Ciao
a tutti, cari lettori del fandom di Fairy Tail! Rieccomi a voi!
C’è
stato un periodo in cui scrivevo praticamente solo su questo manga, poi è
arrivato Hetalia e da allora vi ho un po’ trascurato… X3
Ma
voglio bene a questa serie e ai suoi lettori, e sono ancora una volta qui per
dimostrarlo e sperare che gradirete quel che ho creato ^___^
Quando
si parla di NaLi di solito si pensa subito al triangolo con Lucy, è
inevitabile, ma io spero di aver affrontato il pairing in questa storia in
maniera un po’ diversa e originale… Ma a voi la sentenza! ^__^
Sarà anche un po’ song-fic visto che inserirò il testo della canzone che me
l’ha ispirata e da cui è tratto il titolo (è in inglese, ma se conoscete la
lingua, forse noterete ha un po’ a che fare con la storia ^_^); buona lettura!
PS:
Il link della “colonna sonora” sarà inserito lungo il testo, per chi vuole
aggiungerla alla lettura ^__°
PPS:
GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!
Il
posto le era familiare; riconosceva il fiume che aveva davanti, era quello che passava
attraverso la città, e lei se ne stava in piedi, sull’erba vicino la riva.
Guardava davanti a sé le acque che scorrevano, o forse non guardava proprio
niente, chiedendosi dove fosse e cosa ci facesse lì, in quel luogo che
percepiva come sfocato, ma tanto bello ed accogliente.
E
al quel punto arrivava Natsu, camminando, dalla sua destra, rivolgendole già da
lontano un ampio sorriso. Più si avvicinava, più le si scioglieva il cuore, e,
arrivato a due passi da lei, alzava la mano per salutarla, tutto splendente
alla luce del tramonto.
“Lisanna!”
Come
da copione lui l’abbracciava e lei si lasciava avvolgere: stringeva forte,
esprimendo tutto e anche più l’amore che una ragazza potrebbe desiderare da
colui che ama e da cui vorrebbe essere amata. Le cingeva il fianco, le
carezzava i capelli albini con l’altra mano, passava la sua guancia contro la
sua, la baciava sulla fronte.
Lisanna,
sprofondata sul suo petto, sentiva il suo cuore battere, ed era come stesse
gioiosamente danzando, solo per essere così vicino a lei.
Tutte
le volte poi, lui si scostava un poco, per guardarla negli occhi e lasciarsi
guardare, così bello, così affettuoso, così innamorato. A dir poco perfetto.
E
lei intanto era così contenta, così malinconica, così disillusa.
“Qualcosa
non va?” –le chiese con quella risata da cui sempre amava farsi contagiare.
Rimase
un po’ in silenzio.
“Questo
è solo un sogno.”
“Ah,
si? E come lo sai?” –chiese di nuovo lui, continuando a sorridere anche dinanzi
all’accusa di essere solo uno sbuffo di fumo.
“Perché
non è la prima volta che faccio questo stesso sogno.”
Il
Natsu non vacillò e le solleticò i fianchi: “E chi ti dice che stavolta non sia
la volta buona che sia reale?”
“Questo
è un sogno!” –disse come non potendone essere più certa e più dispiaciuta- “Vedi?
Laggiù, c’è la capanna dove abbiamo allevato insieme l’uovo di Happy: non è mai
stata in riva a questo fiume, è tra i campi vicino il bosco a sud, lo sai. E poi
sei leggermente diverso… Tu nella realtà non sei così alto e… scintillante.”
“Ah…
Tu dici?”
Natsu
guardò i luccichini che gli splendevano tutto intorno, provando a stuzzicarne
uno con il dito. Poco dopo, le lucine sparirono e Natsu si riaccorciò, tornando
ad essere alto più o meno quanto lei: il sogno era suo dopotutto, potevano
starci piccole “correzioni” per rendere il tutto ancora più bello.
“Ah,
che peccato… Si, mi sa che stai proprio sognando.”
Lisanna
annuì, mentre Natsu le afferrava le mani: un’onda di calore partì dalla punta
delle sue dita, puntando dritto al cuore che le sembrò avvampare come un
caminetto scoppiettante. Grazie al suo fuoco, anche lei brillava felice, con
ogni fibra di sé.
“Si,
un sogno bellissimo: io, te, soli, insieme…”
“Sono
contentissimo di essere un bel sogno per te! Però sono anche un po’ confuso… Perché
ora ti metti a piangere?”
Le
asciugò la lacrimuccia con un dito, sempre allegro, sempre raggiante. Si
avvicinò per baciarle la guancia arrossata; avrebbe tanto voluto chiudere gli
occhi e godersi quel fugace e rassicurante tocco di labbra su di sé, e invece
si costrinse a girare la faccia e a tenerli aperti, almeno lì in quella
finzione.
“Ogni
volta finisce. Sei qui insieme a me, mi ami, mi abbracci, ma poi mi sveglio.”
Natsu strinse le spalle e storse il naso: “Meno male! Se non ti svegliassi
vorrebbe dire che sei all’altro mondo!”
Riuscì
a ridere un pochino.
“I
sogni sono belli, ma non sono reali.” –la avvertì il Natsu nella sua testa, con
un accenno di severità nascosto dietro tanta gentilezza.
“Lo
so!” –sbottò lei, singhiozzando.
Si
grattò i capelli rosa acceso: “Se lo sai, allora che c’è che non va? Perché
rovinarsi un bel sogno? Non capisco…”
“Io
lo so… Lo so che non è vero… Ma ogni volta, desidero sempre di non svegliarmi
più e… E anche questo mi fa rabbia, perché so che non dovrei! Non si dovrebbe
vivere nei sogni, però qui mi sento felice… Ma anche triste e… E…”
“Accidenti se è complicato…”
Le
massaggiò un altro po’ la testa, intuendo ne avesse un disperato bisogno in
quel momento: la mente di una persona è difficile se non impossibile da capire,
e non da tregua neppure alla persona stessa.
“Anche
adesso… Non voglio svegliarmi, ma desiderarlo mi fa sentire una tale stupida!”
“…
Allora svegliati.”
Quando
l’incanto veniva svelato, significava che era arrivata l’ora di svegliarsi,
almeno finora era stato così; le prime volte era stato molto duro da accettare.
Stavolta però sembrava potersi trattenere lì ancora un altro po’.
“A
volte sei tu a dirmelo, a volte è qualcun altro, a volte mi sveglio e basta…”
“E
cosa c’è dopo? Quando ti svegli?”
Sapeva
che a domandarglielo non era il vero Natsu, ma la sua stessa testa, quindi
poteva rispondere sinceramente, senza vergognarsi.
“C’è
Natsu, di cui sono innamorata.”
“Dichiarati.”
“Ma
è stato due anni senza di me e lui è andato avanti come è giusto che sia. Adesso
ha nuovi amici, nuovi compagni di team, tra cui Lucy… Lui sta sempre con lei,
fanno missioni insieme, la va a trovare a casa, e io li vedo ogni giorno...
Ogni giorno…”
“I
nuovi amici sono importanti, ma non ti ha mai dimenticata” –strano sentire
Natsu parlare di sé stesso a quel modo- “Ti vuole ancora un mondo di bene.”
“Si, questo lo so.” –singhiozzò ancora, stringendo i denti.
“E allora?” –la spronò, con calma, a proseguire.
“Ha vissuto così tante avventure con lei… senza di me…
Forse si sta innamorando, forse anche lei prova dei sentimenti, che magari per
ora non vuole ammettere ma che ci sono… Se decidesse di dichiararsi a lui?”
“Anticipala.”
“E
se lo facesse lui per primo? Io… Non so fino a che punto tiene a lei, ma l’ho
visto… L’ho visto mentre è con lei. E mentre è con lei, è diverso da quando sta
con qualunque altro… Anche con me!”
“Naturale,
è già da tempo ormai che è parte della
sua vita, delle sue giornate.”
“Io
neanche vorrei essere gelosa di lei! Non voglio recitare quella parte, eppure è
così, non posso non esserlo, non posso non invidiarla, e questo mi fa stare
ancora più male con me stessa…”
Sospirò:
“Non fare così, è una cosa naturale. Però se hai tutti questi pensieri in
testa, non è meglio ci rifletti su anche quando sei “fuori”? O, ancora meglio,
fai qualcosa in proposito? Nei sogni tutto è possibile, ma fuori se non si
inizia non succederà mai nulla.”
http://www.youtube.com/watch?v=kbz0GrF7clE
I'm just trying to get by
I'm just buzzin' on a sugar high
Lisanna
si voltò verso la capannina di paglia: la sua mente l’aveva messa lì per
abbellire la sua fantasia o per pugnarla alle spalle? Le veniva in mente il
passato, quando era stata così intraprendente con lui anche se i sentimenti nei
suoi confronti erano ancora immaturi; e ora, nel suo presente, si sentiva
rinchiusa in una gabbia troppo stretta, fatta di dubbi e rimpianti per il
destino toccatole, l’amara sensazione di essere rimasta indietro, e non poter
più recuperare. Non era giusto che un posto a lei così caro dovesse ispirarle
tanta sofferenza.
“Ho
paura! Non so… Non so…”
Yeah...Everybody
moves so fast, no time to wonder why
Yeah...I'm just tryin' to get by
La
riabbracciò: “Se preferisci stare qui un altro po’…”
“Io lo so che non posso stare qui…” –ripeté lei. Maledì in cuor suo la potenza della
fantasia e dei desideri, che le permetteva di star lì a piangere sul petto di
un Natsu così caldo quanto inesistente. Come aveva potuto ridursi ad amare un’illusione
per paura di affrontare la durezza della realtà?
Natsu
sospirò: “Che gran casino…”
Is it
all in my head?
Is it all in my head?
Could everything be so right without me knowin'?
A
ulteriore riprova che nulla di ciò fosse reale, Lisanna, richiamata da un
battito d’ali, alzò gli occhi per vedere sua sorella volare sulle loro teste
con tanto di archetto di cupido in mano.
“Lisanna,
suvvia, non essere così disperata.”
“Mira…”
“Non
devi temere e darti già per vinta! C’è così tanta affinità tra voi due: secondo
me tu e Natsu sareste una bellissima coppia!”
La cosa non la sfiorò molto…
“Mira…
Tu dici questo di tutti!”
“Ma
quando mai!”
Le
indicò in un punto, dove erano spuntati Gray e Lucy su una tovaglia da
pick-nick: lui steso con la testa sulle sue ginocchia e lei che lo imboccava!
“Dì
<< aaaahm! >>”
“Aaaahm!”
Poi
si voltavano a salutarli.
“Ah,
che bella coppia, vero?” –fece l’irrealistico angioletto dell’amore!
Lisanna
e il Natsu del sogno si scambiarono un’occhiata parecchio dubbiosa.
Mirajane
si abbassò verso terra di qualche centimetro, sfiorando i fili d’erba con le
punte dei suoi piedini scalzi.
Yeah...And
If I had a rocket ship, I'd never wanna land
Yeah...I'm just doin' the best I can
“Lisanna,
ascolta, non puoi lasciarti paralizzare così. Ti fai troppe domande.”
“Lo
penso anch’io.” –annuì il giovane.
“Natsu,
per favore, vorrei dirle due parole, puoi scusarci un attimo?”
“Volentieri!”
–fece lui, col proposito di scroccare qualcosa dal cestino di Gray e Lucy…
Però, voltandosi, non li trovò più. Evidentemente, dato il momento, non era
possibile Lucy restasse in un suo sogno troppo a lungo.
“Mira,
non ce la faccio più!” –lasciò uscire altre lacrime- “Sogno sempre me e Natsu,
ma quando non sogno ho troppa paura di farmi avanti! Quei due sono così
affiatati ormai: che possibilità posso avere io?”
“Ma
se avete già parlato di sposarvi!”
“Mira, eravamo solo due bambini, sarei una scema a fare tanto affidamento su
quelle parole… E poi, quella non era una vera dichiarazione…”
Vero, aveva solo detto che un giorno gli avrebbe permesso di diventare suo
marito; naturalmente, essendo bambino, era rimasto troppo imbarazzato e
sconvolto per risponderle con un pieno si o con un pieno no; non che non fosse
certa che anche il Natsu cresciuto avrebbe reagito allo stesso modo. Era o non
era il suo amato eterno bambinone?
Is it
all just some game, where everything stays the same?
Is it all in my, all in my, all in my head?
“Dici
così, ma quel momento significa tanto per te, non è vero?
Altrimenti,
perché la capanna di quel giorno lontano sarebbe riapparsa lì, dove
apparentemente non centrava proprio nulla?
“Vero,
allora eri una bambina, non sapevi neppure tanto bene cosa volesse dire, ma già
così piccola, Natsu era entrato nel tuo cuore. Non ti resta che entrare tu nel
suo.”
Lisanna
ormai aveva capito di star interpretando la parte più scettica e sconfortata di
sé, e si prestò fino in fondo a quella parte.
“Probabilmente
ci è già entrata qualcun altra…”
Mira
le tirò un orecchio.
“Ahia!”
“Sciocchina!
Non lo vedi che dici sempre “forse”, “probabilmente”… Ma non lo puoi sapere
senza provare.”
“Ma…”
“Ma ti spaventa anche solo provare.”
Everybody
needs a little love, to make it all work out
But I'm still lookin' to the stars above...Hey! Hey! Hey!
Lisanna
abbassò il capo. Che sarebbe successo? Perché proprio non riusciva ad
immaginarsi tra le braccia di Natsu dopo avergli detto la verità?
Domande
su domande.
E
se, una volta dichiaratasi, lui le avesse risposto nel modo che temeva? E se
sarebbe stata proprio lei, in quel modo, a fargli realizzare che era un’altra
la ragazza che avrebbe desiderato stringere? Quanto dolore avrebbe provato?
Domande
su domande.
“Sorellina,
non va mica bene lasciarsi fermare dalla paura. Pensa positivo!” –svolazzò
gongolando tutto intorno a lei- “Immagina che potrebbe succedere tra voi due se
solo tu riuscissi a farti avanti!”
POFF!
Una
nuvoletta di fumo era apparsa davanti a lei, e sentiva ora qualcosina
appesantirle le braccia. Stava reggendo un fagottino.
Arrossì
di botto, prima di vedere che il pupetto era in realtà un baby-happy con un
ciucciotto verde in bocca.
“…..”
“Aye!”
“Che
tenero!” –gli mandò un bacetto Mira, che le volava sulla testa!
“M-M-Mira,
questo…”
“Lo so, forse corro troppo…”
Il fagottino allora si dissolse e tanti Happy volarono in tutte le direzioni.
La
voce di Mira calò malinconica, dietro il frenetico battere di quelle alucce:
“Ma… Chissà quante cose stupende potrebbero divenire realtà, se solo tu ti
dessi un po’ più di coraggio, quanti bei momenti potresti perderti se lasci che
la paura di soffrire ti fermi.
Lisanna
osservò quei buffi uccelli blu allontanarsi, restando abbagliata dal tramonto
onnipresente del suo sogno che non accennava a calare.
Is it
all in my head?
Is it all in my head?
Could everything be so right without me knowin'?
“Mira?”
Sparita.
Natsu
invece c’era ancora.
“Devi
avere coraggio. Io ne ho tanto, tu non puoi essere da meno, ma non per essere
degno di me: per te stessa.”
Le
sollevò il mento, si avvicinò il più possibile alle sue labbra, ma si rivelò
solo una finta.
“Altrimenti
continuerai a fare questo sogno ancora per molto tempo. E piangere nei bei
sogni è qualcosa di troppo triste da sopportare.”
Lo
abbracciò, per non dire che gli saltò addosso, ma pur restando caldo, non si sarebbe
più mosso per cingerla a sua volta d’ora in poi, perché ora sì che era un Natsu
innamorato di lei.
“Svegliati.”
“Non posso sapere… Non posso sapere se mi abbraccerai così quando sarò
sveglia!”
“No,
non lo puoi sapere finché sei qui. Ecco perché devi svegliarti.”
“Perché
non ce la faccio? Perché?”
“Perché
è tutto nella tua testa. Le tue paure, le tue mille domande, e anche il tuo
amore.”
Si
asciugò le lacrime sulla sua giacca.
Is it
all in my head?
Is it all in my head?
“Il
mio amore… è tutto nella mia testa. È vero. Avete ragione. Perdonatemi!”
–pregò, con la voce ridotta a un filo.
“Svegliati
allora.” –le disse Mira volando oltre la riva del fiume.
“Il
mio amore è così debole…”
“No, non è vero, è forte. Devi solo dimostrarlo.”
“Voglio
farlo uscire.”
“Per
questo devi svegliarti.”
Singhiozzò.
“Non
ce la farai se ti stringi tanto a me.”
“La
mia testa… mi fa male…”
“Svegliati.”
“Io…
Non lo so…”
“Esatto:
magari scoprirai che è tutto meglio di quanto pensi. Svegliati.”
Aprì
le dita, serrate sul suo gilet, e cercò il suo sorriso, che c’era, come sempre,
nella realtà e nel sogno, ma ora quest’ultimo stava velocemente sfocando.
“Svegliati,
e vai a vedere!”
Could
everything be so right without me knowin'?
Lisanna
riaprì gli occhi.
Si
mise a sedere: la gola era secca, gli occhi pizzicavano, ma era il mal di testa
a regnare su tutto.
Respirò
profondamente un paio di volte, e il dolore sfumò fino a sparire.
Anche
i sogni, di solito spariscono, poco dopo il risveglio, dalla nostra memoria; ma
questo appena fatto aveva un dono particolare nel farsi ricordare: poteva
perderne i dettagli man mano che la realtà prendeva il sopravvento sul sonno
residuo, ma le parole, il messaggio che celavano, restavano, come un sussurro
lontano ma nitido.
Cos’era
in realtà Lucy per Natsu, o Natsu per Lucy, non importava. Lui doveva sapere
ciò che era per lei, forse da poco, forse da tantissimo tempo, da quando ancora
giocavano in quel nido di paglia nascosto tra i campi.
Si
era odiata per quel suo amare tanto quelle vuote visioni, per l’aver provato
gelosia nei confronti di una ragazza tanto generosa e gentile, colpevole solo
di essersi resa conto, come lei, che quel ragazzo tanto disastrato e sciatto
era una persona meravigliosa. Ma adesso riusciva a apprezzarsi nuovamente,
almeno un pochino: alla fine ci era arrivata da sola.
Né
quel Natsu né quella Mira che aveva visto erano veri, erano la sua stessa mente
che finalmente le diceva di darsi una scrollata.
E
lei l’avrebbe fatto, per non dover più vivere la felicità solo nella sua testa.
Ora
era decisa.
La
Mira vera intanto era proprio accanto a lei, poggiata coi gomiti sul materasso,
intenta a fissarla…
Perse
un battito e si ritrasse, come davanti al sorrisetto del demonio in persona!
“Ih
ih ih, buongiorno!”
“B-buongiorno…”
“Dì un po’, Lisanna, vuoi che ti dia una mano a dire a Natsu che sei innamorata
di lui?”
“Ma-ma
tu che ne…”
“Andiamo!
Che sorella sarei se non me ne accorgessi? E poi parli nel sonno a volte.”
“Lasciami
indovinare: io e lui faremmo una bellissima coppia, vero?”
“Eccome!
Anzi, una coppia così bella che ora vado subito da lui a dirgli tutto!”
“TU COSA?!”
Il
canticchiare davanti ai fornelli di Elfman, che come ogni mattino preparava la
colazione, venne bruscamente interrotto dal piombare in cucina delle due
sorelle, l’una in fuga, e l’altra al disperato inseguimento (in pigiama…).
“NATSUUUU!
TI DEVO DIRE UNA COSINAAAA! IH IH IH!”
“NOOO! FERMA! CI PENSO IO! CI PENSO IO! L’HO IMPARATA LA LEZIONE, LO GIURO!”
La
porta di casa sbatté dietro di loro.
Più
frittelle per lui quel mattino, a quanto pareva.
Chissà
perché nei finali mi viene sempre una scenetta estemporanea per sdrammatizzare?
È un mio tratto distintivo a quanto pare voler chiudere con un po’ di
leggerezza anche dopo un fic triste o di tono pesante. Spero questo cambio non
vi risulti improvviso e fuori luogo, ma che possa raddolcirvi un po’ la bocca
senza rovinare l’insieme appena letto ^__^
Questa
fic come ho detto è nata ascoltando la canzone che ho inserito (“All in my
head” significa appunto “Tutto nella mia testa”), unita alla voglia di scrivere
una Natsu x Lisanna; ho voluto fare una riflessione più ampia sugli ostacoli
che a volte ci bloccano ma che a volte non sono fuori ma dentro di noi, ed è
quindi proprio dentro di noi che dobbiamo batterci per superarli.
A
quanto sembra Lisanna si dichiarerà a Natsu alla fine: come andrà lo lascio
decidere a voi!
Spero
anche voi abbiate imparato qualcosina, come ha fatto lei… ^__°
Alla
prossima! Commentate!
PS:
GAZILLE X LEVI ORA E SEMPRE!