrebbe essere il suo giorno libero.- gli ricordo' l'uomo dall'altra parte della cornetta.
-Peccato che questo sia il primo giorno libero che mi prendo in tre anni.- sbuffo' nuovamente -Arrivo fra poco.-.
Riattacco' senza dare tempo al suo capo di rispondere. Si giro' dispiaciuto verso la ragazza.

I love you
I have loved you all along
And I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you’ll be with me
and you’ll never go
Stop breathing if
I don’t see you anymore


-Mi dispiace davvero tanto piccola, ma devo andare. Sai che in alcuni momenti Jason diventa isterico.- disse alzandosi e infilandosi un paio di jeans non proprio nuovi, sicuro che si sarebbe cambiato nella caserma.
La ragazza lo guardo' delusa. E quello sguardo gli fece piu' male di qualunque altra cosa, di qualunque bruciatura o ferita che si fosse fatto in quei tre anni di servizio come pompiere.
-Non ti prendi mai un giorno libero. So che ti piace il tuo lavoro, che lo ami, ma..- sospiro' -Il fatto e' che ho il cuore in gola ogni volta che esci da quella maledetta porta..O ogni volta che vedo un servizio su un incendio in televisione..E qui non e' una cosa rara.- concluse mettendosi a sedere sul letto mentre osservava il ragazzo abbottonarsi una camicia a quadri.
Il ragazzo sospiro' abbottonandosi l'ultimo bottone.
Si avvicino' alla ragazza, abbassandosi per essere alla sua altezza. La guardo' dritto negli occhi mentre le prendeva la mano.
-So che il mio lavoro e' pericoloso. So che rischio la vita ogni volta che entro fra le fiamme. E soprattutto so che ogni volta che lo faccio, tu sei seduta a casa, con il telefono stretto in mano, con la speranza che nessuno dei miei colleghi chiami al posto mio. Ma questo e' quello che ho sempre voluto fare. E sono sempre attento, in ogni minima cosa che faccio e fino ad adesso non mi sono mai successe cose gravi.- cerco' di rassicurarla con uno dei suoi dolci sorrisi.
La ragazza gli mise una mano sulla guancia -Sai che non ti andra' sempre bene. C'e' un limite per tutto, anche per la fortuna.-.
Carlos annui' -Lo so, ma io sfido le leggi della natura. Faro' in modo che la mia fortuna non abbia una fine.- le bacio' la mano -Tu non preoccuparti, va bene?- chiese sorridente.
La ragazza annui' -Io non mi preoccupero', solo se tu mi prometti di stare attento.-.
-Te lo prometto sulla cosa che mi sta piu' a cuore, oltre che a te.- mormoro'.
Le lascio' un ultimo bacio sulle labbra, prima di prendere il suo borsone e di uscire di casa.
Entro' nella sua macchina e lancio' il borsone sui sedili posteriori. Accese il motore e parti' verso la caserma.

On my knees, I’ll ask
Last chance for one last dance
‘Cause with you, I’d withstand
All of hell to hold your hand
I’d give it all
I’d give for us
Give anything but I won’t give up
‘Cause you know,
you know, you know


Carlos si stava allenando nella piccola palestra della caserma. Continuava a dare pugni al sacco da box, ignorando il dolore alle nocche, mentre sentiva goccioline di sudore scivolargli sul viso, sul collo e sul petto.
Continuava a dare pugni a quel sacco per il semplice motivo di voler scaricare la rabbia.
Erano quattro ore che stava in caserma e non era ancora successo nulla, nemmeno una richiesta di salvare un gatto che voleva fare il supereroe, arrampicandosi fin troppo in alto su un albero. Se non fosse stato per Jason in quel momento potrebbe starsene comodamente a casa, magari guardando un film con la sua ragazza.
Proprio mentre stava per dare uno dei pugni piu' forti di tutta quella lunga serie, per tutto l'edificio si senti' un forte e fastidioso suono di sirena, chiaro segno che ci fosse qualche incendio in una qualche parte indefinita della citta'.
Carlos si rimise velocemente le bretelle sulle spalle e il giubbotto, avendo gia i pantaloni e i stivaletti addosso.
Scivolo' velocemente su uno dei pali, fino ad arrivare a piano terra, dove c'era un gran via vai di uomini.
Si mise addosso tutto l'occorrente, salendo infine sull'autopompa insieme ad altri ragazzi, suoi amici, tenendo il casco fra le mani.
-Sapete cosa e' successo?- chiese curioso al ragazzo che era seduto davanti a lui.
Quest'ultimo annui' -Grave incendio sulla trentaquattresima. Un intero grattacielo in fiamme. Pare che siano stati coinvolti tutti i distretti.- lo informo', spostando poi lo sguardo sulla citta' che scorreva veloce.
Carlos respiro' lentamente, perdendosi nell'osservare l'interno del suo casco.
Quando l'autopompa comincio' a rallentare se lo mise in testa, scendendo subito dopo i ragazzi.
Presero tutti delle bombole d'ossigeno e si radunarono attorno al loro capo distretto, Jason, che li osservava per bene.
-Carlos, Max, Tyler e Nalson, andate a controllare i piani tre,cinque e sette. Alcuni dicono che sono rimasti degli abitanti. Non rischiate e non fate nulla di pericoloso, intesi?- tutti annuirono -I restanti, con me, cercheremo di spegnere le fiamme nelle stanze dove i ragazzi devono controllare con l'autopompa dall'esterno.-.
Si mossero tutti velocemente, sapendo chi doveva fare cosa e come doveva farla.
Intanto a casa, la ragazza aveva acceso la televisione, incontrando il primo fra tutti il telegiornale.
-...un incendio doloso sulla trentaquattresima. Sono stati coinvolti tutti i distretti dei pompieri. Un intero palazzo e' in fiamme. Ma adesso passiamo la linea al nostro inviato.- stava dicendo il giornalista, mentre la ragazza si stava gia' torturando le mani -Ecco. Qui sono tutti in azione.Proprio in questo momento un gruppo di pompieri st entrando nell'edificio per controllare se ci sono ancora abitanti al suo interno...- il giornalista stava continuando a parlare, ma la ragazza non lo stava piu' seguendo.
Le si era fermato il respiro appena aveva notato che quel gruppo di pompieri che stava entrando nell'edificio, sui giubbotti, aveva stampato il numero quindici, il numero del distretto del suo ragazzo.

I love you
I have loved you all along
And I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you’ll be with me
and you’ll never go
Stop breathing if
I don’t see you anymore


-La situazione sta diventando critica. L'edificio potrebbe crollare oppure trasmettere le fiamme agli edifici vicini.- continuava a ripetere l'inviato del telegiornale, con una faccia visibilmente preoccupata. Ma non potrebbe mai esserlo tanto quanto quella della ragazza.
Si mangiucchiava le unghie, seguendo attentamente gli avvenimenti.
Sospiro' quando vide uscire un ragazzo dall'edificio, con un uomo sulle spalle.
Anche se le telecamere erano lontane dal viso del ragazzo, lei lo avrebbe riconosciuto a qualunque distanza. Era il suo Carlos.
Sospiro' -Non rientrare, ti prego Dio, non farlo rientrare.- comincio' a sussurrare, finche' non lo rivide entrare di nuovo.

Carlos si stava asciugando il sudore, restando un attimo immobile sull'entrata dove c'era meno fumo.
Sospiro' e si rimise il casco sulla testa, cominciando a salire le scale.
Arrivato al secondo piano incontro' i suoi colleghi che gli sorrisero.
-Portato in salvo?- chiese uno di loro.
Carlos annui' -Si. Adesso preghiamo che qualcuno porti in salvo noi da questo inferno.- sussurro' prima di precedere gli altri lungo il corridoio.
Intanto la ragazza continuava a guardare quello schermo. Sapeva bene che guardare i notiziari non la aiutava affatto, ma sperava, credeva ardentemente nel fatto che Carlos fosse uscito da un momento all'altro da quella porta carbonizzata dalle fiamme.
Dieci, venti, trenta minuti erano ormai passati, ma nessun uomo del quindicesimo distretto era piu' uscito.
Tutti i distretti erano usciti almeno tre o quattro volte e la cosa cominciava farsi davvero preoccupante.
La ragazza cambiava canale ogni tre minuti per avere una visuale della situazione migliore, sperando che un qualche giornalista esclamasse finalmente "Ecco un uomo del quindicesimo distretto!", ma non succedeva e non sarebbe successo.

So far away
Been far away for far too long
So far away
Been far away for far too long
But you know, you know, you know


Gli altri distretti erano sicuramente usciti..In fondo, loro dovevano controllare solo i piani uno, due, quattro e sei, visto che i piani alti non si controllavano.
Invece loro, il distretto quindici, come un unico idiota, vagava ancora fra le fiamme, ormai piu' alte di un uomo, che avvolgevano tutto quello che potevano.
Carlos sentiva sempre piu' caldo e sempre meno aria nei polmoni. Se avrebbero continuato di questo passo, avrebbe sicuramente avuto bisogno di utilizzare la bombola d'ossigeno, penso'.
Tossi' un paio di volte per la prima volta, mentre i suoi colleghi lo facevano da piu' tempo. Tutti gli dicevano sempre che aveva l'organismo piu' forte degli altri, ma lui rifiutava sempre di crederci.
-Ragazzi, credo di aver sentito dei lamenti da questa stanza! Entro e controllo.- disse con voce soffocata per colpa del fumo e, senza il consenso degli altri, entro' nella stanza.
Era stranamente piu' in fiamme di quelle precedenti, e questo non aiutava affatto ad individuare la persona ferita.
Carlos senti' la temperatura salire ulteriormente. Si mise una mano davanti agli occhi, per proteggerli dal calore, visto che il vetro protettivo del casco non stava funzionando.
-Dove sei?- chiese ad alta voce, sperando che quel qualcuno fosse ancora abbastanza cosciente da rispondergli.
Senti' solo un lamento da dietro un muro, cosi' si giro' verso uno dei suoi compagni.
-Max, vieni ad aiutarmi, svelto!- grido' mentre cominciava ad incamminarsi velocemente verso il ferito, stando attento alle travi che cadevano.
"Ritornero' a casa, sto attento, proprio come ho promesso" continuava a pensare fra se e se.
Raggiunse il ferito e lo giro' sulla schiena.
La visione che gli si presento' davanti fu davvero raccapricciante.
L'uomo apparteneva al secondo distretto e sicuramente era andato a controllare la stanza. Ma a quel che pareva, la fortuna non era dalla sua parte.
Probabilmete era inciampato ed era caduto sul fuoco. Adesso aveva tutta la pelle delle braccia bruciate e anche il viso non era nelle situazioni migliori. La pelle era come plastica riscaldata: al minimo tocco si staccava.
Carlos storse il naso, pregando che quel povero uomo si riprendesse. Lo prese in braccio e comincio' a camminare verso Max, ma, sfortunatamente, una trave cadde proprio davanti a lui, incendiando ancora di piu' l'ambiente.
-Carlos!- urlo' l'amico.
Carlos si guardo' intorno,poi lancio' il ferito al ragazzo -Portalo in salvo! Io cerchero' di uscire da qui.- disse. Vide l'amico esitare -Vai, cosa aspetti?! Muoviti!- lo rimprovero'.
L'amico si mosse lentamente e lo sguardo di Carlos lo segui' finche' non scomparve dietro la porta.
Sospiro' e si guardo' attorno.
Quell'abbassamento della guardia lo porto' ad uno stato critico.
Successe tutto in un momento: una trave cadde dal soffitto e Carlos ebbe appena il tempo di girare il volto dopo aver sentito un rumore, poi piu' nulla.

I wanted
I wanted you to stay
‘Cause I needed
I need to hear you say
That I love you
I have loved you all along
And I forgive you
For being away for far too long
So keep breathing
‘Cause I’m not leaving you anymore
Believe it!
Hold on to me and
never let me go.

{Far Away, Nickelback}


-L'incendio e' stato finalmente domato. E' stato uno dei peggiori incendi degli ultimi dieci anni. Passo a voi la linea studio- stava dicendo l'inviato, poi la linea venne passata allo studio -Si, Edward ha ragione signori. Questo e' stato uno degli incendi che ha fatto riunire il maggior numero di distretti..E anche quello che ha provocato piu' feriti. Adesso vi elencheremo i no..- la giornalista nello studio non riusci' a concludere la frase, perche' la sua voce venne interrotta: la ragazza aveva spento la televisione per timore di sentire il nome di Carlos uscire dalle labbra di quella donna.
Si passo' una mano sugli occhi umidi mentre si dirigeva a passo trascinato verso la cucina.
Aveva guardato il telegiornale per tutto il giorno, sempre con gli occhi puntati dietro ai vari inviati, in cerca di qualche ragazzo di media statura, di pelle olivastra, che avesse un numero quindici cucito per bene sulla giacca e sul pantalone. O, piu' semplicemente, un qualunque ragazzo che assomigliasse anche vagamente a Carlos.
Ma non ne aveva visto nessuno. D'altronde, non avrebbe mai potuto vedere un ragazzo che assomigliasse a Carlos: Carlos era Carlos, un ragazzo unico, speciale, dolce, un ragazzo a cui nessuno poteva somigliare. Nessuno poteva somigliare al Suo Carlos, al suo ragazzo.
Si passo' una mano fra i capelli sciolti mentre metteva dell'acqua sul fuoco per prepararsi una camomilla. Doveva calmarsi, doveva smettere di pensare che gli fosse successo qualcosa. Anzi, doveva imporsi di pensare che lui stesse bene, che ritardasse per il semplice motivo di essere trattenuto dai medici per dei semplici controlli di routin, oppure perche' voleva controllare lo stato di uno dei suoi amici.
Si sedette all'isola della cucina con i gomiti appoggiati su di essa, massaggiandosi le tempie, cercando di sgombrare la mente, cosa che risultava essere alquanto difficile.
Dopo pochi istanti, senti' il cellulare squillare nella stanza sua e di Carlos.
Si alzo' e corse a prenderlo. Si senti' male quando vide che il numero che la stava chiamando non era quello del ragazzo ma del suo capo, Jason.
-Pronto?- chiese con voce tremante.
-Brutte notizie. E' passata mezz'ora dalla fine dell'incendio e di Carlos ancora nessuna traccia. Ho mandato l'intero distretto a cercarlo nell'edificio.- s'interruppe, non sapendo come continuare. Volto' lo sguardo verso l'edificio e sospiro' -Se avremo qualche notizia migliore, ti chiamo io..Altrimenti, ci vediamo fra quattro ore.- sussurro', intendendo che se non l'avrebbero trovato, sarebbe andato lui personalmente dalla ragazza per chiedere scusa e per fare le condoglianze. Chiuse la chiamata senza aggiungere altro e senza lasciar aggiungere qualcosa alla ragazza.
Lei senti' le gambe deboli, tremolanti. Cerco' di trovare sostegno sul letto e scivolo' lentamente verso il pavimento. Lascio' il cellulare sul materasso e si strinse le ginocchia al petto, appoggiando poi la fronte su di esse, mentre calde lacrime cominciavano a scederle copiosamente lungo le guance.
Pianse per tutto il tempo, aspettando con ansia una telefonata, che non arrivava e non sarebbe arrivata.
Si meravigliava che non avesse finito le lacrime dopo pochi minuti constatando il modo in cui aveva pianto, ma quel pensiero cosi' fuori luogo e insignificante per quel momento, abbandono' la sua mente ancora prima di essere registrato completamente.
Le ore passarono lente, ma alla fine le quattro ore scaddero e la ragazza senti', precisa come un orologio svizzero, una macchina entrare nel vialetto della casa.
Si alzo' velocemente, correndo verso la porta con la speranza di vedere la bella Jeep di Carlos entrare nel vialetto di ghiaia, senza curarsi minimamenti di come era vestita.
Al solo pensiero le si dipinse un sorriso sulle labbra, che spari' subito appena vide il Pick Up dei pompieri.
I suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime mentre usciva sulla veranda, sentendo il labbro inferiore tremare per la paura.
Vide uscire dal Pick Up Jason, Max e Brian. Poi nessuno.
Cominciarono a scenderle di nuovo le lacrime, che si confusero con la pioggia non appena usci' da sotto la veranda.
Lo aveva perso. Aveva perso l'uomo che le dava un senso alla vita.
Si avvicinava lentamente al piccolo gruppo con le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Appena fu lontana da loro quattro metri, un'altra figura usci' da dietro il Pick Up. Una figura sorridente.
Alla ragazza si dipinse un grandissimo sorriso sulle labbra.
Carlos, il suo Carlos era davanti a lei. Pieno di fuliggine, con una fascia che gli fasciava la mano e probabilmente il braccio sinistro, e con un grande cerotto sulla guancia, ma era davanti a lei.
Corse ad abbracciarlo, senza nemmeno tentare di frenarsi.
Gli salto' addosso, abbracciandolo stretto a se, stringendolo tanto forte da togliergli il respiro, ma lui non si lamentava.
Anzi, fu il primo a cercare le labbra di lei per lasciarle un dolce bacio.
La strinse a se con il braccio destro, mentre affondava il viso nei suoi capelli.
-Ho bisogno di sentirti dire che mi ami e che non mi lascerai, quindi ti perdono per essere stato lontano cosi' a lungo.- mormoro' la ragazza fra le lacrime, contro il suo petto, senza accennare ad alleviare la stretta attorno al collo del ragazzo.
Lui sorrise contro i suoi capelli -Sono qui, non ti ho lasciata e mai lo faro..E ti amo. Ti amo come non ho mai amato nessun altro.- le sussurro' il ragazzo all'orecchio, pensando che fosse la cosa piu' bella che gli fosse mai capitata nella sua ancora corta vita.




Angolo autore.
Waaaazaaa?
Perdonatemi, so che dovrei aggiornare Freckles, mam sinceramente, non ho ancora riletto il terzo capitolo, quindi ci saranno sicuramente errori grammaticali, non uccidetemi,vi prego.
Ma in compenso vi posto questa one shot sul nostro caro Carlitos.
So che e' una schifezza, ma non ho altro da postare per non perdere quei due lettori che tengo. Mi dispiace per non aver scritto bene.
Oltre a questo, anche se fa schifo, qualcuno sarebbe cosi' caritevole da lasciarmi una recensioncina piccola piccola? Spero di si.
Con affetto, Wiki.
P.S. Frecles cerco di postarlo sabato, visto che avro' piu' tempo libero.

   
 
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