Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: AngelOfSnow    04/10/2012    1 recensioni
Siate clementi, prima storia su questo Fandom;
Dal Capitolo:
Adesso che si era tagliato un braccio – addirittura un braccio! – per aiutarlo a fuggire da quel circolo vizioso di Fei Wong , come doveva relazionarsi con il ninja? Ringraziarlo in forma scritta? Ringraziarlo normalmente? Guardarlo con amore e ammirazione? Servirlo e riverirlo come se fosse la cosa più naturale del mondo fino la fine dei suoi giorni?
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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The Fay’s Fury.

The Fay’s Fury.

 

 

Il vento era plumbeo fuori da quella finestra.

Non  era altro che un buco squadrato di vetro, sorretto da uno scheletro di legno;

Nulla di interessante, in fondo, ma avrebbe fatto di tutto, pur di non badare a ciò che l’uomo dall’aria minacciosa stava imponendo sulla propria psiche.

Voleva proteggerlo.

Proteggerlo! Che cosa assurda!

Mai nessuno ci era riuscito ed anche Fay era morto per questo.  Fay, il proprio gemello di cui aveva profanato il nome.

Lui non voleva essere protetto, anzi, non doveva esserlo.

Non doveva per salvare chi voleva salvarlo...

In effetti era un pensiero alquanto contorto e frustrante.

-“Oi, mago, mi stai ascoltando?”-

S’avvalse della capacità di non rispondere, continuando a seguire delle linee immaginarie e quelle esistenti nelle nuvole, pur di ignorarlo.

Ignorare Kurogane non era cosa semplice però, e lui lo sapeva bene.

Infatti, fu costretto dalla mano del moro a guardarlo in faccia e si sentì subito male per quella situazione.

Adesso che si era tagliato un braccio – addirittura un braccio! – per aiutarlo a fuggire da quel circolo vizioso di Fei Wong , come doveva relazionarsi con il ninja? Ringraziarlo in forma scritta? Ringraziarlo normalmente? Guardarlo con amore e ammirazione? Servirlo e riverirlo come se fosse la cosa più naturale del mondo fino la fine dei suoi giorni?

Non sarebbe morto così presto anche se lo anelava e avrebbe dovuto assistere all’invecchiare dell’unica persona  con cui desiderava rimanere – anche se non l’avrebbe ammesso, adesso.

Fay si fermò, attonito: Kurogane lo stava guardando con semplice sollievo.

Come se il gesto di tagliarsi il braccio fosse stato nulla. Come se lui valesse il braccio, la gamba, il cuore, il petto di un’altra persona. Come se per Fay esistesse la possibilità di vivere liberamente...

-“Mago, idiota...”-

Sussurrò, tornando sdraiato il moro, troppo esausto per stare troppo a lungo seduto.

Fay ridacchiò in modo asciutto e visibilmente finto.

Non era allegro per nulla, non con quelle colpe a gravargli sul cure.

-“Alla fine di questo viaggio, cosa farai?”-

E Fay corrucciò le sopracciglia, vedendo una luce strana brillare negli occhi cremisi del proprio compagno. –“Penso sia ovvio.”- disse, mordendosi la lingua subito dopo, vista la velocità con cui si era irrigidita la faccia del moro.

-“Idiota.”-

-“Lo so.”-

Kurogane emise un flebile gemito di dolore, chiudendo gli occhi e Fay si allarmò notando solo in quel momento l’imporporarsi delle gote del ninja a causa della febbre.

Quel ninja! Per quanto tempo ancora, avrebbe cercato di essere così virile e masochista?

Con cautela e attenzione verso le ferite, Fay intinse un panno in una bacinella di acqua e bagnò gentilmente la fronte, sperando che si abbassasse la temperatura. Passarono quindici minuti e Kurogane sembrava essersi addormentato, complici le carezze del mago e l’idiota sorrise appena, parlando solo per dargli conforto.

-“Vado a chiamare la Principessa Tomoyo...”- sussurrò poi con la gola secca, a causa dei sensi di colpa che gli dilaniavano il petto.

Non appena spostò la mano con cui carezzava il viso mascolino e virile del moro, ed il panno umido dalla fronte, Kurogane spalancò gli occhi.

-“Dove vai?”- chiese con fare duro e risentito, facendo impietrire il biondo per alcuni secondi.

-“A chiamare la Principessa Tomoyo, te l’ho detto mentre dormivi...”- e sorrise asciutto, ferendo Kurogane. -“So che non mi avresti potuto sentire, ma...”-

Kurogane non fiatò chiudendo gli occhi.

-“Voglio tornare a fare l’amore con te.”- disse ad un tratto in modo pacato e risoluto interrompendo il flusso di parole del mago, e facendo vacillare le sue intenzioni di fuga.

Si, perché ad ogni carezza, Fay, contava e ricontava le ferite subite dal moro a causa propria e gli si atrofizzava il cuore, portandolo all’amara conclusione di non essere la persona adatta per restargli accanto... anche se lo amava.

-“Sei confinato a letto, Kurogane...”- sussurrò il mago, nascondendogli gli occhi e marcando sul distacco con il quale aveva pronunciato il nome del ninja. -“Vado a chiamare la Principessa, mh? Hai bisogno di cure migliori delle mie.”-

E se Kurogane sentì chiaramente le intenzioni del biondo lo stesso non poté che biasimare se stesso: stava scappando, di nuovo.

-“Non ci provare, mago!”- il richiamo di Kurogane rimbombò nelle quattro mura della stanza di degenza in cui era costretto.

 

*****

 

Nihon era uno di quei paesi dove le stranezze erano messe al secondo posto, dove l’onore della famiglia e la devozione verso la propria patria era messa al primo posto, dove si viveva in delle case fatte di carta e i futon nei pavimenti.

Spartano, come ambiente, ma decisamente caldo e accogliente.

Fay sorrise: era esattamente come l’animo del ninja.

Duro, freddo e scostante all’esterno ma forte e capace di dare affetto con il più piccolo dei gesti all’interno, come quei cibi caldi che scaldano il cuore.

No, niente parole platoniche o di troppo: lui era un uomo di fatti e non mancava mai ad una promessa.

Ops, forse una non l’avrebbe mai presa sul serio.

Fay perse il sorriso addolcito che gli era via via spuntato sul viso, per lasciare spazio ad una più fredda e melanconica.

Quanti giorni erano passati dall’ultima volta che era andato a trovare il moro?

Cinque? Forse sette, non ne aveva la più pallida idea, visto che stare lontano da Kurogane significava perdere anche la più flebile scintilla di vita in lui.

E, no, non era esagerato per nulla.

Aveva bisogno di immergersi in quegli occhi vermigli così rari, toccare i capelli ribelli e corvini, baciare ogni centimetro del suo viso, stringergli la mano nelle proprie per baciare anche le nocche e...

Sentì una fitta al cuore e imprecò a denti stretti dandosi dell’idiota.

-“Fay-san?”- sentì chiaramente la voce di Shaoran chiamarlo con titubanza e timore, forse per paura di disturbarlo.

-“Shaoran!”- chiosò lui, facendogli segno di sederi accanto a lui, in una delle panchine di pietre del giardino di palazzo.

Stettero in silenzio un massimo di due secondi e Mokona scoppiò in uno dei soliti versi infastiditi. –“La mammina non è andata dal paparino!”- lo rimproverò, saltandogli sulle gambe un paio di volte per fare una faccia più addolorata che altro.

-“Mokona...”- sussurrò Shaoran, non riuscendo a vedere la reazione facciale del mago.

La reazione di Fay non tardò ad arrivare: strinse al petto Mokona e prese a carezzargli la testa e le orecchie. -“La mammina non vuole disturbare il paparino, Mokona. Lo comprendi, mh?”- e continuò a coccolare la “polpetta bianca.”

Shaoran comprese, così come Mokona che non disse più nulla fino ad un certo punto.

-“Ma il paparino è triste senza la mammina!”- trillò, facendo vibrare dolorosamente il petto di Fay.

Kurogane triste? Forse gli stava causando altro dolore e... non se lo meritava, anche se non poteva fare nulla per evitarlo.

-“Il paparino è forte...”- sorrise in modo triste. -“Kuro-tan è proprio forte.”-

Mokona strofinò il musetto sulla guancia di Fay, comprendendo quanto dolore celassero gli zaffiri limpidi di F-Yui.

-“Ecco, Fay-san, a proposito di Kurogane-san...”- Shaoran abbassò lo sguardo, e prese a giocherellare con le dita, soppesando le parole con cui continuare.

-“Si?”- chiese il biondo, impaziente e visibilmente preoccupato.

-“Ecco... sono sette giorni che ha la febbre e i medici di corte non riescono a capirne la causa... ecco for...”- ma non fece in tempo a completare il discorso, che il biondo era scattato in piedi, preda dei propri sentimenti.

Era furioso con Kurogane, dannazione!

Era furioso con lui perché l’aveva salvato.

Era furioso perché non voleva fargli del male ed invece era la causa di ogni suo male.

Era furioso perché sentiva la propria voglia di vivere cominciare a vincere sulla voglia di morire e sulla speranza di rimanere solo in eterno.

Era furioso perché desiderava poter vivere con Kurogane ogni istante della propria vita...

L’amore faceva così male anche alla Principessa Sakura?

 Gli dilaniava il petto ogni volta che vedeva Shaoran scendere sul campo di battaglia, per recuperare le piume?

Provava affanno ogni volta in cui lo vedeva in difficoltà e non poteva muovere un muscolo?

Aveva l’impressione di essere divorata da un demone, dai meandri più nascosti della propria anima, quando tornava con una ferita più o meno grave?

Riusciva a rimanere lucida e razionale, ogni volta?

 Se si, come dannazione faceva?

Forse l’amava poco?

Perché lui ogni volta, ogni fottutissima volta,  era solo in grado di uccidere le persone che amava respirando la loro stessa aria?

Era furioso!

Furioso soprattutto con se stesso e con il ninja che si stava lasciando battere dalla febbre!

Lui, il ninja più valente di Nihon, dannazione!

Lui, che era l’unico a cui dovesse quei giorni di vita in pace, quei ricordi brillanti e pieni di passione, alle notti passate a consumarsi fra gemiti, gambe e coperte, a lui che gli aveva regalato la propria esistenza senza chiedere nulla in cambio se non un respiro e amore.

I ricordi gli fecero scendere una lacrima che si congelò in pochissimi secondi e spalancò la porta, facendo sussultare la Principessa Tomoyo e la regina Amaterasu.

-“TU! NONO AZZARDARTI A MORIRE COSI’! CAPITO, NINJA?!”-

Urlò con gli occhi fuori dalle orbite per l’ansia di avere combinato l’ennesima cavolata.

Le due donne s’alzarono non appena cadde carponi vicino al futon, e prese a carezzare la mano scura e grande del moro, per lasciarli soli.

-“Capito? Mh? Kuro-pon...”- sussurrò. -“Ti supplico, non...”-

Lasciò la frese a metà ma Kurogane non si svegliò;

Mica erano in una di quelle bellissime favole, dove bastava che la principessa urlasse con il cuore in mano di non voler perdere l’amore, che il miracolo avveniva!

Fay lo sapeva bene, perché per primo non credeva alle favole e nemmeno Kurogane lo faceva.

Entrambi avevano imparato a credere nell’inevitabile e se davvero fosse stata inevitabile la morte di Kurogane, così, dopo l’essersi mozzato un braccio per salvare il proprio compagno da morte certa, se ne sarebbero andati inevitabilmente insieme.

Di questo Fay era convinto.

Era sempre più convinto mentre gli faceva bere una soluzione in polvere creata dalla Principessa Tomoyo, ne era convinto quando gli passava il panno sul viso e guardava con dolore l’arto mozzato e fasciato in bende profumate di unguenti.

Per questo era furioso.

Ma forse quella propria furia, non aveva nulla a che fare con l’uomo in fin di vita in quel futon che tanto amava.

-“Anche io voglio tornare a fare l’amore con te, Kuro-chu!”-

Sussurrò, guardando il sonno placido e non più agitato del ninja.

Passarono tre giorni di pura ansia in cui la febbre sembrava alzarsi ed abbassarsi prendendosi beffe dei nervi del mago.

Gli occhi del ninja si aprirono lentamente all’alba del quarto giorno.

Pigramente, svogliatamente e lentamente ma si stavano aprendo.

Kurogane non mosse altri muscoli se non quelli del viso e del collo per girarsi attorno.

Non si sorprese di non scorgere nessuno nella stanza e sospirò, pesantemente.

Quel mago sarebbe morto per mano propria se non si fosse reso conto di quanto fosse importante.

Si rilassò completamente e richiuse gli occhi;

Non li riaprì nemmeno quando Fay scivolò lentamente nella stanza sedendosi a gambe incrociate sul pavimento.

Il mago era lì, non era scappato – forse precedentemente – ma, ehi, adesso era lì ad aspettare il proprio risveglio.

Kurogane riaprì gli occhi per specchiarsi in quelli azzurri e lucidi di Fay.

-“Buongiorno, Kuro-bau!”-  pigolò, stampandogli un bacio sulle labbra con dolcezza.

-“Buongiorno, idiota di un mago!”- disse, mentre tratteneva con l’unico braccio quell’idiota per allungare il contatto fra le loro labbra.

Fay, improvvisamente, sentì la propria furia dissolversi, sostituita da qualcos’altro.

Kurogane si era svegliato con il solito muso lungo e questo a lui bastava.

   
 
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