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Autore: _nicksbum    04/10/2012    6 recensioni
Ma come avevo potuto ridurmi in questo stato?
L'anno scorso non facevo che ripetermi di non affezionarmi a nessuno, una volta giunta al college e invece... dopo nemmeno quattro mesi, ero già cotta di lui.
Non andava bene, per niente. Soprattutto perchè lui non mi vedeva altro che come la sua insegnante di ripetizioni.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non capivo cosa mi stesse succedendo.
Stavo impazzendo, forse.
O forse ero semplicemente cotta e stracotta di lui. Ecco, forse era questa la vera questione.
Mi ero innamorata di quell'idiota.
Liam Payne.
Ma come avevo potuto ridurmi in questo stato?
L'anno scorso non facevo che ripetermi di non affezionarmi a nessuno, una volta giunta al college e invece... dopo nemmeno quattro mesi, ero già cotta di lui.
Non andava bene, per niente. Soprattutto perchè lui non mi vedeva altro che come la sua insegnante di ripetizioni.
Si, io, da matricola, facevo ripetizioni a lui, già al terzo anno.
Che stupida o forse lo stupido era lui, ma io lo amavo.
Chiusi il libro che avevo in mano e me lo sbattei in fronte, proprio quando Kate, la mia coinquilina, entrò nella stanza.
Mi guardò in modo strano e scosse la testa. “Tu sei pazza, cara mia Alexandra”, disse, prima di afferrare un paio di quaderni e scomparire di nuovo, lasciandomi sola.
Trattenni il respiro fino a quando chiuse la porta dietro di sé, poi mi alzai, lanciai il libro sul letto e andai alla finestra.
Sapevo con esattezza che, in quel preciso momento, lui era là fuori ad allenarsi.
Per mia fortuna, o sfortuna, a seconda dei punti di vista, il campo da football era proprio sotto gli appartamenti degli studenti del primo anno e la finestra della mia stanza si affacciava sul centro del grande prato verde.
Vedevo perfettamente i ragazzi correre con quel dannato pallone tra i piedi, sentivo perfettamente le urla del coach verso di loro e percepivo la sua presenza anche da qui.
Lui era lì, ad allenarsi.
Vedevo i suoi capelli castani sobbalzare mentre correva, i suoi muscoli tendersi, la sua schiena imperlarsi di sudore.
Vedevo tutto e dentro di me, morivo.
In quattro mesi avevo imparato a memoria gli orari degli allenamenti e avevo sistemato le ore di studio in base ad essi.
Era assurdo, ero diventata una maniaca.
Ero una stalker.
E mi facevo paura da sola.. chissà cos'avrebbe pensato lui di me. Di certo vedeva ciò che vedevano tutti, una ragazza mora dal viso dolce, non troppo magra, ma nemmeno grassa, con un seno prominente e un culone assurdo.
Di certo ero sicura del fatto che anche se fossimo stati amici e non semplicemente insegnante e alunno, lui non mi avrebbe mai guardato come io guardavo lui.
Chi mi guarderebbe mai in quel modo?
Si, c'erano dei ragazzi che mi fissavano a lezione, ma probabilmente fissavano le mie tette..... era così dalle medie e io non facevo nulla per cambiare quella situazione.
Non che mi andasse bene, odiavo essere apprezzata solo per il mio seno, odiavo parlare con i ragazzi e vedere i loro occhi scorrere fino alla mia scollatura.
Odiavo tutto questo, ma non riuscivo a fare nulla per colpa della mia insicurezza. Odiavo avere l'autostima sottoterra, odiavo essere timida con i ragazzi, odiavo prendere l'iniziativa.
Di solito era lui a farsi sentire per le ripetizioni. Io, nonostante avessi il suo numero, non mi azzardavo mai a chiamarlo.
Quella mattina mi aveva mandato un messaggio dicendomi che aveva bisogno di aiuto e chiedendomi se avessi potuto vedermi con lui dopo gli allenamenti. Non avevo nemmeno finito di leggere il messaggio, che gli avevo già risposto affermando che si, ero liberissima.
Quant'ero stupida.
La cosa positiva era che l'avrei visto.
Quando sentii il coach fischiare e urlare a tutti di andare a cambiarsi, mi scostai dalla finestra e cercai di mettere a posto la stanza, già perfettamente in ordine, in attesa del suo arrivo.
Sapevo che ci avrebbe messo poco più di dieci minuti per farsi la doccia, cambiarsi e salire le scale fino alla mia stanza, era così da due mesi, ormai.
Due mesi da quel giorno in cui mi chiese di fargli ripetizioni, due mesi da quando gli sorrisi promettendogli di aiutarlo, due mesi da quando mi ringraziò saltellando e io scoppiai a ridere.
Fu proprio in quel momento che, probabilmente, mi presi questa enorme cotta per lui... che si trasformò in amore con il passare del tempo. Assurdo, non è vero?
In quel momento sentii bussare alla porta e con il cuore che mi scoppiava nel petto, corsi ad aprire.
Lui era lì, appoggiato allo stipite con i capelli bagnati che gli ricadevano in piccole ciocche davanti al viso e lo sguardo luminoso.
Mi sorrise ed esclamò “Ciao Alex, posso?”, chiese indicando la mia stanza.
Annuii come in trance e arretrai, lasciandolo passare.
Cercai di riprendere il controllo di me, mentre lui si accomodava, come faceva sempre, sul mio letto.
Cosa devi ripassare?”, chiesi, cercando di modulare la voce per non farla sembrare troppo stridula e agitata.
Nulla”, rispose alzando lo sguardo su di me.
I suoi occhi scuri percorsero il mio corpo velocemente, per poi tornare al mio viso. Deglutii.
Nulla?
Nulla”, ripetè. Si alzò e lentamente si avvicinò a me. Volevo fare qualcosa; arretrare, andare verso di lui, non lo sapevo, ma rimasi immobile, elettrizzata e col cuore impazzito nel petto.
Non riuscivo a guardarlo, non riuscivo a reggere il suo sguardo.
Le sue mani si posarono sui miei fianchi e il suo corpo aderì al mio.
Sussultai, ma lui mi fece arretrare, fino a quando non sentì il muro contro la mia schiena e fece scorrere le sue mani calde e grandi lungo il mio corpo, fino ad arrivare al viso, che alzò verso il suo.
Non riuscivo a guardarlo, ma lui era questo che voleva. “Guardami”, disse con la sua voce calda.
I miei occhi scattarono, rispondendo a quell'ordine e quando incontrarono i suoi, mi sentii mancare il fiato. Ma quel contatto durò poco perchè lui rivolse lo sguardo altrove, quasi in imbarazzo.
Con lo sguardo fisso al muro dietro di me, sussurrò il mio nome “Alex..
Il suo respiro caldo giunse a me attraverso quei pochi centimetri che ci dividevano e io trattenni il respiro. Volevo stringerlo a me, ma tutto ciò che riuscivo a fare era rimanere immobile.
Alex io non ce la faccio più..”, mormorò abbassando lo sguardo su di me, nuovamente.
Lo guardavo confusa e agitata. Non capivo.
Cosa?” riuscii ad esalare, in un flebile sussurro.
Si scostò da me lentamente, fece scorrere la mano che era appoggiata al mio viso lungo il mio braccio, poi raggiunse la mia mano stretta a pugno; con delicatezza l'aprì e intrecciò le nostre dita, infine mi trascinò sul letto con lui.
Io ero in stato di trance. Mi avrebbe potuto fare qualunque cosa e io non avrei protestato, mi sarei donata a lui incondizionatamente.
Era lui ad avere il possesso del mio corpo e della mia mente in quel momento.

Ma lui mi circondò con le sue braccia possenti e mi strinse a sé.
Avvicinò il suo viso al mio e mormorò “Ricordo perfettamente il giorno in cui sei entrata in questa scuola. Indossavi quel vestitino rosso con i fiorellini che non hai più messo, forse per ciò che ti dissero quel giorno. Mi ricordo i commenti sgradevoli che ti fecero. Ricordo anche come tu, quella sera, non ti feci vedere alla festa d'inizio semestre.
Ricordo il tuo viso, quando finirono le lezioni. Era una maschera di tristezza. E io ero incazzato... davvero tanto, con chi ti aveva detto quelle cose, Alex, soprattutto perchè alcuni di quei bastardi erano i miei amici
Mi guardò intensamente e scoprii di stare tremando solo quando la sua mano scivolò sulla mia guancia e lo sentii sussurrare “Sssh, tranquilla”.
Annuii, cercando di dimenticare i ricordi scatenati dalle sue parole. Lui sorrise dolcemente e continuò “Non ti conoscevo, ma non avevo mai visto nessuno di più bello”. Sussultai a quel complimento e lui sorrise ancora. “Si, eri bella Alex e lo sei anche adesso.... sei splendida”, disse. “Ma il giorno dopo mi resi conto che, oltre alla tua bellezza, a colpirmi era stata la forza d'animo con cui ti eri presentata a lezione quella mattina. Sembrava che dentro di te ci fosse un leone pronto a combattere e ne ero felice”.
Sospirò e mi strinse a sé ancora un poco. Ritrovai lucidità e portai la mia mano sul suo petto lentamente. Lo vidi sorridere.
Era bellissimo.
Continua”, sussurrai.
Annuì e fece come gli avevo detto. “Volevo parlarti, volevo provare a diventare tuo amico, ma nonostante io sia popolare e, scusa la poca modestia, bello, non sono mai stato bravo ad approcciarmi alle ragazze, anche se la mia fama dice il contrario”, scosse la testa, contrariato. Capivo che il titolo di 'rubacuori' non gli piaceva, anzi, forse si trovava in difficoltà con le ragazze proprio per colpa di quello stupido aggettivo che la gente gli affibbiava senza conoscere chi lui fosse veramente.
Così mi limitai a guardarti, ogni dannato giorno, fino a due mesi fa. Il professor Mareel mi disse che, se volevo passare gli esami, avrei dovuto chiedere aiuto a qualcuno e mi suggerì qualche nome. Tra quei nomi c'era anche il tuo, così il giorno dopo, presi coraggio e venni da te.
Avevo paura di un tuo rifiuto, perchè sapevo che quella era l'unica possibilità per me di starti vicino; ma tu dissi che andava bene e io, in cuor mio, sapevo che avrei dovuto dare il massimo per diventarti amico, per starti accanto
Mentre parlava, percepivo la sua mano scorrere lungo il mio fianco, su e giù, ritmicamente e sentii la familiare stretta allo stomaco che avvertivo solo in sua presenza.
Ero incantata dalle sue parole.

Non riuscivo a credere a ciò che mi stava dicendo, eppure era tutto vero; non era uno dei soliti sogni.
Lui era lì, con me e si stava, in qualche modo, dichiarando.
Devo dire che non ho fatto un buon lavoro...... fino ad oggi mi sono limitato a venire qui a studiare, quando invece avrei voluto solamente baciarti
Alzai lo sguardo di scatto e i miei occhi saettarono verso i suoi ai quali si incatenarono. Vedevo il marrone chiaro dei suoi occhi illuminarsi sotto il mio sguardo e un sorriso sghembo prendere forma sul suo viso.
Deglutii.
Perchè non me l'hai mai detto prima?”, sussurrai.
Avevo paura di un tuo rifiuto”, sussurrò lui di rimando e a me scappò una risatina dalla quale mi ripresi all'istante. “Perchè ridi?”, chiese.
Tu avevi paura?”, chiesi incredula. “Davvero?
Annuì e io scossi la testa. Non ci credevo, davvero. “Non ti sei mai accorto che...... beh, che mi piaci?
Me ne sto accorgendo solo ora”, sussurrò, avvicinandosi a me e posando il suo viso nell'incavo del mio collo.
Sentivo il suo respiro caldo scontrarsi con la mia pelle fredda e mi riempii di brividi.
È assurdo”, dissi, trovando il fiato chissà dove.
Forse.. ma ora sono qui, Alex”, soffiò queste parole contro la mia pelle e io rabbrividii ancora, poi mi posò un bacio sotto il mento e alzò il viso per guardarmi negli occhi. “E tanto per la cronaca: mi piaci anche tu
Me ne sto accorgendo solo ora”, sussurrai, ripetendo le sua parole di poco prima e facendolo sorridere.
Ero ancora in uno stato di trance, troppo incredula per formulare chissà quale pensiero.
L'unica cosa che avevo chiara, però, era che lui era lì. Il mio sogno, da due mesi a questa parte, stava prendendo vita e mi ricordai di una cosa che mia nonna era solita dire 'Se sogni spesso una cosa, alla fine essa si realizza.', era vero?
Ero felice, come non mai. Era assurdo pensare che io piacevo a lui ancor prima che lui piacesse a me.
Strano e assurdo e senza senso e da pazzi.
Io, ragazza strana e non troppo bella né simpatica, né socievole, né nient'altro, piacevo a lui, bello, sexy, popolare e dannatamente perfetto.
Assurdo, si.
Credi che sarebbe strano se ti baciassi adesso?”, chiese riempiendo ogni parola di una buona dose di imbarazzo e dolcezza.
Sorrisi, perdendomi nel suo sguardo. “Sarebbe strano, si... ma voglio lo stesso che tu lo faccia”, risposi trovando quel coraggio che non pensavo di avere, non per queste situazioni.
Il suo sorriso si allargò e fece salire la sua mano al mio viso, scese fin sotto il mento e mi avvicinò a sé, ancora di più.
I nostri nasi si sfiorarono e il mio cuore perse un battito. Sapevo di stare per realizzare tutti i miei sogni in quel preciso istante.
Con quel bacio, sarei stata la persona più felice del mondo.
Assurdo, già.
Lui si accorse della mia agitazione e con la mano mi accarezzò dolcemente il viso. “Tranquilla”, sussurrò.
Si avvicinò ancora e a quel punto chiusi gli occhi, pronta ad assaporare quel momento fino in fondo.
Le sue labbra si posarono sulle mie, quasi sfiorandole, per poi allontanarsi ancora e ritornare ancora all'attacco. Avevo il fiato corto e mi girava la testa e ringraziai il cielo del fatto che fossimo sdraiati.
Indugiò ancora sulle mie labbra poi, finalmente, premette delicatamente su di esse. La sua lingua inumidì le mie labbra che si schiusero, permettendogli di esplorare la mia bocca, desiderosa del suo contatto.
Le nostre lingue si rincorsero per parecchi attimi che a me parvero infiniti, poi lui si allontanò dalle mie labbra, dal mio volto, da me.
Ritornai drasticamente alla realtà e mi resi conto di ritrovarmi esattamente sotto di lui, con le mani tra i suoi capelli e le sue sotto la mia maglia, strette al mio corpo nudo.
Non mi ero resa conto di essermi lasciata trasportare così tanto da quel bacio e, a giudicare dalla sua espressione, nemmeno lui.
Ci guardammo per qualche istante, poi io annuii in risposta alla sua tacita richiesta di poter continuare.
Mi voleva e io volevo lui, non c'era altro che mi interessasse.
Si avventò sul mio collo, iniziando a baciarmi con più sicurezza, con più passione e ad ogni bacio, riacquistavo lucidità.
Allargai le gambe e lui si posizionò meglio su di me, poi riprese a baciarmi.
Le sue mani sfioravano incontrollabili la mia pancia e le sentivo salire pian piano, ad ogni bacio.
Capii che voleva levarmi la maglietta, solo quando la alzò fin sotto il mento. Lo aiutai a farla scorrere sul mio viso e poi lo vidi lanciarla lontano.
Finì sul letto di Kate, ma non me ne preoccupai.
Tornai a guardarlo, mentre lui prese la spallina del reggiseno e la fece scorrere lungo la mia spalla, fino ad abbassarla completamente. Abbassò la coppa del reggiseno con le dita e continuò la sua scia di baci che dal mento giunse al seno.
Un seno era racchiuso nella sua mano calda, l'altro era stretto tra i suoi denti.
Mi sfuggì un gemito che non riuscii a trattenere e sentii la sua eccitazione premere sempre di più tra le mie gambe.
Sentivo i muscoli delle spalle tendersi sotto le mie mani, mentre si puntellava con le braccia contro il materasso, per non pesarmi addosso.
Ero in preda all'eccitazione e percepire che anche

per lui era così, non era di certo d'aiuto per calmare i miei bollenti spiriti.
Oh Alex”, sussurrò con voce roca, mentre scendeva lungo l'addome, sulla pancia, verso l'orlo dei miei jeans. Sentivo la sua barba ispida fare resistenza contro la mia pelle, ma era una sensazione troppo piacevole.
Un altro gemito mi sfuggì dalle labbra e sentii le sue labbra appoggiate alla mia pancia, curvarsi in un sorriso.
Risalì lungo il mio corpo, lasciandomi altri baci ai quali io non riuscii a resistere. Inarcai la schiena, quasi cercando di avere il completo contatto con il suo corpo, ancora racchiuso nella maglietta.
Le sue mani s'infilarono sotto la mia schiena e sentii il gancio del reggiseno slacciarsi; me lo tolse gettandolo via e io, impaziente, presi l'orlo della sua maglietta e gliela levai, beandomi finalmente del suo corpo contro il mio.
Sorrisi inconsapevolmente e solo quando sentii la sua voce calda sussurrarmi all'orecchio “Sei bellissima”, mi resi conto di quello che stesse veramente succedendo.
Giocò con l'orlo dei miei jeans e delle mutandine, facendomi sfuggire diversi gemiti di piacere, gemiti che non riuscii a trattenere, gemiti dei quali lui si beava.
Ero imbarazzata, non mi ero mai lasciata andare così con un ragazzo, nemmeno quando avevo avuto la mia prima volta.
Liam..”, il suo nome sfuggì dalle mie labbra come una richiesta. Volevo che lui continuasse, volevo che mi facesse sua.
Slacciò i miei jeans e li fece scorrere lungo le mie gambe, me li tolse e fece lo stesso con le mutandine e quando anche quelle scomparvero, sentii anche l'imbarazzo scomparire. Non seppi bene per quale motivo.
Lo vidi levarsi la tuta e i boxer che ormai contenevano la sua eccitazione a malapena e tornare a rivolgere la sua attenzione a me, al mio corpo, al suo desiderio.
Posò la mano sulla mia coscia, risalendo lentamente verso la mia intimità sulla quale però, non si soffermò.
Risalì lungo tutto il mio corpo, stuzzicando leggermente il seno, fino a farmi sfuggire un altro gemito, poi continuò a salire, fino ad arrivare al mio viso, sul quale era dipinta la voglia che avevo di lui, il desiderio sfrenato, l'eccitazione e l'impazienza.
Tremavo e senza riuscire a trattenermi, premetti il bacino contro il suo, in cerca del piacere.
Lui trattenne il respiro e quasi agonizzante, tornò a guardarmi.
Ti amo, Liam”, sussurrai per poi pentirmene all'istante. Lui mi guardò intensamente e non disse nulla.
Il mio cuore prese a battere ancora più forte, in preda all'ansia, ma quando lo vidi avvicinarsi, mi ripresi.
Appoggiò la fronte alla mia, puntellandosi con le mani sul materasso morbido, e senza staccare gli occhi scuri, limpidi e lucidi dai miei, entrò in me con un movimento fluido, morbido e deciso.
Il gemito che mi sfuggì dalle labbra fu catturato dalle sue che si posarono sulla mia bocca, delicate e inaspettatamente dolci.
Si mosse appena, in modo da farmi abituare a lui e io sospirai contro la sua bocca, tremando.
Allacciai le mie gambe ai suoi fianchi e lo sentii ancora più chiaramente in me.
Le mie mani raggiunsero la sua nuca alla quale si strinsero e quando lui iniziò a spingere, dapprima lentamente e poi con più foga, sentii scomparire ogni cosa.
Ansimavo e non capivo più nulla.
Solo io e lui eravamo ben definiti nella mia mente. Solo io e lui, insieme.
Sentivo il suo respiro contro il collo, la sua testa era appoggiata accanto alla mia, sul cuscino.
Sentivo il suo piacere mescolarsi al mio e quando mi lasciai andare completamente, lo sentii raggiungermi poco dopo, lento e inesorabile, tremando incessantemente.
Crollò sul mio seno che si alzava e abbassava in corrispondenza dei nostri respiri affannati. Lo strinsi a me e sospirai, ancora troppo presa da quello che era successo, per formulare qualche frase di senso compiuto.
Sentivo il suo respiro caldo sfiorarmi il seno e gli accarezzai dolcemente i capelli ancora umidi. Si allontanò dalla mia intimità e alzò lo sguardo su di me, si trascinò verso il mio viso e sussurrò “Dovremmo stare attenti a dove ci troviamo, la prossima volta che ci baciamo”, sorrise malizioso e io ridacchiai.
Di solito non do baci del genere..”, mormorai io, seguendo il contorno delle sue labbra rosse, calde e gonfie di baci e amore.
Nemmeno io”, mi morse il dito dolcemente, poi si avventò nuovamente sulle mie labbra che baciò teneramente fino a farmi perdere lucidità, ancora.
Mi persi nuovamente in quell'attimo, perfetto e dannatamente reale. Scivolò sotto di me e mi portò sopra il suo corpo nudo e caldo; posai la testa sul suo petto, ascoltando il battito accelerato del suo cuore.
Pensare che quel cuore stesse battendo per me, mi fece stare bene. Ero felice, ero rilassata, ero innamorata ed ero riuscita a dirglielo e lui non era scappato, non si era tirato indietro, era rimasto, aveva fatto l'amore con me, era stato dolce e premuroso.
Incominciò ad accarezzarmi i capelli, districando l'elastico della coda ormai disfatta e lo sentii sospirare. Un sospiro di serenità.
Rimanemmo in quella posizione per un tempo che mi parve infinito.
Solo quando il sole stava per tramontare mi ricordai che da lì a poco sarebbe tornata Kate.
Ci vestimmo, per poi tornare a stringerci in un abbraccio.
Prima ho dimenticato di dirti una cosa”, disse serio, guardandomi dolcemente.
Che cosa?”, chiesi in preda all'ansia; ero già pronta al peggio.
La sua bocca cercò la mia per un breve bacio, dolce e tenero. “Ho dimenticato di dirti che ti amo anch'io, Alex”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Holaaaaaaaaaa,
ebbene si, sono tornata con un'altra one-shot.

ovviamente non ho idee per i capitoli di altre fanfiction, quindi mi metto a scrivere os, è normale, già ùù

che dire, stanotte ho sognato Mr. Payne che mi abbracciava (faceva solo questo, giuro) e da lì, poi, mi sono immaginata tutto il resto.
Alex, immaginatevela come me (?) per chi mi conosce, mentre per chi non mi conosce..... come la mia fantastica Selena Gomez (di viso) e come la mia Devonne (di corpo..... con una quarta invece che una seconda, lol).. si okay, sono in vena di DELENA oggi. **

coooooomunque, spero vi sia piaciuta e che dire, se vi va, recensite :D



LOVE YOU ALL,
SIL, :3 

  
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